ATTO
PRIMO
Scena Prima
(Stanze reali. Una statua di Apollo nella stanza.
Admeto
indisposto nel letto, che dorme. Ballo
di larve con
stili sanguinosi in mano. Admeto
si leva in
furia dal letto, e dice)
ADMETO
Orride larve! E che da me volete?
Perchè Admeto
fuggite? Ah! Sì voi siete,
Che trubate la
mente,
e da voi non
risente
Che un affanno
penoso.
Crude! Non avrò
mai dunque riposo?
Se volete, ch'io
muora,
io morirò; ma
che! Voi non potete
farmi morir senza
turbar la quiete?
Sì, sì: di ferro
armate,
Sanguinolenti, e
crude
Tornate, omai
tornate.
Ma! O Dio! Ch'io
già vi sento
Che di pietade
ignude
Non volete, che
cessi il mio tormento.
L'etra si scuota,
e con fulminea fiamma
Fenda la terra, e
nel suo cupo letto
Ov'è de' sogni il
regno,
Là vi ritrovi, e
là vi sguarci il petto.
Così almeno
potrò, se il cor si sface
Già che morir
degg'io; morir in pace.
(Va di nuovo a
posarsi)
1. Arioso
Chiudetevi miei
lumi
In
un perpetuo oblio,
Così
col morir mio
Toglietemi
alle pene, eterni Numi.
(Entra Orindo)
ORINDO
Sire,
l'invitto Alcide a te m'invia;
Prima
del suo partire
La
tua destra real baciar desia.
ADMETO
Venga
l'eroe, ma pria
Dimmi:
Trasimede che fa?
ORINDO
Delira
per dipinta bellezza.
ADMETO
Dunque
anch'egli è in tormenti?
ORINDO
Al
par di te, Signore.
ADMETO
Sai
la bella qual sia?
ORINDO
Da
vicin mai non vidi
L'effigie
di colei, per cui sospira.
Sire,
Alcide qui giunge.
Scena Seconda
(Ercole,
e detti)
ERCOLE
A
bastanza onorato
Nella
tua Reggia fui, Tessalo Sire;
Già
costretto a partire io sono, Admeto,
Dove
me chiama il fato;
duolmi
sol di lasciarti
Tormentato
dal duol tra queste piume.
ADMETO
Il
tuo affetto cortese
M'incatena,
e ad amarti il cor mi muove.
Quando
partir risolvi?
ERCOLE
Al
nuovo giorno.
ADMETO
Pria
d'uscir dalla Reggia
Pregoti
far di nuovo a me ritorno.
ERCOLE
E
verrò ad avvisarti, ove m'invio.
Brama
d'immortal gloria
Mi
punge il cor più che non fece un guardo
Della
mia Iole, o di Cupido il dardo.
2. Aria
La
gloria solo
che
ogn'or bramai
Destò
il valor,
Non
la beltà.
Fra
mostri e orrori,
Se
il piè portai,
Ciò
non fu amor,
Non
fu pietà.
(Parte)
Scena Terza
(Admeto
in letto, Orindo, e poi Alceste)
ORINDO
Consolati
Signor, ecco che viene
Alceste
la Regina
Col
suo aspetto a temprar del cor le pene.
ADMETO
Ahimè,
Regina!
ALCESTE
Sire,
mio Re, mio ben, mio sposo.
ADMETO
Ah,
duolo tormentoso!
Soccorretemi,
o Dei!
ALCESTE
Sono
i martiri tuoi tormenti miei.
Soccorri,
Apol, soccorri
All'acerbe
mie pene;
Tu
che tra' Numi solo,
Fisico
immortal sei, sana il mio duolo!
(la
statua parla)
Risanarti
non puoi,
Se
alcun per te non muor
De'
più prossimi tuoi.
ADMETO
Stravagante
portento!
ALCESTE
Deh,
rallegrati, Admeto,
Già
che per me la sorte
Apre
alla tua salute in ciel le porte.
ADMETO
Sen'
lasci al ciel la cura, e non si tema.
(Si
addormenta.)
ORINDO
Par
ché il Nume...
ALCESTE
Ti
acqueta; chiuse ha il Re le palpebre
In dolce oblio:
Vi sarà chi per
te morrà, ben mio.
3. Aria
ALCESTE
Luci
care, addio, posate,
Stelle
amate,
Sì,
dormite,
Né
stupite
Risvegliate
che sarete
Se
voi più non mi vedrete.
Ci
vedremo negli Elisi,
E
divisi
Torneremo
a riunirsi
col
fruirsi
Fra
quell'anime beate,
Luci
care, addio, posate.
Sinfonía Pastorale
Scena Quarta
(Bosco.
Meraspe ed Antigona,
ambidue da pastori)
ANTIGONA
Admeto
traditor, iniquo amante.
Per
la tua rotta fede
Entro
d'un letto infermo
A
languir ti condanna il gran Tonante,
Admeto
traditor, iniquo amante.
A
che chiedermi al padre
In
tua sposa reale,
Se
ingannar mi volevi,
Perfidissimo
Rege, e disleale?
Ma
Laomedonte (o Dio!)
La
tua morte compiango, e il viver mio.
Del
famoso Ilion l'alta caduta
Le
regie pompe in veste umil mi muta.
MERASPE
Dà
tregua, o Principessa,
A
i sospiri del core, a tuoi lamenti;
E
desta nel tuo sen dolce conforto.
ANTIGONA
Meraspe,
o Dio! Il genitore è morto!
MERASPE
Chi
contraddir può mai ciò che il ciel vuole?
ANTIGONA
Or
procuriamo intanto,
Per
dar qualche sollievo a miei tormenti
D'introdurci
alla Reggia;
Ma
se alcun ti richiede
Nuova
dell'esser mio, cela il mio trono;
Dì
che tua figlia, e pastorella io sono.
MERASPE
Farò
quanto m'imponi; alfin tu spera,
Che
non sempre sia sorte a noi severa!
4. Aria
ANTIGONA
Spera
allor che in mar turbato
Il
nocchier vede il periglio,
E
consiglio
l
suo scampo cerca ogn'or;
Ma
se poi dal vento irato
Fra
gli scogli a furia è spinto,
Egli
è vinto,
E
l'ardir gli manca, e il cor.
(Partono)
Scena Quinta
(Parte
interiore del giardino. Alceste
con stile in mano con seguito di
damigelle velate che piangono)
ALCESTE
Non
lagrimate, o miei seguaci; almeno
La
pace non turbate, questo seno.
Per
l'amato consorte
Che
languendo se n' giace,
A
me convien morir, datevi pace.
5. Aria
Spera
sì, mio caro bene,
Ch'io
per te voglio morir;
Avran
fine le tue pene,
Avrà
fine il tuo soffrir.
(Parte)
Scena Sesta
(Admeto,
ed Ercole con guardie)
6. Aria
ADMETO
Cangiò
d'aspetto
Il
crudo fato,
E
nel mio petto
è
già rinato
tutto
il piacer.
Io
più non sento
Pene,
e tormento
Or
che il mio seno
Torna
a goder.
ERCOLE
Quanto
ch'io goda Admeto
Del
tuo felice stato
Sallo
il ciel, sallo il fato,
Che
per te destinò giorno sì lieto.
ADMETO
Ercole,
dal tuo aspetto
Viemmi
in questo momento
Raddoppiata
la gioia, ed il contento.
(voce
di dentro)
O
barbaro destino!
ORINDO
(Di dentro)
O
caso fiero!
VOCE ED ORINDO
Colpo
crudo e severo!
ADMETO
Quali
voci son queste?
Udisti,
Ercole?
ERCOLE
Udii;
flebili e meste
Risuonar
alte strida.
Scena Settima
(Orindo,
e detti)
ORINDO
Oh
come spesso, o Sire,
Congiunti
van con l'allegrezza il pianto:
Rio
turbine improvviso
Di
lacrimoso evento
Turba
in corte il seren d'ogni contento.
ADMETO
Narrami,
o Dio!
Che di funesto apporti?
ORINDO
Ciò
che per gran dolore muta la lingua
Raccontarti
non può,
Mira;
e del pianto apri le fonti agli occhi.
(Qui
s'apre il proscenio, e si vede presso
una fonte Alceste
svenata col ferro nel petto)
ADMETO
O
Dei! che veggio?
ERCOLE
O
cieli!
ORINDO
Leggi
su questo foglio
Prima
del suo morire
Quali
note amorose
Per
te scritte lasciò.
ADMETO
Che
leggo? Ahi, lasso!
"Adorato
consorte,
per
dar a te salute, a me dò morte."
Toglietemi
dagli occhi
Cosí
tragico oggetto, o fidi amici;
Toglietemi
la vita
E
con essa involate il mio tormento!
ERCOLE
Deh,
ricordati, Admeto,
Che
el dominio nascesti, e alle corone.
(Si
chiude il proscenio)
ADMETO
Ercole,
il mio dolor, fatto tiranno,
Sforza
l'anima, e il core
A
tributargli acerbo pianto e affanno.
ERCOLE
Se
Re tu sei, dà invitto
Domina
del tuo cor l'alto dolore.
ADMETO
Da
tua robusta mano
ol
conforto n'attendo, invitto Alcide:
Tu
che il varco chiudesti all'oceano,
Tu
che col tergo fosti
Stabile
appoggio alle cadenti sfere,
E
Teseo liberasti
Dal
baratro infernal, tu solo puoi
Dall'Erebo
profondo
Trarne
libera Alceste a questo mondo.
ERCOLE
Vedi,
s'io t'amo, o Sire;
Voglio
per consolarti
Scender
a Dite, e in quella Reggia accesa
In
tal giorno tentar sì dura impresa.
(Parte)
7. Aria
ADMETO
Un
lampo è la speranza,
Fa
lume, è ver, ma poi
quel
lume ancor a noi
ben
spesso offende.
Un
ben con lei si avanza
Ma
se non resta al cor
Un
più crudel dolor
Di
nuovo accende.
(Parte)
Scena Ottava
(Bosco.
Antigona, e poi Meraspe)
ANTIGONA
Meraspe
ancor della città non torna,
Ed
io fra queste selve
Vado
raminga in compagnia di belve.
(Entra Meraspe)
MERASPE
Dà
tregua, o Principessa,
Ai
sospiri del cor, a' tuoi lamenti;
Odi
quai lieti avvisi
Dalla
cittade in questo dì t'apporto.
ANTIGONA
E
che nuove son queste?
MERASPE
É
sano Admeto, e s'è svenata Alceste.
ANTIGONA
La
cagion?
MERASPE
Non
l'intesi.
ANTIGONA
Ciò
fia ver? Come il sai?
MERASPE
Così
per la città
Parla
tutta la gente;
Spera,
spera, chissà;
Or
che vedovo è il Re, che col mirarti
Non
ritorni ad amarti.
ANTIGONA
Colà
dunque n'andiamo.
MERASPE
Ci
vieta il gir più oltre
Turba
di cacciatori,
Che
vien da quella parte.
ANTIGONA
Ritiriamci
in disparte.
Scena Nona
(Trasimede
col ritratto di Antigona in mano,
E
cacciatori, che lo seguono, e detti)
Sinfonia
TRASIMEDE
Cara
Antigona amata,
Dal
pennello animata,
Ad
onta della morte, io pur t'adoro.
MERASPE
Trasimede
è costui.
ANTIGONA
Ben
lo conobbi.
MERASPE
Di
te il Prencipe acceso?
Buon
mezzo affè per introdurti in corte.
ANTIGONA
Lascia
a me oprar.
MERASPE
T'assista
amica sorte.
(Si avanzano)
TRASIMEDE
Ahimè!
Numi! Che miro?
Di
costei nel sembiante
Supefatto
ravviso
D'Antigona
l'immago, e il proprio viso.
MERASPE
Va
cauta nel celarti.
ANTIGONA
Taci,
non dubitar.
TRASIMEDE
Tu
dunque vivi,
Antigona,
mia vita,
sospirato
mio ben, mio cor, mia luce?
ANTIGONA
Che
vaneggi, Signor? Non ti conosco:
Di
questo folto bosco
Povera
abitatrice,
Figlia
son io di quel pastor, che miri.
TRASIMEDE
Più
che le luci affiso,
In
quel tuo vago viso
Ingannato
ne resto.
ANTIGONA
Signor,
qual tu ti sia?
