JONE
Personajes
JONE ARBACES GLAUCO NIDIA BURBO SALUSTIO CLODIO |
Joven Ateniense Sacerdote Egipcio de Isis Joven Ateniense Esclava Griega Tabernero, Antiguo Gladiador Patricio, Amigo de Glauco Patricio, Amigo de Glauco |
Soprano Barítono Tenor Mezzosoprano Bajo Bajo Tenor |
La acción se desarrolla en Pompeya, en el año 79.
ATTO I Quadro Primo (Taverna di Burbo sparsa di anfore, ecc. Sopra una panca stanno alla rinfusa i pallii dei giovani Patrizii, che intorno ad un'altra giuocano ai dadi; mentre dal lato opposto, alcuni Gladiatori bevono e cianciano fra loro allegramente. Il luogo è illuminato da una lampada. È l'alba) Scena Prima (Fra i giovani Patrizi, Glauco, Clodio e Sallustio; più tardi Burbo che va e viene recando vino od altro) GLADIATORI Vuote son l'ànfore... (chiamando) Burbo... che fai? A gola asciutta ci lasci qua? Se ai nostri stomachi vigor non dài, Con fiacca lena si lotterà. PATRIZI (a Glauco) Su, scuoti il bossolo!... La sorte è varia... GLAUCO Per Giove!... il punto sempre peggior! Bossolo e dadi saltar fo' all'aria. Chi perde in gioco, vince in amor. CLODIO Forse il sinistro sguardo d'Arbace T'ha fatto il Caso ieri scontrar? SALLUSTIO Ovver di Jone l'occhio vivace? GLAUCO Non dêi quel nome qui profanar. CLODIO Ti metti al serio? Già lo si vede, Non sei più quello de' primi dì. GLAUCO Non son più quello?... pazzo chi 'l crede. Burbo... Il Falerno... GLI ALTRI Bravo!... così! (Burbo, che poco prima avrà recato da bere ai Gladiatori, torna in iscena, depone un'altra anfora sulla tavola dei Patrizi e riparte). GLAUCO (alzando il calice colmo, prorompe con enfasi) Su, di pampini, di grappi, M'intrecciate una corona! Cinto d'anfore e di nappi, Salgo in vetta all'Elicona. Viva Bacco il re de' Numi, Inni a Venere e profumi! Canti chi vuole d'elmi e corazze, L'ire e le stragi del Dio guerrier; Io fra le belle pugno e le tazze, Ebbro, non morto, voglio cader. Allor che in pugno l'anfora ho stretta, Io non invidio lo scettro ai re... Sacra dell'oro la fame è detta, Sacra è del vino la sete a me. Scena Seconda (Nidia, indi Burbo e detti) NIDIA (gettandosi ai piedi di Glauco) Soccorso, pietà!... GLAUCO Chi offenderti, fanciulla, osò? (vedendo Burbo che col flagello sollevato sarà rimasto immobile sulla soglia). Ah tu, tu, Burbo!... Cerbero od orso, L'unghie rapaci ti strapperò. Qual è il suo fallo? BURBO Mia schiava è dessa, E d'ubbidirmi ricusa ognor. NIDIA (arrossendo) Volea... d'Arbace... GLAUCO (a Nidia) T'intendo... cessa... Povera vittima, sorgi e fa cor. (a Burbo) La compro... il prezzo? BURBO Cara mi costa... Venti sesterzii... GLAUCO (gettandogli la borsa) Il doppio... a te! BURBO (raccogliendo da terra la borsa) Certe ragioni non han risposta... È tua! GLAUCO Va... libera, Nidia, tu se'. PATRIZI, SALLUSTIO, CLODIO Al generoso Glauco sia festa! NIDIA (a Glauco) Abbandonata ed orfana Dove trovar ricetto? Quale per me può fascino Aver la libertà? Schiava, ma a te da presso Viver mi sia concesso... Del mio signor il tetto Eliso a me sarà. GLAUCO Lo brami?... sia. CLODIO, SALLUSTIO Su, Glauco, L'alba da un pezzo è desta!... L'ultima tazza è questa, Evviva Bacco e Amor. SALLUSTIO (ai gladiatori) Bevete... io pago! - al solito Fu il giuoco a me propizio. BURBO, GLAUCO Al nobile patrizio... Far