ATTO
PRIMO
Scena Prima
(Foro. A destra l'atrio del tempio di Vesta che comunica
per mezzo d'un intercolonnio, col soggiorno delle Vestali i
in fondo, e dal medesimo lato. il palazzo di Numa e
parte del
Bosco sacro che lo circonda. In lontano il Monte
Palatino.
Si vedono sulla piazza i preparativi di un trionfo.
Il giorno
spunta appena)
(Durante il ritornello, Licinio è appoggiato ad una delle
colonne dell'atrio. Cinna esce dal bosco)
CINNA.
Presso il sublime tempio a Vesta sacro,
A che Licinio mai previene il giorno?
D'ambascia e di languore
Divorato è il tuo cuore.
(a Licinio)
All'amistade.
quel segreto che ignora. deh! confida.
(Licinio vuole allontanarsi)
In van fuggir mi vuoi:
Io seguo i passi tuoi.
LICINIO
(accennando l'atrio)
Queste mura perché sul capo mio
or crollar non vegg'io?
Tanto infelice sarò!
CINNA
Tu!
mentre al tempio di memoria
Consacrato
ha vittoria il nome tuo?
Quando
il tuo braccio,
d'immortali
gesta
Segnalato,
discaccia alfine i Galli
Dalle
già scosse nostre mura, e quando
Riedi
in sen della patria trionfando?
LICINIO
E
che giovane a me gli onori vani
D'importune
grandezze
E
di sterili allori? A me che giova
Roma
tutta, la gloria e la mia vita?
CINNA
Quali
voti, o Licinio,
Puoi
tu formare ancora?
La
trionfal tua pompa forse non vedo?
e
d'oro Cingerti al crin l'alloro
la
giovane Vestal non vedo ormai?
LICINIO
Taci:
dicesti assai...
CINNA
Perché
fremi? Onde han fonte il trasporto e l'affanno
Che
la ragione abbandonar ti fanno?
Tu
nascondi a un fido core
La
cagion del tuo dolore...
il
vedermi a te dispiace...
Qual
compenso alla mia fè!
Soffrirei
l'oltraggio in pace
Se
vedessi il tuo contento;
ma
l'affanno, ma il tormento
Vo'
dividere con te.
LICINIO
Ebbene,
i mio delitto, il mio furore
Meco
adunque dividi:
L'estrema
violenza.
Della
fiamma che m'arde partecipa con me: quella Vestale
Ch'amo
contendi al cielo.
T'è
noto il mio destin.
CINNA
D'orrore
io gelo:
Da
quai fiere sciagure minacciato io ti vedo!
Qual
demone nel seno
Un
sacrilego ardor t'ispiro mai?
LICINIO
Era
puro il mio ardor. Che dirti posso?
Giulia
... si, quest'oggetto
Di
terrore e d'afetto.
Fu
della madre un tempo
Promesso
alla mia fè.
Ma
il Capo altero,
D'un
illustre famiglia
A
donarmi la figlia, allor che gloria
La
mia stirpe ignorava
e
il nome mio,
Poteva
indursi mai?
Al
campo alfin volai.
Nobile
almbizione.
Col
mezzo de' felici miei sudori,
Segnalò
la mia vita.
Dopo
un lustro
Vincitore
alla patria io fo ritorno,
E
la speranza di quel ben che attendo
il
cor m'inebria ...
Ah!
barbara sciagura!
Terribil
Fato!. Giulia
Agli
altari obbligata.
Ohimè!
dal
moribondo genitore,
Tradito
i giuramenti ha dell'amore.
CINNA
Io
ti compiango.
LICINIO
È
poco il compiangermi.
CINNA
E
speri?
LICINIO
Nulla;
ma stanco di temer son io.
CINNA
Ad
un fatal trasporto
Non
darti in preda: pensa
Alle
leggi, agli Dei
Che
offende l'amor tuo:
tremende
in loro
Son
l'ira e la vendetta.