TRASIMEDE
Prencipe
sono.
ANTIGONA
E
come tal t'inchino.
TRASIMEDE
Queste
ossequi ricuso da
te, Antigona mia.
(Fra sè)
Lasso! Che dico?
(Ad Antigona)
Scusami,
pastorella; io son deluso.
Qual
è dunque il tuo nome?
ANTIGONA
Rosilda.
TRASIMEDE
(A Meraspe)
E
tu?
MERASPE
Fidalbo.
TRASIMEDE
Già
che avezza tu sei
A
trattar con le piante,
Se
col tuo genitore
Alla
corte verrai,
Tu
del giardin real l'assunto avrai.
MERASPE
Figlia,
non ricusar sì buon partito.
ANTIGONA
Aggradisco
l'invito.
TRASIMEDE
(Ad
uno de' suoi seguaci, il quale parte)
E
tu raccogli intanto
Gli
sparsi cacciatori qui d'intorno
Che
alla Reggia io ritorno.
MERASPE
Signor,
se quindi parti
Sarem'
tosto alla Reggia ad inchinarti.
8. Aria
TRASIMEDE
Se
l'arco avessi, e i strali,
Direi
che in forma umana
Venuta
sia Diana
Al
saettar le belve.
Se
son, dimmi, mortali,
O
bella Ninfa, i lumi,
Se
nacquero fra i Numi
O
pur fra queste selve.
(Parte)
Scena Decima
(Antigona,
e Meraspe)
ANTIGONA
Non
potrà meglio il fato
Il
Prence aver guidato in questo bosco.
MERASPE
Non
sì tosto lo vidi,
Che
io conobbi, e ti conobbe ancora.
ANTIGONA
Il
ritratto ei vagheggia,
E
somiglianza in me più l'innamora;
Ma
il crudo Admeto, o Dio! Per me vorrei
Che
così rispondesse a' voti miei.
MERASPE
Spera;
la speme nostra è quasi in porto:
Non
ti stancar, fa cuore,
Dopo
gli affanni ancor viene il conforto.
9. Aria
ANTIGONA
Se
'n vola lo sparvier
Per
ogni estraneo lido,
Spiando
in ogni nido
Se
potrà mai veder
Preda
novella.
S'egli
la trova poi
Con
forza e con vigor
Rivolge
i vanni suoi
Sopra
di quella.
ATTO
SECONDO
Sinfonia
Scena Prima
(Inferno,
nel quale si vede Alceste incatenata ad un
Sasso,
e tormentata da due Furie. Si apre la Scena
Al
suono di orrida Sinfonia)
ERCOLE
(con
clava, che conduce Cerbero incatenato)
In
van ti scuoti, in vano,
Chiudi
nelle tue gole i rei latrati;
Imprigiona
i tuoi fiati
Nell'ingordo
tuo ventre! In questi sassi,
Tra
duri ferri, io t'incateno i passi.
(Getta
Cerbero nella voragine dalla
quale forte quantità
di fumo, e fiamme)
ALCESTE
Alcide,
Alcide?
ERCOLE
Alceste?
ALCESTE
Pietà
de' miei tormenti.
ERCOLE
Per
te discesi in queste soglie ardenti.
Sinfonia
(Ercole
discende nella voragine, percuote con
la clava le Furie, che
tormentavano Alceste, le
quali impaurite fuggono a volo per l'aria, e
sortono dalla sommità della grotta. Ercole
discoglie Alceste, e la
conduce fuor dell'inferno,
facendola montar seco per le rupi; si
chiude la
gola, e poi così tardamente
sparisce)
ERCOLE
Ecco, Alceste, spezzati
I
tartarei legami,
Seguimi,
se tu brami
Da
sì tristo soggiorno
Ritornar
ravviavata ai rai del giorno.
Del
supremo Tonante
mio
genitor quest'è l'alto decreto,
perché
Alceste ritorni al Rege Admeto.
ALCESTE
Liberator
pietoso.
ERCOLE
Regina
liberata,
Ritorniamo
al tuo sposo.
ALCESTE
Dalla
morte alla vita io son rinata.
11. Aria
Quanto
godrà
Allor
che mi vedrà
L'amato
sposo mio,
Il
caro ben.
So
che dirà,
Mio
dolce e bel desio,
Idolo
del cor mio,
Ti
stringo al sen.
(Partono)
Scena Seconda
(Giardino.
Antigona ed Orindo)
ANTIGONA
E
che sperar poss'io,
Se
il bell'idolo mio,
Vago
del mio dolor, che l'alma strugge,
Lungi
da questo seno (o Dio) sen' fugge?
ORINDO
Non
t'affliger, o bella,
Che
servi alle tue voglie
Già
mille cori avrai; e il primo
Ad
amarti io sarò.
ANTIGONA
Amarmi?
O questo no!
ORINDO
Si
rigida! Perchè?
(Accenna
di vezzeggiarla)
ANTIGONA
Frena
la destra audace.
ORINDO
Tanto
rigor?
ANTIGONA
Cotanto
ardir?
ORINDO
Incolpa
la tua beltade.
ANTIGONA
Indegno,
tu cerchi amor,
e
incontrerai lo sdegno.
12. Aria
ORINDO
Bella,
non t'adirar;
E
che ci posso far,
Se
a me rubasti il cor?
Non
posso, no, ben mio
Cangiar
il mio desio
Perché
lo sforza Amor.
Scena Terza
(Trasimede
con il ritratto in mano,
Antigona,
Ed
Orindo in disparte)
TRASIMEDE
Godo,
o bella, vederti in questo loco.
ANTIGONA
Signor,
grazie ti rendo
De'
tuoi regi favori.
TRASIMEDE
Mio
bellissimo foco,
Tu
sei dolce cagion de' miei dolori.
ANTIGONA
A
chi parli?
TRASIMEDE
Al
mio bene.
ANTIGONA
A
quel dipinto?
TRASIMEDE
No,
no, a quella che io miro.
(Fra sé)
Ahi!
l'altro è estinto.
ORINDO
Or
so perché mi sprezza:
Ella
ama il Prence, e l'amor mio non cura.
TRASIMEDE
Sì,
sì, più che vi miro
(Guardando
Antigona)
Sospirate
vaghezza sì, voi siete,
Che
l'anima m'ardete:
D'una
beltà dipinta,
Qual
conforto sperar posso al mio duolo?
Vanne
Antigona al suolo!
(Getta
il ritratto, ed Orindo
ascosamente lo raccoglie, e parte)
A te, a te mi volgo,
Splendor
di mie pupille,
Bella
effigie animata,
Cara
Antigona amata.
ANTIGONA
Fuggirò
col partir la tua follia.
TRASIMEDE
Ferma,
Antigona mia.
12. Aria
Da
te più tosto partir vogl'io,
Bell'
idol mio,
Ma
con te resta questo mi cor.
Deh,
ti sovvegna, ch'io vivo in pene,
Caro
mio bene,
E
per te abrucio d'un vivo ardor.
(Parte)
Scena Quarta
(Antigona sola)
ANTIGONA
Per
me si strugge Trasimede, o Dio!
Ma
se amarlo non posso,
E
che mai far degg'io?
Ad
un oggetto solo è il cor costante,
E
Admeto è quello, per cui vivo amante.
13. Aria
E
per monti, e per piani, e per selve,
Tra
bruti e tra belve
Io
costante il mio ben seguirò.
Se
pietà non ha poi di mie pene
L'amato
mio bene,
Io
per esso contento morrò.
(Parte)
Scena Quinta
(Admeto,
ed Orindo con il ritratto)
ORINDO
Sire,
da che bramasti
La
cagion de' trasporti
Saper
di Trasimede, io col pensiero
Rivolto
a ricercarla, e a compiacerti,
Seguiva
il Prence, e nel seguirlo al fine
Conobbi,
ch'era questa.
(Gli
porge l'immagine di Antigona)
L'immago
di colei, per cui sospira;
Antigona
la chiama,
morta
la crede, e in vita ogn'or la brama.
ADMETO
Come
l'avesti?
ORINDO
Immerso
nel suo duolo,
Vanne
Antigona al suolo,
Ei
disse, e la gettò: io non veduto
La
raccolsi, e qui venni.
ADMETO
Assai
di lei più vago,
Ha
il volto suo questa bizzarra immago;
D'Antigona
non è, che Trasimede
Un
tempo già l'effigie sua mi diede.
ORINDO
Forse
di qualche bella,
Ch'ha
d'Antigona il nome egli sarà.
ADMETO
E
si sprezza così tanta beltà?
Vanne,
Orindo, ed osserva,
Come
facesti, il Prence; e torna quando
Credi
saper di lui.
ORINDO
Legge
è il commando.
(Parte)
ADMETO
Dove
mi trasportate,
Vanità
di pensieri!
Ad
Alceste tornate,
E
col pensier mirate
Tra
l'ombre il mio bel sole.
Deh,
torna, o invitta prole
Del
Monarca del Ciel, tornami, o Dio!
Alceste
il mio tesor, l'idolo mio.
14. Aria
Sparite,
o pensieri,
Se
solo volete,
Tiranni
e severi,
Ch'io
peni così.
Se
pur lo potete,
Rendete
l'oggetto,
Che
grato diletto
Mi
diè notte e dì!
Scena Sesta
(Mentre
Admeto sta per entrare in scena,
vien Sopraggiunto
da Antigona e Meraspe;
Trasimede Gli
osserva in disparte)
ANTIGONA
Ecco
chi tanto adoro.
MERASPE
A
lui ti scuopri.
ANTIGONA
Io
vado.
(S'inginocchia
a' piedi del Re)
Signor,
già che la sorte a me ti guida,
Umil
qual sono anch'io, bramo inchinarti:
Qui
nel real giardino,
Di
queti fior la cura a me fu data.
ADMETO
Ergiti,
o bella; approvo
In
te la scelta.
(La
solleva da terra)
ANTIGONA
Ahi!
troppo,
Troppo
mi onori, o Sire.
(Admeto
osserva il ritratto, e poi Antigona)
TRASIMEDE
Che
vedo! Tra le braccia
Del
Re la bella mia!
ADMETO
Dimmi,
chi sei?
ANTIGONA
Rosilda
m'appello,
e figlia son di quel pastore.
(Accennando Meraspe)
ADMETO
Conosci
questa effigie?
ANTIGONA
Sì,
mio Sire; la vidi
In
mano a Trasimede:
Questa
è quella per cui
Egro
d'amor delira;
E
d'Antigona morta
La
perdita fatal piange, e sospira.
ADMETO
Che
parli tu d'Antigona?
ANTIGONA
Racconto
quanto so.
ADMETO
La
vedesti?
ANTIGONA
Su
le Trojane arene
Già
tempo è, il piè portai;
Vidi
quella infelice, e l'ammirai.
ADMETO
Come
sai, che di lei
Sia
Trasimede acceso?
ANTIGONA
Lo
so, perchè sovente
Antigona
mi chiama,
Perchè
forse assomiglio a quel ritratto;
E
la sua fiamma scopre e il suo tormento.
ADMETO
Che
ascolto? Ah Trasimede,
Il
tuo fallo comprendo,
La
tua fiamma discuopro
E
la tua frode intendo.
D'Antigona
invaghito
Da
Troja mi portasti
L'effigie
d'altra donna, e m'hai tradito.
ANTIGONA
(Fra sè)
Numi
del ciel, che sento!
TRASIMEDE
L'immago,
che poc'anzi al suol gettai
La
mia frode ha svelata:
Farò
ben io, che resti al Re involata.
(Parte)
ADMETO
Se
l'aura tu respiri
Degli
Elisi beati,
Antigona,
condona
Il
mio commesso errore:
Al
tribunal d'amore
Non
m'accusar d'ingrato,
M'ingannò
Trasimede.
ANTIGONA
(Fra sè)
Ah scelerato!
ADMETO
Stimi
Antigona morta?
ANTIGONA
In
mezzo alle armi
Da
ferro ostil restò svenata in corte:
Ma
se viva qui fosse,
Or
che disciolto, sei,
Seco
celebreresti
I
promessi imenei?
ADMETO
Non
so ciò che farei.
(Parte)
ANTIGONA
Non
so ciò che farei? Duqneu si poco
M'amasti,
traditor?
MERASPE
O
Principessa,
Perché
non ti scopristi?
ANTIGONA
Perché
ancor non è tempo.