noi sapremo onor. GLAUCO (fra sé) Immagin cara di Jone mia, Celeste raggio tu brilli a me... Oh, nel tuo amore redento io sia... Jone, ch'io possa levarmi a te! NIDIA (fra sé) La troppa gioia m'opprime il core, Quasi a me stessa creder non so. Di Glauco schiava!... sogni d'amore, In voi la vita delizierò! BURBO (fra sé) Come di gioia le brilla il viso! Il mio sospetto certezza è già... Per lei di Glauco solo un sorriso Vale una vita di libertà. SALLUSTIO, CLODIO, PATRIZI Venere e Bacco son nostri Numi, Noi della vita cogliamo il fior. A Bacco e Venere canti e profumi, Viva il falerno, viva l'amor! (Glauco parte insieme a Clodio, a Sallustio e agli altri giovani patrizi, e seguito da Nidia. Dopo di loro, escono i Gladiatori. Burbo, rimasto solo, cava di sotto la tunica la borsa datagli da Glauco, ne versa il denaro su di un tavolo, e lo sta contemplando con compiacenza) Scena Terza (Burbo, indi Arbaces) BURBO È un giorno di fortuna: generoso L'ateniese è davver! Questo si chiama Esser ricchi e patrizi! Un mucchio d'or! E Arbace?... Alla colomba lo sciolsi l'ale, e il falco Più ghermirla non può... La sua vendetta Sento ruggir. Astuzia a me non manca... L'affronterò! Quest'oro intanto è mio. Ah! (accorgendosi d'Arbace, che entrato improvvisamente in scena, gli batte colla mano una spalla). Siete voi? ARBACE Sì, son io. E Nidia?... - Venduta poc'anzi tu l'hai... BURBO È vero. ARBACE Staman l'attesi... lo sai... Così m'ubbedivi? BURBO Non è colpa mia: A preghi, a minacce fu dessa restia. ARBACE Tu mêndichi scuse. BURBO (con espressione maliziosa) La Tessala è bella, Ma.... al sole di Jone S'offusca ogni stella. ARBACE Che dici tu? BURBO Nulla. - Di Nidia nel core, Io lessi... per Glauco delira d'amore: Giovarti può forse! Rival fortunata, E Jone frattanto di Glauco l'amata. ARBACE Menzogna!... Di Bacco nell'orgia sommerso, Nel lezzo s'avvolge d'ignobili amor. BURBO Dal Glauco d'un giorno s'è fatto diverso... Gli amici abbandona; sol Jone ha nel cor. ARBACE (a Burbo dopo un momento di pausa) No... mai! Dal Vesuvio fra i massi s'interna Temuta dal volgo profonda caverna: Dimora è quell'antro d'antica sibilla, Che magici filtri dall'erbe distilla. BURBO La Saga del monte! ARBACE Là recati tosto, E il solito filtro le chiedi per me. BURBO In tutto a servirti lo schiavo è disposto. ARBACE A questa mia gemma prestar dovrà fè! (si trae dal dito un anello e lo consegna a Burbo) Vanne, e serba geloso l'arcano, II mio sguardo per tutto ti vede: Ho dell'oro per darti mercede, Ho un pugnal per poterti punir. Io la mente sarai tu la mano, Altri cenni t'appresta a compir. BURBO Quale il core fedele ho la lingua, Del mio zelo t'ho date già prove: Me di premio lusinga non move, L'ubbidirti è una legge per me. (fra sé) Quando d'oro la borsa s'impingua Non il come m'importa, e perché! (Arbace parte. Burbo, raccolto il denaro, si ritira nell'interno della taverna) Quadro Secondo (Stanza di Jone; porta di prospetto) Scena Prima (Jone sola) JONE Oh, qual la prima volta m'appariva Nel tempio della Diva, L'ho sempre agli occhi miei, sempre dinante Il suo gentil sembiante Ed ei?... di pari affetto ci forse m'ama... Svelar non l'osa... e il brama! Nel sol quand'è più splendido, II suo sorriso io vedo, Guardo le stelle, e simbolo Degli