EMILIA DE LIVERPOOL

 

 

 

 

Personajes

 

EMILIA

CLAUDIO

ROMUALDO

LUIGIA

EL CONDE


FEDERICO

CÁNDIDA

Joven recluida en una ermita

Padre de Emilia

Noble napolitano

Prometida de Romualdo

Padre de Luigia

Secretario de Romualdo

Amiga de Emilia

Soprano

Bajo

Bajo

Soprano

Barítono


Tenor

Mezzosoprano

 

 

La acción se desarrolla en un pueblo en las cercanías de Liverpool, en los últimos años del siglo XVIII.

 

 

ATTO PRIMO


(Montagna alpestre: alla sinistra sull'alto di una
collina è un romitaggio, annesso al quale un tempio
di gotica architettura: al basso vari cipressi: in
distanza abituri di contadini. É l'alba)

Scena Prima


(
Villani mendici, indi Candida dal romitaggio)

CORO
Attendiam tranquilli, e cheti,
già risplende in ciel l'aurora:
questo è il punto, questa è l'ora:
la pia donna a noi verrà.
Ci sollevi la sua mano
d'indigenza dalle pene:
l'autor sommo di ogni bene
il suo duolo temprar saprà.

CANDIDA
Co' suoi doni consueti
giunge a voi la sventurata:
da rimorsi è tormentata,
pace... oh Dio! trovar non sa.

CORO
L'autor sommo di ogni bene
il suo duol mitigherà.

CANDIDA
Emilia scenderà tra poco, buona gente;
in mezzo alle sue angosce sempre
rammenta i suoi poverelli.

UN VILLANO
Ne abbiamo le pruove più sicure: son vari mesi,
da che riceviamo i suoi soccorsi.

CANDIDA
Diciotto mesi or sono Emilia qui giunse. Viveva
allora la vecchia direttrice sua zia. Il padre suo
fu il fondatore di questo ritiro.
 L'infelice, per quanto sua figlia mi ha raccontato,
è morto schiavo ne' bagni dell'Africa.

VILLANO
Né sarà possibile di dileguare la di lei tristezza?

CANDIDA
E come, se i più terribili rimorsi le raddoppiano
ognora l'affanno?

VILLANO
Ma si apre la porta del ritiro! che sia d'essa?

Scena Seconda

(
Emilia dal ritiro, immersa in
profonda tristezza, e detti)

CANDIDA
Ecco, miratela, qua volge il pie.

CORO
Oh, come è mesta!
Par fuor di sé!

EMILIA
Quest'aura mattutina,
quest'astro risplendente
sembra, che in dolce calma
riponga i sensi miei...
Sventurata ch'io son! che dissi mai?
Non vi è pace per me... dovunque inoltro,
ovunque io volgo il passo,
la squallid'ombra di mia madre irata
sempre... ahi! sempre rimiro!
Mi persegue il rimorso ov'io mi aggiro!
Madre! deh placati!
Misera me!
Ti spinse a morte
il fatto mio...
Mi rende un Dio
giusta mercé!
Ondeggio, e palpito!
Avvampo, e mi agito!
E resa stupida
mi manca il piè!

CORO
(Fra sè)
Oh, come si agita!
Par fuor di se!

CANDIDA
Emilia, a voi d'intorno
mirate i poverelli:
attendon, meschinelli,
l'usata carità.

EMILIA
Amici miei, prendete...

(scuotendosi, e dando danaro a' poverelli)

Preghiere al ciel volgete...

CORO
Che siate benedetta di tanta carità!

EMILIA
Ah! di contento
ripiena ho l'alma!
Il vostro giubbilo
ripone in calma,
e il cor più lieto
tornar mi fa!

CORO
Ognor la pace con voi sarà.

CANDIDA
Grazie al cielo! vi veggo alquanto rasserenata.

EMILIA
Ah! cara amica, questi sono lampi di serenità
passaggiera; i miei rimorsi non me la fanno
gustare molto tempo.

CANDIDA
Andate, amici, e siate pronti ad accorrere,
se mai nella sottoposta valle qualche viandante
si trovasse in pericolo.

(i villani partono)

Or che siam sole, è tempo, che voi terminiate
il racconto delle vostre sventure.
L'arrivo importuno delle nostre suore
lo ha altra volta interrotto.

EMILIA
A che riaprirmi una ferita,
che versa ognora tiepido sangue?

CANDIDA
Giova anzi talvolta il deposito delle proprie pene
Nel seno di una fedele amica.
Mi diceste, che voi siete figlia di Claudio,
signore di Liverpool, capitano di un vascello.
Che il suo dovere lo chiamò altrove,
mentre voi eravate bambina:
che i vostri beni furono malamente
amministrati da un agente,
prescelto da vostro padre medesimo.
Intenta ad educarvi la ottima genitrice,
fu colpita dal ferale annunzio
della morte di Claudio,
ucciso in un combattimento
da' barbari africani, che predarono il vascello.

EMILIA
Ah! mi è sempre presente quell'istante fatale!

CANDIDA
Mi diceste, che v'incontraste al passeggio in un
giovane uffiziale, che fece molta impressione sul
vostro spirito. Che costui vi chiese in isposa alla
madre, e n'ebbe un rifiuto, perché essa vi aveva
impegnata ad un ricco signore napolitano, di origine spagnuolo, che in breve doveva a quest'oggetto
giungere in Inghilterra.

EMILIA
Oh, infausta circostanza, che decise del mio destino!

CANDIDA
Che il colonnello, vostro amante,
riuscì a sollecitarvi ad una fuga...

EMILIA
Ah! il barbaro mi sedusse, e mi trasse in una casa di campagna, come trofeo della sua perfidia!

CANDIDA
Ma subito il pentimento si fece sentire nel vostro
core, e non potendo esistere lungi dalla genitrice,
meditaste, ed eseguiste il disegno di rientrare
la notte istessa nelle vostre domestiche mura.

EMILIA
Ah! vi regnava il pianto, e la desolazione! la
sventurata mia madre pel dolore della mia perdita,
sorpresa da una terribile convulsione, era spirata.

CANDIDA
Oh Dio!

EMILIA
Come una forsennata, e spinta dalla disperazione,
qui venni a gittarmi a' piedi di mia zia; ella mi accolse,
perché io avessi in questa solitudine pianto i miei
falli: volle anche il cielo di lei privarmi, ed io, sola,
e priva di ogni soccorso, vivo per
mia eterna sciagura in un pelago di amarezze.

CANDIDA
Consolatevi. Avete in me una leale amica.
Ma il tempo si fa burrascoso!

(Comincia un temporale, che va sempre crescendo)

EMILIA
Eppure il nascente giorno
sembrava così ridente!

CANDIDA
Ritiriamoci.
I contadini saranno solleciti ad assistere i viandanti.
Appunto nella valle si vede una carrozza.
oh come cresce il turbine!

VOCI DI DENTRO
Aiuto! aiuto!

EMILIA
infelici! il legno è ribaltato!

CANDIDA
Correte amici...
andate a soccorrere quei meschini.

(I contadini si affrettano verso la valle.)

EMILIA
Sommo Nume! ah!
La tua celeste mano accorra a sottrarli dal periglio!

(entrano nel ritiro)

Scena Terza

(
Infuria il turbine che va quindi a poco, a poco
cessando, e succede la calma. Federico, che
conduce a stento don Romualdo, maltrattato
dalla caduta)

FEDERICO
Fate coraggio; il ciel si calma...

ROMUALDO
E uscìa m'ha trascenato ccà, mente la sposa
dinto a 'no lavarone
addeventanno sta 'na granavotta!

FEDERICO
Son seco i servi, il padre: in questo luogo
dalla sofferta scossa
vi piaccia alquanto riposar.

(Fra sè)

Potessi così dal mio tesor strapparti
ognora aborrito rival!

ROMUALDO
Vi', la mmalora!
A 'n'ommo, che allancato
d'abbramma nuziale,
vicino al bene amato
faceva carnevale,
mancava 'na tropea
pe' farlo disperà!
La sciorta m'è matrea,
maje mamma ne sarrà!

FEDERICO
Ma ormai sereno è il cielo:
ma dissipato è il nembo:
di bella calma in grembo
tornate a respirar.

ROMUALDO
Ma mo' che s'è ammaccata
da la tremenda botta
co' 'n'anca sdellommaia,
co' quacche coscia rotta,
cioncata int'a 'no lietto
la sposa avrà da sta.
E de'no lazzaretto
che cancaro ho da fa?

FEDERICO
E’ un passaggiero affanno,
che i sensi suoi sorprende;
ma il suo vigor riprende,
ma lieta tornerà.

ROMUALDO
L'aje vista?

FEDERICO
Lo assicuro.

ROMUALDO
É sana?

FEDERICO
Qual timore?

ROMUALDO
Sta' bona?

FEDERICO
Ve lo giuro or vi raggiungerà.

ROMUALDO
Ah! ca da morte a bita
me sento sorzetà!

FEDERICO
(Fra sè)
Ma ti sarà rapita, ma tua giammai sarà.

ROMUALDO
Zompa... va lesto... vi' comme stà...
si è revenuta, portala ccà.
Che benga all'uoglio, 'mbraccia o 'nseggetta
vedè la voglio, pe'me calmà.
Dille, che st'arma chiù 'n 'arricetta,
che squase a sarma le aggio da fa.
Ah! no morzillo accossì bello numi di Londra!
per me serbate, e in questa rezza quel fecatello,
numi! voi fate mo arravoglià!

FEDERICO
A lei mi affretto... vi servirò...
Le vostre pene tutte dirò.
E in ascoltarle la vostra bella,
per consolarle volar saprà.
Oh, voi felice! ridente stella
già vi predice serenità.

(Fra sè)

Ah! freno a stento d'acerbo affanno!
Di gelosia mi ange il veleno!
Amor, dispetto già sento in seno,
che il cor mi stanno fieri a straziar.

ROMUALDO
E ancora te staje ccà?
mmalora, segretà, si cchiù pesante tu de lo cchiummo...
e cammina, tartaruca mia!

FEDERICO
Ecco appunto Luigia, che, rinvenuta dal suo
smarrimento, qui viene a consolarvi.

(Fras sè)

Oh, gelosia!

Scena Quarta

(
Luigia con contadini e servi, indi il Conte)

ROMUALDO
Oh, anamemmo Iella mia monna
comme te siente?
Sbattuta ancora dalla tremenda sbattitura.

LUIGIA
Meno che lo spavento, altro male non ho sofferto,
grazie al cielo!

ROMUALDO
Eh! poteva essere pejore dicette chillo, che se
rompette doje gamme e uno vraccio.

LUIGIA
Dobbiamo la nostra salvezza a questi villani, ed a
quel marinaro, che con coraggio straordinario
fermando i cavalli, riuscì a liberarci dal pericolo.

ROMUALDO
Te! figliù sciacquate, e 'mbriacateve pe' me de birra,
a chillo marenaro le voglio fa fa 'no purpo arricamato.
Vi' ca l'avimmo obbrecazione de lo cuorio!

LUIGIA
Ma come ad un tratto i cavalli, spaventati dal
temporale, ci han trascinato in questa valle!

FEDERICO
Disgrazie solite
a succedere a' viaggiatori.

ROMUALDO
E po', Federì, addò lo sì ghiuto a scavà no cocchiero
co n'uocchio cecato, e coll'auto, che poco ce vede?
Si non strellava io 'ntiempo l'auto juorno,
ce strascenava tunno dinto a 'no lago;
che isso aveva pigliato pe' 'na bella prataria.

FEDERICO
Il fatto adesso non ha più rimedio:
pensiamo a ristorarci in qualche modo.

VILLANO
In quel ritiro sarete accolti
con tutta la ospitalità, ed amicizia.

LUIGIA
Uno de' contadini, accorsi ad aiutarci, mi ha detto
esser quel romitaggio da sole donne abitato.

ROMUALDO
Tanto meglio! mo ce arrivammo nuje,
che simmo uommene, e addeventammo tutte neutre:
approposeto de neutre, pateto che se n'è fatto?
Se fosse restato
comme a ruospo a 'ngrassà dinto all'acqua?

LUIGIA
Eccolo, egli arriva sostenuto da contadini.

FEDERICO
Povero vecchio'
la caduta è stata più fatale a lui che a noi.

ROMUALDO
Chesta è una delle tre ce de li viecchie! Videtillo si
non pare n'uosso de presutto caroliato? Né gno!
comme le siente? Poverommo!
staje tutto 'nfuso

CONTE
(Mezzo sordo sente male e risponde peggio)
Se son confuso? Oh bella! volete,
che io non lo sia dopo la disgrazia avvenutaci?

ROMUALDO
Aggio ditto si te si bagnato?

CONTE
Quale cognato? Che dite?
E sempre siete sullo scherzo?

ROMUALDO
Benedica! che belle recchie!
Eppure cierte bote è fortuna:
poco 'nnanze nuje stevamo tremmanno
pe' lo fracasso de li truone, e isso m'addimannava
chi era che 'mmiezo a lo vallone
sonava lo controbasso.

CONTE
E cosa si fa adesso? Resteremo qui a disagio
fino a che non sia accomodata la vettura?

ROMUALDO
Gnernò: mo ce jammo a ristorà dinto a chillo
romitaggio.

CONTE
E perché è maggio volete
che io mi asciughi questi abiti in dosso?

ROMUALDO
Jammoncenne, ca si no mo vedite 'n'auta tempesta
tra nuje duje! viene commico...

CONTE
Dove?

ROMUALDO
A la conciaria, a farte spilà le recchie! Federì,
appoja tu la sposella mia, ca io me carrejo sto
casciabanco.

(entra col Conte nel ritiro
accompagnato
da contadini)

FEDERICO
Mia cara Luigia!

LUIGIA
Ah, Federico!

FEDERICO
Voi sposerete don Romualdo?

LUIGIA
Prima morire, che abbandonare il mio Federico.

(entrano nel ritiro)

Scena Quinta

(
Claudio lacero nelle vesti, con
lunga barba, in abito di schiavo)

CLAUDIO
In dura schiavitù
il fato mi dannò!
Il cor giammai provò
che sia contento!
ovunque io volgo il piè,
non trova il mio dolor,
che immagini di orror,
e di tormento!
Ah, Claudio sventurato!
Quando avranno un confin gli affanni tuoi?
Di dura schiavitù dopo venti anni
sull'affricano lido al patrio suolo
celere il passo io muovo,
misero me! non trovo
che pianto, che terror! perfida Emilia!
Tu la morte recasti co' tuoi delitti infami
alla tua genitrice, e sposa mia!
Cielo! vendica il duol di un padre afflitto
che fulmin punitore del delitto!
Di una tradita madre
l'ombra tuttor sdegnata
non scenda invendicata
ne' regni dell'orror.
Ah no... che dissi mai! Mi trasportò lo sdegno...
Cielo! sospendi il fulmine!
Lo implora il genitor.
S'è ver, che sei pentita
misera, afflitta figlia,
stendi le braccia tenere
a chi ti die' la vita,
e sulla muta cenere
noi spargeremo unanimi
lacrime di dolor.
Questa soave immagine
lieto mi rende il cor.

(esce)

Scena Sesta

(Corridoio nel ritiro. Varie porte
conducono a diverse celle. Federico,
Luigia, il Conte, indi don Romualdo)

CONTE
Spero che domattina proseguiremo
il nostro viaggio per l'Italia,
e giunti a Napoli,
si faranno subito le tue nozze
con don Romualdo.

LUIGIA
Nol voglia il cielo!

CONTE
Cos'hai detto?

LUIGIA
Ho detto lo voglia il cielo!

CONTE
Brava figlia!

LUIGIA
(A Federico)
Domani sarai mio marito.

FEDERICO
(Fra sè)
A quest'ora saremo di già lontani.

(Fra sè)

Anche questa sarà da me corbellata:
eppure la memoria di Emilia
da me tradita non lascia di turbarmi.
Eh! debolezza indegna di me!

LUIGIA
Ecco don Romualdo.

ROMUALDO
Cáttera! e comme so cassese ste femmene ritirate!
Tutte de belle cere; si te vedono s'accovano
Inzì a 'nterra, e te fanno 'na resella 'nfaccia: ora vi'?
cca dinto s'hanno da 'ngrottà tutte ste bitelle Sorrentine,
e 'nuje ciete bote ce avimmo da acconcià co'
cierte bufare, che te fanno votà lo stommaco!

LUIGIA 
Evviva don Romualdo!

ROMUALDO
Luigia mia, non te fa brutta, ca pe' te sempe
ce sta la primma cammera dinto a lo core mio.
Yo se que soy medio loco,
me piace de sta tra le gonnelle,
ma po lo sape Napole, Londra, e tutto lo munno,
ca non song'ommo de malizia.

LUIGIA
Oh, divertitevi pure, io non sono gelosa.

ROMUALDO
Tutto lo contrario de mammeta, che a comme
m'aje ditto tu stessa, ha fatto sempe ì co' li barcune
all'uocchie a lo si Conte, ch'è stato 'no brutto piezzo
d'artiglieria! sanfason... sciampagne!
l'uocchie so fatte pe' bedere.

LUIGIA
E le mani per non toccare.

ROMUALDO
Ebbiva la guagliona! moscia sì,
ma le risposte non te le faje mancare:
approposito, aggio visto apparecchià
da magnare: sarrà pe' nuje sicuramente:
si Cò, adesso avremo l'onore di esser serviti
da ste peccerelle a la menza.

CONTE
A che si pensa?

ROMUALDO
A lo diavolo cecato!

CONTE
Cavoli in insalata? non mi piacciono.

ROMUALDO
No? e tu magna cappucce:
e io non boglio fa vuto da parlà co' sto surdo!

LUIGIA
Se lo permette lo sposo,
vorrei riposarmi un poco nell' altra stanza.

ROMUALDO
Uscìa è la padrona.

FEDERICO
Vuole compagnia la signorina?

LUIGIA
E non sai che sola ho timore?

ROMUALDO
Vuol che bengo io?

LUIGIA
Non conviene, che voi siate a me vicino, come
prossimo sposo, in un luogo di ritiro:
farà le vostre veci il segretario:
così vi sarà un poco più di decenza.

ROMUALDO
E 'mbe segretà me raccomanno
a la tua segretaria.
Ne gnè? e tu non baje co' essa?

CONTE
Viene la badessa?