MERASPE
Forse
nociva a te sia la tardanza?
ANTIGONA
In
mar d'affanni assorta,
Meraspe,
io vedo già la mia speranza.
15. Aria
Da
tanti affanni oppressa
Talor
dico a me stessa:
Vivere
tu non puoi, misera amante.
Par
che il confermi amore,
Dicendo,
che dal core
Partirà
solo il duol, con l'alma errante.
(Partono)
Scena Settima
(Bosco.
Ercole, ed Alceste
travestita da
guerriero)
ERCOLE
A
qual fine, o Regina,
Sotto
guerriero ammanto il sen copristi?
ALCESTE
Ercole,
del mi core
Vo'
scoprirti gli arcani.
Sappi,
che questi arnesi
Vestirmi
fece gelosia d'amore.
Se
il consorte adorai,
Tu
il vedesti, e lo sai.
Or,
che mercé della tua destra invitta
Dall'abisso
alla luce io son tornata,
Vo'
scoprir, se nel cor del mio consorte
Ver
me spento è il suo amor con la mia morte.
ERCOLE
Credimi,
che doglioso
Il
tuo fato deplora,
E
il nome tuo va proferendo ogn'ora.
ALCESTE
S'ei
mi piange dirò,
Ch'egli
è il primo marito,
Che
vedovo restando
Fra
tormentose voglie
S'abbia
veduto a lacrimar la moglie.
ERCOLE
Ah,
come al tuo apparir, tosto il vedrai,
Nascergli
d'improvviso
La
gioia al core, e al mesto labbro il riso.
ALCESTE
Deh,
contentati Alcide
Pria
di me, recondurti entro la Reggia
Ove
giunto dirai, che in van per me calcasti
Le
vie d'abisso, e che non mi trovasti.
ERCOLE
Alla
trista novella
L'eccessivo
dolor potria svenarlo.
ALCESTE
Sarò
presta al soccorso, e a risanarlo.
ERCOLE
Già
che così t'aggrada,
Parto,
Alceste, a servirti.
(Parte)
ALCESTE
Starò
poco a seguirti.
16. Aria
Gelosia
spietata Aletto,
Meco
uscisti dall'inferno,
E
m'entrasti a forza in petto
per
affligger questo cor.
Ti
vorrei scacciar dal seno,
Ma
non ho vigore bastante;
Chi
non prova il tuo veleno,
No,
non sa, che cosa è amor.
(Parte)
Scena Ottava
(Admeto solo)
ADMETO
Quivi
tra questi solitari orrori,
Lontan
dall'altre cure
Vengo
a sfogar gl'interni miei dolori.
Admeto,
e che farai?
Fra
l'ombre della notte
Quando
tutto s'oblia
Per
doppio foco l'alma tua s'affanna.
La
sorte ti condanna,
Di
due belle, che estinte
Già
negli Elisi son, d'essere amante:
Dove
trarrai le piante
Per
trovare il tuo bene?
Si
il trovi poi, chi ti trarrà di pene?
Ah!
Che se abbraccio Alceste,
Antigona
disprezzo,
E
al mio cor, benché avezzo
A
penar sempre, un tal dolor è troppo.
Giusti
Numi del ciel, se deste aita
A
questa afflitta vita,
Fate,
che il duolo abbia in me fine omai.
Admeto,
e che farai?
17. Aria
Ah,
sì, morrò,
E
allor potrò
Dividere
quel cor,
Che
in vita è poco.
Cosí
nel doppio amor
All'una
e l'altra bella
Risplenda
una facella
In
doppio foco.
(Parte)
Scena Nona
(Antigona
condotta a forza da soldati e Trasimede)
ANTIGONA
Lasciatemi,
o felloni!
Voi
nell'opre imitate
I
barbari pirati, empi ladroni!
TRASIMEDE
Incolpa,
o bella, incolpa
In
te la somiglianza,
Che
d'Antigona porti,
E
non l'offese mie, non i miei torti.
ANTIGONA
Quest'è
l'amor, la fede
Che
ad Antigona serbi?
TRASIMEDE
(Fra sé)
O
rimproveri giusti, o mia mancanza!
(Forte)
Per
vana somiglianza
Dobrò
rendermi infido?
Resta
in pace, Rosilda, e se t'offesi
Di
già pentiti i sensi miei son resi.
(I
soldati lasciano Antigona, ed ella si ritira)
Scena Decima
(Trasimede,
a cui giunge un paggio che gli
presenta Un
ritratto; ed Antigona in disparte)
Questo
dunque è il ritratto
Che
per me tu involasti
Dal
real gabinetto?
(Guarda
il ritratto.)
Ma
che vegg'io? Questa non è l'immago
D'Antigona
il mio bene,
Ma
l'immago del Re; prendila, o stolto,
E ritornala in corte!
Anche
un bene dipinto
Mi
contende la sorte.
(Nel
partire che fa il paggio con il
ritratto del Re,
le
cade disavvedutamente)
18. Aria
Chi
è nato alle sventure
Non
puó mai ritrovar
Conforto
o pace.
Incontra
ogn'or sciagure,
Né
il ben sa mai trovar,
Se
parla, o tace.
(Parte)
Scena Undicesima
(Antigona
sola, e poi Alceste)
ANTIGONA
Il
ritratto d'Admeto
Ha
nel corso perduto il servo incauto;
Non
è poco, o fortuna,
Che
in mano mi presenti
Il
ritratto gradito
Di
colui, che nel cor porto scolpito.
O
caro Admeto, o idolatrato volto!
(Entra Alceste)
ALCESTE
(Fra sé)
O
caro Admeto!
Chi è costei, che
ascolto?
ANTIGONA
Amor
lo sa, quanto, o mio ben, t'adoro;
Lasciate,
chi'io vi baci,
Adorate
sembianze, ond'io mi moro.
ALCESTE
Costei
sopra il ritratto
Del
Rege mio consorte
Va
gemendo così per darmi morte.
ANTIGONA
Chi
m'osserva?
ALCESTE
Un
guerriero,
Che
le tue voci udì.
ANTIGONA
Chi
è trafitta d'amor, parla così.
ALCESTE
(Fra sé)
(Resisti,
o cor!)
(Forte)
Deh, dimmi: ami
tu quell'aspetto?
ANTIGONA
Io
l'amo, è vero,
E
se ben mel contese
Il
destino severo,
Spero
che un dì la sorte
Mel
conceda in cosorte.
ALCESTE
(Fra sé)
Questo
è troppo!
(Forte)
Chi sei?
ANTIGONA
Dell'esser
mio non posso
Darti
notizia alcuna;
Sol
ti dirò, ch'io sono
Uno
scherzo del fato, e di fortuna.
ALCESTE
E
dove abiti?
ANTIGONA
In
corte.
ALCESTE
(Fra sé)
Mai
non la vidi.
(Ad Antigona)
A' tetti tuoi ritorna.
ANTIGONA
Addio.
ALCESTE
Va
in pace; ah, no!
Fermati,
ascolta, dimmi:
Ami
il Tessalo Re?
ANTIGONA
Di
lui m'accesi.
ALCESTE
E
speri tu di conseguirlo in sposo?
ANTIGONA
Più
non mi chieder no, più dir non oso.
19. Aria
La
sorte mia vacilla
Come
scintilla in ciel
Tremula
stella;
Talor
s'oscura, e poi
Spargendo
i raggi suoi
Appar
più bella.
(Parte)
Scena Dodicesima
ALCESTE
Quest'è
dunque la fede,
Che
mi serba colui, per cui già volsi
Perder
la propria vita?
Ingratissimo
Re, empio consorte!
Ma
che deliri, o Alceste?
Forse
involò costei l'effigia amata
E
s'infinge così,
Per
nascondere a me, che l'ha rubata.
20. Aria
Vedrò
fra poco
Se
l'dol mio
Cangiò
desio,
O
se costante
Ei
pur m'adora
Qual
m'adorò.
Poi
s'egli a giuoco
Prende
il mio affetto,
A
suo dispetto
Costante
ancora
Io
l'amerò.
ATTO
TERZO
Scena Prima
(Cortile.
Admeto, e poi Meraspe, ed Orindo)
21. Arioso
ADMETO
A
languire ed a penar
M'ha
destinato Amor.
MERASPE
Ah!
Sire, imploro alle pianti reali
D'Astrea
la spada ultrice:
Antigona
infelice...
ADMETO
Che
lagrime son quelle
Che
col nome d'Antigona confondi?
MERASPE
Questo
mio core afflitto,
D'un
oltraggiato onore
La
vendetta ti chiede, o Sire invitto.
Incognita
masnada...
ADMETO
E
che mai sia?
MERASPE
Rosilda
m'involò.
ORINDO
Io
le lor colpe attesto
Che
le vidi, e lo so.
MERASPE
Ma!
Che dico Rosilda?
Antigona
è colei, che fu involata;
Non
permette l'offesa,
Ch'io
la tenga, Signor, più a te celata.
ADMETO
Come?
Antigona è viva?
MERASPE
È
viva, sì.
ADMETO
O
fortuna, che intendo?
MERASPE
Dopo
la gran sconfitta
Da
Ilio fuggì, e meco qui si trasse;
Figlia
mia poi si finse, ed or che il fato
T'ha
di moglie privato,
La
misera sperava,
Col
divenir tua sposa
Tra
felici contenti
Dar
tregua a' suoi tormenti.
ADMETO
Destin,
che udir mi fai?
Ergiti
pure: Orindo,
(Meraspe
si leva da terra)
Vanne
con questa scorta
A rintracciar d'Antigona i vestigi
E qui con essa i rei ben tosto apporta.
ORINDO
Deggio
pria dirti, o Sire,
Ch'è
la voce comun, ch'Ercole invitto
Sia
da Stige tornato.
ADMETO
È
solo, o accompagnato?
ORINDO
Alcun
seco non è.
ADMETO
Vanne,
ubbidisci, poi ritorna a me.
(Orindo parte)
Qual'è
il tuo vero nome?
MERASPE
Io
son Meraspe.
ADMETO
Ben
te udii ricordar: la tua richiesta
Adempita
sarà; ma in corte resta.
22. Aria
MERASPE
Signor,
lo credi a me,
Ti
serba amore, e fe,
E
ogn'or per te sarà
Fida
e costante.
Giammai
più fido amor
Si
vide entro d'un cor
Di
quel che a te donò
quell'alma
amante.
(Parte)
Scena Seconda
(Admeto solo)
ADMETO
Amor,
qual nuova fiamma
Mi
risvegli nel core?
Che
vaneggio? Sì tosto
Perdo
d'Alceste mia
La
memoria, e l'ardore?
Ma
che? Dovrò lasciare
Ad
un lascivo in preda
Soggetto
a sozzi baci,
Quella
beltà, ch'alle mie nozze aspira?
No
no, m'arda nel petto
Se
non fiamma d'Amore incendio d'ira.
23. Aria
La
tigre arde di sdegno,
Se
perde il caro pegno,
Ma
se lo trova poi,
lo
stringe al petto e annoda,
e
ogn'or godendo va.
La
tortora si lagna,
Se
persa ha la compagna,
Se
la rivede poi,
La
voce al canto snoda
E
seco in gioia sta.
Scena Terza
(Mentre
Admeto vuol partire,
viene da Ercole
Incontrato)
ERCOLE
Dalla
Reggia dell'ombre
Ritornato
alla luce, a te m'inchino.
ADMETO
Tra
le braccia ti accolgo; e qual novella
D'Alceste
mia m'arrechi?
ERCOLE
Tra
gli orrori più ciechi
Dell'impero
Tartareo il piè portai;
Ma
tra quell'ombre invano
Alceste
tua cercai.
Fra
l'alme a Giove amiche
Goder
deve gli Elisi, ove il Tonante,
A
me negando il passo,
Non
mi permesse il poter gir più innante.
ADMETO
Cara
Antigona mia,
Pugnano
a tuo favore
Il ciel, la sorte, e amore.
ERCOLE
(Fra sé)
Par
che nulla si turbi al finto avviso.
ADMETO
Grazie
ti rende, Alcide,
Di
quanto per me oprasti;
Il
tuo invitto valor sempre ammirai
E
appresso tante illustri
Tue
famose fatiche
Anco
aggiunger di più questa potrai.
(Parte)
ERCOLE
Parte
il Re, né rimiro
Segno
alcun di tristezza in lui raccolto;
Né
pure un sol sospiro
Trasse
al mio dir, né si turbò nel volto.