LICINIO
Saprò
la sorte che mi aspetta.
Non
ignoro il periglio.
L'abisso
io ne misuro:
E
l'amistade tua per involarmi,
Cina,
alla colpa mia,
vani
sforzi faria.
La
violenza di questa fiamma rea è tale,
che
de' Numi il poter tutto
oppor
solo potrebbe all'amor mio il mio morir.
CINNA
Vogl'io
indicarti
i perigli a cui t'espone il furor che t'invade.
Amor
vuole affrontarli:
Amistade
saprà parteciparli.
LICINIO
Quando
amistà seconda il mio ardimento,
Di
quai perigli io proverò l'orror?
Sgombra
da te sì rio presentimento:
Amato
io son: felice è questo cor.
CINNA
Ah!
sgombri il ciel si i rio presentimento,
Che
fa penar quest'agitato cor.
(a due)
LICINIO
No,
del mio colpevol foco
Nulla
può smorzar l'ardor.
A
te che nel periglio
Compagno
esser ti piace.
Nel
mio disegno audace
Soccorso
io chiederò.
Teco
è quest'alma unita
In
un eterno nodo:
da
chi poteva aita,
Senza
di te. sperar?
CINNA
Se
del tuo colpevol foco
Nulla
può smorzar l'ardore,
in
si fatal periglio
Compagno
esser mi piaci:
Nel
tuo disegno audace
Soccorso
io ti darò.
Teco
è quest'alma unita
In
un eterno nodo
in
me potevi aita
Soltanto
ritrovar.
Oggi
sopporta almen che la prudenza
Ti
rammenti la gloria,
E
l'onor che t'attende.Mi
segui, poichè l'ora in cui
tu
devi trionfar s'avanza.
LICINIO
Invigorisce
amor la mia costanza.
(partono.
Durante
questa scena si
è fatto giorno)
Scena Seconda
(La
Gran Vestale. Giulia. Le vestali. Escono
dall'atrio
e cantano 1'inno seguente prima di condursi al
tempio)
Inno Mattutino
GRAN
VESTALE
Alma
Vesta, del ciel pura figlia.
Splendono
qui le divine tue faci.
E
conserva a noi fide seguaci quella fiamma destata da te.
VESTALI
Alma
Vesta, ece.
(durante
quest'inno. Giulia mostrasi nella più profonda
meditazione, e non si
scuote che per appropriare a se stessa
le minacce che l'inno contiene
contro le Sacerdotesse infedeli)
GIULIA
Fremo
al nome di Vesta: e le ciglia
Di
reo pianto mi sento inondar!
GRAN
VESTALE
Casto
nume. alla sola innocenza
Degli
altari affidasti il pensier:
Voti
impuri, tua diva presenza,
Rei
desiri non san sostener.
VESTALI
Alma
Vesta, ece.
GRAN
VESTALE
Quel
delubro ove il mondo t'adora
l'empia
Vergine accoglier ricusa;
La
smorzata tua fiamma l'accusa.
Poi
la terra la chiude nel sen.
VESTALI
Alma
Vesta, ece.
GRAN
VESTALE
Vestali,
in questo giorno
Roma
vittoriosa
Al
Prode suo presenta il premio del valore:
A
vuoi spetta l'onore
D'onorar
di lauro il glorioso crine.
Vedrete
al vostro piede,
Sotto
quest'archi di trionfo, tutto
il
popol di Quirino radunato.
E
lo stesso Senato, la maestà suprema
Dei
Consoli prostrarsi anche vedrete
Innanzi
a' vostri fasci.
Ite
nel tempio,
E
i vostri sagrifizi
rendan
Giano ed Astrea numi propizi.
Giulia,
rimanti.
(le
Vestali vanno al tempio per via
dell'intercolonnio
che ivi conduce
Scena Terza
(Giulia
e la Gran Vestale)
GRAN
VESTALE
È
questa
l'ultima
volta che de' tuoi perigli
l'immagin
ti presento, che ravvivo
il
tuo coraggio, e del dover la voce
Udir
ti fa. Ti nuoce
La
catena che cingi.