ROMUALDO
Mo te dò 'no priore de punio 'nfaccia, e la fenesco!

CONTE
Che dite?

ROMUALDO
E ba da figlieta mo, ca po parlammo.

(spingendolo)

CONTE
Costui mi fa girare il cervello!

(via)

ROMUALDO
Eppure sta sposa pare,
che che commíco magna sempe aloja pateca?
Gnorsì è bellina quando ce ne cape,
ma la grazia soja pare,
che la venne a mille ducate a lo trappiso!
oh, ma quanno me sarrà mogliera,
me l'acconcio a genio mio...
Uh! e bì che bella figliuola se ne vene a chesta via!
chesta mo è faccia de ritirata?
Vi che castoro de piagno s'ha da carolià
dinto a sto stipo!

Scena Settima

(
Emilia e detto)

EMILIA
Voi siete, o signore, uno de' nostri ospiti?

ROMUALDO
A farvi grazia, e vuje site la nostra ospitalera?
E chi non starria mente campa dinto a sto spitale?

EMILIA
A che tanto mi guardate, o signore?

ROMUALDO
Io so appassionato de belle pitture,
e quanno vedo 'no quadro de Franceschiello
comm'a buje mo... non me sazio maje
de sorchiaremillo coll'uocchie:
e ha non credere a lo mutto, quanno dice,
ca ogne disgrazia non bene pe' fa male!
siano benedette le tronole de stammatina,
che ce hanno procurato lo piacere de vedè
sto ritiro de belle nenne,
e de vuje specialmente,
che tra le belle site la capotrotta.

EMILIA
A quel che veggo, amate molto il nostro sesso?

ROMUALDO
Ma si site la chiù bella opera
de la natura!
è lo vero, che attuorno a ste rose addorose
ce sò le spine, ma io sempe me ne so riso
delle loro punture.

EMILIA
Vi chiedo licenza;
debbo assistere alle mie compagne.

ROMUALDO
Addò jate? non signore:
io so 'no povero bagnato da la tempesta,
e mo' che steva piglianno 'no poco
de calimma 'nfaccia a sto fuoco,
uscìa me vo levà la vampa da vicino? ... gnernò...
uscìa si azzezzi, e facimmo 'no poco de conversazione.

EMILIA
Come vi piace, sediamo pure.
Conosco dal vostro
accento, che siete Napolitano?

ROMUALDO
Gnernò.
Napoli non mi sbucciò, ma mi poppò,
Spagna fu quella, che mi devacò.

EMILIA
Vale dire che nasceste in Ispagna?

ROMUALDO
Addò, senza pregiudizià i tuoi colori,
ce stanno porzi de' quadri vivaci, ed apprettatoni.

EMILIA
(Fra sé)
Qual somiglianza di circostanze!

(A Romualdo)

E come siete in Inghilterra?

ROMUALDO
Eh! de la storia mia se ne potarríano stampà
diece volume in foglio!
'Na sposa che a uso de trasformazione
teatrale me sparesce dall'uocchie,
me fa ire ancora spierto e demierto.

EMILIA
(Fra sé)
Oh Dio!

ROMUALDO
(Fra sé)
Chesta che ave?

(Ad Emilia)

'No prèncepo, che m'era zio, volette farme fa 'no
matrimonio degno della mia nobile nobiltà,
e me 'ncaparraje co 'na figlia de 'no Milordo, che
steva a Londra; io, che so stato sempe amico
de viaggià, subeto partette da Napole
pe' ghì a Londra a trovà la sposa;
ma statte a sentì,
ca mo' vene 'no punto de scena pe' farce
cadè justo 'no bello piezzo de museca. 

EMILIA
(Fra sé)
Che sia desso! oh sventurata!

ROMUALDO
(Fra sé)
Sta signora è attarantata!

EMILIA
(Fra sé)
Cosa far mi converrà?

ROMUALDO
(Fra sé)
Se contorce! che sarrà?

(Ad Emilia)

E cossì pe' seguitare,
jette a Londra, e non trovajo llà la sposa...

EMILIA
Ah!

ROMUALDO
La briccona, l'aveva fatta la frittata...

EMILIA
Ah!

ROMUALDO
Da casa era scappata
con un uom di tristo cuorio,
e un marito provisorio
se trovaie primma de me.

EMILIA
(Fra sé)
Sì... ch'è desso! io gelo... ohimè!

ROMUALDO
(Fra sé)
Che cos'ha se po' sapè?

EMILIA
Dite in grazia il vostro nome?

ROMUALDO
É no poco longariello.
Don Romualdo d'Occhiobello,
De' Marchesi Calobragos,
y Figueros, y Moncados,
Castanassos, Camposellos.

EMILIA
Ah! son morta!

ROMUALDO
Mia signora!
Si si ossessa va a malora!
Me ne fujo mo' mo' da te.

EMILIA
Ah! fermate, e ravvisate
quella rea, che vi ha tradito...
Sono Emilia...

ROMUALDO
Ohimè! che botta!

EMILIA
Sì, mancai... ma fui sedotta...

ROMUALDO
Ah!

EMILIA
Da un empio traditore ...

ROMUALDO
Ah!

EMILIA
Fu debole il mio core ...

ROMUALDO
Ih!

EMILIA
Ma tosto il pentimento
seguir seppe il fallo mio,
e un rimorso, un fier tormento
strazia sempre il mesto cor.

ROMUALDO
(Fra sé)
Vi' che muorzo dellicato
a sto fusto era stipato!
Ne che faccio? La perdono?
Me l'abbraccio? Me l'afferro!
Ma sto stommaco de fierro
mmeretà non ebbi ancor!

EMILIA
(Fra sè)
Egli estatico è restato!
Par mi guardi, e sia sdegnato!
Cresce, o cielo! il mio periglio!
Chi mi dà qualche consiglio?
Ah! ti bastin le mie pene
sorte a me nemica ognor!

(via)
 

ROMUALDO
Ora vi'! io so restato de preta torchina!
Chesta è Emilia, chella che me facette
lo bello chiantaruole!
e io so restato comme a 'no 'ncantato
senza dirle 'na parola,
mente l'aveva carrecà de 'mproperie.

Scena Ottava

CANDIDA
Quel lacero marinaio, che vi ha soccorso allorchè
ribaltò la vostra carrozza, è venuto per ubbidire al
vostro comando.

ROMUALDO
Gnorsi, è ghiusto che ha da avè 'no buono regalo,
ma mo' tengo auti guai pe' la capo:
dimme 'na cosa... la direttrice de sto luogo
è Emilia Lavapulle?

CANDIDA
Che sento! e come vi è noto?

ROMUALDO
Avimmo saputo tutto.

CANDIDA
E qual relazione avete voi con essa?

ROMUALDO
Quà relazione! oh bella! Io songo il suo destinato
connubbio, che da Napoli me portaje a Londra,
e pe' fa sto bello matrimonio.

CANDIDA
(Fra sè)
Costui!

ROMUALDO
Che! tu pure patisce de storzille?

CANDIDA
Voi siete quello? Oh, quale combinazione!

ROMUALDO
Aggio risoluto:
fa trasì lo marinaro ca mo' lo rialo e
po' me la voglio fumà,
sto retiro s'è fatto periculuso pe 'mme.

CANDIDA
Vado a servirvi.

(via)

ROMUALDO
Chiammammo a Federico; sto secreto lo pozzo
confidà a lo segretario... Federico!

Scena Nona

FEDERICO
A vostri comandi.

ROMUALDO
Non saje la novità?

FEDERICO
E quale?

ROMUALDO
Aggio trovato la sposa, che m'era forjuta dal
primo letto. 

FEDERICO
Che mai dite? Emilia?

ROMUALDO
Emilia è la capo de sto romitaggio.

FEDERICO
(Fra sè)
Che sento mai! Ora si scopriranno i miei raggiri.

ROMUALDO
Chesto che d'è!
lo nomme d'Emilia pare 'no talismano?
tu puro te sì smarizzato?

FEDERICO
Certamente... partiamo al momento.
Mi fa orrore questo luogo!

ROMUALDO
Che giovane d'onore?
se 'nteressa pe' lo patrone!

FEDERICO
(Fra sè)
Feci male ad unirmi a costui, come segretario,
ma chi poteva pensare...

ROMUALDO
Chillo, che la carriaje, a la tagliola,
facette sette carrine.

FEDERICO
(Fra sè)
Egli non sa, che sono io quello.

ROMUALDO
Accossì fanno tutte li briccune. 

Scena Decima

CLAUDIO
(Fra sè)
Eccolo! quegli è l'empio seduttore di mia figlia: il
suo finto nome nulla valse a celarlo
alle mie ricerche.
Oh, mia vendetta! sarai paga alla fine!

(Forte)

Signori, che volete da me?

ROMUALDO
Viene ccà, tu, che me pare asciuto da 'no spetale,
azzeccate, ca t'avimmo da ringrazià, e regalà,
pecché ce aje sarvata la vita.

FEDERICO
(Fra sè)
(Con qual fierezza mi osserva colui!)

ROMUALDO
Pigliate ste ghinee.

CLAUDIO
Io non vendo il mio dovere.

ROMUALDO
Oh mmalora!
'no pezzente è cchiù sguazzone de nuje!

FEDERICO
Chi sei? Perché così attento mi guardi? 

CLAUDIO
Io ritrovo in voi la somiglianza
di una persona che conosco.  

FEDERICO
Tu credi avermi conosciuto altrove forse?

CLAUDIO
No,ma...  

FEDERICO
Chi sei?...

CLAUDIO
Un infelice bersaglio dell'ira della sorte:
l'empio, che vi rassomiglia...
m'involò tutto... fino l'onore...

FEDERICO
(Fra sè)
Quai detti!

ROMUALDO
No, Federì!
tu rassomiglie a 'no buono galantommo!

FEDERICO
E che ti fece colui?  

CLAUDIO
Portò la maledizione nella mia famiglia. Io era
schiavo ne' bagni dell'Affrica,
ed al mio ritorno...

FEDERICO
Tu fosti schiavo?

(Fra sè)

qual palpito!

ROMUALDO
E comme te sarvaste?

CLAUDIO
Col mio coraggio. Venti anni languii miseramente
fra quell'orrore. Intanto un usurpatore
s'impossessò de' miei beni,
dopo avermi calunniato di gravi misfatti,
che meritarono la mia proscrizione,
e mi ridusse nello squallore, in cui mi vedete.
Mi restavano degli esseri a me cari... Oh Dio!

(fremendo guarda Federico)

ROMUALDO
Federì, sto schiavo te saetta coll'uocchie!
Che l'ha cottíco?

FEDERICO
(Fra sè)
Io tremo!

ROMUALDO
Appriesso.

CLAUDIO
Covava nel mio seno il disegno di liberarmi,
come il fuoco nelle viscere di un vulcano.
Finalmente mi riuscì di sedurre
il mio vigilante custode con lusinghiere promesse.
Essendo un giorno al travaglio alla riva del
mare, vidi un piccolo naviglio abbandonato.
Pregai, scongiurai il mio custode a profittarne:
era vicina la notte;
una folta nebbia ci favoriva.
Attraversammo vogando a tutta possa
un piccolo seno di mare.
I barbari, fatti avvertiti della nostra fuga,
vomitarono contro di noi da molte bocche
di fuoco, a più riprese, la morte;
le armi del mio custode ci servirono di difesa.
Il desiderio di conservarci la vita
dava vigore al nostro braccio,
fino che salvi e lieti
innalzammo all'Essere degli esseri
i più sinceri ringraziamenti.

ROMUALDO
Tornaste a la casa toja?

CLAUDIO
Tornai per trovarvi il pianto, il disonore,
e la morte.
Ora mi mantiene in vita il desiderio di vendetta.
Scellerato! tu mi strappasti dal seno gli oggetti più
cari, tu m'involasti l'onore...
l'onore... ecco ciò che dirò quando la sorte
mi farà trovare il mio nemico.

ROMUALDO
Oh poverommo!
Io non lo vorria manco conoscere!
Si me pare 'no diavolo,
schitto pe' lo pensiero de vederlo,
e quanno te ce 'ncuntre, ne faje 'na vrenna?

Scena Undicesima

CANDIDA
(Entrano)
A momenti verrà la direttrice.

CLAUDIO
Emilia!

CANDIDA
La conosci?

CLAUDIO
La fama della sua virtù
mi fa desiderare di conoscerla.

FEDERICO
(Fra sè)
Sono così agitato,
che non comprendo me stesso!

CLAUDIO
(Fra sè)
Vedrò dunque mia figlia? Essa non mi conosce.
Inosservato vedrò se è vero il suo pentimento.
Ella ignora, che colui qui si trovi.
Core di tenero padre, osserva, soffri e taci. 

Scena Dodicesima

(
Giunge Emilia e gettando l'occhio su Federico
resta estremamente sorpresa e subito dice)


EMILIA
Giusto ciel! chi vedo! oh Dio!
Chi mi aita! ... Io manco ... io gemo...

(sviene)

FEDERICO
(con grave sorpresa, fra sè)
Ella è d'essa! ... Io gelo ... io tremo!

CLAUDIO
(Fra sè)
Di livor avampo, e fremo!

CANDIDA
Soccorrete la meschina! ...
Dal dolor mancando va...  

ROMUALDO
Chella cade in svenimento!
Chisto strilla, e fa sbaratto! ...
L'auto sgriscia comm'a gatto!
E stonato io resto ccà!

CLAUDIO
(Fra sè)
Cor di padre' io già ti sento!
Tu mi palpiti nel petto...
Frenar deggio il vario affetto
di vendetta, e di pietà! 

CANDIDA
(ad Emilia)
Prende fiato!

ROMUALDO
(ad Emilia)
Va... coraggio!

CANDIDA
Che vi affligge?

ROMUALDO
Cos'avete?

EMILIA
Dallo sguardo mi togliete quell'indegno traditor!

ROMUALDO
Chi è st'indegno? Forse uscìa?
Forse tu? Donca io so chillo?
Ma vì comme lo tentillo
me vò proprio carfettà!

EMILIA
Quest'asilo d'innocenza
profanar osasti... audace!
Va! t'invola! la mia pace
per pietà non disturbar!

FEDERICO
Cara Emilia, a' piedi tuoi
il perdon prostrato imploro.  

ROMUALDO
Ma che d'è sto concistoro? Chisto è lui?...

EMILIA
Questi è l'indegno,
che mi rese scellerata,
e una madre sventurata,
ei mi fece abbandonar.

ROMUALDO
Che sorpresa! che mai sento!
Chi le dà tanto tormiento
alommanco se sa mo'.

EMILIA, CLAUDIO
Dell'indegno il turbamento
il delitto fe' palese:
il piacer del suo tormento
il mio core sollevò.

CANDIDA
Che sorpresa! che mai sento!
La cagion del suo tormento finalmente si svelò.

FEDERICO
La vergogna, il turbamento
come mai nasconderò?

ROMUALDO
Tu addonca si' chillo
che a me la ficcò?
Pe farme messere
lo nomme te cagne?
Sta quaglia era mia,
e tu te la magne?
Ah, brutto majale!
Indegna marmotta!
De sango 'na votta
cacciar ti saprò!

CLAUDIO
(Fra sè)
Ah! l'ira nel seno
frenar più non so!

(a Federico)

Signore venite, parlarvi desìo.

EMILIA
Qual volto! gran Dio!
quai moti nel petto!

CLAUDIO
(a Federico)
Andiamo.

FEDERICO
Ma dove?

ROMUALDO
Garbato soggetto!
Io poi parlerò.

EMILIA, CANDIDA
Lo sdegno frenate...

FEDERICO
Qual'ira!

CLAUDIO
Tremate!

ROMUALDO
Ch'è stato?

CANDIDA
Un momento!

EMILIA
(a Claudio)
Lo sdegno ammorzate,

(a Federico)

partite di qua!

TUTTI
Si sospenda per or la contesa;
sarà meglio partire di qua.

ROMUALDO
Si non tengo lo carro a la scesa, 'no
fracasso mo' vide assommà!

CLAUDIO
(Fra sè)
Fuor di qua trar lo vorrei...

FEDERICO
(Fra sè)
Ah! di qua partir vorrei!...

CLAUDIO
(Fra sè)
Fuor di qua mi spinge l'ira..

EMILIA, CANDIDA
Tosto andate fuor di qua.

TUTTI
Già si oscura la mia mente,
e consiglio più non sente!
Lo stupore va crescendo!
Più me (stessa/stesso) non comprendo!
Son (confusa/confuso) ed (agitata/agitato)
e non so che mai sarà!

(Tutti viano ad eccezione di Federico)  

Scena Tredicesima

FEDERICO
Che mi avvenne! Qui Emilia?
Qui quella donna infelice da me tradita?

LUIGIA
(Entra)
Federico, che vuol dire,
che qui si faceva tanto rumore?

FEDERICO
(Fra sè)
Seguirò ad ingannare anche costei?

LUIGIA
Non mi rispondi?

FEDERICO
(Fra sè)
Conviene disingannarla. É tempo ormai di
ricalcare il sentiero della virtù, e detestare
il reo costume, in cui vissi finora.

LUIGIA
Insomma tu a che pensi?

FEDERICO
(Para sí)
Col finto nome del colonnello Villars
sedussi la povera Emilia,
con quello di Federico implorerò il suo perdono:
potrà negarmelo quell'anima generosa?

LUIGIA
E così, mi hai tu presa per un fantoccio?

FEDERICO
(Fra sè)
Emilia è mia moglie... i nostri legami
non possono frangersi che dalla morte. 

LUIGIA
Adesso adesso mi fai salire le furie, ti dico...

ROMUALDO
(Entra)
Oh, eccolo cca! Lupus in fraveca!
Ma dimme 'na cosa, tu chì mmalora sì?
Federico o lo colonnello Mallardo?  

FEDERICO
Signore...

ROMUALDO
Non me fa lo cuollo stuorto!...
anima senza un callo di vereconnia!
s'è squagliato lo zuccaro a lo confietto,
e 'mmece de l'ammennola s'è scoverta la cogliandra:
oh mmalora?
E co' sto musso asciutto stive secretarianno
commìco, mentre m'avive arrobbata la mia secretarìa?

LUIGIA
Di chi parlate, don Romualdo?

CONTE
(Entra)
Alzate un po' la voce...
che maledetto vizio e quello di parlare fra denti!