Che
vicende son queste?
Ah!
Con ragion vive gelosa Alceste.
24. Aria
ERCOLE
Amor
è un tiranno,
Che
ai sensi fa guerra,
Possente
gli atterra
Per
vaga beltà.
Aggiunge
all'affanno
Geloso
tormento,
E
un solo contento
Già
mai non le dà.
(Parte)
Scena Quarta
(Piazza.
Antigona, poi Alceste)
25a. Aria
ANTIGONA
O
Dio! Non formo passo
Che
in contemplar quest'adorata immago
Non
dia qualche conforto al mi cor lasso.
Si,
ti bacio, o bella immago
Del
mio vago idolo mio...
Ma,
o Dio!
(Entra
Alceste, e le toglie a forza il ritratto di mano)
ALCESTE
Labbro
vile ed indegno,
Ch'a
un effigie real tenti accostarti,
Io
dovrei castigarti;
Ma
perché tu rubasti
Con
sacrileghi baci
Qualche
piccolo raggio
Di
maestade a questa regia immago,
Perciò
con cor deboto
Venerare
a me tocca
Anche
l'indegno error della tua bocca.
Scena Quinta
(Orindo
con soldati, e dette)
ORINDO
Olà,
soldati! Ecco qui il rapitore
Con
Antigona unito;
A
lui si tolga il brando!
A
voi tocca l'impresa, a me il commando.
(Il
soldati circondano Alceste, e l'incatenano.)
ALCESTE
Temerari,
che fate?
A
me catene? A me?
ORINDO
Così
commanda il Re, pronto ubbidisci.
ANTIGONA
Impara
ad oltraggiarmi
Con
aspra villania;
Si
castiga così la tua pazzia.
(Disdegnosa
gli toglie di nuovo dalle mani il ritratto.)
25b. Aria
Io
ti bacio, o bella immago
Del
mi vago idolo mio;
Or
con te vado a far pago
Il
costante mio desio.
(Parte)
Scena Sesta
(Ercole,
Alceste incatenata, ed Orindo)
ERCOLE
Che
veggio, o ciel, che veggio?
Alceste prigioniera?
Ah,
sacrileghi indegni.
(Alza
la clava)
ORINDO
Ferma,
signor, che fai?
ERCOLE
E
tanto ardire avete
D'incatenar
nobil campion sì degno?
ORINDO
Il
Re così commanda.
ERCOLE
Olà!
Sciogliete
(I
soldati sciogliono Alceste.)
Gli
empi legami, ed ad Admeto dite,
Ch'io
rispondo di lui; su via, partite.
(Parte
Orindo con le guardie)
ALCESTE
Non
mi conobbe Orindo
Sotto
il guerriero arnese;
Ma
penetrar non seppi
L'alta
cagione, onde prigion me rese.
ERCOLE
Partati,
Alceste, in corte,
E
stupita vedrai
Negli
affetti mutato il tuo consorte.
ALCESTE
Come?
ERCOLE
S'io
non m'inganno,
Temo,
che tu gli scuopri
Nuovo
incendio al cor nato a tuo danno.
ALCESTE
Questa
nuova m'uccide; e da qual fonte
Son
prodotti i miei guai?
ERCOLE
Vieni
in corte, e il vedrai.
(Parte)
ALCESTE
Ah!
Con ragione il core
Da
gelosia crudel vien tormentato;
Ma
con giusto rigore
Io
schernirla saprò, Admeto amato.
26. Aria
Là
dove gli occhi io giro
E
l'erba, e i fior rimiro
Farsi
più vaghi e belli,
Perché
il mio ben fra lor
Mosse
le piante.
Ogn'aura
e dolce vento
A
me porge contento,
E
il canto degli augelli
Par,
che a me dica ogn'or:
Egli
è costante.
(Parte)
Scena Settima
(Sala
regia. Meraspe,
Trasimede, e poi
Antigona)
MERASPE
Prence,
meco gioisci;
Antigona
è tornata;
È
nella Reggia, e in questo lieto giorno
Darà
l'ultimo fine ai suoi dolori.
TRASIMEDE
E
come?
MERASPE
Per
la corte
Una
voce s'è sparsa
Ch'oggi
Admeto la prende in cosorte.
TRASIMEDE
(Fr asè)
Misero Trasimede!
MERASPE
Ma
vedi, ella qui viene:
Meglio
da lei sapremo
L'evento
del suo fato.
(Antigona entra)
ANTIGONA
(Fra sè)
Qui
vengo a rivederti, Admeto amato.
MERASPE
Antigona
felice, e fortunata,
Dopo
fieri contrasti
La
tua sorte crudel s'è al fin placata.
TRASIMEDE
Antigona
tu sei?
ANTIGONA
Sì;
quella sono.
TRASIMEDE
Concedi
a me 'l perdono
Delle
trascorse offese.
ANTIGONA
Odio
serbar non so per il germano
Dell'idol
mio che adoro.
TRASIMEDE
Ed
è ver che mi lasci?
(Fra sè)
Ah cieli, io moro.
ANTIGONA
Prence,
deh, ti consola;
Amo
chi sempre amai; da me t'invola.
TRASIMEDE
Cruda,
perfida, ingrata;
Così
dunque mi lasci? Ah! Sì, spietata,
Tu
mi vedrai morir, se non ottengo
Quella,
ch'io tanto bramo.
ANTIGONA
E
che ci posso far? Meraspe, andiamo.
(Vuol partire)
MERASPE
Datti
pace, signor.
TRASIMEDE
(Ad
Antigona)
Da
me, tu parti?
ANTIGONA
Sì,
lo sposo m'attende.
TRASIMEDE
S'egli
a me ti contende,
Saprà
punire il cielo
L'oltraggio
ch'ambi fate all'alma amante;
E
poi tu mi vedrai spirarti avante.
27. Aria
ANTIGONA
E
che ci posso far
Se
non ti posso amar?
Tu
piangi, tu peni,
La
colpa mia non è
Se
ad altri diedi il cor.
Consolati
chi sa:
Ritrova
altra beltà,
Che
fida più di me
Apprezzi
un tanto amor.
(Partono
Antigona e Meraspe)
TRASIMEDE
Mie
speranze abbattute,
Dove,
dove ne andrete,
Dal
destino tradite, e dalla sorte?
Ma
per qual causa incolpo
Del
detino i rigori? Ah, che il germano
Solo
causa il mio mal; empio inumano.
28. Aria
Armati,
o core,
Di
cieco sdegno!
Sveni
l'indegno
Fiera
impietà.
Già
so che amore
Dentro
il suo regno
Legge
non ha.
Ma
giunge il Re; da questa parte ascoso
Al
varco attenderò l'empio rivale;
Darà
la morte sua fine al mio male.
(Si ritira)
Scena Ottava
(Admeto,
Antigona, e Trasimede
ed Alceste in
disparte)
ADMETO
Vieni,
Antigona mia, deh vieni, e godi
Ad
onta delle frodi
Di
Trasimede; in questo giorno l fato
Sul
trono di Tessaglia,
Caro
ben, ti destina,
Mia
sposa, e mia Regina.
ALCESTE
(Fra sè)
Occhi
miei, che mirate!
ANTIGONA
Sospirato
idolo mio.
TRASIMEDE
(Fra sè)
Più
soffrir non poss'io.
ADMETO
Dolce
foco gradito.
ALCESTE
(Fra sè)
Cari
vezzi d'amor, gentil marito.
29. Duetto
ADMETO,
ANTIGONA
Alma
mia, dolce ristoro,
Io
ti stringo/io t'abbraccio in questo sen.
Dolce
e caro è ogni martoro,
Se
ritrovo il caro ben.
(Trasimede
va per ferire Admeto)
TRASIMEDE
(Fra sè)
Muori.
(Ed
incontrandosi con Alceste,
ella gli toglie il ferro di
mano)
ALCESTE
Fermati,
iniquo.
(Trasimede
parte inosservato)
ADMETO
Ah,
traditore!
(verso
Alceste)
Contro
me tanto ardir? Olà!
Scena Nona
(Orindo
con tutte le guardie)
ORINDO
Signore.
ADMETO
Sia
arrestato costui.
ANTIGONA
Ah,
scelerato.
(Le
guardie circondano Alceste per condurla via)
ALCESTE
Dalla
regia presenza,
Empi,
non mi togliete.
ADMETO
A
me lo conducete.
Che
miro, o ciel!
ALCESTE
Di
che stupisci, ingrato?
Temi
forse, infedel, che questa destra
Che
per darti salute,
Con
un colpo dal sen l'alma si trasse,
Contro
te infellonita
Machinato
in tal punto abbia a tua vita?
ADMETO
Veglio,
sogno, o vaneggio!
Alceste!
ANTIGONA
Alceste?
(Fra sè)
O Dio! Sua
consorte è costei.
Scena Decima
(Ercole,
e detti)
ERCOLE
Opportuno
qui giungo.
ALCESTE
Ombra
o Re qui non vengo; Alceste io sono,
Metii
spoglie virili.
ERCOLE
Ed
io miei detti.
ALCESTE
Così
a fingere teco io lo pregai,
E
qui a tempo arrivata
Di
serbarti la vita,
Di
mano a Trasimede
Questo
ferro involai.
ADMETO
Ah!
Dov'è l'empio?
ALCESTE
Fuggì.
Scena Ultima
(Trasimede,
e detti)
TRASIMEDE
No,
no, signor, son qui;
Castiga,
pur castiga,
Un
mostro di furore,
Agitato
da amore.
(S'inginocchia)
ADMETO
Oggi
è giorno di gioia,
Non
si funesti, no, con l'altrui morte.
(Lo
leva da terra.)
Io
ti perdono. In me vuol sol la sorte
Che
rimanga il dolore in tanta gioia.
Antigona,
Alceste: o cielo! O stelle!
Chi
di voi seguirò?
Qual
di voi lascierò?
ALCESTE
(Fra sè)
Antigona
è costei? Numi, che ascolto?
ANTIGONA
No,
signore; ad Alceste
Devi
la vita; ad ella io debo ancora
La
vita tua, che preservò due volte:
Si
conservi fra noi salda memoria
D'un
atto illustre. Alceste,
Cede
a un fervido amor, l'amor di gloria.
(Prende
Alceste per mano,
e la presenta ad
Admeto)
ALCESTE
Generosa
rivale.
ADMETO
Chi
vide mai alma più bella in terra?
ANTIGONA
Stringi
la sposa, Admeto;
Indi
saper mi basta,
Che
non è amor, quel che a virtù contrasta.
ALCESTE
La
gioia in me si avanza.
TRASIMEDE
Comincia
a ravvivarsi in me speranza.
30. Aria
ALCESTE
Sì
caro, sì,
Ti
stringo al fin così
Nel
seno amato.
Non
dà più gelosia
Tormento
all'alma mia,
Nè
al sen piagato.
ADMETO
Ad
Alceste la vita, a te l'onore
Devo
Antigona bella,
Ambe
impresse vi avrò sempre nel core.
31. Coro
Se
un core è contento
Non
sa più bramar,
Né
fa più il tormento
Un
alma penar.
|
ACTO
PRIMERO
Escena Primera
(Palacio real.
Alcoba de Admeto que yace enfermo
en su lecho. Al
fondo, una estatua de Apolo. Baile
de espectros
con dagas ensangrentadas. Admeto
se incorpora de
su cama con un arrebato de furia)
ADMETO
¡Malditos
espectros! ¿Qué queréis de mí?
¿Por qué no me
dejáis? ¡Ah!
Perturbáis mi
mente,
Que por vuestra culpa,
Sólo siente dolor
y preocupación.
¡Crueles! ¿No
tendré nunca paz?
Si deseáis que
muera, moriré;
Pero decid, ¿no
podéis traerme la muerte
Sin perturbar la
paz de mi mente?
Sí, sí, armados
con cuchillos,
Chorreantes de
sangre, crueles,
¿de nuevo volvéis?
¡Pero, oh dioses!
Bien veo que no
sentís pena
y no queréis que
mi tormento cese.
Que crezca la
oscuridad en el aire
Y con
deslumbrantes rayos que la tierra se abra,
Y en vuestro
tenebroso lecho, Admeto,
Donde está el
reinado de los sueños,
Allí os
encontraré y allí cortaré vuestra respiración .