occhi suoi le credo. Nel mormorio dell'onda Lo ascolto a me parlar... L'aura che mi circonda Piena di lui mi par... L'amo, l'amo, e la fiamma immortale Tempo o affanno distrugger non può! Viva in core, gelosa Vestale, Custodir quella fiamma saprò! Scena Seconda (Arbace e detta) ARBACE Godo in trovarti lieta. JONE Arbace! ARBACE A me secreta Della tua gioia la cagion terrai? Io che col guardo pènetro ne' cieli, Io so leggerti in cor... Ami! JONE Delitto è forse amor? ARBACE Se l'anima sublima, Degno è de' Numi. - Di saper ho dritto Chi tal fiamma t'accese. JONE Alcun più vago Più nobile garzon non ha Pompei. ARBACE Nomalo. JONE (con franca ingenuità) Glauco. ARBACE Desso!... ah, tu non sai... Ingannata sei tu! JONE Che dici mai? ARBACE Fra danze oscene ed orgie, Fra schiave invereconde, Nell'abbrutir dell'anima Notti e tesor profonde. In te de' Numi s'agita Eterna la scintilla; Contaminata argilla, Egli ha di fango il cor. JONE (fra sé) Glauco!... il mio Glauco!... Misera Che ascolto!... e sarà vero? Aver sì vil può l'anima E il volto onesto e altero? Quegli occhi a me mentivano, Gli occhi pur casti tanto! Cinto dal vel più santo Mai non fu in terra amor. ARBACE Anche stanotte in läide Gioie trascorse ha l'ore. Compra ha una schiava: inebriasi Or forse al nuovo amore. JONE Non proseguir: soccombere Al troppo duol mi vedi... ARBACE (con ironia) Se di te degno il credi, Amalo, o Jone, ancor. Scena Terza (Dirce, Nidia e detti) DIRCE Una schiava giovinetta Favellar a te desia; Nel vestibol ella aspetta. JONE Una schiava!... e chi l'invia? DIRCE Nulla disse: a te soltanto Par che il voglia confidar. JONE Venga. (Dirce parte ed entra Nidia) ARBACE (fra sé, con sorpresa) Nidia! NIDIA (fra sé, fissando Jone) Ahi bella tanto! ARBACE (fra sé, con sorpresa) Qui?... JONE (a Nidia) Puoi libera parlar. NIDIA (porgendo a Jone un foglio ch'essa apre e legge con ansietà) Chi mi manda e chi son io Ti dirà questo papiro. JONE (fra sé) Glauco! ARBACE (fra sé) Glauco! JONE (fra sé) Il ciglio mio Non m'inganna... io non deliro! (accostandosi ad Arbace e in tono di trionfo) Quella schiava compra or ora, Vedi... in dono, egli offre a me: Leggi Arbace, e dimmi ancora Di', se il puoi, che abbietto egli è. (a Nidia con trasporto) Cara a Glauco, o mia fanciulla, Come amarti non dovrei? Poi che Grecia a te fu culla, Più diletta ancor mi sei. Così ingenua, così bella, Gentil dono ci m'offre in te... Più che schiava, ognor sorella Tu sarai, fanciulla, a me. ARBACE (a Jone nascondendo a stento lo sdegno ond'é compreso) Non lusingarti, - t'illude amor... Non sai tu l'arti - d'un seduttor. Ei tradimento - più vil t'ordì... Del pentimento - paventa il dì! JONE (fra sé) Mendace il grido - non fu d'amor, Essermi infido - potea quel cor? D'affetto pegno - novel mi diè... Ah, m'ama, e degno - d'amor egli è! NIDIA (fra sé) Ahi, tanto e come - pietosa a me! Di Glauco il nome - solo il potè... Fatal mi corse - le vene un gel... L'ama ella forse?... - dubbio crudel! (Arbace parte: Jone si ritira nelle stanze attigue. Sulla porta che mette al giardino si affacciano Dirce e le altre schiave che invitano Nidia a seguirle) |