ROMUALDO
Gnò, levate da 'nanze,

(a Luigia)

ca mo' mme pare 'no moschillo all'uocchie mieje!
tu lo vi' a chisto ccà! non te pare 'no buono figlio?
Eppure è la quintassenza de le bricconarie,
è 'no 'nganna figlio de mamma.

LUIGIA
Che dite?

ROMUALDO
Sto galantommo fuje chillo, che co lo nomme
de lo colonnello Mallardo 'ngannaje a Emilia,
chella che mo' s'è ritirata a servì lo Cielo
dinto a sto retiro,
e che io pè pigliarme pe' mogliera
me facette lo viaggio da Napole a Londra.

FEDERICO
Ah! son perduto!

CONTE
Chi cerca aiuto?

LUIGIA
E dice il vero, don Romualdo?

ROMUALDO
Dico lo vero? E addimmanna a isso,
e bì si ave coraggio de lo negare.

LUIGIA
Tu taci, e abbassi gli occhi? Ah, indegno!
E dunque vero, che sei un seduttore?

FEDERICO
Oh Dio!

LUIGIA
Perfido! dunque ancor
io sono stata da te ingannata?

ROMUALDO
Gnò!... 'ngannata!
comme 'ngannata!
Chi t'ha 'ngannata?

FEDERICO
Ah, perdonatemi!

ROMUALDO
Perdonateme... oh mmalora!
E che t'ave da perdonà?
sta a bedere ca me volive fa st'auta mattonella!

LUIGIA
No... non ti ascolto, scellerato!

ROMUALDO
Ne, 'ntorcia a biento
e tu non siente chille che ne vottano?

CONTE
(che ha sentito male)
Fiottano, e perché fiottano?

LUIGIA
Ah! che io sono disperata! Io piango dalla rabbia!

ROMUALDO
Tu chiagne! te dispiere!
se pò sapè che t'ha afferrato?

LUIGIA
Se mi volete bene, ammazzate quel traditore.

ROMUALDO
L'aggio d'accidere! e pecché?

LUIGIA
Perché mi ha rubato il core, perché mi ha innamorata
alla follia e poi mi tradisce crudelmente.

ROMUALDO
Comme! comme! 'nnammorata! C'era
st'auto bazzicotto? E tu faccia d'ottantotto!
Mutria tosta, e 'mmiscottata!
Na mogliera m'aje guastata,
me vuò l'auta mo' arrobbà?

CONTE
Ma mi dite in carità...

ROMUALDO
Oh! si Cò! non me stonà!

(a Luigia)

Te spassave a manco, e a ritto
mo commíco, e mo' co' chillo?
Che balea quel purpo fritto
co' sta cernia, che sta cca?

CONTE
Ma si può saper che fu?

ROMUALDO
Gnò! non starme a 'nfracetà!

(a Luigia)

si tu appena aje quinnece anne,
e no secolo aje de 'mbroglie.
Da vinte anne tu arravuoglie
tutta affè la umanità!

CONTE
Ma si può saper che fu?

ROMUALDO
Gnò! mmalora! fatte llà!

(a Federico)

E de filo, o iniquo, e fello!
Me vuò fa morì zetiello?
Ma sta vota sto voccone
' ncanna affè t'annozzarrà.

CONTE
Ma vedete col malanno...

ROMUALDO
Gnò! no cchiù! vi' ca mo' sferro!

CONTE
Chi va a terra?

ROMUALDO
Va a mmalora!

CONTE
Chi sta fuora?

ROMUALDO
Ah, ca mo' schiatto!

CONTE
Corre il gatto?

ROMUALDO
Gnò! vattenne,
ca l'arraggia m'è sagliuta!
' no maciello, ' n' arrostuta
io ne faccio de vuje cca!
Ah! ca 'ncapo già me sento
'no fracasso, 'na battaglia!
Ah, la vista me s'abbaglia!
Cchiù che faccio non se sa!

LUIGIA
Così fiero tradimento
chi poteva immaginar?

FEDERICO
Così tristo avvenimento
chi poteva immaginar?

(via Romualdo)

LUIGIA
Guardami in fronte, se hai cuore!

FEDERICO
Ah, lasciatemi a miei rimorsi... io più non reggo
al loro strazio tormentatore.

(via)

LUIGIA
Caro padre! soccorretemi...

CONTE
Che vuoi?

LUIGIA
Io sono la donna più infelice!

(via)

CONTE
Va cercando Beatrice?
sarà qualche suora di questo ritiro.

(via)

Scena Quattordicesima

EMILIA
Delle mie pene, o stelle,
non vi basta il rigor? Perché più fiere
scendano in petto a lacerarmi il core
offriste al guardo mio quel seduttore?

(resta concentrata)

CLAUDIO
(Fra sè)
Eccola! O di natura
voci soavi! io già vi sento in seno!
Fra le mie braccia almeno... Ah no! ti arresta
padre infelice, e 'l fallo suo detesta!

(Emilia si scuote alla voce di Claudio.)

EMILIA
Quell'uom!
Chi sei? Che chiedi?

CLAUDIO
(Fra sè)
A quell'aspetto
di vario affetto un rio tumulto io provo!
Ire! voi chieggo, e in me più voi non trovo!

EMILIA
Mi guardi, e taci?

CLAUDIO
Emilia, in me ravvisa
dell'autor de' tuoi giorni
un'amico leal: sol per suo cenno
qui spingo il piè.

EMILIA
Che dici! Ah!
Tu m'inganni! Inesorabil morte
alla figlia, alla sposa già lo rapì...

CLAUDIO
No... ancora,
ma per serbarlo a' più crudeli affanni,
reggono i giorni suoi gli astri tiranni.

EMILIA
Che ascolto!

CLAUDIO
Ei meco errante,
sciolte di schiavitù le aspre ritorte,
affronta il suo destin, sfida la sorte.

EMILIA
Vive il padre? E a me non vola?
E natura a me nol guida?

CLAUDIO
Di una figlia matricida odia in te la crudeltà.

EMILIA
Taci... oh Dio! Del ciel la folgore
cruda è men di questi accenti!...
Ch'io son rea tu mi rammenti,
che il mio fallo ugual non ha.

CLAUDIO

(Fra sè)
Al suo pianto... a quei tormenti
mi si desta in sen pietà!

EMILIA
Ah! dov'è? Mi addita almeno...

CLAUDIO
(Fra sè)
Quale istante!

(Ad Emilia)

Ah, senti... aspetta...

EMILIA
Io farò la sua vendetta...
Al suo piè spirar saprò.

CLAUDIO
Dell'error tu sei pentita?

EMILIA
Non tel dice il dolor mio?

CLAUDIO
Ah! più regger non poss'io!
Deh, ti appressa... io ti perdono...

EMILIA
Che! fia ver?

CLAUDIO
Tuo padre io sono...

EMILIA
Come? Oh ciel!

CLAUDIO
Fra queste braccia vieni, o figlia!...

EMILIA
Ah, padre amato!

CLAUDIO, EMILIA
Se al tuo sen mi rende il fato,
che bramar di più non so!

EMILIA
Alfin sarò felice del genitore accanto...
Ah, no... questo è un incanto,
è un sogno ingannator!

CLAUDIO
Ah! ti consoli, o figlia, il
mio paterno amore ...
Non ti delude il core ...
Tu stringi il genitor.  

EMILIA
Padre!

CLAUDIO
Mia cara!

EMILIA, CLAUDIO
Oh, gioia! Oh, qual diletto io sento!
L'eccesso del contento
fa ribalzarmi il cor!
Oh, come in un baleno
tutto cangiò di aspetto!
Stringiti a questo seno...
Tu sai bearmi ancor!

(viano abbracciati)

Scena Última

ROMUALDO
Pensace buono, don Romuà!
Vi' ca se 'ntrovola l'aria pe' tè.
Chesta nennella, che buò sposà,
de fauzo quarto patesce affè.
E che so pazzo? Vao mo' a scocchià.
Ste mela fràcete non so pe' mme.
Ma vi' la sciorte quante ne fa!
'Na sposa in erba se ne scappò,
e mo' chest'auta me fa smiccià
col segretario 'no bello flammò.
Mo' a tutte doje le manno llà,
e sempre cerbero mi restarrò.

LUIGIA
Deh, correte, mio signore.

LUIGIA, CONTE
Là succede un brutto guaio...
Quell'audace marinaio
Federico osa insultar.

ROMUALDO
Songo amico de la pace,
non me voglio cimentà.

CORO
Arrestiamo quell'audace...

FEDERICO
Importuno, a che mi offendi?

CLAUDIO
Vo' da te risarcimento...
Oltraggiasti l'onor mio...

FEDERICO
Tu chi sei? Palesa il nome...
Di conoscerti ho desio...

CLAUDIO
Io son tal, che tremerai il mio nome in ascoltar.

FEDERICO
Parla.

CORO
Svelati.

EMILIA
(Fra sè)
Oh, cimento!

FEDERICO
Non tacer...

CORO
Dell'ardimento darai conto...

CLAUDIO
Ah, traditore!...
Sappi... io son...

EMILIA
Del padre mio
fu compagno negli affanni...
E qui venne a farmi nota
di sua morte sventurata
la crudel fatalità.

CLAUDIO
Ma la colpa invendicata
giuro al ciel! non resterà.

EMILIA
(Fra sè)
E una figlia sciagurata,
che da voi chiede pietà! 

FEDERICO
(Fra sè)
Da rimorsi lacerata
l'alma in sen penando sta!

ROMUALDO
Vi' che pessima jornata
pe' me aveva da spuntà.

LUIGIA, CANDIDA
(Fra sè)
Sento l'anima agitata... Giusto ciel!
che mai sarà?

CONTE
(Fra sè)
Veggo ogni anima agitata
ma la causa non si sa!

TUTTI
Quanto è terribile
questo momento!
Non basto a reggere
al rio tormento,
che in petto l'anima
straziando va!
Ah! non più fulmini
sorte spietata!
Ma torni a splendere
la desiata
soave, amabile
serenità!



ATTO SECONDO


(
Cortile nell'interno del ritiro)

Scena Prima

(Coro di contadini, Luigia e Candida)

PARTE DEL CORO
É partito?

ALTRA PARTE
Non ancora.

TUTTI
Che insolente marinaio!
Ei di torbidi un vespaio
è venuto qui a destar.
Sbuffa, smania, ognor minaccia,
non si sa cosa pretenda,
ma per lui questa faccenda
andrà male a terminar.

LUIGIA
Ah, perché di un traditore
al periglio ancor pavento?
Né l'orror del tradimento
l'amor mio può superar?

CANDIDA
Odio merta, e non affetto
quell'indegno seduttore,
che il candor di un puro core
sempre è intento ad ingannar.

LUIGIA
Fra l'amore, e la vendetta
sento l'alma palpitar!

CANDIDA
Sì, del cielo la vendetta
saprà l'empio fulminar.

CORO
Ah! di Emilia poveretta
chi gli affanni sa calmar?

(Vanno via i contadini.) 

LUIGIA
Ma non si è penetrato ancora per qual ragione
quel marinaio tanto s'interessi
de' casi di Emilia?

CANDIDA
Egli asserisce di essere un amico di suo padre.

LUIGIA
Ah! quanto li son tenuta,
se ha saputo palesarmi un traditore!

CANDIDA
Ma non siete voi destinata
alle nozze di don Romualdo?

LUIGIA
Conosco il mio fallo, e sento purtroppo la forza
de' vostri rimproveri. Ma, giovanetta inesperta
ho facilmente ceduto alle premure di un perfido
che, profittando della inclinazione del mio core
prometteva farmi felice colla sua mano.

CANDIDA
Quanto sovente il nostro sesso
si affida alle lusinghe degli uomini!
La sventurata Emilia
ne offre un deplorabile esempio.
Permettete, che io vada presso di lei.
Vorrei, se potessi, a costo della mia vita
calmare il suo crudele affanno.

(via)

LUIGIA
Ed ora cosa sarà di me?
Ecco don Romualdo:
ah! mi convien placarlo, per non espormi allo
sdegno del padre.

Scena Seconda

ROMUALDO
Oh, staje cca, gallone a doje facce!
sposa fantasmagorica!
Ma sta vota t'è benuto curto lo jeppono:
t'aje jocato tridece, e t'è asciuto sittantanove.

LUIGIA
Voi tutto prendete sul serio,
e non volete permettere ad una ragazza
qualche scherzo talvolta?

ROMUALDO
Quà sghizzo? No, tu pazziave co' tutta la verità:
Oh Luì! tu saje, ca io aggio magnato pane de
cchiù forne! vi' si mo 'na muccosella, comme a te,
po' portà 'ncarrozza a 'no viaggiatore,
che ha smerzato dinto e fora l'orbe terraqueo
ed aquatico!

LUIGIA
É vero, che poc'anzi io mi adirai con Federico,
ma lo feci a solo oggetto di vendicarmi di voi,
perché appena qui giunto, vi siete divagato
a fare il bello colle donne di questo luogo.

ROMUALDO
Sta vota lo tentore ha sbagliata la tenta carmosina,
e la pezza n'è benuta a colore.
Confessa, o fella! fefelli! falsum!
ca te piaceva de cammenà co lo cavallo de sotta,
e lo pertechino...

LUIGIA
Ma io...

ROMUALDO
Sta zitta!...

LUIGIA
Ma voi...

ROMUALDO
Non parlà! Ca mo' anticipo i miei dritti
dominicali, te taglio sto naso
de poparuolo, e non te faccio
bona né pe' me, né pe' l'aute.  

LUIGIA
Oh! queste ingiurie. Oltrepassano il segno!

CONTE
Vi trovo alla fine! Posso o no sapere con tutto
l'agio adesso, che siamo soli, che mai voglia dire
tanto susurro, tante cere torbide e convulsive,
che veggo in questo ritiro?

ROMUALDO
Vattenne, si Cò, ca mo non aggio golio
de perdere né capo, né pacienzia, né luce.

CONTE
Per la insolenza di quel feroce?

ROMUALDO
(fortissimo)
Parla co' figlieta, ca essa sape tutto lo 'mbruoglio.

CONTE
Ah! dimmi dunque tu, Luigia mia.

LUIGIA
Don Romualdo anche in piedi sogna.

CONTE
Mi vedi, ed hai vergogna?
Qual male ho fatto io?

ROMUALDO
Vergogna, a fíglieta?
chella tene 'na faccia, chela può fonnere,
e farne 'no cannone de corzea!

CONTE
Che? il bastone di Andrea?

ROMUALDO
No la varra de Tommaso, che starría bona
'ncapo a te e a figlieta.

LUIGIA
(Fra sè)
É meglio, che io fugga, per evitare
un dispiacevole sviluppo.

(via)

ROMUALDO
E mo' te ne sì fojuta!
Oh! ma l'aje da fa commíco.

CONTE
Dove andate? Luigia?
L'avete fatta andar via,
perché non mi dicesse la verità?
Oh, ma io non vi lascio, e voglio ad ogni costo
sapere da voi fil filo tutto il fatto...

ROMUALDO
Ca tu me 'ngutte e stúzzeche
pe' te contà lo fatto,
io strillo comme a 'n'aquila,
tu non me 'ntienne affatto,
e a uscìa pe' farme 'ntennere
mo' non borria crepà!

CONTE
Ma a cosa ci entra Venere?
L'arpia chi mai sarà?

ROMUALDO
(fortissimo)
Dico, ca Troja in cenere
priesto vedraje tu cca.

CONTE
Ma piano' cospettone
Più giù con quel vocione!
Un sordo io non son già!

ROMUALDO
E appriesso vo ragione!
Ma vi' che scoppolone
al Conte ho da sonà!

CONTE
Chi è quel marinaro?

ROMUALDO
É 'n'animale anfibio.

CONTE
Chi è? Pasqual Polibio?

ROMUALDO
Che fremma! è 'n'ommo quida...

CONTE
Ti sfida? A quale oggetto?

ROMUALDO
Ah! ca na vena 'mpietto
me sento già schiattà!

CONTE
Perché con Federico
gesti facea da matto?

ROMUALDO
Ca chisto è chillo fatto, che non se pò appurà.

CONTE
Che dici?

ROMUALDO
Ca non saccio.

CONTE
Che cosa? un gallinaccio?

ROMUALDO
Puozz'essere scannato!

CONTE
Davver? glie l'ha rubato?

ROMUALDO
'Na vranca de saette!

CONTE
Poi se lo fe' in polpette?

ROMUALDO
(fortissimo)
'No vero porpettone
'ncoscienza sì papà!

CONTE
Ma piano! cospettone!
Un Sordo io non son già.

ROMUALDO
(come sopra)
Figlieta è 'na briccona.

CONTE
Briccona! e perché mai?

ROMUALDO
(come sopra)
Ca tene famma assai.

CONTE
É carne, che ha da crescere, lasciala satollar.

ROMUALDO
Puozze morì de subeto
tu, Federico, e figlieta,
e io, che fra ste 'ntapeche,
fra surde, 'mbroglie e diavole
se lo sollenne arcaseno,
che ancora stongo ccà!
Ma si accommenza a chiovere,
cca vide lo delluvio,
la lava corre a furia,
se sentono le tronola,
e a te lo primmo fruvole
le recchie ha da spilà!  

CONTE
Oh, povero mio genero!
Diventa già frenetico!
Se cresce più il delirio,
la cosa si fa seria...
Acqua! Salasso! Subito!
Spavento inver mi dà!

(fugge inseguito da don Romualdo)

Scena Terza

FEDERICO
Deh, non mi fuggite... ascoltatemi per pietà...

CANDIDA
Che potreste dirmi? Osereste giustificarvi
della vostra inescusabile perfidia?
Non contento abbastanza di aver
resa infelice una credula donna,
avreste altri lacci da tenderle, per vieppiù tormentarla?

FEDERICO
Ah no! ... io provo invece i più crudi rimorsi,
e rientrato in me stesso,
vorrei render la pace al desolato core di Emilia.

CANDIDA
E come sperarlo? Richiamando dalla tomba
la sua genitrice,
vittima del vostro barbaro inganno.

FEDERICO
Riparando in parte i miei torti, mercé la offerta
della mia mano.
Ah, voi che tanto amate la vostra
amica, consigliatela al mio perdono. Io non posso,
non so esistere in odio a colei,
che ora un sincero
pentimento mi rende tanto cara! Io son pronto a
dare qualunque pruova del mio ravvedimento.

CANDIDA
Con un'altra amante al fianco?