Así, al final, mi
corazón quedará destruido
Pero moriré en
paz.
(Se va y se
tiende de nuevo en el lecho)
1. Arioso
Cerraré los ojos
en perpetuo
olvido,
Y así, con mi muerte,
Desaparecerá mi
sufrimiento
¡Oh, eternos dioses!
(Entra Orindo)
ORINDO
Señor,
el ilustre Hércules me envía.
Antes
de su partida
Desea
besar tu mano real.
ADMETO
Que
pase el héroe, pero primero, dime:
¿Cómo sigue Trasimede?
ORINDO
Está enloquecido por el retrato de una
mujer.
ADMETO
Entonces, ¿también está sufriendo?
ORINDO
Sus
tormentos son tan grandes como los tuyos, señor.
ADMETO
¿Sabes
quién es ella?
ORINDO
No
he visto de cerca
La
imagen por la que suspira...
¡Señor,
Hércules aquí viene!
Escena Segunda
(Hércules
y los anteriores)
HÉRCULES
He
sido muy feliz en
tu palacio,
Señor de Tesalia;
Pero ahora, Admeto, debo
irme
Allí donde
me llame el destino.
Me es
doloroso dejarte en este estado,
Postrado en el lecho y atormentado
por las penas.
ADMETO
Te agradezco tu cortés simpatía
Y
mi corazón se complace en tu favor.
¿Cuándo
has decidido partir?
HÉRCULES
Al amanecer.
ADMETO
Antes
de que dejes el palacio,
Te
invito a que vuelvas otra vez.
HÉRCULES
Sí, volveré
a decirte cual será mi destino.
Mi corazón busca la gloria inmortal,
Más que por ver a mi dulce Iole,
O por los dardos de Cupido.
2. Aria
Sólo ha sido la gloria,
Premio del valor,
Lo
que siempre he perseguido
Y
no la belleza.
Cuando
entre monstruos y horrores
Conduje
mis pasos,
No
era ni por amor,
Ni
por ternura.
(Se va)
Escena Tercera
(Admeto
en la cama, Orindo y luego Alcestes)
ORINDO
Regocíjate,
mi señor, por ahí viene
La
reina Alcestes
Que suavizará tus dolores con su presencia.
ADMETO
¡Ay
de mí, mi reina!
ALCESTES
¡Mi
señor, mi rey, mi amor, mi marido!...
ADMETO
¡Oh,
el terrible dolor!
¡Asistidme,
oh, dioses!
ALCESTES
Tus
sufrimientos son mis tormentos.
¡Socorre,
Apolo, socorre
Mi penetrante pena!
¡Tú,
que entre los dioses eres
El sanador inmortal, cura mi
aflicción!
(la
estatua de Apolo habla)
No se curará
Hasta que la muerte se
lleve
A alguien cercano a él.
ADMETO
¡Atroz
profecía!
ALCESTES
¡Ah,
cálmate, Admeto!
Puesto
que el destino celestial
Me abre las puertas de tu recuperación.
ADMETO
No temo, me entrego al designio de la providencia.
(Cae
dormido.)
ORINDO
Parece
que el dios...
ALCESTES
¡Silencio! El rey ha cerrado sus ojos
En un dulce desmayo.
¡Alguien morirá en tu
lugar, amor mío!
3. Aria
ALCESTES
¡Queridísimos
ojos, adiós, descansad!
¡Queridas
estrellas,
Vigilad su sueño!
Amado,
No te preocupes
Cuando
despiertes
Si
no me encuentras a tu lado.
Nos veremos de nuevo en Eliseo,
Y
aunque ahora nos separemos,
Pronto nos estaremos
felices
Entre las almas de los
beatos.
¡Queridísimos
ojos, adiós, descansad!
Sinfonía Pastoral
Escena Cuarta
(Un
bosque. Meraspe y Antigona,
ambos vestidos como
pastores)
ANTÍGONA
¡Traidor
Admeto, infiel amante!
Por
tu promesa rota
Estás
condenado a languidecer,
Por el gran dios de
dioses,
Enfermo en
una cama.
¡Traidor
Admeto, infiel amante!
¿Por
qué pediste a mi padre
Que
me diese como tu esposa,
Para luego engañarme, traidor
y desleal rey?
Pero, Laomedonte, ¡oh, dioses!
Predijo tu muerte y mi supervivencia.
Y hoy , la
caída de la sin par Troya,
Ha mutado mi esplendor real a
humilde vestido.
MERASPE
Princesa,
pon fin
A los suspiros y lamentos
de tu corazón
Y permite que la dulce
esperanza anide en tu pecho.
ANTÍGONA
¡Meraspe, oh dioses! ¡Mi padre está muerto!
MERASPE
¿Quién
puede ir contra los deseos de los cielos?
ANTÍGONA
Pero
ahora, con el fin de traer
Algún
bálsamo a mis tormentos,
Debo
idear algo para entrar en el palacio.
Pero
si alguien te pregunta sobre mí,
Oculta
mi real rango,
Di
que soy tu hija, una pastora.
MERASPE
¡Haré
lo que me pides, ya que esperas que
El
destino no será siempre duro con nosotros!
4. Aria
ANTÍGONA
Incluso en medio del mar
embrabecido
El marinero vive con
esperanza
Y busca
La
mejor forma de escapar;
Pero
si el voluble viento
Lo lleva furiosamente
contra las rocas
Y es derrotado,
Puede que ambos, valor y corazón, le fallen.
(Salen)
Escena Quinta
(Jardines de palacio. Alcestes, con una
daga en la mano,
junto a su séquito
de damas que están
llorando)
ALCESTES
¡No
lloréis, queridas mías!
¡No perturbéis la paz de este pecho!
Por
mi querido consorte,
Que
yace y languidece, debo
morir.
No sufráis.
5. Aria
Por tu salud, mi queridísimo tesoro,
Es
por lo que felizmente moriré por ti.
Todos
tus dolores llegarán a su fin
Y será
el fin de tu sufrimiento.
(Sale)
Escena Sexta
(Admeto
y Hércules con guardias)
6. Aria
ADMETO
El
cruel destino
Ha cambiado
Y
en mi pecho
Surge el
gozo
Que llega
con buenas nuevas.
Ya no siento
Dolor
y n i tormento;
Y ahora de nuevo
Mi corazón se siente feliz.
HÉRCULES
Los
cielos saben, Admeto, lo mucho
Que
me regocijo de tu feliz estado;
Y lo saben el destino y
el cielo,
Pues te han concedido este feliz día.
ADMETO
Hércules,
viéndote
En
este momento
Mi
gozo y contento se redoblan.
(Voces fuera de
escena)
¡Oh,
bárbaro destino!
ORINDO
(Fuera de escena)
¡Oh,
terrible suceso!
VOCES, ORINDO
¡Cruel y
duro golpe!
ADMETO
¿Qué
gritos son esos?
¿Oístes,
Hércules?
HÉRCULES
Son locos gritos de lamento,
Gritos de horror.
Escena Séptima
(Orindo
y los anteriores)
ORINDO
¡Oh,
con qué frecuencia, señor,
Gozo
y dolor van cogidos de la mano!
Un
lamentable suceso,
Como
un torbellino inesperado,
Enturbia
la calma y felicidad de la corte.
ADMETO
¡Oh, por los dioses, dime!
¿Qué horribles noticias traes?
ORINDO
Lo
que la lengua no puede contarte
Por
grandes penas,
Míralo,
y deja que las lagrimas fluyan de tus ojos.
(Se abre el proscenio y muestra
a Alcestes
con un puñal clavado en su
pecho)
ADMETO
¡Oh,
dioses! ¿Qué veo?
HÉRCULES
¡Oh,
cielos!
ORINDO
Lee
en este pergamino
Las
palabras de amor que dejó
Escritas
para ti
Antes
de morir.
ADMETO
¿Qué
leo? ¡Ah, dolor!
"Adorado
consorte,
Para
darte salud, me doy la muerte."
¡Llévate
de mi vista este
horrendo papel
O, fieles amigos,
Quitadme
la vida
Y con ello acabad con mi tormento!
HÉRCULES
Admeto, recuerda
Que
naciste para vivir, para reinar, para florecer...
(El proscenio se cierra)
ADMETO
Hércules,
mi dolor, me domina como un tirano,
Fuerza
a mi mente y a mi corazón a devolverle
El tributo de las intensas lágrimas y dolor.
HÉRCULES
¡Si
eres rey,
Domina tu corazón como un héroe!
ADMETO
De
tu fuerte mano sólo
Puedo
esperar gratitud, bravo Hércules.
Tú,
que contuviste la desembocadura del río.
Tú, cuyo
regreso fue un sólido soporte
Para
la decadente tierra.
Tú, quien liberó a Teseo
Del
abismo del infierno
Tú eres el único que puedes
traer a Alcestes
Desde
el profundo Erebo a este mundo.
HÉRCULES
Mira si te aprecio,
señor,
Que para
traerte el feliz consuelo
Bajaré
al Hades y, en ese reino de tinieblas,
Emprenderé tan ardua empresa.
(Se va)
7. Aria
ADMETO
La
esperanza es como un destello luminoso,
Ilumina
el cielo, es verdad,
Pero entonces esa misma luz
Con
frecuencia nos ofende.
El
bienestar la acompaña,
Pero
si no permanece en el corazón
Un
dolor más cruel
Surge de nuevo en su
lugar.
(Se va)
Escena Octava
(Un
bosque. Antígona, luego Meraspe)
ANTÍGONA
Meraspe aún no ha vuelto de la ciudad,
Y
en este bosque
Vago sola entre bestias salvajes.
(Entra Meraspe)
MERASPE
¡Pon
fin, oh princesa,
Te traigo de la ciudad
Felices noticias que podrán
Fin a los suspiros y lamentos de tu corazón!
ANTÍGONA
¿Qué
noticias son ésas?
MERASPE
¡Admeto
está curado y Alcestes ha fallecido!
ANTÍGONA
¿Cómo
ha sido eso?
MERASPE
No
lo sé realmente.
ANTÍGONA
¿Puede
ser verdad? ¿Cómo lo sabes?
MERASPE
Todo
el mundo en la ciudad habla de ello.
¿Quien sabe?
Quizás el rey cuando te vea,
ahora que es viudo,
Podría
de nuevo enamorarse de ti.
ANTÍGONA
¡Vamos hacia allí!
MERASPE
No
podemos.
Un
grupo de cazadores
Viene
por esta senda.
ANTÍGONA
¡Escondámonos, pues!
Escena Novena
(Trasimede,
con un retrato de Antígona en su
mano, cazadores siguiéndole, y los
anteriores)
Sinfonía
TRASIMEDE
Queridísima y bella Antígona,
Traída
a la vida por el pincel del artista,
A
pesar de tu muerte, todavía te adoro.
MERASPE
¡Ése
es Trasimede!
ANTÍGONA
Una
vez más le reconozco.
MERASPE
¿Así
que el príncipe está enamorado de ti?
¡Será un buen camino para introducirte en la
corte!
ANTÍGONA
Déjamelo
a mí....
MERASPE
Puede
que el destino nos sea favorable.
(Salen
al encuentro)
TRASIMEDE
¡Ay
de mí! ¡Oh, dioses! ¿Qué veo?
Para
mi asombro,
En
el rostro de esta mujer
Reconozco
la imagen de la mismísima Antígona...
MERASPE
¡Ten
cuidado y no te descubras!
ANTÍGONA
¡Silencio; ten fe en mí!
TRASIMEDE
¿Entonces,
estás viva?
¡Antígona,
vida mía, mi
esperado amor,
Mi corazón, mi luz
matutina!...
ANTÍGONA
¿Qué
es esta locura, señor? No te conozco.
Soy una humilde campesina
Que habita en este profundo
bosque.
Soy
la hija de este pastor.
TRASIMEDE
Cuanto
más miro en tus ojos,
Más
me desconciertan
Tus bellas facciones.
ANTÍGONA
Señor,
¿quién eres?
TRASIMEDE
¡Soy
un príncipe!
ANTÍGONA
Y
como tal me inclino ante ti.
TRASIMEDE
Rechazo
estas reverencias de
ti, mi Antígona....
(Para sí)
¡Ay de mí! ¿Qué he
dicho?
(A Antígona)
Perdóname,
pastorcita, estoy equivocado.
¿Cuál es tu nombre?