ACTO I Cuadro Primero (Taberna de Burbo con muchas ánforas, etc. Sobre una mesa están revueltas las capas de unos jóvenes patricios que, alrededor de otra juegan a los dados; mientras, en el lado opuesto, algunos gladiadores beben y charlan alegremente. El lugar está iluminado por una lámpara. Amanece) Escena Primera (Jóvenes patricios, Glauco, Clodio y Salustio. Más tarde entra Burbo trayendo jarras de vino) GLADIADORES ¡Las jarras están vacías!... (llamando) ¡Burbo!... ¿qué haces? ¿Nos abandonas con la garganta seca? Si no das vigor a nuestros estómagos, con poca fuerza lucharemos. PATRICIOS (a Glauco) ¡Venga! ¡Agita el cubilete!... La suerte puede cambiar... GLAUCO ¡Por Júpiter!... ¡Cada vez saco peores puntos! Voy a tirar al aire cubilete y dados. Quien pierde en el juego, vence en el amor. CLODIO ¿Quizá la siniestra mirada de Arbaces te hizo ayer encontrar el infortunio? SALUSTIO ¿O los ardientes ojos de Jone? GLAUCO No debes profanar ese nombre. CLODIO ¿Te pones serio? Ya se te nota, no eres el de antes. GLAUCO ¿No soy el de antes?... Loco está quién lo diga. ¡Burbo!... ¡El Falerno!... LOS DEMÁS ¡Bravo! ¡Eso es! (Burbo, que un poco antes ha traído bebida a los gladiadores, vuelve a aparecer, pone otra ánfora en la mesa de los patricios y reparte) GLAUCO (alzando la copa llena, exclama con énfasis) ¡Vamos! ¡Con pámpanos y racimos trenzadme una corona! Acarreando ánforas y copas, subiré a la cima del Helicón. ¡Viva Baco, el rey de los dioses! ¡Himnos y alabanzas a Venus! Cante el que quiera con cascos y corazas, las iras y matanzas del dios guerrero; que yo entre las beldades y las copas pelearé. ¡Borracho, y no muerto, quiero caer! Cuando tengo una jarra en mis manos, no envidio ni el cetro de un rey... Si el hambre de oro es sagrada, sagrada es la sed de vino para mí. Escena Segunda (Nidia, luego Burbo y los demás) NIDIA (arrojándose a los pies de Glauco) ¡Socorro, piedad! GLAUCO ¿Quién osa ofenderte, muchacha? (viendo a Burbo que está de pie en el umbral, inmóvil y con el látigo levantado) ¡Ah tú, tú, Burbo!... ¡Perro u oso, tus garras de alimaña arrancaré! ¿Qué mal ha hecho? BURBO Ella es mi esclava, y siempre rehusa obedecerme. NIDIA (sonrojándose) Él quiso... que Arbaces... GLAUCO (a Nidia) No hables más... te entiendo... Pobre víctima, ponte en pie y anímate. (a Burbo) La compro... ¿cuánto pides? BURBO Me costó cara... Veinte sextercios... GLAUCO (arrojándole una bolsa) ¡Toma... el doble! BURBO (recogiendo la bolsa del suelo) Algunas razones no tienen respuesta... ¡Es tuya! GLAUCO ¡Vete, Nidia, eres libre! PATRICIOS, SALUSTIO, CLODIO ¡Demos una fiesta al generoso Glauco! NIDIA (a Glauco) Abandonada y huérfana, ¿dónde encontraré refugio? ¿Qué atractivo para mí puede tener la libertad? Esclava, pero cerca de ti, me sea concedido vivir... La casa de mi amo será un Elíseo para mí. GLAUCO ¿Eso quieres?... ¡Sea! CLODIO, SALUSTIO ¡Vamos, Glauco, ya queda poco para el alba! Ésta es la última copa, ¡vivan Baco y Amor! SALUSTIO (a los gladiadores) ¡Bebed... yo pago! Como de costumbre tuve suerte en el juego. BURBO, GLAUCO Al noble patricio... nosotros sabremos honrar. GLAUCO (para sí) Imagen querida de mi Jone como un celeste rayo, tú brillas ante mí... ¡Oh, que sea redimido por tu amor... Jone, que pueda elevarme hasta ti! NIDIA (para sí) Una extrema alegría me oprime el corazón, casi no puedo creérmelo. ¡Esclava de Glauco!... Sueños