FEDERICO
Luigia mi è indifferente. Emilia ha saputo spegnere
la mia nascente inclinazione per essa.

CANDIDA
(Fra sè)
Non sarebbe veramente questo il primo caso di
conciliare tutto il mal fatto con un'imeneo.

FEDERICO
Voi siete commossa... ah! lo veggo!
La vostra bell'anima
è già di me impietosita.

CANDIDA
Di voi non già: son sincera, e vi dico, che il
vostro fallo non merita perdono; ma la sola
speranza di temprare le pene dell'amica
mi determina ad aprire il labbro in vostro favore.
Possano le mie premure produrre
il desiato effetto!

FEDERICO
Oh, quanto vi son grato! a sgombrare ogni dubbio
da don Romualdo, e calmarlo sul possesso di
Luigia, ho anche pensato d'implorare i suoi
uffizi presso Emilia.

CANDIDA
Mi sembra difficile, che egli voglia a vostro pro
impiegarsi, mentre voi li avete insidiate due amanti.

FEDERICO
Io conosco il suo core, e mi auguro di riuscirvi.

CANDIDA
Fatelo pure.
Io vado in cerca di Emilia: sarei felice,
se potessi tergere le sue lagrime.

(via)

FEDERICO
Giunge opportuno don Romualdo. Coraggio!

Scena Quarta

ROMUALDO
Aggio visto chillo briccone de Federico, che
ghieva appriesso a chella porputa solitaria ch'è
la confidente d'Emilia: se volesse lo malandrino
acconcià 'n'auta mogliera pe' l'inverno?

FEDERICO
(con voce sommessa)
Don Romualdo!

ROMUALDO
Uh! sta cca lo faccio d'acciso!

FEDERICO
Prendete...

(Porgendogli un pugnale)

ROMUALDO
No cortiello!

FEDERICO
Sì, uccidetemi... ecco il mio petto
esposto a' vostri colpi...

ROMUALDO
A me? E pe' l'ultimo complimento me vorrisse
fa provà porzì 'no poco de cannavo d'Inghilterra?

FEDERICO
Conosca con mio estremo cordoglio di avervi
tradito, e desidero che la vostra mano istessa
vendichi il ricevuto oltraggio...

ROMUALDO
E che abbasta sto cuorio tujo,
che non bà 'na decinco,
pe' pagarme tutte le bricconarie,
che m'aje fatte?

FEDERICO
Se parlate di Luigia, io non ho tutto il torto...

ROMUALDO
No? Embè lo tuorto l'avarraggio io, che non te
l'aggio consegnata ancora co' doje detella...

FEDERICO
Fu essa che mi premurava ad amarla,
ed io sempre dissuadendola, l'ho anzi consigliata
all'adempimento de' suoi doveri:
dimandatelo a lei stessa,
e non saprà negarlo alla mia presenza.

ROMUALDO
Ah! fuje essa la contumace?
E po' lo Conte gnore
dice ca è carne che ha da crescere.

FEDERICO
Allora che Emilia fu da me sedotta,
io non aveva la sorte di conoscervi:
non sarei stato altrimenti capace
di farvi la menoma ingiuria.

ROMUALDO
'Nzomma a chello, che bedo, stammo parapatta,
e pace: anze pe' contentino t'avarraggio
da mannà porzì quacche regalo?

FEDERICO
Ah sì, un regalo il più prezioso è quello che io
attendo dal vostro ottimo core.

ROMUALDO
Ma vi' si la mutria de chisto non è la calamita de
la ponia 'nfaccia! Va dicenno, che t'avarria da rialà,
pe' spedirme la vera patente de chillo,
che bà co' la campana 'ncanna!

FEDERICO
Essa è lì.  

ROMUALDO
Embè che buò?

FEDERICO
Io son qui ...

ROMUALDO
E io costà...

FEDERICO
Ah, voi sì...

ROMUALDO
Sapè se pò che bò di
sto quì, sto llì?

FEDERICO
Ah, signor! per carità!

ROMUALDO
Va dicenno alò, ciaferro!
'N'auta 'mbroglia, 'n'auto perro
me vorrisse preparà?

FEDERICO
Voi, che amico del bel sesso,
accogliete in petto amore,
voi, che in sen chiudete un core
e sensibile, e pietoso,
accorrete, generoso,
le mie pene a ristorar!

ROMUALDO
M'arrobaste 'na mogliera,
m'aje sbotata mo' ' na sposa;
quacche sora pe' refosa
me vorrisse sgraffignà?

FEDERICO
Il mio labbro... oh ciel! non osa...

ROMUALDO
Vi' che bernia è chesta ccà!

FEDERICO
Sappiate... Emilia è lì...
Chiamatela voi qui...
Perdono a' falli miei
mi ottenga alfin da lei
la vostra autorità.

ROMUALDO

Vattenne, o a lo paese
mo'proprio te ce manno!
Mmalora! il turcimanno
porzi me vuò fa fà?

FEDERICO
Che smania. Ohimè! che affanno!
Per me non vi è pietà!

ROMUALDO
Vattenne, o mo' te scanno...
Me lasso a paccarià!...

EMILIA
Qual strida?

FEDERICO
Emilia!

EMILIA
Oh, stelle!

FEDERICO
A' piedi tuoi, deh mira...

EMILIA
E ancor fra queste mura
il traditor si aggira?
E non è sazio ancora
del mio crudel tormento?
In rimirarlo io sento l'anima vacillar!

ROMUALDO
Doje 'ntorce a quatto lume
smicciai pe' st'animale,
er mo' 'n'auto stutale
me vo fa smoccolà?

FEDERICO
Mi ascolta...

EMILIA
Indegno! Parti...

ROMUALDO
Arronza, o mo' te smosso...

(Nell'investirlo Emilia lo ferma, e così in seguito)  

EMILIA
Fermatevi...

FEDERICO
Non posso da te partir...

ROMUALDO
Te scresto!

EMILIA
Fermatevi...

FEDERICO
Funesto sarà il mio fin...

ROMUALDO
T'accido!

EMILIA
Fermatevi...
che puoi tu dirmi, anima ria?

FEDERICO
Che della colpa mia pentito io son...

ROMUALDO
Tè! Piglia!

EMILIA
Fermatevi...

ROMUALDO
Mmalora!
Me pare, o mia signora,
che mente lo vuò muorto,
o ha ragione o tuorto
lo fatto vuò 'mpattà.

EMILIA
(a Romualdo)
Un barbaro voi siete,
che ancor mi tormentate,
né compatir sapete
lo stato del mio cor!

FEDERICO
La vostra crudeltade
spietata a me si rende!
Di triste mie vicende
io veggo in voi l'autor!

ROMUALDO
Manna chi v'ha allattate!
Volite avè ragione,
e la remessione
v'avesse da fa mo'?

EMILIA, FEDERICO
Amor, crudele amore!
Tiranno de' mortali!
Per lacerare un core
mai cessa il tuo rigor!

ROMUALDO
Ah! comme a 'n ' ariatella
la capo sta votanno!
Fra Scilla e fra Carella
sbauzato ajemmè! ce sò!

(Viano per diverse strade.)

Scena Quinta

CLAUDIO
Ove ten vai? Arrestati! non fuggirmi,
è giunto il tempo, onde io ti sveli il mio nome,
e la cagione del mio risentimento!

FEDERICO
(Fra sè)
La voce di costui ha sul mio core
il potere istesso di quella di Emilia. 

CLAUDIO
(Fra sè)
Appresi il luogo, ove riposano le ceneri invendicate
della infelice mia sposa. Appiè di quella
tomba costui pagherà la pena de' suoi misfatti.

FEDERICO
E così che pretendi da me?

CLAUDIO
Vendetta, già tel dissi... sieguimi.  

FEDERICO
E dove?

CLAUDIO
Nel sotterraneo di questo ritiro.

FEDERICO
Vorresti forse?

CLAUDIO
Non credermi capace di una viltà. Vieni.

FEDERICO
(Fra sè)
Che può accadermi? morire?
Si segua il mio fato.

CLAUDIO
Risolvi...

FEDERICO
Ti seguo...

CLAUDIO
Ah! sarò pago una volta!

(viano)

CANDIDA
Che intesi! Oh, scompiglio! Oh, quale altra
trista avventura è per succedere!
Ah! Emilia! Oh Dio! se sapeste...

Scena Sesta

EMILIA
Che avvenne?

CANDIDA
Il marinaio trascina seco Federico nel sotterraneo,
per sacrificarlo alla sua vendetta.

EMILIA
Ah! son perduta! Corriamo, amica, a trattenerli,
ad impedire che avvenga un mal peggiore.
Don Romualdo, giungete a tempo! Deh,
unitevi a noi... soccorrete in questo momento
la sventurata Emilia.

ROMUALDO
Ch'è stato? Quacche auta bricconata de Federico?

CANDIDA
Vi è chi minaccia i suoi giorni.

ROMUALDO
E lassalo accidere!
Avrimmo 'no birbante de meno.

EMILIA
Ma non sapete in qual rischio sia per cadere una
persona a me cara... Ah! è questo l'istante
di farmi conoscere la vostra sensibilità.

ROMUALDO
Veramente la mia sensibilità cca dinto è
addevenota bestialità.

EMILIA
Restate dunque, inumano! Basteremo
noi sole a dissipare il fulmine
che sta scoppiando.

CANDIDA
No, no... venite...
voi non dovete abbandonarci
in circostanza così terribile.

ROMUALDO
Ma addò jammo?

EMILIA
Negli abissi, se fia d'uopo,
per salvar chi mi è caro

ROMUALDO
No, a l'abbisse vanne tu,
ca lo caudo m'ha fatto sempe male.

CANDIDA
Venite, e non dubbitate.

ROMUALDO
E ghiammo... vota, gira, e martella,
eppure 'no guajo ce l'aggio da passà dinto
a sto remitaggio.

(vanno via)

Scena Settima

(Rozzo sotterraneo, scavato dall'arte nel
macigno: vi si discende per lunga scalinata. Serve
questo di stanza sepolcrale alla famiglia Liverpool.
Nel mezzo è una tomba di fresco eretta, ov'è
attaccato il ritratto della madre di Emilia. Un
fanale è acceso avanti di
esso. Varie altre tombe
ingombrano la scena. Claudio precede con fiaccola
accesa Federico, che resta sugli
ultimi scalini) 

CLAUDIO
E a che ti arresti?

FEDERICO
Ove mi traggi? E in questo
mesto asilo di morte  perché mi guida il suo furor?

CLAUDIO
Del mio straziato core a pascer la vendetta
questo feral soggiorno, empio! ti aspetta.

FEDERICO
Chi sei?
Qual di oltraggiarmi dritto ti arroghi?

CLAUDIO
(indicandoli il ritratto)
In quella effigie il guardo
volgi, o crudel! la vittima in lei mira
del tuo delitto, e se rimorsi intendi
del giusto furor mio l'oggetto apprendi.

FEDERICO
Che! La madre di Emilia! Oh ciel!
mi sento le chiome sollevar!

CLAUDIO
Vedi quel ciglio molle di pianto?
Il sangue tuo mi chiede, e il verserò.

FEDERICO
(Fra sè)
Del fallo mio l'orrore il coraggio mi toglie!

(A Claudio)

Ah! per pietade, dimmi chi sei?

CLAUDIO
Comuni a me le offese
rende di Emilia un sacro
vincol di sangue, e a vendicar qui vengo
la madre sua, che il tuo misfatto ha spenta...
In me di un dio la ultrice man paventa!
Nel campo del valore
seppi sfidar la morte:
senno, virtude, onore
i passi miei guidò.
E un vile, un traditore
mai perdonar saprò.

FEDERICO
Di giovanile errore
mi trasportò l'eccesso:
del grave fallo io stesso
soffrir l'idea non so.
Ma dal mio duol oppresso,
estinto or or cadrò.

CLAUDIO
Che giova il pentimento,
se Emilia è già infelice?
Se nel crudel tormento
già langue il genitor?

FEDERICO
Ma il genitor già spento...

CLAUDIO
No, mancatore! In vita lo serba il cielo ancor.

FEDERICO
Ah! chi la via mi addita
da trarmi a tant'orror?
Saresti mai? Favella...

CLAUDIO
Son Claudio... alma rubella!
Che non da vil qual sei,
ma vengo i torti miei
a vendicar così.
Scegli...

(Cava due pistole e le presenta a Federico)

FEDERICO
Che fai? Non fia!

CLAUDIO
Scegli, ti dico, e pria
quel foglio sottoscrivi,
ove del tradimento
espresso è in te l'autore...

FEDERICO
Ah! per pietà... signore!

CLAUDIO
Tu non l'avesti un dì!
Per te son misero
padre dolente...
Di eterne lagrime
tu sei sorgente...
Pietà non merita
un seduttor!

FEDERICO
Se inesorabile
al pianto mio,
di sangue ti anima
crudel desio,
di morte il fulmine
mi vibra al cor!

FEDERICO, CLAUDIO
Ah! delle smanie,
che provo in seno,
non posso esprimere
l'aspro rigor!

CLAUDIO
Non più indugio, sottoscrivi quel foglio.

FEDERICO
Tutto farò, se il vuoi, ma giammai scenderò al
cimento delle armi col genitor di Emilia.

CLAUDIO
Speri invano di sedurmi, come facesti
coll'infelice mia figlia.

FEDERICO
Spero di persuaderti ad un generoso perdono...

CLAUDIO
Perdono!
E lo implori all'aspetto di colei
che uccidesti, e che in questo momento
accende vieppiù il mio furore?
Difenditi... o mori...

(Nell'impugnare la pistola accorrono dalla
scala tutti gli attori a sviare il colpo) 

Scena Ultima

CANDIDA
Fermate!

EMILIA
Ah, per pietà!

ROMUALDO
Non ve movite,
ca cca è sciso n'esercito de gente
pe' farve stare a dovere...

CONTE
Rispetto, dico, ad un figlio di Marte.

ROMUALDO
Sconcecato da Mercurio.

CLAUDIO
Importuni!
a che trattenete la giusta mia vendetta?

ROMUALDO
'Nzomma t'aje puosto,
'ncapo, marenaro de la
mmalora, de volè afforza fa sango?

FEDERICO
Rispettatelo... egli è il padre di Emilia.

CONTE
Che sento!

EMILIA
Ah! egli si è scoverto!

CLAUDIO
Sì, sappiatelo... Io sono quel Claudio di
Liverpool che per vendicare una figlia,
una moglie sacrificata da questo perfido,
si espone a' rigori di una proscrizione,
tornando nella terra natia.

FEDERICO
Consolati, Liverpool; la tua innocenza si è
conosciuta, e la giustizia de' magistrati ha
punito il calunniatore, restituendoti agli
onori ed al possesso delle tue sostanze. Fu
pubblicato questo decreto pochi giorni prima
della nostra partenza da Londra.

CLAUDIO
E fia vero?

EMILIA
Ah! sono meno sventurata!

ROMUALDO
Chisto cambiamento de scena te potarría fa
cchiù doce, danno 'no trunco a sto guajo co
'no scampolo de matrimonio.

CLAUDIO
Sì, Emilia, il verace ravvedimento di Federico
può farti cancellare le sue offese! Non deve
regnare eterno il livore
ne' nostri cori, e l'ombra
della tua genitrice poserà tranquilla nel vederti
compagna di Federico, ed al fianco dell'autor
de' tuoi giorni.

ROMUALDO
E tu, si Lavapulle, si vuò sentì lo consiglio mio,
afferrate 'n'auta pollanchella pe' fa 'na bona
vecchiaja, e accossì faje stà cchiù cojeta la
bonarma, che te vede porzì arrecettato.

EMILIA
(Fra sè)
Quale assalto al mio core! 

FEDERICO
Emilia, Claudio, non siate tanto inesorabili...
pende da un solo accento
la mia e la vostra felicità!

ROMUALDO
Emilia aspetta 'n 'auta piccola vottata, pe'
lassarse comme a 'na funa fraceta,
e lo gnore farrà comme a tutte li gnure, che doppo
che hanno strellato, fanno necessità della virtù.

CLAUDIO
Ah! son vinto!
Federico, io ti perdono...
Emilia! sposalo, è tuo...  

FEDERICO
Oh, me felice!

EMILIA
Ah! qual momento!

ROMUALDO
Che aje de fa mo'! Strigne li diente,
e pigliatella pe' l'ammore de lo cielo...
io sc'chitto co' la caparra
de doje mogliere resto sulo a monnà nespole.  

LUIGIA
Se imitando l'esempio di Claudio,
vorreste, generoso,
accogliere il mio pentimento...

ROMUALDO
Già... tu faje "si turba il mar, facciam ritorno al
lido?" E io pe' non restà corrivo, te perdono,
e te dongo la mano.

CONTE
Come?
Vi sposate in un sotterraneo?

ROMUALDO
Gnò, 'n'accommenzare a scacatià, ca po'
dicimmo lo tutto.

CONTE
Oh, quanto è vero che la bella serenità sempre
succede al più terribile nembo!

EMILIA, FEDERICO
Discenda fausto imene
Congiunga il nostro core:
con l'auree sue catene
il nodo addoppierà.

CORO
Amor, costanza, e fede fra voi
sempre sarà.

CLAUDIO
Se un desiato nodo
unisce il vostro Core,
il cor di un genitore
contento ancor sarà.

CORO
Amor, costanza, e fede
fra voi sempre sarà.

ROMUALDO
Non saccio si me chiammo
io pure fortunato:
me songo già 'nzorato,
sarrà quel che sarrà.

CANDIDA, CONTE, CORO
Vivete, o sposi amanti,
giorni felici e lieti;
regnino in voi costanti
la pace e l'amistà!


 PRIMER ACTO


(
Montaña agreste con una ermita y,
junto a la misma, un templo gótico
rodeado de cipreses. A lo lejos, 
cabañas de campesinos. Amanece)

Escena Primera


(
Mendigos y aldeanos y Cándida  desde la ermita)

CORO
Esperemos en silencio y en paz,
ya brilla en el cielo la aurora.
Este es el momento, esta es la hora,
en que la piadosa mujer vendrá a nosotros.
Que su mano apacigüe
los dolores de la pobreza.
El Autor Supremo
bien sabrá mitigar el dolor.

CÁNDIDA
Con sus sobrenaturales dones
llegará hasta nosotros
la atormentada por el remordimiento.
La paz... ¡oh, Dios! encontrar no puede.