ANTÍGONA
Rosilda.
TRASIMEDE
(A Meraspe)
¿Y
el tuyo?
MERASPE
Fidalbo.
TRASIMEDE
Puesto
que estás acostumbrada
A cuidar plantas,
Vendrás
a la corte
Con
tu padre
Y
te encargarás del jardín real.
MERASPE
¡Hija,
no rechaces tan buena oferta!
ANTÍGONA
Acepto
la invitación.
TRASIMEDE
(A
uno de los que le siguen, que después se va)
Y
tú, mientras tanto, informa a los cazadores
Dispersados por los alrededores,
Que volvemos a palacio.
MERASPE
Señor, nosotros iremos
pronto al palacio
Para ofrecerte nuestros respetos.
8. Aria
TRASIMEDE
Si
tuvieras un arco y flechas,
Diría
que bajo forma humana
Diana
ha venido aquí
A
cazar bestias.
Dime
si tus ojos,
¡Oh,
bella ninfa! son mortales,
Si
naciste entre dioses
O
en estas selvas.
(Se va)
Escena Décima
(Antígona
y Meraspe)
ANTÍGONA
El
destino no pudo hacer mejor
Que
conducir al príncipe al bosque.
MERASPE
Tan
pronto como lo vi lo reconocí
Y él te reconoció a ti también.
ANTÍGONA
No puede dejar de mirar el
retrato
Y con ello hace que se encariñe
cada vez más de mí.
Pero ¡cruel Admeto! ¡oh,
dioses! Yo quisiera
que me correspondiera de
la misma manera.
MERASPE
El barco de la esperanza navega
hacia el puerto.
No te rindas y mantén el
corazón fuerte.
Después
de las dificultades vendrá el premio.
9. Aria
ANTÍGONA
El
gavilán vuela
Sobre lejanas playas
Buscando
en cada nido,
Una
nueva presa.
Y entonces,
Cuando la encuentra,
Con
fuerza y vigor
Extiende
sus alas
Sobre
ella.
ACTO
SEGUNDO
Sinfonía
Escena Primera
(El
infierno, donde Alcestes se ve encadenada a
una roca y atormentada por
dos furias. La escena
se abre con el sonido de una tenebrosa sinfonía)
HÉRCULES
(con
su clava, llevando a Cerbero de una cadena)
¡En
vano luchas, en vano,
Mantén
tus malditos ladridos en tu garganta,
Mantén
la respiración en tu ansioso vientre!
Entres
estas rocas, con fuertes grilletes,
Encadenaré
tus patas.
(Arroja
a Cerbero dentro del abismo, que
expulsa grandes cantidades de humo y
fuego)
ALCESTES
¿Hércules,
Hércules?
HÉRCULES
¿Alcestes?
ALCESTES
¡Ten
misericordia de mi tormento!
HÉRCULES
Por
ti he venido hasta este sitio infernal.
Sinfonía
(Hércules
desciende Al abismo y con su garrote
golpea a las furias que
atormentan a Alcestes,
las cuales huyen
volando aterrorizadas. Hércules
desencadena a
Alcestes y la conduce fuera del
Infierno, ayudándola a escalar
la pared de roca.
El abismo se hace cada vez más pequeño y
lentamente se cierra del todo)
HÉRCULES
¡Mira Alcestes,
La boca del Infierno ha
desaparecido!
¡Sígueme,
si deseas salir
De
un lugar tan horrendo
Y volver a ver la luz del
sol!
El
gran mandato de mi padre,
El dios de dioses, es éste:
¡Que
Alcestes vuelva junto al rey Admeto!
ALCESTES
¡Oh,
misericordioso libertador!
HÉRCULES
Liberada
reina,
volvamos
con tu marido.
ALCESTES
¡De
la muerte renazco de nuevo a la vida!
11. Aria
Cómo
se alegrará
Cuando
me vea,
Mi
querido esposo,
Mi
querido tesoro.
Sé bien lo que dirá:
"Mi
dulce y bello deseo,
Ídolo
de mi corazón,
Siempre te guardé en mi pecho."
(Se van)
Escena Segunda
(Un
jardín. Antígona y Orindo)
ANTÍGONA
Y,
¿por qué aún mantengo la esperanza,
Si
mi amado ídolo,
Regocijándose
en las penas que atormentaron mi alma,
Y alejado de mi pecho, ¡oh,
dioses!, ha huido?
ORINDO
No
te atormentes, bella doncella,
Porque
tendrás miles de corazones
Como
esclavos a tu servicio;
Y el primero dispuesto para
amar será el mío.
ANTÍGONA
¿Amarme?
¡Oh, no!
ORINDO
¿Por
qué eres tan reacia?
(Intenta besarla)
ANTÍGONA
¡Detén esas atrevidas
manos!
ORINDO
¿Tan
austera?
ANTÍGONA
¡Tan atrevido!
ORINDO
La culpa es tu belleza.
ANTÍGONA
Indeseable,
quieres amor,
Pero sólo encontrarás desprecio.
12. Aria
ORINDO
Bella
doncella, no te enfades;
¿Qué
puedo hacer
Si
me has robado el corazón?
No
puedo, tesoro mío,
Cambiar
mis deseos,
Puesto
que es el mandato de Amor.
Escena Tercera
(Trasimede
con el retrato en su
mano, Antígona y Orindo a un lado)
TRASIMEDE
Me
alegro, preciosa mía, de verte aquí.
ANTÍGONA
Señor,
te doy las gracias
Por
tu favor real.
TRASIMEDE
Para la fogosidad de mi amor,
Tú
eres la más dulce causa de su sufrimiento.
ANTÍGONA
¿De
qué hablas?
TRASIMEDE
De mi amada.
ANTÍGONA
¿La del retrato?
TRASIMEDE
No,
no, a la que miro...
(Para sí)
¡Ay
de mí, la otra ha muerto!
ORINDO
Ahora
sé por qué ella me evita:
Ama
al príncipe y rechaza mi cortejo.
TRASIMEDE
Sí,
sí, a la que miro...
(Mirando
a Antígona)
Por la que suspirado tan largo
tiempo,
La que ha
encendido mi alma.
¿Qué
consuelo para mis penas
Podría esperar de una belleza pintada?
¡Tú eres real, Antígona!
(Tira
el retrato y Orindo, sin
ser visto, lo recoge y se aleja.)
¡Te deseo a
ti,
Luz
de mis ojos,
Bella
imagen viviente,
Queridísima y amada Antígona!
ANTÍGONA
Huyo de tu locura...
TRASIMEDE
¡Aguarda, Antígona mía!
12. Aria
Mejor
que dejarme,
Bello
ídolo mío,
Que
mi corazón se quede contigo.
¡Ah,
recuerda que vivo en el dolor,
Querida
mía,
Y
me consumo por ti como una llama viva!
(Se marcha)
Escena Cuarta
(Antígona sola)
ANTÍGONA
¡Pobre
Trasimede, se muere por mi amor!
Pero, si no puedo
amarle,
¿Qué
debo hacer entonces?
Mi
corazón es fiel sólo a una persona:
Admeto, por quien vivo y amo.
13. Aria
Por montañas, valles y bosques,
Y por entre las fieras salvajes,
Seguiré
fielmente a mi amor.
Y, si mi amado
No
siente pena de mi sufrimiento,
Felizmente
moriré por él.
(Se va)
Escena Quinta
(Admeto
y Orindo con el retrato)
ORINDO
Señor,
puesto que deseabas saber
El motivo de la locura de Trasimede,
Pienso
que lo que he encontrado
Y
que te agradará verlo.
He
seguido al príncipe
Y finalmente
he hallado quien era esta mujer.
(Le
da a Admeto el retrato de Antígona.)
Esta
es la imagen por la que suspira;
Se
llama Antígona, cree que está muerta,
Pero su deseo es que estuviera
viva.
ADMETO
¿Cómo
lo has averiguado?
ORINDO
Hundido
en sus penas dijo:
"¡La
tierra te tiene a ti, Antígona!"
Y tiró lejos de él este
retrato.
Yo, sin que me vieran, lo
tomé y te lo traje.
ADMETO
Mucho
más bella que ella
Es
el rostro de este desconocido retrato.
Ésta
no es Antígona, porque Trasimede
Una
vez me mostró su retrato.
ORINDO
Quizás se trata de alguna otra belleza
Cuyo
nombre también es Antígona.
ADMETO
¿Y
puede tal belleza ser rechazada?
Vete,
Orindo, y observa al príncipe
Como
has estado haciendo hasta ahora.
Si averiguas algo más sobre
él, dímelo.
ORINDO
Tu
orden es ley.
(Se va)
ADMETO
¡A qué pruebas me
sometéis,
vacías
ilusiones!
Devolvedme
a Alcestes
Y
dejadme ver de nuevo
El
precioso brillo del sol entre las sombras.
¡Oh, dioses, permitid que regrese!
Querida hija del cielo,
¡vuelve a mí!
¡Alcestes, mi
tesoro, mi ídolo!
14.Aria
¡Desapareced, oh pensamientos,
Pues sólo deseáis
Que sufra
Duras penas!
Pero
si podéis,
Devolvedme ese querido
ser
Que
día y noche
Me
dio tanto deleite.
Escena Sexta
(Mientras
Admeto se dispone a salir,
se encuentra con Antígona y Meraspe;
Trasimede los observa a un lado)
ANTÍGONA
¡Ahí
está el hombre que tanto adoro!
MERASPE
Descúbrete
ante él.
ANTÍGONA
Voy a su encuentro.
(Se
arrodilla a los pies del rey.)
Señor, el destino me ha guiado hasta
vos,
Y aunque humilde, aceptad
mi homenaje.
Me
han encargado el cuidado de las flores
Del jardín real.
ADMETO
Levanta,
bella; y que sepas
Que
apruebo la elección.
(La
levanta del suelo)
ANTÍGONA
Señor,
Es un
gran honor para mí...
(Admeto
mira el retrato y después a Antígona)
TRASIMEDE
¡Qué
veo! ¡Mi bella
En
los brazos del rey!
ADMETO
Dime,
¿quién eres?
ANTÍGONA
Me
llamo Rosilda
Y
soy hija de ese pastor
(Señalando
a Meraspe)
ADMETO
¿Conoces
este retrato?
ANTÍGONA
Sí,
mi señor; lo vi
En
manos de Trasimede:
Él
está locamente enamorado
De ella
Y
lamenta y suspira
Por la fatal pérdida de
la fallecida Antígona.
ADMETO
¿Por
qué hablas de Antígona?
ANTÍGONA
Te
cuento tal y como lo sé.
ADMETO
¿La
has visto?
ANTÍGONA
En
la playa de Troya,
Una
vez, hace tiempo, mientras paseaba
Vi esa infeliz mujer.
ADMETO
¿Cómo
sabes que Trasimede
Está enamorado de ella?
ANTÍGONA
Lo
sé porque a menudo
Me
llama Antígona,
Pues quizás me parezca al retrato;
Y
me declara su pasión y su tormento.
ADMETO
¿Qué
oigo? ¡Ah, Trasimede,
Ahora entiendo
tu ofuscación!
He
descubierto tu pasión
Y sé que me traicionaste.
Estando
enamorado de Antígona,
Me
trajiste de Troya
El
retrato de otra mujer.
ANTÍGONA
(Para sí)
Dioses
del cielo, ¿qué oigo?
TRASIMEDE
¡La
imagen que tiré!
Ha
descubierto mi engaño...
Tendré
que tener cuidado para quitársela al rey.
(Se va)
ADMETO
Si
respiras el aire
Del
bendito Elíseo,
Antígona,
perdona el
Error
que he cometido.
No
me acuses de infidelidad
Ante
la corte del amor,
Porque
Trasimede me engañó.
ANTÍGONA
(Para sí)
¡Ah, canalla!
ADMETO
¿Crees
que Antígona está muerta?
ANTÍGONA
En el fragor de la batalla
Fue muerta por una espada
enemiga,
Pero
si estuviera aquí,
Ahora
que no tienes compromiso,
¿Celebrarías
con ella
Tus
prometidas nupcias?
ADMETO
No
sé que haría en tal caso.
(Se va)
ANTÍGONA
¿No
sabes que harías?
Entonces, ¡tan poco me
amaste, traidor!
MERASPE
¡Oh, princesa!
¿Por
qué no te diste a conocer ante él?