de amor, ¡en ellos mi vida deleitaré! BURBO (para sí) ¡Cómo le brilla el rostro de alegría! Mi sospecha es ya certeza... Para ella una sola sonrisa de Glauco le vale por una vida de libertad. SALUSTIO, CLODIO, PATRICIOS Venus y Baco son nuestros dioses, escojamos de la vida, la flor. A Baco y a Venus, cantos y alabanzas, ¡viva el Falerno, viva el amor! (Glauco sale junto a Clodio, Salustio, los jóvenes patricios, Nidia les sigue. Tras ellos salen los gladiadores. Burbo queda solo, ve la bolsa que le dio Glauco, vierte el dinero sobre una mesa y lo contempla complacido) Escena Tercera (Burbo, luego Arbace) BURBO Día de suerte en verdad. ¡Realmente es generoso el ateniense! ¡Esto se llama ser rico y patricio! ¡Un montón de oro! ¿Y Arbaces?... A su paloma le desaté las alas y el halcón ya no podrá agarrarla... Su venganza la siento ya rugir. Pero no me falta astucia... ¡Me enfrentaré a ella! Entre tanto, el oro es mío ¡Ah! (viendo que Arbaces ha entrado, le golpea afectuosamente con la mano en la espalda) ¿Eres tú? ARBACES Sí, soy yo. ¿Y Nidia?... La has vendido hace poco... BURBO Es verdad. ARBACES La esperaba esta mañana... Tú lo sabes... ¿Así me obedeces? BURBO No es mi culpa. Ella rechazó mis ruegos y mis amenazas. ARBACES Me estás dando pretextos. BURBO (con expresión maliciosa) La tesaliense es bella, pero... ante el sol de Jone cualquier estrella oscurece. ARBACES ¿Qué dices? BURBO Nada... Leí el corazón de Nidia. Delira de amor por Glauco. ¡Quizá eso pueda ayudarte! Su afortunada rival es Jone, amada ahora por Glauco. ARBACES ¡Mentira!... Inmerso en las orgías de Baco se revuelca en la suciedad de innobles amores. BURBO El Glauco de antes ha cambiado... Abandona a los amigos, sólo tiene a Jone en su corazón. ARBACES (a Burbo, tras un momento de pausa) ¡No... nunca! Oculta entre las piedras del Vesubio hay una profunda caverna temida de las gentes. Habita en aquel antro una vieja bruja, que, con hierbas, destila filtros mágicos. BURBO ¡La Adivina del Monte! ARBACES Ve allí enseguida, y pídele un filtro para mí. BURBO Para servirte en todo está dispuesto este esclavo. ARBACES ¡Con esta gema ella sabrá que vas de mi parte! (se quita un anillo de la mano y lo da a Burbo) Ve, y guarda celosamente el secreto, mis ojos te verán doquiera que vayas. Tengo oro para premiarte y también un puñal para castigarte. Yo seré la mente, tú la mano, prepárate a cumplir otras tareas. BURBO Mi lengua es fiel como mi corazón, de mi celo ya te he dado pruebas. No me mueve conseguir el premio, obedecerte es una ley para mí. (para sí) ¡Cuando la bolsa está llena de oro, no me importa ni el cómo, ni el por qué! (Arbaces sale. Burbo, toma el dinero y se retira al interior de la taberna). Cuadro Segundo (Habitación de Jone; puerta delantera) Escena Primera (Jone sola) JONE ¡Oh, cómo apareció ante mí aquella primera vez en el templo de la diosa! Lo tengo siempre ante mis ojos, siempre delante su gentil semblante. ¿Y él?... Parece amarme con igual afecto... Pero no osa revelármelo y... ¡seguro que lo desea! En el sol, cuando está más luminoso, yo veo su sonrisa, miro las estrellas y símbolo de sus ojos las creo. En el susurro de las olas escucho como me habla... El aire que me rodea me parece estar lleno de él... ¡Le amo! ¡Le