CORO
El Autor Supremo
bien sabrá mitigar su dolor.

CANDIDA
¡Amigos,
Emilia bajará pronto!
Aún
en medio de su angustia
siempre se acuerda de los pobres.

UN ALDEANO
Bien lo sabemos,
pues
hace varios meses que recibimos su ayuda.

CÁNDIDA
Hace dieciocho meses que Emilia vino aquí.
Vivía entonces su tía, la vieja señora.
Su padre fue el fundador de este retiro.
El desdichado, según ella misma me ha contado,
murió navegando por las costas de África.

ALDEANO
¿No sería posible disipar su tristeza?

CÁNDIDA
¿Y cómo, si el más terrible remordimiento
se añade ahora a sus tormentos?

ALDEANO
¡Se abre la puerta de la ermita! ¿Será ella?

Escena Segunda

(Emilia
saliendo desde la ermita, inmersa
en un profundo dolor, y los anteriores)


CÁNDIDA
¡Allí está, miradla, viene hacia aquí.

CORO
¡Oh, qué triste se la ve!
¡Parece fuera de sí!

EMILIA
Este aire matutino,
este sol resplandeciente,
parece calman
mis desdichas...
¡Qué desventurada soy! ¿Qué digo?
No hay paz para mí... a donde quiera que voy,
a donde dirijo mis pasos,
la triste imagen de mi madre, siempre airada...
¡ay! ¡siempre vuelvo a ver!
¡Me persigue el remordimiento a donde vaya!
¡Madre! ¡Ah, aplácate!
¡Ay de mí!
Mi destino
te llevó a la muerte...
¡Que me otorgue Dios
su justa gracia!
¡Me tambaleo, me angustio!
¡Me consumo, me agito!
¡Estoy aturdida
y pierdo el equilibrio! 

CORO
(Para ellos)
¡Oh, cómo se agita!
¡Parece fuera de si!

CÁNDIDA
Emilia, mira a tu alrededor,
a los menesterosos,
ellos esperan, desdichados,
la acostumbrada caridad.

EMILIA
Mis amigos, tomad...

(reponiéndose, da dinero a los pobres)

Dirigid vuestras oraciones al cielo...

CORO
¡Dios bendiga tanta caridad!

EMILIA
¡Ah! Mi alma
se vuelve a llenar de felicidad.
¡Vuestra alegría 
me devuelve la calma,
y mi corazón, más sosegado,
me trae la paz!

CORO
¡La paz estará contigo por siempre!

CÁNDIDA
¡Gracias a Dios! Veo que te has serenado.

EMILIA
¡Ah! querida amiga, estos son destellos de
pasajera serenidad; mi remordimiento
no me permite disfrutarla por mucho tiempo.

CÁNDIDA
Marcharos
, amigos,
y estad atentos para socorrer a algún viajero
que
se extravíe en el valle.

(los aldeanos se marchan)

Ahora que estamos solas, es hora de
que termines la historia de tus infortunios.
La llegada inoportuna de nuestros hermanos,
la ha interrumpido de nuevo.

EMILIA
¿Para qué reabrir mis heridas,
de las que aún mana la sangre tibia?

CÁNDIDA
A veces es útil volcar las propias penas
en el seno de una amiga fiel.
Me dijiste que eras la hija de Claudio,
noble de Liverpool, capitán de un buque.
Que su deber lo llamó en otros lugares,
mientras que tú eras una niña.
Que sus bienes fueron mal administrados
por un agente,
elegido por tu propio padre.
Mientras te
educaba tu buena progenitora,
fue golpeada por la fatal noticia
de la muerte de Claudio,
asesinado en una pelea por piratas africanos
que abordaron el buque.

EMILIA
¡Ah! ¡Siempre tengo presente ese momento fatal!

CÁNDIDA
También me dijiste que encontraste
a un joven coronel, que causó gran impresión
en tu alma. Que él le pidió tu mano a tu madre,
y que ella lo rechazó pues te había comprometido
a un rico caballero napolitano,
de origen español, que pronto regresaría
a Inglaterra para desposarte.

EMILIA
¡Oh, qué fatal circunstancia decidió mi destino!

CÁNDIDA
Que el coronel, tu amante,
logró convencerte para que os fugarais...

EMILIA
¡Ah! ¡El muy desalmado me sedujo y me arrastró
hasta su morada
como un trofeo de su perfidia!

CÁNDIDA
Pero de inmediato te arrepentiste y,
no pudiendo estar lejos de tu madre,
y decidiste regresar esa misma noche
a la casa paterna.

EMILIA
¡Ah! ¡Me invadió el llanto y la desolación!
Mi madre, a causa del dolor que le originó mi fuga,
fue presa de una convulsión, y falleció.

CÁNDIDA
¡Oh, Dios!

EMILIA
Como un loca, e impulsada por la desesperación,
vine aquí a arrojarme a los pies de mi tía.
Ella me recibió y pude confesar mis faltas.
Pero
el cielo también me privó de ella, y yo, sola,
sin ningún tipo de ayuda,
vivo para mi desgracia en un mar de amargura.

CÁNDIDA
Consuélate. Tienes en mí a una leal amiga.
Pero... ¡parece que amenaza tormenta!

(Paulatinamente se inicia una tormenta)

EMILIA
Y sin embargo, el día recién nacido
parecía tan delicioso...

CÁNDIDA
Retirémonos.
Los aldeanos se disponen a asistir a los viajeros.
¡Alli!... ¡En
el valle!... ¡Una carroza!
¡Cómo crece como la tormenta!

VOCES FUERA DE ESCENA
¡Auxilio! ¡Ayuda!

EMILIA
¡Desdichados! ¡La carroza volcó!

CÁNDIDA
¡
Amigos, corred!...
¡Id
a ayudar a esos desdichados!

(los aldeanos corren hacia el valle.)

EMILIA
¡Dios supremo! ¡ah!
¡Que tu mano celestial los proteja del peligro!

(entran en el refugio)

Escena Tercera

(
La tormenta aumenta y luego va cesando
poco a poco. Sobreviene la calma. Federico,
que ayuda a andar a Don Romualdo, el cual
ha quedado maltrecho por la caída)

FEDERICO
¡Ánimo! El cielo ya se calma...

ROMUALDO
¡
Y usted me ha arrastrado hasta aquí,
mientras mi novia, en el torrente,
se transformará en una rana!

FEDERICO
Están con ella los sirvientes y su padre.
En este lugar podrá usted descansar
de la violenta tormenta soportada.

(Para sí)

Si pudiera alejarte para siempre
de mi tesoro, odiado rival.

ROMUALDO
¡Menuda maldición!
A un hombre,
que nervioso por su ansiada boda,
se aproximaba a su bien amada,
sólo le faltaba que lo sorprenda
un violento temporal
para hacerlo enloquecer.
¡El destino es mi madrastra,
pero nunca llegará a ser mi madre!

FEDERICO
Pero ahora el cielo está despejado...
Ya se disipó la tormenta.
En el regazo de esta dulce calma
vuelva usted a respirar.

ROMUALDO
Pero ella está magullada
por el terrible golpe recibido.
Tiene la cadera desencajada
y alguna pierna rota.
Seguro que mi prometida
tendrá que permanecer paralizada
en la cama de un hospital.
¿Q
ué diablos haré?

FEDERICO
Es un malestar pasajero
que pronto superará.
Su vigor se repondrá
y feliz ella regresará.

ROMUALDO
¿La ha visto usted?

FEDERICO
Se lo aseguro.

ROMUALDO
¿Está sana?

FEDERICO
¿Qué temor tiene usted?

ROMUALDO
¿Está bien?

FEDERICO
Se lo juro, pronto nos alcanzará.

ROMUALDO
¡Ah, de la muerte a la vida
me siento trasladar!

FEDERICO
(Para sí)
¡
Pero ella nunca será tuya!

ROMUALDO
¡
Corre!... ve rápido ... ve como está...
Y
si se ha repuesto, tráela aquí.
Que venga sobre tu espalda, en tus brazos,
o en silla de ruedas, la necesito para calmarme.
Dile que si mi alma no se apacigua,
en un despojo se transformará.
¡Ah, amorosas y bellas divinidades de Londres!
¡Conservad para mí
su preciosa vida!
¡Dioses, cómo me hacéis padecer!

FEDERICO
Corro hacia ella... para servirlo a usted.
Todas sus angustias le contaré.
Y al escucharme su prometida,
para consolarlo, hasta aquí volará.
¡Oh, qué felicidad!
Una estrella ya predice la calma.

(Para sí)

¡Ah, apenas puedo soportar mi amarga pena!
¡Me invade el veneno de los celos!
Amor, ya siento en mi pecho el despecho
que ferozmente me está desgarrando el corazón.

ROMUALDO
¿Todavía está aquí? ¡Maldición, secretario,
es usted más pesado que el plomo...
¡Vaya! ¡Camine!... ¡Tortuga!

FEDERICO
Precisamente por ahí llega Luisa...
Que repuesta
de su desmayo, viene a consolarlo.

(Para sí)

¡Oh, qué celos!

Escena Cuarta

(
Luigia con campesinos y sirvientes,  luego el conde)

ROMUALDO
¡Oh, mi dulce caramelito!
¿
Cómo te sientes?
¿
Todavía conmovida por la tremenda tormenta?

LUIGIA
Salvo por el gran susto, otro mal no sufrí.
¡
Gracias a Dios!

ROMUALDO
¡Eh! Podría haber sido peor según dijo él:
que te hubieras roto las dos piernas y un brazo.

LUIGIA
Le debemos nuestra salvación a estos aldeanos,.
Este marinero, con valentía extraordinaria,
detuvo los caballos y nos salvó del peligro.

ROMUALDO
¡Tú! Seca y da cerveza al marinero.
Y luego invítalo a comer pulpo.
¡Tenemos esa obligación por salvarnos la vida!

LUIGIA
¡De repente, los caballos, desbocados por la
tormenta, nos arrastraron por el valle!

FEDERICO
Es una desgracia frecuente
que le ocurre a muchos viajeros.

ROMUALDO
Federico, ¿a dónde cree que nos conducía
el cochero con los ojos medio cegados?
Si no le hubiera gritado yo a tiempo,
nos hubiera sumergido a todos en el lago.
¡Él
creía que se trataba de una hermosa pradera!

FEDERICO
El hecho ya no tiene remedio.
Pensemos ahora en reponernos.

UN ALDEANO
En este retiro será acogido
con gran hospitalidad.

LUIGIA
Uno de los aldeanos que vino a ayudarnos,
dijo que esa ermita está habitada sólo por mujeres.

ROMUALDO
¡Tanto mejor!
Ahora
hemos llegado nosotros, que somos hombres.
A propósito,
¿qué ha sido de tu anciano padre?
¿Habrá quedado varado como un sapo en el agua?

LUIGIA
¡
Ahí llega sostenido por los aldeanos!

FEDERICO
Pobre viejo, la caída fue para él
más fatal que para nosotros.

ROMUALDO
¡Eso es de lo peor que le puede suceder a un anciano!
Mírenlo ¿no parece un hueso carcomido?
¡Señor! ¿Cómo se siente? ¡Pobre hombre!
Está totalmente empapado.

EL CONDE
(medio sordo, oye mal y contesta peor)
¿Si estoy atontado? ¡Qué bueno! ¿Pretenden
que no lo esté después del accidente sufrido?

ROMUALDO
¡He dicho que si te has bañado!

CONDE
¿Qué cuñado? ¿Qué dices?
¡Estás siempre bromeando!

ROMUALDO
¡Bendita sea! ¡Qué buen oído!
Aunque no hay mal que por bien no venga
.
Hasta hace poco estábamos temblando por
el estruendo de los truenos, y él me preguntaba
quien era el que en medio del valle
tocaba el contrabajo...

CONDE
Y ¿qué haremos ahora? ¿Nos quedaremos aquí,
penando, hasta que arreglen el coche?

ROMUALDO
No señor.
Iremos a reponer fuerzas a esa ermita.

CONDE
¿Y por qué, si estamos en primavera,
pretenden que me seque con la ropa puesta?

ROMUALDO
¡Vamos, que si no se va a desatar otra
tormenta entre nosotros dos! Venga conmigo...

CONDE
¿A dónde?

ROMUALDO
¡Al refugio, a hacerle destapar las orejas!
Federico, ayuda tú a mi prometida,
que yo me encargo del cofre.

(Entra con el conde en la ermita
acompañado por los aldeanos)

FEDERICO
¡Mi querida Luigia!

LUIGIA
¡Ah, Federico!

FEDERICO
¿Te casarás con don Romualdo?

LUIGIA
Antes morir, que abandonar a mi Federico.

(ingresan en la ermita)

Escena Quinta

(
Claudio, con la ropa hecha
harapos y larga barba)

CLAUDIO
¡Con la dura esclavitud
el destino me maldijo!
¡Mi corazón nunca pudo sentir
lo que era ser feliz!
¡A donde quiera que fuese,
no encontraba en mi dolor
más que imágenes
de terror y tormento!
¡Ah, desventurado Claudio!
¿Cuando tendrán fin tus angustias?
Al
regresar a mi tierra natal
tras
veinte años de esclavitud en tierras africanas,
¡pobre de mí!
no encuentro más que llanto y terror.
¡Pérfida Emilia!
¡La muerte provocaste con tu infame delito
a tu madre, y esposa mía!
¡Dios, venga el dolor de un padre afligido
castigando con un rayo el crimen!
Que el espíritu indignado
de una madre traicionada
no descienda sin venganza
al reino del horror.
¡Oh, no!... ¡Qué digo!
Me he dejado llevar por la indignación...
¡Dios, suspende el rayo!
Te
lo implora un padre.
Si es verdad que estás arrepentida,
miserable y pérfida hija,
extiende tus brazos
a quien te otorgó la vida,
y juntos, sobre sus mudas cenizas,
derramaremos lágrimas de dolor.
Esta dulce imagen
hace feliz a mi corazón.

(sale)

Escena Sexta

(
Un corredor dentro de la ermita. Varias
puertas conducen a diferentes celdas. Federico,
Luigia y el conde; luego, Don Romualdo)

EL CONDE
Espero que mañana podamos continuar
nuestro viaje por Italia,
y cuando lleguemos a Nápoles,
podamos celebrar, de inmediato,
tu matrimonio con Don Romualdo.

LUIGIA
¡Que el cielo no lo quiera!

EL CONDE
¿Qué has dicho?

LUIGIA
¡He dicho, que el cielo lo quiera!

EL CONDE
¡Así me gusta, hija!

LUIGIA
(A Federico)
¡
Mañana serás mi esposo!

FEDERICO
(A Luigia)
A esta hora ya estaremos muy lejos.

(Para sí)

Si su piera que la estoy engañando,
al igual que hice con Emilia.
Sin embargo, aún me remuerde la conciencia...
¡Ah, soy un canalla, lo reconozco!

LUIGIA
¡
Aquí está Don Romualdo!

ROMUALDO
¡Qué amables son las mujeres aquí recluidas!
Todas bellas; todas son serviciales y sonrientes.
¿Lo has notado?
Pensar que tanta carne fresca de Sorrento
está aquí almacenada, desperdiciada...
Pero, debemos
reponernos de la tremenda tormenta.

LUIGIA
¡Viva Don Romualdo!

ROMUALDO
Luigia mía, no te disgustes, que para ti siempre
hay un lugar privilegiado en mi corazón.
Yo sé que soy medio loco
y que me gusta andar entre las faldas...
Pero bien lo sabe Nápoles, Londres y todo el mundo,
que no soy un hombre malicioso.

LUIGIA
¡
Oh, diviértase usted, que yo no soy celosa!

ROMUALDO
Todo lo contrario que tu mamá,
que como tú misma me dijiste,
siempre llevó al conde con anteojeras.
¡Qué vergüenza!... 
Los ojos se han hecho para ver.

LUIGIA
¡
Y las manos para no tocar!...

ROMUALDO
¡Viva la muchachita! Un poco aburrida, sí,
pero de respuesta rápida y fresca.
A propósito, he visto que preparaban comida,
seguramente será para nosotros
y
ahora tendremos el honor de ser servidos
por nuestras amables anfitrionas.

EL CONDE
¿En qué piensas?

ROMUALDO
¡En el diablo ciego!

EL CONDE
¿Ensalada de coliflor? No me gusta.

ROMUALDO
¡Qué ensalada ni qué pimientos!
¡Estoy harto de hablar con este sordo!

LUIGIA
Si me lo permite el novio,
quisiera descansar en la otra habitación.

ROMUALDO
La patrona ha salido.

FEDERICO
¿La señorita desea compañía?

LUIGIA
¿No sabe usted que a solas tengo miedo?

ROMUALDO
¿Quieres que vaya yo?

LUIGIA
No conviene que el futuro esposo esté junto a mí...
En un lugar de oración como éste,
su secretario lo remplazará,
así demostraremos un poco más de decencia.

ROMUALDO
Como desees.

Secretario, ejerce tu oficio.
Pero... ¿usted no va con ella?

EL CONDE
¿Que si viene la abadesa?

ROMUALDO
¡No lo aguanto más!... Con gusto le daba un puñetazo

EL CONDE
¿Qué dice?

ROMUALDO
Váyase a dar un paseo.. que después hablamos.

(empujándolo)

EL CONDE
¡Este hombre me enloquece!

(sale)

ROMUALDO
Sin embargo, mi prometida parece
que siempre me pone mala cara.
¡Si señor, es muy simpática cuando quiere,
pero la gracia parece que sólo le surge
cuando consigue mil ducados!
¡O
h, pero cuando sea mi mujer,
ya
la ajustaré a mi gusto!... ¡Uy!
Qué hermosa muchachita viene por el camino...
¡No tiene cara de monja!
¡Cuántas caras bonitas
se están desperdiciando aquí!

Escena Séptima

(
Romualdo y Emilia)

EMILIA
¿Usted, señor, es uno de nuestros invitados?

ROMUALDO
Para servirla, y usted, ¿es nuestra anfitriona?
¿A quién no le importaría morirse en esta hostería?

EMILIA
¿Por qué me mira tanto, señor?

ROMUALDO
Soy un apasionado a la pintura, y cuando veo
un cuadro de Franceschiello como ahora...
no puedo dejar de devorarlo con los ojos.
Veo
que verdaderamente
es cierto el proverbio que dice:
"no hay mal que por bien no venga"
Bendita sea la tormenta de esta mañana,
que nos ha acarreado el placer de encontrar
en
este refugio unas hermosas muchachas,
y especialmente a ti,
que eres la más bella de todas.