ANTÍGONA
Porque
todavía no es el momento.
MERASPE
Pero
quizás, ¿más tarde no perjudicará tu causa?
ANTÍGONA
La
indecisión, en un mar de preocupaciones,
Meraspe,
veo que ahora es mi única esperanza.
15. Aria
Oprimida
por tantos dolores
A
veces me digo a mí misma:
¡No
puedes seguir viviendo, desdichada amante!
El
amor parece confirmarlo diciendo
Que los problemas dejarán
mi
corazón
Sólo cuando expire mi alma.
(Se van)
Escena Séptima
(Un
bosque. Hércules y Alcestes
disfrazada de
guerrero)
HÉRCULES
¿Para
qué, reina, te has
Puesto
esta indumentaria de guerrero?
ALCESTES
Hércules,
los secretos de
Mi
corazón te revelo.
Debes
saber que han sido los celos los que
Me
han hecho ponerme este traje.
Que
he amado a mi consorte
Lo
has visto, y lo sabes bien.
Ahora,
cuando gracias a tu brava mano
He
vuelto de las profundidades a la luz,
Deseo
saber si en el corazón de mi consorte
Su
amor por mí ha muerto con mi propia muerte.
HÉRCULES
Créeme,
él, apesadumbrado,
Lamenta
tu destino
Y
constantemente clama tu nombre.
ALCESTES
Si
llora por mí,
Le
diré que es el primer marido quien,
Quedando viudo,
Ha
estado atormentado largo tiempo
Llorando
por su esposa.
HÉRCULES
¡Ah,
cuando tú aparezcas,
Veré como
el gozo renace en su corazón
Y
una sonrisa asoma a sus tristes labios!
ALCESTES
Bien
entonces, Hércules, haz el favor
De
ir antes que yo al palacio,
Donde
dirás que recorriste las sendas del Infierno,
Buscándome
en vano, y no me encontraste.
HÉRCULES
El
exceso de pena
Y
las tristes noticias podrían matarlo.
ALCESTES
Seré
rápida en ayudarlo a recuperarse.
HÉRCULES
Puesto
que es lo que deseas,
Alcestes, voy raudo a servirte.
(Sale)
ALCESTES
Me reuniré contigo antes de lo que piensas.
16. Aria
Celoso y despiadado Alecto,
Escapaste
del infierno conmigo
Y
entraste en mi pecho a la fuerza,
Para
herirme el corazón.
¡Ojalá
pudiera echarte de mi pecho,
Pero
no tengo suficientes fuerzas!
Quien
no sienta tu veneno,
No
sabe lo que es amar.
(Se va)
Escena Octava
(Admeto solo)
ADMETO
Y
en este solitario tormento,
Lejos
de otras consciencias,
Vengo
a dar rienda suelta a mis penas.
Admeto,
¿qué es lo que te sucede?
De
entre las sombras de la noche,
Cuando
todo está olvidado,
Tu
alma se abrasa con una doble llama.
El
destino te condena a ser
El amante
de dos bellezas,
Ambas fallecidas y
morando en el Elíseo.
¿Dónde
puedes encontrar el bálsamo
Que
restaure tu felicidad?
Y
si lo encuentras, ¿quién parará tu sufrimiento?
¡Pero,
ah! Si abrazo a Alcestes,
Desprecio
a Antígona,
Y para mi corazón, aunque acostumbrado a sufrir,
Tal pena es demasiado.
Justos
dioses de los cielos, tenéis que ayudar
A mi afligida existencia,
Permitid que mi pena
tenga fin.
Admeto,
¿qué es lo que te sucede?
17. Aria
¡Ah,
sí, moriré,
Y
entonces podré
Dividir
este corazón
Puesto que
en vida no pudo!
Entonces,
en doble amor,
A
una y a la otra bella
Una
antorcha arderá
Con
doble fuego.
(Se va)
Escena Novena
(Antígona, conducida
por Trasimede y soldados)
ANTÍGONA
¡Dejadme
ir, villanos!
¡Sois como piratas
salvajes!
¡Impíos, ladrones!
TRASIMEDE
¡Oh,
bella, culpa
A
tu parecido
Con Antígona,
No
a mi proceder!
ANTÍGONA
¿Es
éste el amor y la constancia
Que
tienes por Antígona?
TRASIMEDE
(Para sí)
¡Oh,
justa reprimenda, oh, mía debilidad!
(En voz alta)
¿Debería
ser infiel
Debido
a una mera semejanza?
Vete
en paz, Rosilda, y si te he ofendido
Ya
me arrepiento por ello.
(Los
soldados liberan a Antígona que se retira)
Escena Décima
(Un paje le entrega a Trasimede un retrato;
Antígona
permanece oculta a un lado)
¿Así
que éste es el retrato
Que
has robado para mí
De
los aposentos reales?
(Mira
el retrato)
Pero,
¿qué veo? Esta no es la imagen
De
mi amada Antígona,
Sino
la del rey.
¡Tómala, tonto, y devuélvela a la corte!
El
destino lucha conmigo
Mediante
un retrato.
(Mientras
el paje se aleja con el retrato
del rey, accidentalmente lo deja
caer)
18. Aria
El que nació desgraciado
Nunca encontrará
Reposo
o paz.
Encuentra problemas en cada cosa,
Y
nunca será feliz,
Tanto si
habla como si calla.
(Se va)
Escena Undécima
(Antígona
sola, después Alcestes)
ANTÍGONA
Con
las prisas, el descuidado sirviente
Ha
dejado caer el retrato de Admeto.
No poca cosa
Que caiga en mis manos
El
querido retrato
De
aquel que llevo grabado en mi corazón.
¡Oh,
querido Admeto! ¡Oh, rostro que idolatro!
(Alcestes entra)
ALCESTES
(Para sí)
¡Oh,
querido Admeto!
Pero... ¿Quién es ésa cuyas palabras
oigo?
ANTÍGONA
¡El
amor sabe lo mucho, querido, que te adoro!
Déjame besar tus adorados
rasgos,
mientras me desvivo por ti.
ALCESTES
Estoy desconcertada al
oír
Cómo esa mujer se derrite
Por
el retrato del rey, mi esposo.
ANTÍGONA
¿Quién anda ahí?
ALCESTES
¡Un
guerrero,
Que
oyó tus palabras!
ANTÍGONA
Cuando se es traspasada por el amor,
se dice....
ALCESTES
(Para sí)
¡Contente,
corazón mío!
(A Antígona)
Bien, dime: ¿Estás enamorada de ese semblante?
ANTÍGONA
Le
amo, es verdad,
Y
aunque el duro destino
Ha
luchado contra mí,
Espero
que un día el mismo destino
Pueda
compensarme ofreciéndomelo como marido.
ALCESTES
(Para sí)
¡Esto
es demasiado!
(A Antígona)
¿Quién eres?
ANTÍGONA
No
te diré
Nada
sobre mí;
Sólo
te diré que soy
La
que juega con el destino y la fortuna.
ALCESTES
¿Y
dónde vives?
ANTÍGONA
En
la corte.
ALCESTES
(Para sí)
Nunca
la había visto...
(A Antígona)
Regresa allí entonces...
ANTÍGONA
¡Adiós!
ALCESTES
¡Vete
en paz!... ¡Ah, no!
¡Detente!
Dime tan sólo una cosa: ¿amas
al rey de Tesalia?
ANTÍGONA
Lo
adoro.
ALCESTES
¿Y
esperas ganártelo como esposo?
ANTÍGONA
No
me preguntes, no quiero decirte nada más.
19. Aria
El destino me tiene
Preparada
una estrella en el cielo
Que trémula centellea;
Ahora
sus rayos permanecen atenuados,
Pero cuando
los muestre de nuevo,
Brillará más hermosa.
(Se va)
Escena Decimosegunda
ALCESTES
¿Así que ésta es la constancia
que él me tiene?
¿Él, por quien
entregué mi propia vida?
¡Ingrato
rey, impío consorte!
Pero,
¿por qué desvarías, Alcestes?
Quizás
esa mujer robó la imagen de tu amado
Y
está fingiendo sentimientos amorosos
Para
ocultarme el hecho
De que ella ha robado la
imagen.
20. Aria
Pronto
veré
Si
mi ídolo
Ha
modificado su afecto,
O
si él fielmente
Todavía
me adora
Como
solía hacer.
Pero aún a pesar
De que juegue
Con
mis sentimientos,
A
pesar de su inconstancia,
Todavía
le amaré más
ACTO
TERCERO
Escena Primera
(Un
patio. Admeto, después Meraspe y Orindo)
21. Aria
ADMETO
El
amor me ha destinado
A
languidecer y sufrir.
MERASPE
¡Ah,
señor! Que tus reales lágrimas
Sean como la
espada vengadora de Astrea...
La infeliz Antígona...
ADMETO
¿Por qué asocias mi
llanto
Al nombre de Antígona?
MERASPE
Mi apenado corazón
Solicita de ti venganza
Por
un honor ultrajado, ¡oh, invicto señor!
Una
desconocida banda...
ADMETO
¿Qué
es lo que ha ocurrido?
MERASPE
...
se llevó a Rosilda de mi lado.
ORINDO
Les
vi zarandearla
Yo doy testimonio de
que es verdad.
MERASPE
Pero,
¿por qué digo Rosilda?
¡Es Antígona quien ha sido
raptada!
La
ofensa es demasiado grave, señor,
Para
que se te oculte por más tiempo.
ADMETO
¿Qué? ¿Antígona está viva?
MERASPE
Sí,
ella vive.
ADMETO
¡Oh,
fortuna, qué oigo!
MERASPE
Después
del gran saqueo de Troya Ella huyó
Y vino aquí, conmigo.
Se
hizo pasar por mi hija, y esa ficción,
Te
ha despojado de una esposa.
La
pobre muchacha estaba esperanzada
De convertirse en tu consorte,
Y así la felicidad y el contento
Pondrían fin a sus tormentos.
ADMETO
Destino, ¿por qué me has
tratado así?
Pero... ¡levanta Orindo!
(Meraspe
se levanta.)
Ve
con esta escolta
Tras las huellas de Antígona
Y devuélvemela junto con los
bandidos.
ORINDO
Primero
debo decirte, señor,
Que hay
rumores de que el bravo Hércules
Ha
vuelto de la Estigia.
ADMETO
¿Solo,
o con alguien más?
ORINDO
Nadie
va con él.
ADMETO
Ve pues, y cumple mis
órdenes...
(Orindo
se va)
¿Cuál
es tu verdadero nombre?
MERASPE
Soy
Meraspe.
ADMETO
He
oído hablar mucho de ti;
Cuando regreses, podrás
quedarte en la corte.
22. Aria
MERASPE
Mi
señor, créeme,
Ella te ama y te es fiel.
Siempre será
Amorosa y leal.
Nunca
hubo
Un corazón más fiel
Que
el que te ofrece
Esa alma amante.
(Se va)
Escena Segunda
(Admeto solo)
ADMETO
Amor,
¿qué nueva llama
Has
despertado en mi corazón?
¿Estoy
desvariando?
¿Tan pronto me he olvidado de
Alcestes
y
mi pasión por ella?
Pero,
¿entonces? ¿Debo abandonar a su suerte,
A ser objeto de sucios besos,
A ser un lascivo capricho,
A esa belleza que
desea desposarse conmigo?
¡No,
no; mi pecho arde,
Si
no es con el fuego del amor, lo será del de la cólera!
23. Aria
La tigresa arde de furia
Si pierde a su querido compañero,
Pero
cuando lo encuentran de nuevo,
Lo
toman en un fuerte abrazo
Y
no lo dejan partir.
La
tórtola se queja
Si
pierde a su compañera,
Pero
cuando la ve de nuevo
Rompe
a cantar
Y
es feliz de estar con ella.
Escena Tercera
(Mientras
Admeto se va,
se encuentra con
Hércules)
HÉRCULES
Vuelto
del reino de las sombras a la luz del día,
Respetuosamente te saludo.
ADMETO
¡Te abrazo!
¿Qué noticias traes
de mi Alcestes?
HÉRCULES
Caminé
a través de los más oscuros horrores
Del
imperio de Tartaria;
Pero
busqué a tu Alcestes
En
vano entre aquellas sombras.
Ella
debe estar regocijándose
Entre
las amadas almas de Júpiter en el Elíseo,
Donde
el dios de dioses no me deja acceder.