amo! ¡Esa llama inmortal ni el tiempo ni la desgracia podrán destruirla! ¡Viva en mi corazón, como celosa vestal, yo sabré custodiar la llama! Escena Segunda (Arbaces y Jone) ARBACES Me alegro de encontrarte feliz. JONE ¡Arbaces! ARBACES ¿Me confiarías el secreto de la razón de tu alegría? Yo, que con la mirada penetro hasta en los cielos, sé leer en tu corazón... ¡Estás enamorada! JONE ¿Acaso el amor es delito? ARBACES Si exaltar el alma es cosa digna de los dioses, tengo derecho a saber quién enciende en ti tal llama. JONE No hay en Pompeya un joven tan bello ni tan noble. ARBACES Dime su nombre. JONE (con ingenua franqueza) Glauco. ARBACES ¡Él!... ¡Ah, tú no sabes!... ¡Estás engañada! JONE ¿Qué estás diciendo? ARBACES Entre obscenas danzas y orgías, entre esclavas desvergonzadas, embruteciendo su alma, noches y tesoros malgasta. La luz eterna de los dioses brilla en tu interior; pero él, con contaminada arcilla, tiene enfangado su corazón. JONE (para sí) ¡Glauco!... ¡Mi Glauco!... ¡Pobre de mí! ¿Qué escucho?... ¿Será verdad? ¿Puede tener un alma tan vil con un rostro tan honesto y orgulloso? Esos ojos que me mienten, ¡parecían tan castos! Nunca hubo en la tierra un amor cubierto de tan santo velo. ARBACES Anoche mismo, entre obscenas alegrías, pasó las horas. Ha comprado una esclava, quizá está embriagado por el nuevo amor. JONE No prosigas o me verás sucumbir a tanto dolor... ARBACES (con ironía) Si aún lo crees digno de ti, ámalo, Jone. Escena Tercera (Dirce, Nidia y los anteriores) DIRCE Una joven esclava desea hablar contigo. Está esperando en el vestíbulo. JONE ¡Una esclava!... ¿Quién la envía? DIRCE Nada ha querido decir; sólo a ti parece querer confiarse. JONE Que venga. (Dirce sale y entra Nidia) ARBACES (para sí, con sorpresa) ¡Nidia!... NIDIA (para sí, viendo a Jone) ¡Ah, qué bella es! ARBACES (para sí, con sorpresa) ¿Ella aquí?... JONE (a Nidia) Puedes hablar libremente. NIDIA (mostrando a Jone una hoja que ella abre y lee con ansiedad) Quién me manda y quién soy te lo dirá este papiro. JONE (para sí) ¡Glauco! ARBACES (para sí) ¡Glauco! JONE (para sí) Mis ojos no me engañan... ¡No estoy delirando! (a Arbaces, en tono triunfante) La esclava que él compró, ¡mira... me la ofrece como regalo! Lee, Arbace y dime ahora, si puedes, lo despreciable que él es. (a Nidia, con arrobo) Si eres querida por Glauco, muchacha, ¿cómo podría no quererte yo? Y si además, es Grecia tu cuna, más apreciada aun serás por mí. Tan ingenua, tan hermosa, un bello presente él, contigo, me ofrece... Más que una esclava, siempre una hermana, tú serás, muchacha, para mí. ARBACES (a Jone, escondiendo a duras penas su desdén) No te entusiasmes, pues te ciega el amor... Tú no sabes las artes de un seductor. Él, la traición más vil urdió... ¡Algún día te arrepentirás! JONE (para sí) El grito de amor no fue mendaz... ¿Sería capaz su corazón de serme infiel? Una nueva prenda de su amor me ha dado... ¡Ah, me ama y digno de mi amor es! NIDIA (para sí) ¡Ah, qué tierna es conmigo! El sólo nombre de Glauco hace que un frío fatal corra por mis venas... ¿Ella quizás lo ama?... ¡Duda cruel! (Arbaces sale y Jone se retira a sus aposentos. Dirce y los otros esclavos aparecen por la puerta que lleva al jardín e invitan a Nidia a seguirles) |