EMILIA
Por lo que veo, ¡ama mucho nuestro sexo!

ROMUALDO
¡Pero si es que tú eres
la más bella obra de la naturaleza!
Aunque
es cierto que las rosas fragantes
están protegidas por espinas,
pero yo siempre me he reído de sus pinchazos.

EMILIA
Les pido me disculpe;
pero
debo asistir a mis compañeras.

ROMUALDO
¿Te marchas? ¡De eso nada!
Yo soy un pobre hombre empapado por la tormenta,
¿y ahora que estaba recibiendo un poco de calor
te vas y me quitas toda la calidez?
¡No señor!
Siéntate, y tendremos una pequeña conversación...

EMILIA
Como guste... me sentaré pues.
Por su acento puedo adivinar que...
¡es usted napolitano!

ROMUALDO
No exactamente.
Nápoles no fue mi cuna, pero allí me crié.
España fue el lugar donde me trajeron mundo.

EMILIA
Es decir ¿que usted nació en España?

ROMUALDO
En donde, con perdón de los presentes,
hay paisajes y lugares maravillosos.

EMILIA
(Para sí)
¡Qué similitud de circunstancias!

(A Romualdo)

¿Y cómo es que está usted en Inglaterra?

ROMUALDO
¡Mi biografía se pondría escribir en diez libros!
Una novia que de repente desaparece,
como en una novela,
y me hace andar buscándola por todo el mundo,
tan
desesperado como el Holandés Errante.

EMILIA
(Para sí)
¡Oh, Dios mío!

ROMUALDO
(Para sí)
¿Qué le pasa a esta mujer?

(A Emilia)

Un príncipe, que era mi tío, quería que me casase
con una mujer digna de mi linaje y nobleza,
arregló una boda con la hija de un Lord londinense.
Y yo, que siempre he sido amigo de los viajes,
salí de Nápoles de inmediato con destino a Londres
para conocer a mi futura esposa.
Pero, ahora, preste atención a lo que sucedió
que se parece a una escena teatral
digna de ponerle música.

EMILIA
(Para sí)
¿Será él? ¡Oh, qué desgracia!

ROMUALDO
(Para sí)
¡Esta mujer ha sido mordida por una tarántula!

EMILIA

(Para sí)
¿Y qué haré yo ahora?

ROMUALDO
(Para sí)
¡Se estremece!... ¿Qué le pasa?

(A Emilia)

Como te decía...
viajé a Londres,
pero no encontré a mi prometida allí...

EMILIA
¡Ah!

ROMUALDO
La bribona, había hecho una pillería...

EMILIA
¡Ah!

ROMUALDO
Había huido de su casa
con un mal hombre
al que
había tomado por marido provisorio,
que por supuesto no era yo.

EMILIA
(Para sí)
¡
Sí! ... ¡Es él! Me paralizo... ¡Dios mío!

ROMUALDO
(Para sí)
¿Qué diablos le pasa?

EMILIA
Y
dígame por favor ¿cuál es su nombre?

ROMUALDO
Es un poco largo:
Don Romualdo de Occhiobello,
de 'Marchesi Calobragos,
y Figueros, y Moncados,
Castanassos, Camposellos.

EMILIA
¡Ah! ¡Me muero!

ROMUALDO
¡Señora!
Si estás poseída por el Demonio,
yo me largo de aquí.

EMILIA
¡Ah, deténgase usted y reconozca
a la pecadora que lo traicionó...
¡Yo
soy Emilia!...

ROMUALDO
¡Ay de mí! ¡Qué sorpresa!

EMILIA
Sí, es cierto, falté... pero fui seducida...

ROMUALDO
¡Ah!

EMILIA
...
por un impío traidor...

ROMUALDO
¡Ah!

EMILIA
Mi corazón fue débil...

ROMUALDO
¡Vaya!

EMILIA
Mas
pronto el arrepentimiento y el remordimiento
siguió a mi falta,
y desde entonces
un tormento feroz
desgarra mi triste corazón.

ROMUALDO
(Para sí)
¡Menudo bocado exquisito
me robaron en su momento!
¿Qué hago ahora? ¿La perdono?
¿La abrazo? ¡Me la quedo!
¡Pero ya mi estómago
no es
de hierro... como antaño!

EMILIA
(Para sí)
¡Quedó sorprendido y extasiado!
¡Parece que al mirarme me desprecia!
¡Oh, cielos! ¡Mi peligro crece!
¿Quién me puede aconsejar?
¡Ah, Fortuna siempre adversa,
que mis penas te basten!

(sale)

ROMUALDO
¡Menuda situación!
¡Me he quedado con la boca abierta!
¡Ella es Emilia, la que me dejó plantado!
Me he quedado como hechizado,
sin decirle ni una palabra,
sin cargarla de improperios.

Escena Octava

CÁNDIDA
Ese marinero andrajoso,
el que lo rescató a usted cuando volcó su carroza,
ha venido a verlo tal y como usted ordenó.

ROMUALDO
¡Sí señor! Es justo que reciba un buen regalo.
Mas yo tengo ahora en mente otros problemas.
Dime, ¿la directora de este lugar
es Emilia Lavapulle?

CÁNDIDA
¡Qué escucho!... ¿Y cómo lo sabe usted?

ROMUALDO
Yo lo sé todo.

CÁNDIDA
¿Y qué relación tiene con ella?

ROMUALDO
¿Qué relación? ¡Oh, pues... yo soy su
prometido, que desde Nápoles vine a Londres,
para concretar el matrimonio.

CÁNDIDA
(Para sí)
¡Es él!

ROMUALDO
¡Cómo! ¿Tú también te estremeces?

CÁNDIDA
¿Usted es él? ¡Oh, qué casualidad!

ROMUALDO
He tomado una decisión.
Dile
al marinero que venga, que lo recompensaré.
Luego me marcharé de aquí,
este lugar se ha puesto muy peligroso para mí.

CÁNDIDA
Haré lo que me pide.

(sale)

ROMUALDO
Llamemos a Federico; este secreto puedo
confiárselo a mi secretario privado ¡Federico!

Escena Novena

FEDERICO
¡
A sus órdenes!

ROMUALDO
¿No sabe la novedad?

FEDERICO
¿Cuál?

ROMUALDO
He encontrado a mi esposa,
la que me fuera arrebatada del lecho nupcial.

FEDERICO
¿Qué dice? ¿Emilia?

ROMUALDO
Emilia es la directora de esta ermita.

FEDERICO
(Para sí)
¡Qué oigo! Ahora se descubrirá mi engaño.

ROMUALDO
Pero
¿qué le pasa, hombre?
¡El nombre de Emilia parece estar hechizado!
¿Usted también has sido afectado?

FEDERICO
Ciertamente ... tenemos que irnos ahora mismo.
¡Este lugar me horroriza!

ROMUALDO
¡Qué joven tan honorable,
sólo piensa en su patrón!

FEDERICO
(Para sí)
Hice mal en unirme a él como secretario, pero...
¿Quién hubiera pensado que...

ROMUALDO
El hombre que la engañó,
sacó una buena tajada.

FEDERICO
(Para sí)
¡
Él no sabe que ese hombre soy yo!

ROMUALDO
¡
Los villanos siempre se salen con la suya!

Escena Décima

CLAUDIO
(Para sí)
¡Aquí está! ¡Ése es el impío seductor de mi hija!
Con su falso nombre,
en vano trata de eludir que lo encuentre.
¡Oh, mi venganza, al fin se concretará!

(En voz alta)

Señores, ¿qué quieren de mí?

ROMUALDO
¡
Ven acá, tú, que pareces salido de un hospital!
¡A
cércate, que te queremos recompensar
por habernos salvado la vida!

FEDERICO
(Para sí)
¡Con qué ferocidad me mira!

ROMUALDO
Toma estas guineas.

CLAUDIO
Mi deber no está en venta.

ROMUALDO
¡Diablos!
¡Un mendigo más liberal que nosotros mismos!

FEDERICO
¿Quién eres? ¿Por qué me miras tan fijo?

CLAUDIO
Encuentro en ti cierta semejanza
con una persona que conozco.

FEDERICO
¿Nos hemos visto en otro lugar?

CLAUDIO
No, pero...

FEDERICO
¿Quién eres?...

CLAUDIO
Un infeliz víctima de la ira del destino.
El impío que se te parece...
me robó todo, incluso el honor...

FEDERICO
(Para sí)
¡Esas palabras!

ROMUALDO
¡No, Federico!
¡Usted es todo un caballero!

FEDERICO
¿Y qué te hizo?

CLAUDIO
Él trajo la maldición sobre mi familia.
Yo fui capturado como esclavo en África,
y a mi regreso...

FEDERICO
¿Fuiste esclavo?

(Para sí)

¡Cómo palpita mi corazón!

ROMUALDO
¿Y cómo te salvaste?

CLAUDIO
A fuerza de coraje.
¡
Veinte años languidecí en ese horror!
Mientras tanto, un usurpador se apoderó de mis bienes,
después de haberme calumniado con graves delitos,
que originaron mi destierro
y me redujeron a la miseria en que ahora me ves.
Sólo quedaron mis seres queridos... ¡Oh, Dios!

(iracundo mira a Federico)

ROMUALDO
¡Federico, este esclavo le atraviesa con la mirada!
¿Estará disgustado con usted?

FEDERICO
(Para sí)
¡Tiemblo!

ROMUALDO
Y después ¿qué sucedió?

CLAUDIO
Ardía en mi seno el deseo de liberarme,
como el fuego en las entrañas de un volcán.
Finalmente logré seducir a mi guardián
con promesas halagadoras.
Estábamos un día trabajando junto al mar cuando
vimos una pequeña embarcación abandonada.
Rogué encarecidamente a mi custodio que
nos dejara aprovechar la oportunidad.
La noche estaba cerca y la espesa niebla nos favoreció.
Cruzamos remando con todas nuestras fuerzas
la
pequeña ensenada.
Los salvajes, informados de nuestra fuga,
dispararon sus armas en varias ocasiones...
La muerte nos amenazaba;
las armas de mi custodio sirvieron para defendernos.
El deseo de mantenernos con vida
daba fuerzas a nuestros brazos,
hasta que finalmente, a salvo y felices,
elevamos al Señor de los Señores
nuestro más sincero agradecimiento.

ROMUALDO
¿Volviste a tu casa?

CLAUDIO
Para encontrar
llanto, deshonor y muerte.
Sólo me
mantiene vivo el deseo de venganza.
¡Desgraciado!
Ese
canalla me arrancó del pecho
las cosas mas queridas, me robó el honor...
el honor... eso es lo que le diré cuando
el destino permita que encuentre a mi enemigo.

ROMUALDO
¡Oh, pobre hombre!
¡Yo no quisiera ni conocerlo!
Me suena como si fuera el diablo,
de solo pensar en él.
Cuando lo encuentres ¿lo harás picadillo?

Escena Undécima

CÁNDIDA
(Llegando)
En un momento vendrá la superiora.

CLAUDIO
¡Emilia!

CÁNDIDA
¿La conoce?

CLAUDIO
Por la fama de su virtud,
estoy ansioso
de conocerla.

FEDERICO
(Para sí)
¡Estoy tan conmocionado,
que no me controlo!

CLAUDIO
(Para sí)
¡Veré a mi hija! Aunque ella no me conoce.
Así
comprobaré si su arrepentimiento es verdadero.
Ella ignora que él está aquí.
Corazón de padre: observa, sufre y calla.

Escena Duodécima

(
Emilia entra y viendo a Federico queda
muy sorprendida; inmediatamente dice:)

EMILIA
¡Cielo misericordioso! ¿Qué veo? ¡Oh, Dios!
¿Quién me ayuda?... Me desmayo... caigo...

(se desmaya)

FEDERICO
(con gran sorpresa, para sí)
¡Es ella! ... ¡Me petrifico... tiemblo!

CLAUDIO
(Para sí)
¡Ardo de odio y de ira!

CÁNDIDA
¡Ayuden a la desdichada!...
El dolor la está matando...

ROMUALDO
¡Aquella cae desmayada!
¡Ésta grita y hace un escándalo!...
¡El otro bufa como un gato!
¡Y yo me quedo acá, aturdido!

CLAUDIO
(Para sí)
¡Corazón de padre ya te oigo!
Te agitas en mi pecho...
¡Debo refrenar los sentimientos contrapuestos
de venganza y piedad!

CÁNDIDA
(a Emilia)
¡Ya se recupera!

ROMUALDO
(a Emilia)
¡Vamos... coraje!

CÁNDIDA
¿Qué te aflige?

ROMUALDO
¿Qué tienes?

EMILIA
¡Aparten de mi vista a ese indigno traidor!

ROMUALDO
¿Quién es el indigno?
¿Tal vez usted, señor?
¿
Tal vez tú? ¿Acaso lo soy yo?
¡Parece que el demonio anda suelto!

EMILIA
¿
Este inocente asilo has osado profanar?...
¡Audaz!
¡Vete! ¡Aléjate!
¡Por favor, no perturbes mi paz!

FEDERICO
Querida Emilia,
postrado a tus pies imploro tu perdón.

ROMUALDO
Pero ¿es esto un consistorio? ¿Quién es él?...

EMILIA
Éste es el indigno
que me hizo pecar
y a una madre desventurada,
me hizo abandonar.

ROMUALDO
¡Qué sorpresa! ¿Qué oigo?
Por lo menos ya sabemos
la causa de su tormento.

EMILIA, CLAUDIO
La turbación que muestra el indigno
evidencia su delito.
El placer de ver su angustia
alivia mi corazón.

CÁNDIDA
¡Qué sorpresa! ¿Qué es lo que oigo?
La causa de su tormento finalmente fue revelada.

FEDERICO
Mi vergüenza, mi confusión
¿
cómo las podré ocultar?

ROMUALDO
¿Así que tú eres
el que la engañó?
¿Y
para engañarme a mí
cambiaste de nombre?
Esta palomita era mía,
¡y tú me la robaste!
¡Ah, cerdo inmundo!
¡Simio asqueroso!
¡Un barril de sangre
voy a extraer de ti!

CLAUDIO
(Para sí)
¡Ah, ya no puedo refrenar por más tiempo
la ira que arde en mi pecho!

(a Federico)

Señor venga, deseo hablarle.

EMILIA
¡Oh, gran Dios!
¡Qué conmoción hay en mi pecho!

CLAUDIO
(a Federico)
¡Vamos!

FEDERICO
¿A dónde?

ROMUALDO
¡Se crees muy astuto!
Ya
hablaré con usted más tarde.

EMILIA, CÁNDIDA
¡
Refrenad vuestra indignación!...

FEDERICO
¡Ardo de ira!

CLAUDIO
¡Tiembla!

ROMUALDO
¿Que pasó?

CÁNDIDA
¡Calmaros!

EMILIA
(a Claudio)
Apacigüe su indignación.

(a Federico)

¡Vete de aquí!

TODOS
Suspendamos por ahora la discusión,
será mejor marcharnos de aquí.

ROMUALDO
¡Si no pongo freno a esta situación,
verán qué colisión se producirá!

CLAUDIO
(Para sí)
Quisiera sacarlo de aquí...

FEDERICO
(Para sí)
¡Ah, quiero marcharme de aquí!...

CLAUDIO
(Para sì)
A salir de aquí me impulsa la cólera...

EMILIA, CÁNDIDA
Pronto salgan todos de aquí.

TODOS
¡Ya se ofusca mi mente,
y ya no oye consejo alguno!
¡El estupor va en aumento!
Ya a mi (mismo / misma) no me comprendo!
Estoy (confundida/o) y (agitada/o)
y no sé que pasará!

(Todo salen y Federico queda por unos instantes solo)

Escena Decimotercera

FEDERICO
¡Qué situación! ¿Emilia aquí?
¿Aquí, la infeliz mujer traicionada por mí?

LUIGIA
(Llegando)
¿Federico, qué ha sido 
todo ese alboroto
?

FEDERICO
(Para sí)
¿Voy a seguir engañándola también a ella?

LUIGIA
¿No me respondes?

FEDERICO
(Para sí)
Será mejor desengañarla. Es el momento
de retomar el camino de la virtud y detestar la
perversa vida que he llevado hasta ahora.

LUIGIA
¿Qué piensas?

FEDERICO
(Para sí)
Usando el nombre falso de coronel Villars
seduje a la pobre Emilia;
usando el de Federico suplicaré su perdón:
¿Podrá su alma generosa negármelo?

LUIGIA
¿Crees que soy tonta?

FEDERICO
(Para sí)
Emilia es mi esposa ... nuestro vínculo
sólo puede ser roto por la muerte.

LUIGIA
Vas a hacer que me enoje...

ROMUALDO
(Llegando)
¡Oh, aquí está! ¡Maldita sea!
Pero dígame una cosa: Usted, ¿quién demonios eres?
¿
Federico o el coronel Mallardo?

FEDERICO
Señor...

ROMUALDO
¡No se hagas el timorato conmigo!...
¿El azúcar del confite ya se ha derretido
y en lugar de una almendra
descubro una semilla de cilantro? ¡Sinvergüenza!
¿Maldita sea? ¿Y con esa cara lánguida se suponía
que iba a manejar mis asuntos como secretario?
¡Sin embargo,
se dedicó a manejar a mi prometida!

LUIGIA
¿De quién está hablando don Romualdo?

EL CONDE
(Llegando)
¡
Levanten la voz!...
¡
Maldito vicio de hablar entre dientes!

ROMUALDO
Señor, por favor, salga de mi camino.

(a Luigia)

¡Éste, no es más que un caza fortunas!
¿A que parece un buen chico?
Sin embargo, es la quinta esencia de la bellaquería.
¡Un embaucador de inocentes!

LUIGIA
¿Qué dice?

ROMUALDO
Este gentilhombre es aquel que haciéndose
pasar por el Coronel Mallardo engañó a Emilia.
La misma que está aquí,
sirviendo a Dios en esta ermita.
La misma por la que yo, para casarme con ella,
viajé de Nápoles a Londres.

FEDERICO
¡Ah, estoy perdido!

EL CONDE
¿Quién busca auxilio?

LUIGIA
¿Está diciendo la verdad, don Romualdo?