No
me es permitido ir más allá.
ADMETO
Mi
querida Antígona,
Los cielos,
el destino y el amor
Todos
luchan en tu favor.
HÉRCULES
(Para sí)
Parece
que no le afectan las falsas noticias.
ADMETO
Te
doy las gracias, Hércules,
Por
lo que has hecho por mí.
Siempre
he admirado tu valor incondicional,
Y
podrás añadir esto
A
la larga y celebrada lista
De
tus famosas hazañas.
(Se va)
HÉRCULES
El
rey se va, y no veo
Ninguna
señal de locura en él.
Ni siquiera un simple suspiro
por
mis palabras,
No ha fruncido el ceño
en ningún momento.
¿Qué
pasa aquí?
¡Ah,
Alcestes tiene razón de estar celosa!
24. Aria
HÉRCULES
El
amor es un tirano
Que guerrea contra los sentidos
Y los merma sensiblemente,
En favor de una mujer hermosa.
Pero también añade otro
problema:
La
tormenta de los celos,
Por la que ningún gozo
Es placentero.
(Se va)
Escena Cuarta
(Una plaza. Antígona,
luego Alcestes)
25a. Aria
ANTÍGONA
¡Oh, dioses! Estoy
desfallecida,
Pero
mirando este adorado semblante
llega
el consuelo a mi cansado corazón.
Te beso, bella imagen
De
mi dulce ídolo ...
Pero,
¡oh, dioses!
(Alcestes entra y
arrebata el retrato)
ALCESTES
Viles e indignos
labios
de posarse sobre
la imagen real,
debiera castigarte;
Has robado
Con tus sacrílegos besos
Un pequeño halo de majestuosidad
De
este real dibujo.
Pero debo reconocer
Que tu corazón es devoto
Y eso justifica el error de tu boca.
Escena Quinta
(Orindo
con soldados y las anteriores)
ORINDO
¡Allí,
soldados! ¡Allí está el ladrón!
¡El que está junto a Antígona!
¡Desarmadlo!
Al fin caíste en mis manos...
(Los
soldados rodean a Alcestes y la encadenan)
ALCESTES
Temerarios,
¿qué hacéis?
¿Yo,
encadenado? ¿Yo?
ORINDO
¡Lo
manda el rey! ¡Obedece!.
ANTÍGONA
¡Ya me las pagarás
Por este ultraje tan
villano!
¡Así no se trata ni a un loco!
(De
forma brusca ella toma de nuevo el retrato)
25b. Aria
Te
beso,
¡Oh dulce imagen, de
mi bello ídolo!
Pronto junto a ti calmaré
Mi intenso deseo.
(Se va)
Escena Sexta
(Hércules,
Alcestes encadenada y Orindo)
HÉRCULES
¿Qué veo? ¡Oh, cielos!
¿Qué veo?
¿Alcestes prisionera?
¡Ah,
sacrílegos villanos!
(Alzando la clava)
ORINDO
¡Detente, señor! ¿Qué haces?
HÉRCULES
¿Y
tienes el atrevimiento de
encadenar
A este magnífico campeón?
ORINDO
El
rey lo manda.
HÉRCULES
¡Ya
basta! ¡Soltadle!
(Los
soldados liberan a Alcestes)
¡Quitad esa malditas
cadenas!
Decidle a Admeto que
responderá de esto. ¡Marchaos!
(Orindo y los guardias
se marchan)
ALCESTES
Orindo
no me reconoció
Bajo
mi armadura de guerra;
Pero
no comprendo
La
oscura razón de hacerme prisionera.
HÉRCULES
Ve, Alcestes, a la corte,
Y
te asombrarás de ver
Cómo
tu consorte ha cambiado en sus afectos.
ALCESTES
¿Qué?
HÉRCULES
Si
no me equivoco,
Temo
que encontrarás que una nueva llama
Se
ha instalado en su corazón, en tu detrimento.
ALCESTES
¡Qué
fatal noticia es ésta, oh!
Como en una fuente el dolor brota dentro de mí.
HÉRCULES
Ven
a la corte y lo verás.
(Se
va.)
ALCESTES
¡Ah!
Mi corazón tiene razón
De
estar atormentado por crueles celos,
Pero
con mi fiel amor,
Los
ignoraré, mi querido Admeto.
26. Aria
Donde quiera
que vuelva mis ojos
Veo
el césped y las flores
Crecer
con más encanto y dulzura
Porque
entre ellas mi amor
Ha caminado.
Cada
brisa y gentil ráfaga de viento
Me
trae felicidad,
Y
el canto de los pájaros
Parecen
decirme:
Él te es fiel.
(Se va)
Escena Séptima
(Un
salón real. Meraspe,
Trasimede,
luego Antígona)
MERASPE
¡Príncipe,
alégrate conmigo,
Antígona
ha vuelto!
Está
en el palacio, y en este feliz día
Sus
penas terminarán.
TRASIMEDE
¿Cómo
es eso?
MERASPE
Rumores
hay en
la corte
Que hoy Admeto
La tomará como su consorte.
TRASIMEDE
(Para sí)
¡Desdichado Trasimede!
MERASPE
¡Pero
mira, ahí viene!
Sabremos
mejor lo que ocurre
De
sus propios labios.
(Entra Antígona)
ANTÍGONA
(Para sí)
¡Vengo
a verte otra vez, amado Admeto!
MERASPE
¡Feliz Antígona!
La suerte, tras
serte mucho tiempo adversa,
Tu infeliz destino ha modificado.
TRASIMEDE
¿Eres
tú, Antígona?
ANTÍGONA
Sí,
yo soy.
TRASIMEDE
Concédeme
el perdón
Por
mis pasadas ofensas hacia ti.
ANTÍGONA
No
puedo guardar odio al hermano
De aquel a quien amo.
TRASIMEDE
¿Es definitivo que me
abandonas?
(Para sí)
¡Ah, cielos, muero!
ANTÍGONA
Príncipe, debes
consolarte,
Amo
a quien siempre he amado; debes olvidarme.
TRASIMEDE
¡Cruel, traidora,
ingrata!
¿Me dejarás? ¡Ah, sí!
¿Insensible me
verás morir,
si no obtengo a
lo que más amo?
ANTÍGONA
¿Y
qué puedo hacer?... ¡Meraspe, vámonos!
(Con
intenciones de irse)
MERASPE
Cálmate,
señor.
TRASIMEDE
(A Antígona)
¿Me
dejas?
ANTÍGONA
Sí,
mi amado me espera.
TRASIMEDE
Si
él te disputa conmigo,
Los
cielos castigarán la traición
Que
ambos hacéis a mi alma amante;
Y
entonces me veréis expirar antes que vosotros.
27. Aria
ANTÍGONA
¿Y
qué puedo hacer
Si
no puedo amarte?
Lloras,
sufres,
No
es culpa mía
Si
he dado mi corazón a otro.
¡Consuélate!
Encontrarás otra belleza que,
Más constante que yo,
Pueda
apreciar tan gran amor.
(Salen Antígona y Meraspe)
TRASIMEDE
¡Mis esperanzas rotas!
¿Dónde,
dónde irás
Traicionado
por el designio de la suerte?
Pero, ¿por
qué razón culpo al destino
de mis rigores?
¡Sí, mi hermano, cruel
e inhumano,
Es la única causa de mi
sufrimiento!
28. Aria
¡Ármate,
corazón,
con
ciega furia!
Sea
el indigno
Muerto
con impía ferocidad.
Bien sé
ahora
Que en su reino
El amor no tiene cabida.
Pero ahí viene el rey...
Me ocultaré y esperaré a
ese maldito rival.
Su
muerte traerá el fin a mis sufrimientos.
(Se retira)
Escena Octava
(Admeto
y Antígona, con
Trasimede y Alcestes
ocultos)
ADMETO
¡Ven, Antígona! ¡Ah, ven y
regocíjate!
A
pesar de la decepción de Trasimede,
En este venturoso día
Te
destino, queridísima,
Al trono de Tesalia,
Como esposa y reina.
ALCESTES
(Para sí)
¡Qué ven mis ojos!
ANTÍGONA
¡Mi
anhelado ídolo!
TRASIMEDE
(Para sí)
¡No
lo puedo soportar!...
ADMETO
¡Mi
más dulce llama!
ALCESTES
(Para sí)
¡Palabras de amor de un
amante cariñoso!
29. Dúo
ADMETO,
ANTÍGONA
¡Alma mía! ¡Oh, dulce
consuelo!
Te
abrazo, te llevo a/en mi pecho.
Dulce
y querido es cada paso
Si
al final encuentro a mi querido tesoro.
(Trasimede
se dispone a matar a Admeto)
TRASIMEDE
(Para sí)
¡Muere!
(Lo detiene Alcestes,
la cual
le arrebata la espada)
ALCESTES
¡Detente, villano!
(Trasimede
huye, sin ser visto por Admeto)
ADMETO
¡Ah,
traidor!
(A Alcestes)
¿Tal
afrenta contra mí? ¡Guardias!
Escena Novena
(Orindo
con la guardia)
ORINDO
Mi
señor...
ADMETO
¡Arrestadla!
ANTÍGONA
¡Ah, villano!
(Los
guardias rodean a Alcestes y se la llevan)
ALCESTES
¡Aguardad, no me apartéis
De
la presencia real!
ADMETO
¡Traedlo aquí!
¡Oh,
cielos, qué veo!
ALCESTES
¿Te sorprendes, ingrato?
¿Temes
quizás, infiel,
Que la misma mano que te
sanó,
Desgarrándose su propio pecho,
Pueda conspirar hasta el punto
De atentar contra tu vida?
ADMETO
¿Estoy
despierto, sueño, o deliro?
¡Alcestes!
ANTÍGONA
¿Alcestes?
(Para sí)
¡Oh, dioses, su
esposa!
Escena Décima
(Hércules
y los demás)
HÉRCULES
Llego
en el momento preciso...
ALCESTES
Rey,
no soy un fantasma; soy Alcestes,
Disfrazada con esta prendas masculinas.
HÉRCULES
Y
yo te mentí...
ALCESTES
Le
pedí que te mintiera,
Y
llegué aquí a tiempo
De
salvar tu vida
Arrebatando
esta espada
De
la mano de Trasimede.
ADMETO
¡Ah!
¿Dónde está el villano?
ALCESTES
Ha
huido.
Última Escena
(Trasimede
y los demás)
TRASIMEDE
¡No,
no, mi señor, estoy aquí!
Castiga,
sí castiga
A
un monstruo enloquecido
Turbado
por el amor.
(Se arrodilla)
ADMETO
Hoy
es un día gozoso;
No
lo echemos a perder con otra muerte.
(Lo
levanta del suelo)
Te
perdono.
El destino no quiere dejar en mí
Ninguna pena entre tanto gozo.
¿Antígona, Alcestes? ¡Oh, cielos! ¡Oh, estrellas!
¿Cuál
de ellas elijo? ¿Cuál
dejo?
ALCESTES
(Para sí)
¿Es ésta Antígona? ¡Dioses,
qué oigo!
ANTÍGONA
Mi señor, le debes la vida a Alcestes.
Y yo también le debo tu vida a ella,
Que
te la ha salvado por dos veces.
Que
tan generosos actos
Sean recordados por
siempre.
¡Alcestes ha seguido el
camino del amor y la gloria!
(Toma
a Alcestes de la mano
y se la concede a
Admeto)
ALCESTES
¡Generosa rival!
ADMETO
¿Quién
ha visto un alma más noble en la tierra?
ANTÍGONA
Abraza
a tu esposa, Admeto.
A mí me bastará saber
Que
lo que se opone a la virtud no es el amor.
ALCESTES
¡El
gozo me inunda!
TRASIMEDE
¡De nuevo renace en mí la
esperanza!
30. Aria
ALCESTES
Sí, querido, sí,
Al
fin te abrazo
Dulcemente
contra mi pecho.
Los
celos no traerán más
Tormentos
a mi alma,
Ni
herirán mi pecho.
ADMETO
A
Alcestes consagro mi vida;
Y a ti, bella Antígona, mi
honor.
Ambas
quedaréis por siempre grabadas en mi corazón.
31. Coro
Cuando
un corazón es feliz,
No debe temer
Que los sufrimientos
Puedan ensombrecer su alma.
Traducido y digitalizado por:
Antonio Perales 2015
|