ROMUALDO
¿Si digo la verdad? Pregúntaselo a él,
a ver si tiene el coraje de negarlo.

LUIGIA
¿Callas y bajas la mirada? ¡Ah, indigno!
¿Entonces es cierto, que eres un seductor?

FEDERICO
¡Oh, Dios!

LUIGIA
¡Pérfido! Entonces...
¿
también yo he sido engañada?

ROMUALDO
¡Dios mío!... ¿Engañada?
¡Cómo que engañada!
¿Quién te engañó?

FEDERICO
¡Ah, perdóname!

ROMUALDO
¿Perdonarle?... ¡Maldita sea!
¿Quiere que le perdone?
¡Seguro que le hará otro truco sucio!

LUIGIA
¡No... no te escucho, desgraciado!

ROMUALDO
¿Es como una antorcha al viento
y no siente que están por arrojarte a la calle?

EL CONDE
(que sigue oyendo mal)
¿Protesta?... ¿Y por qué protesta?

LUIGIA
¡Ah, estoy desesperada! ¡Lloro de rabia!

ROMUALDO
¿Lloras? ¿te desesperas?
¿Se puede saber que te ha pasado?

LUIGIA
Si me amas, tienes que matar a ese traidor.

ROMUALDO
¡Matarlo! ¿Por qué?

LUIGIA
Porque me robó el corazón;
porque me ha enamorado hasta la locura
y ahora me traiciona cruelmente.

ROMUALDO
¡Cómo! ¡Qué! ¡Locamente enamorada!
¿De este tipo? ¡De ése cara de bestia! ¡Cara dura!
¿Sedujiste a mi prometida
y ahora me quieres robar a ésta otra?

EL CONDE
Pero ¿díganme por favor?...

ROMUALDO
¡Oh, señor Conde! ¡No me aturda!

(a Luigia)

Te divertías a dos bandas:  
¡
conmigo y con él!
¿Cómo puedes comparar este pescadito frito
con el salmón que yo soy?

EL CONDE
Pero ¿se puede saber que pasa?

ROMUALDO
¡Señor, no me fastidie!

(a Luigia)

Con apenas quince años
tienes muchos trucos escondidos.
Cuando tengas veinte,
¡
te reirás de todo el mundo!

EL CONDE
Pero ¿se puede saber que sucede?

ROMUALDO
¡Señor! ¡Maldita sea! ¡Váyase al diablo!

(a Federico)

¡Y en cuanto a ti, inicuo, delincuente!
¿Me quieres ver morir soltero?
Pero por una vez, este sabroso bocado
se te quedará atragantado en la garganta.

EL CONDE
Pero ¿me van a decir?... ¡Maldita sea!...

ROMUALDO
¡Señor! ¡Basta ya! ¡Me vuelve loco!

EL CONDE
¿Quién va poco a poco?

ROMUALDO
¡Váyase al Diablo!

EL CONDE
¿Quién está en el establo?

ROMUALDO
¡Ah, me sofoco!

EL CONDE
¿Que corre el gato?

ROMUALDO
¡Señor! ¡Váyase,
que estoy fuera de mí!
¡Como un carnicero
voy a hacer bistec con todos ustedes!
¡Ah, en mi cabeza resuena
un gran alboroto!
¡Ah, la vista se me nubla!
¡Ya no sé lo que me hago!

LUIGIA
Una traición tan grande
¿
quién la podía imaginar?

FEDERICO
Un acontecimiento tan desgraciado
¿
quién se lo podía imaginar?

(Romualdo se marcha)

LUIGIA
¡Mírame a la cara, si tienes corazón!

FEDERICO
¡
Ah, déjame con mi remordimiento!...
No puedo soportar el dolor que me atormenta.

(se marcha)

LUIGIA
¡Querido padre! ¡Ayúdame!...

EL CONDE
¿Qué quieres?

LUIGIA
¡Soy una mujer muy infeliz!

(se marcha)

EL CONDE
¿Estás buscando a Beatriz?
Será una monja del cenobio...

(se marcha)

Escena Decimocuarta

EMILIA
¡Oh, cielo! ¿No te basta el rigor de mis penas?
¿Por qué, oprimiendo mi pecho
y lacerando mi corazón, 
pusiste ante mi vista a ese seductor?

(queda pensativa)

CLAUDIO
(Para sí)
¡Aquí está! ¡Oh, dulces voces de la naturaleza,
ya os siento dentro de mí!
¡
Por fin estás en mis brazos!... ¡Ah, no!
¡Detente padre infeliz y reprocha su falta!

(Emilia se sobresalta al oír la voz de Claudio.)

EMILIA
¡Ese hombre!
¿Quién eres? ¿Qué buscas?

CLAUDIO
(Para sí)
Ante su presencia experimento un tumultuoso torrente
de encontrados sentimientos...
¡Ira, te busco en mi interior y no te encuentro!

EMILIA
¿Me miras? ¿Callas?

CLAUDIO
Emilia, reconoce en mí
a un amigo del autor de tus días.
Sólo por sus indicaciones
hasta aquí he dirigido mi pasos.

EMILIA
¡Qué dices!
¡Ah, me engañas! A su hija, a su esposa,
una muerte inexorable lo arrebató...

CLAUDIO
¡
No!... aún no,
pero para someterlo a las más crueles desdichas,
los astros tiranos aún conservan su vida.

EMILIA
¡Qué escucho!

CLAUDIO
Ambos corrimos la misma suerte:
la de ser sometidos
a una cruel esclavitud
enfrentándonos al adverso destino.

EMILIA
¿Mi padre vive? ¿Y no viene?
¿Y la naturaleza no lo guía hacia mí?

CLAUDIO
Odia en ti la crueldad de una hija matricida.

EMILIA
¡Calla!... ¡Oh, Dios! ¡El atroz rayo del cielo
es para mí menos cruel que esas palabras!...
Me recuerdas que soy culpable
y que mi pecado no tiene igual.

CLAUDIO
(Para sí)
Ante su llanto... ante su martirio,
se despierta en mi alma la piedad.

EMILIA
¡Ah! ¿Dónde? Indícame al menos...

CLAUDIO
(Para sí)
¡Qué momento!

(A Emilia)

¡
Ah, escucha!... Espera...

EMILIA
Voy a cumplir su venganza ...
A sus pies sabré morir.

CLAUDIO
¿Estás arrepentida de tu error?

EMILIA
¿No te lo dice mi dolor?

CLAUDIO
¡Ah, no puedo soportarlo más!
¡
Vamos, acércate!... Yo te perdono...

EMILIA
¡Qué! ¿Puede ser verdad?

CLAUDIO
Soy tu padre...

EMILIA
¿Cómo? ¡Oh, cielos!

CLAUDIO
¡Ven a mis brazos, oh hija!...

EMILIA
¡Ah, querido padre!

CLAUDIO, EMILIA
¡Si a mi seno te devuelve el destino,
no tengo nada más que desear!

EMILIA
Al fin seré feliz al lado de mi padre...
¡Ah, no... esto es un hechizo,
un sueño engañador!

CLAUDIO
¡Ah! Que mi amor paternal
te consuele, hija mía...
No te engaña el corazón...
Estrecha a tu padre.

EMILIA
¡Padre!

CLAUDIO
¿Querida mía!

EMILIA, CLAUDIO
¡Oh, qué alegría! ¡Oh, qué dicha siento!
¡El exceso de felicidad
hace desbordar mi corazón!
¡Oh, en un instante
todo ha cambiado de repente!
¡
Estréchate contra mi pecho!...
¡De nuevo me siento feliz!

(salen abrazados)

Escena Final

ROMUALDO
¡Piensa bien, Romualdo!
E
l aire está cada vez más tormentoso para ti.
Esta muchacha con la que quieres casarse
ha estado engañándote sin misericordia.
¿Acaso estoy loco?... Me divorciaré.
L
as manzanas podridas no son para mí.
¡Cómo las gasta el destino!
La primera novia
se me escapa;
y esta otra, tan apasionada,
me engaña con mi secretario.
¡Mandaré
a paseo a los dos!
A partir de ahora seré más prudente y sagaz.

LUIGIA
¡Ah, dése prisa, señor!

LUIGIA, EL CONDE
¡Hay
problemas serios!...
Ese audaz marinero
a Federico se atreve insultar.

ROMUALDO
Soy amigo de la paz,
no me quiero entrometer.

CORO
¡
Detengan al audaz!...

FEDERICO
¡Entrometido! ¿Por qué me insultas?

CLAUDIO
Quiero recibir de ti una satisfacción...
¡
Ultrajaste mi honor!...

FEDERICO
¿Quién eres? Dime tu nombre...
Quiero conocerte...

CLAUDIO
¡Cuando escuches mi nombre, temblarás!

FEDERICO
Habla.

CORO
¡
Identifícate!

EMILIA
(Para sí)
¡Oh, qué calvario!

FEDERICO
¿
Callas?...

CORO
Darás cuenta de tu osadía...

CLAUDIO
¡Ah, traidor! ...
Entérate... yo soy...

EMILIA
Fue un compañero
de mi padre en el cautiverio...
Ha venido a notificarme
su lamentable muerte,
su destino cruel.

CLAUDIO
Pero la culpa sin venganza,
¡juro al cielo! no ha de quedar.

EMILIA
(Para sí)
¡Es una hija desdichada,
quien de ti pide piedad!

FEDERICO
(Para sí)
¡Mi alma lacerada por el remordimiento
penando está en mi pecho!

ROMUALDO
Que día tan desgraciado
tuvo que despuntar para mí.

LUIGIA, CÁNDIDA
(Para sí)
Siento el alma inquieta... ¡Dios mío!
¿Que va a pasar?

EL CONDE
(Para sí)
¡Veo todas las almas agitadas,
pero la causa no logro discernir!

TODOS
¡Qué terrible
momento!
¡No logro soportar
este cruel tormento,
que en mi pecho
va desgarrando mi alma!
¡Ah, Basta de rayos,
suerte implacable!
¡Que vuelva a brillar
la deseada
suave y dulce
serenidad!



ACTO SEGUNDO


(
Patio de la ermita)

Escena Primera

(
Coro de aldeanos, Luigia y Cándida)

PARTE DEL CORO
¿Se ha marchado?

OTRA PARTE
Todavía no.

TODOS
¡Ese marinero insolente!
Un avispero de problemas
vino a despertar aquí.
Bufa, se agita, amenaza a todos,
nadie sabe lo que pretende,
pero para él este asunto
va a terminar muy mal.

LUIGIA
¡Ah! ¿Por qué cuando el traidor está en peligro
siento temor por él?
¿Ni siquiera el horror de la traición
puede desplazar mi amor?

CÁNDIDA
Merece odio y no cariño
ese indigno seductor,
que siempre tiene la intención de engañar
el candor de un corazón puro.

LUIGIA
¡Entre el amor y la venganza
siendo oscilar mi alma!

CÁNDIDA
Sí, la venganza del cielo
sabrá fulminar al malvado.

CORO
¡Ah! Y de la pobre Emilia
¿
quién podrá calmar sus angustias?

(Los aldeanos se retiran)

LUIGIA
Pero ¿no se sabe por qué razón
ese marinero se interesa tanto
por la situación de Emilia?

CÁNDIDA
Él afirma ser un amigo de su padre.

LUIGIA
¡Ah, qué agradecida le estoy
por descubrir a un traidor!

CÁNDIDA
Pero ¿no estas destinada
a casarte con don Romualdo?

LUIGIA
Conozco mi falta y siento el peso de tus reproches.
Siendo una muchacha joven e inexperta,
fácilmente cedí a los apremios de un pérfido que,
aprovechando la inclinación de mi corazón,
prometió hacerme feliz casándose conmigo.

CÁNDIDA
¿Con qué frecuencia nuestro sexo confía
en las promesas de los hombres!
La desafortunada Emilia
nos ofrece un ejemplo deplorable.
Permíteme que vaya junto a ella.
Quisiera, si pudiera, a costa de mi vida,
calmar su cruel ansiedad.

(Sale)

LUIGIA
Y ahora, ¿qué será de mí?
Aquí llega Don Romualdo.
¡Ah! Me conviene aplacarlo
para no exponerme a la ira de mi padre.

Escena Segunda

ROMUALDO
¡Oh, estás aquí, mujer de dos caras!
¡Esposa fantasmagórica!
Pero esta vuelta te ha quedado corto el sayo.
Creías tener escalera real, pero has perdido la partida.

LUIGIA
Usted se toma todo muy en serio,
¿
no deja que una muchacha
haga a veces alguna broma?

ROMUALDO
¿Una broma? ¡Tú has perdido la cabeza!
Bien sabes que yo he comido pan de muchas formas...
¿
Imaginas que una mocosita como tú
puede atrapar a un hombre como yo,
que ha viajado por todo el orbe terráqueo
y acuático?

LUIGIA
Es cierto, hace un rato yo me insinuaba con Federico,
pero lo hice sólo para vengarme,
porque usted al llegar aquí,
comenzó a coquetear con todas las mujeres.

ROMUALDO
Esta vez, el tintorero se equivocó de tinta
y la pieza no se ha teñido del color adecuado.
¡Confiesa, tramposa!
¡Falaz!¡Mentirosa!
Quieres sentarte y montar a caballo a la vez...

LUIGIA
Pero yo...

ROMUALDO
¡Silencio!...

LUIGIA
Pero usted...

ROMUALDO
¡No hables!
Ahora voy a anticipar
mis derechos señoriales,
cortándote esa nariz de pimiento rojo,

LUIGIA
¡Oh, estos insultos son inauditos!

EL CONDE
¡Al fin te encuentro!
Y ahora que estamos solos y tranquilos,
¿me puedes decir
qué significa tanto cuchicheo
y tantas caras preocupadas que veo en este sitio?

ROMUALDO
Señor Conde, márchese, que no quiero perder
ni la cabeza, ni la paciencia, ni la voz.

EL CONDE
¿Por la insolencia de ese hombre feroz?

ROMUALDO
(Muy fuerte)
¡
Hable con su hija que ella conoce todo este lío!

EL CONDE
¡Ah! Entonces dímelo tú, Luigia.

LUIGIA
Don Romualdo, aún de pie, sueña.

EL CONDE
¿Me ves, y tienes vergüenza?
¿Qué mal he hecho yo?

ROMUALDO
¿Vergüenza? ¿Su hija?
¡Pero si tiene la cara tan dura
que se pueden fundir cañones!

EL CONDE
¿Qué? ¿El bastón de Andrea?

ROMUALDO
No el bastón de Tomás, que sería bueno
romperlo en tu cabeza y en la de tu hija.

LUIGIA
(Para sí)
Es mejor que me vaya
para evitar un suceso desagradable.

(se marcha)

ROMUALDO
¡Se escapa!
¡Oh, pero se la tendrá que ver conmigo!

EL CONDE
¿Adónde vas, Luigia?
¡
Usted ha hecho que se vaya!
¿Por qué no me dice la verdad?
¡
Oh, pero no lo dejaré en paz hasta que me diga,
cueste lo que cueste, todo lo que ocurre!...

ROMUALDO
Usted me empuja y me apremia
para que le cuente todo,
yo grito como un animal;
usted no me oye nada,
y yo no quiero reventar gritando
para hacerme oír.

EL CONDE
Pero ¿si entra Venus?
¿Qué será de la arpía?

ROMUALDO
(en voz muy alta)
¡
Pienso que una nueva Troya
va a
ocurrir pronto acá!

EL CONDE
Pero, por Dios, hable más bajo
que
con semejante vozarrón...
¡Que no soy sordo!

ROMUALDO
¡Después de esto seguiré mi camino!
¡
Pero antes, con este puño,
al Conde he de golpear!

EL CONDE
¿Quién es ese marinero?

ROMUALDO
Es un animal anfibio.

EL CONDE
¿Quién es? ¿Pascual Polibio?

ROMUALDO
¡Denme paciencia! Es un hombre que podría...

EL CONDE
¿Te desafía? ¿Por qué motivo?

ROMUALDO
¡Ah! ¡Siento que mis venas
están a punto de estallar!

EL CONDE
¿Por qué a Federico
le hacías gestos tan locos?

ROMUALDO
Es eso precisamente lo que nadie puede saber.

EL CONDE
¿Qué dices?

ROMUALDO
¡
Que no lo sé!

EL CONDE
¿Qué cosa? ¿Una gallina vieja?

ROMUALDO
¡Que te ahorquen!

EL CONDE
¿De verdad! ¿Se la han robado?

ROMUALDO
¡Rayos y centellas!

EL CONDE
Entonces, ¿la hicieron albóndigas?

ROMUALDO
(con voz muy fuerte)
¡Usted es una verdadera albóndiga,
viejo mameluco!

EL CONDE
¡Pero hable bajo! ¡Caramba!
Que no soy Sordo.

ROMUALDO
(como antes)
Su hijita es una descarada.

EL CONDE
¡Una descarada! ¿Por qué?

ROMUALDO
(de igual modo)
Porque tiene mucha hambre.

EL CONDE
Es que aún tiene que crecer, ¡déjela que coma!

ROMUALDO
¡Por qué no se caen muertos!
¡Usted, Federico, y su hija,
Yo, que en medio de todo este embrollo,
estoy entre sordos, idiotas y diablos,
soy el único inteligente
que todavía queda aquí.
Creo que no tardará
en desatarse la tormenta,
la lava correrá con furia,
el trueno detonará
y el primer rayo
me
estallará en las orejas.

EL CONDE
¡Oh, mi pobre hijo!
¡Se ha vuelto loco!
Si aumenta su delirio,
la situación podría ser grave...
¡Agua! ¡Un calmante! ¡Rápido!
¡Realmente da miedo!

(Huye perseguido por Don Romualdo)

Escena Tercera

FEDERICO
¡No te escapes... óyeme, por piedad!...

CÁNDIDA
¿Qué podrías decirme?
¿Te atreverías a justificar tu inexcusable perfidia?
¿No estás lo suficientemente contento
con haber hecho infeliz a una crédula mujer,
como para volver
a tenderle otros lazos?

FEDERICO
¡Ah, no!... Siento el más cruel de los remordimientos,
y volviendo atrás, me gustaría devolver la paz
al desolado corazón de Emilia.

CÁNDIDA
¿Y cómo podrías hacerlo?
¿
Llamando para que regrese de la tumba, a su madre,
víctima de tu despiadado engaño?

FEDERICO
Reparando en parte mis errores,
merced a la oferta de mi mano.
Tú, que tanto amas a tu amiga,
aconséjale que me perdone.
¡No puedo, no sabría vivir con su odio!
Que mi sincero remordimiento haga que vuelva.
Estoy dispuesto a dar
cualquier prueba de mi arrepentimiento.

CÁNDIDA
¿Con otra amante a tu lado?

FEDERICO
Luigia me es indiferente. Emilia ha sabido apagar
mi naciente inclinación por ella.

CÁNDIDA
(Para sí)
Realmente no será éste el primer caso en que
se repara un daño con una boda.

FEDERICO
¡
Estás conmovida!... ¡Ah, lo veo!
Tu hermosa alma
ya siente piedad de mí.

CÁNDIDA
No, de ti no.
Soy sincera si te digo que tu falta no merece perdón;
pero la única esperanza que encuentro
para atemperar las penas de mi amiga,
me lleva a hablar en tu favor.
¡
Ojalá mis diligencias produzcan el efecto deseado!

FEDERICO
¡Oh, cuán agradecido te estoy!
Para despejar todas las dudas de don Romualdo
y calmarlo en cuanto a mi relación con Luigia,
también pensé en pedir su mediación con Emilia.

CÁNDIDA
Me parece difícil que quiera actuar en tu favor,
cuando le has seducido a dos amantes suyas.

FEDERICO
Conozco su corazón y confío en tener éxito.

CÁNDIDA
Hazlo entonces.
Voy a buscar a Emilia.
Sería feliz si pudiera enjugar sus lágrimas.

(sale)

FEDERICO
Oportunamente ahí llega Don Romualdo. ¡Coraje!

Escena Cuarta

ROMUALDO
He visto al bribón de Federico a solas
con la confidente de Emilia.
¿Acaso ese villano quiere atrapar
a otra mujer para pasar el invierno?

FEDERICO
(con tono sumiso)
¡Don Romualdo!

ROMUALDO
¡Ah, está aquí! ¡Lo voy a matar!

FEDERICO
Tome...

(le ofrece una daga)

ROMUALDO
¿Un cuchillo?

FEDERICO
¡
Sí, máteme!...
He aquí mi pecho dispuesto a su estocada...

ROMUALDO
¿Yo? ¿Acaso como último obsequio
quieres que pruebe la soga de Inglaterra?

FEDERICO
Sepa de mi extrema tristeza por haberlo traicionado,
y que es mi deseo que su propia mano
vengue la afrenta recibida...

ROMUALDO
Pero ¿de qué me sirve tu corazón,
si no vale ni cinco centavos
para pagar todas las bellaquerías
que me has hecho?

FEDERICO
Si habla de Luigia, yo no tengo toda la culpa...

ROMUALDO
¿No? La media de los agravios,
la mido yo con dos dedos...

FEDERICO
Fue ella la que me apremiaba para que la amase,
y yo siempre la disuadía, y la aconsejaba para
que cumpliera con sus deberes.
Pregúnteselo a ella misma
que no podrá negarlo en mi presencia.

ROMUALDO
¡Ah! ¿Fue ella la veleidosa contumaz?
Y después me dice el señor conde
que es carne y hueso que aún tiene que crecer...

FEDERICO
Por otro lado, cuando seducí a Emilia,
yo aún no tenía la suerte de conocerlo a usted.
De otro modo yo no habría sido capaz
de hacerle la más mínima ofensa.

ROMUALDO
En definitiva, por lo que entiendo,
estamos en paz.
De hecho ¿hasta tendría que hacerte un regalo?

FEDERICO
Ah, sí, un regalo, el más valioso
que yo espero de su buen corazón.

ROMUALDO
Pero ¿es posible que me hable
con ese descaro
en mi propia cara?
Dice que tengo que darle un regalo...
Usted
debe pensar que soy completamente idiota.

FEDERICO
¡
Ella está allí!

ROMUALDO
¿El qué?

FEDERICO
Yo estoy aquí...

ROMUALDO
¡
Y yo aquí!

FEDERICO
Ah, usted, sí...

ROMUALDO
¿Se puede saber que quiere decir
con eso de: yo estoy aquí y aquello allí?

FEDERICO
¡Ah, señor, por el amor de Dios!

ROMUALDO
¡Vaya, suena muy tramposo!
¿
Estará preparándome
otro truco u otro engaño?

FEDERICO
Usted, que es amigo del bello sexo;
que acumula el amor en su seno;
que en su pecho encierra un corazón
sensible y compasivo;
¡
acuda generosamente,
a consolar mis penas!

ROMUALDO
Me robó una esposa,
me sedujo una novia;
¿y ahora quiere, para hacer el pleno,
añadir una monja a su cuenta?

FEDERICO
Mi boca... ¡Oh, cielos!... no se atreve...

ROMUALDO
¡Menudo modelo de indecencia!

FEDERICO
Sepa usted... Emilia está allí...
Llámela...
Con su autoridad,
consiga de ella
el perdón de mis faltas.

ROMUALDO
¡
Váyase al demonio
engendro del infierno!
¡Maldición!
¿Pretende que haga de Celestino?

FEDERICO
¡Qué rabia! ¡Ay! ¡Qué sufrimiento!
¡No hay piedad para mí!

ROMUALDO
Váyase o lo estrangulo...
¡Salgo de mis casillas y lo mato!...

EMILIA
¿Qué gritos son esos?

FEDERICO
¡Emilia!

EMILIA
¡Oh, cielos!

FEDERICO
¡
A tus pies, oh, mírame!...

EMILIA
¿Y aún el traidor permanece
entre estas paredes?
¿Todavía no se ha saciado
de mi cruel tormento?
¡Al mirarlo, siento como mi alma vacila!

ROMUALDO
Dos luminosas antorchas
me apagó este animal.
¿Y todavía pretende
arrebatarme otra?

FEDERICO
Escúchame...

EMILIA
¡Indigno, márchate!...

ROMUALDO
Váyase o lo corto en pedazos...

(Trata de atacarlo pero Emilia lo detiene)

EMILIA
¡
Deténgase!...

FEDERICO
No me puedo alejar de ti...

ROMUALDO
¡Le corto la cabeza!

EMILIA
¡
Deténgase!...

FEDERICO
Mi final será funesto...

ROMUALDO
¡Lo mato!

EMILIA
¡
Deténgase!...
¿Y qué puedes decirme, alma despiadada?

FEDERICO
Que estoy arrepentido de mis fechorías...

ROMUALDO
¡Ya lo agarré! ¡Tome esto!

EMILIA
¡
Deténgase!....

ROMUALDO
¡Diablos!
Me parece, señora,
que mientras lo desee muerto,
si tiene  razón o no,
no tiene mayor imprtancia
.

EMILIA
(a Romualdo)
Es usted un salvaje,
que me atormenta.
¡Ni siquiera sabe compartir
el estado de mi corazón!

FEDERICO
¡
Su despiadada crueldad
está dirigida contra mí!
¡Veo en él al cruel
autor de mis tristes pesares!

ROMUALDO
¡Maldito sea, quien le amamantó!
¿No sólo quiere tener razón,
sino también
obtener mi perdón?

EMILIA, FEDERICO
¡Amor, cruel amor!
¡Tirano de los mortales!
¿Jamás dejarás de lado tu rigor
para lacerar los corazones?

ROMUALDO
¡Ah, mi cabeza da vueltas
como una rueda!
¡Ay de mí! ¿Entre Scilla y Carella
me siento atrapado!

(Salen por diferentes lugares.)

Escena Quinta

CLAUDIO
¿A dónde vas? ¡Detente! ¡No te escapes!
Ha llegado el momento de revelarte mi nombre,
y la causa de mi resentimiento.

FEDERICO
(Para sí)
La voz de este hombre tiene sobre mi corazón
el mismo poder que la de Emilia.

CLAUDIO
(Para sí)
Junto al lugar donde descansan las cenizas
de mi esposa, muerta sin venganza,
él pagará la culpa de sus pecados.

FEDERICO
¿Qué pretendes de mí?

CLAUDIO
Venganza, ya te lo he dicho... sígueme.

FEDERICO
¿A dónde?

CLAUDIO
A los subterráneos de este retiro.

FEDERICO
¿Tal vez intentarás...

CLAUDIO
No me creas capaz de tamaña vileza. ¡Vamos!

FEDERICO
(Para sí)
¿Qué me puede pasar? ¿Morir?
Sigamos al destino.

CLAUDIO
Decide...

FEDERICO
Te sigo...

CLAUDIO
¡Ah, por fin quedaré satisfecho!

(salen)

CÁNDIDA
¡Qué escuché! ¡Oh, qué desastre! ¡Oh!
¿Qué otra desventura está por ocurrir?
¡Ah, Emilia! ¡Oh Dios, si supieras!...

Escena Sexta

EMILIA
¿Qué sucede?

CÁNDIDA
El marinero lleva a Federico al sótano,
para cumplir con su venganza, matándolo.

EMILIA
¡Ah, estoy perdida! ¡Corramos, amiga, a detenerlos
y evitar que suceda un mal mayor!
¡Don Romualdo!... ¡Llega a tiempo!
¡Oh, por favor, únase a nosotras!...
¡
Ayude a la infortunada Emilia!

ROMUALDO
¿Qué pasó? ¿Alguna otra bribonada de Federico?

CÁNDIDA
Hay alguien que amenaza su vida.

ROMUALDO
¡Dejen que lo mate!
Habrá un delincuente menos entre nosotros.

EMILIA
Pero usted no sabe qué peligro corre
esa persona apreciada por mí...
¡Ahora es el momento de demostrar su sensibilidad!

ROMUALDO
Realmente mi sensibilidad... aquí dentro...
¡
se ha transformado en bestialidad!

EMILIA
¡Quédese entonces aquí, hombre inhumano!
Nosotras dos seremos suficientes
para disipar la tormenta que se está desatando.

CÁNDIDA
¡
No, no... venga usted con nosotras!...
No nos debe abandonar
en circunstancias tan terribles.

ROMUALDO
Pero ¿a dónde vamos?

EMILIA
A los propios abismos, si fuera necesario,
para salvar a quien amo.

ROMUALDO
No, a los abismos ve tú,
que el calor siempre me ha hecho mucho mal.

CÁNDIDA
¡
Venga y no dude más!

ROMUALDO
Bien entonces, vayamos...
No importa cómo ni por qué, pero sé
que algo desagradable sucederá en esta ermita

(salen)

Escena Séptima

(Escalera de acceso al subterráneo
destinado a las sepulturas de la familia
Liverpool. En el centro hay una tumba
iluminada con el retrato de la madre de
Emilia. Otras tumbas se ven por doquier.
Claudio precede con una antorcha encendida
a Federico, que se detiene en los últimos
peldaños de la escalera)

CLAUDIO
¿Por qué te detienes?

FEDERICO
¿A dónde me traes?
¿A este triste asilo de muerte me conduce tu furia?

CLAUDIO
En este inhóspito sitio mi destrozado corazón
espera concretar su venganza ¡malvado!

FEDERICO
¿Quién eres?
¿Qué derecho tienes para ultrajarme?

CLAUDIO
(señalando el retrato de la tumba)
Mira ese retrato, ¡oh, cruel!
En el verás a la víctima de tu delito,
y así comprenderás el justo furor
que me invade.

FEDERICO
¿Qué? ¡La madre de Emilia! ¡Cielos!
¡Siento que se me eriza el cabello de la nuca!

CLAUDIO
¿Ves esos ojos debilitados por las lágrimas?
¡
Tu sangre reclaman, y yo la verteré!

FEDERICO
(Para sí)
¡El horror de mi delito me roba el valor!

(A Claudio)

¡Ah, por piedad! ¿Dime quién eres?

CLAUDIO
También me pertenece tu
ofensa,
puesto
que me une a Emilia un vínculo de sangre.
He venido
a vengar a su madre,
a quien tu crimen mató...
¡Ve en mí la vengadora mano de Dios!
En el campo de batalla
supe enfrentar a la muerte.
La sabiduría, la virtud y el honor
guiaron mis pasos.
Y a un cobarde, a un traidor,
jamás podré perdonar.

FEDERICO
Un exceso de juvenil locura
me llevó a semejante error.
Yo mismo no puedo soportar
el recuerdo de tan mala acción.
Pero, oprimido por el dolor,
extinto aquí mismo caeré.

CLAUDIO
¿De qué sirve el arrepentimiento
si Emilia es infeliz?
¿Si en el más cruel de los tormentos
languidece su padre?

FEDERICO
Pero su padre falleció...

CLAUDIO
¡No, traidor! Con vida lo conserva aún el cielo.

FEDERICO
¡Ah! ¿Quién me indica el camino
para sustraerme de tanto horror?
¿Quizás tú? Habla...

CLAUDIO
¡Soy Claudio... alma malvada!
Y no vengo cobardemente,
como lo haces tú,
a
vengar las ofensa recibidas.
Elije...

(Extrae dos pistolas y se las presenta a Federico)

FEDERICO
¿Qué estás haciendo? ¡Eso no se hará!

CLAUDIO
Elige, pero antes
firma este documento,
donde te reconoces
como el autor de la traición...

FEDERICO
¡Ah! ¡Por piedad... señor!

CLAUDIO
¡Tú no la tuviste un día!
Para ti soy
un miserable padre en duelo...
Tú eres la fuente
de eternas lágrimas...
¡Un seductor
que no merece piedad!

FEDERICO
Si imperturbable
ante mis lágrimas,
te anima un cruel
deseo de sangre,
el rayo de la muerte
vibra en mi corazón.

FEDERICO, CLAUDIO
¡Ah! ¡No puedo expresar
el cruel rigor
del delirio que experimento
en mi corazón!

CLAUDIO
No te demores más, firma este papel.

FEDERICO
Todo haré si así lo quieres, pero nunca voy
a batirme a duelo con el padre de Emilia.

CLAUDIO
Esperas en vano seducirme,
como lo hiciste con mi infeliz hija.

FEDERICO
Espero lograr un generoso perdón...

CLAUDIO
¿Perdón?
¿Y lo imploras frente aquella
a la que provocaste la muerte?
¡
Cada vez más se enciende mi ira!
Defiéndete... o muere...

(cuando apunta su pistota, bajan corriendo
por la escalera Emilia y sus acompañantes)

Escena Final

CÁNDIDA
¡Deténgase!

EMILIA
¡Oh, por el amor de Dios!

ROMUALDO
No te muevas, 
que todos nosotros
hemos llegado
para que te comportes como es debido...

EL CONDE
¡
Tengan respeto, digo, a un hijo de Marte!

ROMUALDO
Inspirado por Mercurio...

CLAUDIO
¡Inoportunos!
¿Qué derecho tienen a impedir mi justa venganza?

ROMUALDO
En definitiva, maldito marinero,
¿qué se te ha medido en la cabeza
para derramar sangre a cualquier precio?

FEDERICO
Respétenlo... él es el padre de Emilia.

EL CONDE
¿Qué escucho?

EMILIA
¡Ah, se ha identificado!

CLAUDIO
Sí, sépanlo todos... yo soy Claudio de Liverpool,
que para vengar a una hija
y a una esposa asesinada por este pérfido,
se expone, regresando a su patria,
al castigo de violar su proscripción.

FEDERICO
Consuélate, señor de Liverpool, tu inocencia
ha sido reconocida, y la justicia de los
magistrados ha castigado al calumniador,
restituyéndote la honra y tus posesiones.
Esta sentencia fue publicada unos días antes
de nuestra partida de Londres.

CLAUDIO
¿Puede ser cierto?

EMILIA
¡Ah, ahora soy menos desventurada!

ROMUALDO
Este cambio de situación podría hacer
más atractivo el drama,
acabando con un final de boda feliz.

CLAUDIO
Sí, Emilia, el sincero arrepentimiento de Federico
puede hacer prescribir sus delitos.
No debe reinar por siempre el odio
en nuestros corazones,
y el espíritu de tu madre reposará tranquilo
al verte como la esposa de Federico,
y junto al autor de tus días.

ROMUALDO
Y tú, señor de Lavapulle, sigue mi consejo
y
consíguete otra muchacha para una cómoda vejez.
Así quedará en calma la fiel difunta,
una vez que te vea casado nuevamente.

EMILIA
(Para sí)
¡Qué golpe para mi corazón!

FEDERICO
¡Emilia, Claudio, no seáis implacables!...
¡Pende de una sola palabra
mi felicidad y la vuestra!

ROMUALDO
Emilia piensa un poco, antes de arruinarlo todo.
El muchacho hará como hacen todos,
después de las locuras de juventud
necesita llevar una vida virtuosa.

CLAUDIO
¡Ah, me habéis convencido!
Federico, te perdono...
¡Emilia, te casaras con él, y tu...

FEDERICO
¡Oh, qué feliz soy!

EMILIA
¡Ah, qué momento!

ROMUALDO
¿Qué haré ahora? Apretar los dientes...
Quédatela por el amor del Cielo...
Habiendo tenido dos prometidas
ahora me quedo solo y para vestir santos.

LUIGIA
Si usted sigue el ejemplo de Claudio,
y
quisiera, generosamente,
aceptar mi arrepentimiento...

ROMUALDO
¡
Por supuesto!...
Estás pescando en mar revuelto... Y yo,
para no permanecer despechado, te ofrezco mi mano.

EL CONDE
¿Cómo?
¿Te casarás en un subterráneo?

ROMUALDO
Señor, no comience a complicarlo todo,
luego se lo explicaremos...

EL CONDE
¡Oh, es cierto que la hermosa calma
siempre sucede a la terrible tormenta!

EMILIA, FEDERICO
Que descienda auspicioso Himeneo
y una nuestros corazones
que
con sus cadenas doradas
un buen lazo nos hará.

CORO
¡
El amor, la constancia y la fidelidad,
siempre vencerán!

CLAUDIO
Si un deseado lazo
une sus corazones,
el corazón de un padre
siempre dichoso será.

CORO
El amor, la constancia y la fidelidad
entre vosotros siempre reinará.

ROMUALDO
No se si considerarme
yo también afortunado.
Sueño que ya estoy casado...
¡
que sea lo que Dios quiera!

CÁNDIDA, EL CONDE, CORO
¡Vivan los amantes esposos!
¡Que tengan d
ías felices y dichosos!
¡Que siempre reine entre ellos
la paz y la amistad!



Digitalizado y traducido por:
José Luís Roviaro 2016