E
fino a piè dell'Ara
Quegli
sguardi piangenti
Provano
il grave duol che in petto senti.
Di
Vesta il culto
e
i sacri suoi misteri
Non
ponno dileguar l'orror che provi.
Ne'
sensi toui smarriti un'altra furia
Di
sacrilega brama
il
veleno versò, che a' lumi tuoi
Cela
l'abisso in cui piombar tu vuoi.
GIULLA
Che
si vuole da me?
Le
vostre leggi.
Vittima
sventurata
Dalla
forza obbligata,
Obbedisco,
piangendo il mio destino.
GRAN
VESTALE
Forse
d'invidia degno
Maggior
ve n'ha sopra la Terra?
Roma
Del sacro suo Palladio a noi confida
il
prezioso arredo:
omaggio,
onori
Di
nostra vita fan lieta la sorte.
GIULIA
(fra
sè)
E
un istante d'error ci danna a morte.
GRAN
VESTALE
In
vera pace immerse,
E
nel sen del soggiorno il più felice,
I
tributi del mondo riceviamo,
E
i perigli d'amor sprezzar possiamo.
(Giulia sospira)
È
l'Amore un mostro, un barbaro:
È
nemico a vesta Amor:
Gli
diè vita un di Tisifone
Dell'averno
fra l'orror.
Per
lui sol di colpe e lagrime
L'empia
terra s'inondò:
Sugli
abissi il trono orribile,
Sulle
tombe egli piantò.
Il
tuo cor si perde, o figlia,
E
per te tremar fovrò.
GIULIA
(spaventata)
In
nome degli Dei
E
di Vesta che adoro.
Quella
grazia che imploro a me concedi:
Soffri
che in queste mura Celata a ognun,
senza
di me disposta
La
cerimonia del trionfo sia.
GRAN
VESTALE
Invan
sottrarti vuoi
Alle
cure devote
Che
la legge t'impone.
Tu
sei quella
Che
vigila fra l'ombre della notte
L'eterna
fiamma: l'immortal corona
Oggi
ricever deve a'piedi tuoi il vincitor:
invan
sottrarti vuoi.
(La
Gran Vestale entra nel tempio)
Scena Quarta
GIULIA
(sola,
combattuta tra dovere, l'amore e
la paura)
Oh
di funesta possa
Invincibil
comando!
Speme
non v'è: da Numi
Mi
veggo abbandonata.
Ribelle
all'amor mio. volli, ma invano,
Al
mio fato sottrarmi
Non
solo, ma privarmi
Di
mia sorte maggiore,
Licinio
vincitore
rimirando
al mio piè: di compier seco
Dell'impero
il dovere ... Oh Diva!
questo
sforzo dell'alma mia
Bastante
al tuo rigore esser dovria.
Ti
vedrò fra momenti, o mio bene!.
La
soave tua voce udirò!
Ravvivar
la primiera mia speme,
Al
tuo sguardo. nel petto saprò.
D'una
misera vita.
Condannata
da' Numi, quell'istante
Potrò
almen consacrare al caro amante.
Ove
mai l'error fatale
Ti
trasporta, empia Vestale?
Ahi!
qual nome a te sfuggi!
Grazia,
clementi dei...
VESTALE
(sui
gradini del tempio)
Ministra
viene:
l'assenza
tua sospende il sagrifizio.
A
questa volta il cocchio
del
trionfante Duce
Segue
il corteggio, il qual qui si conduce.
CORO
(di
dentro)
Pace
richiama alfine
Or
de' romani il vindice.
De'
Galli il domator.
GIULIA
Oh!
affanno! ... ahi! che terrore!
Oh!
di funtesta possa
Invincibil
comando!
Gelare
il cor mi sento.
Di
me che fía in sì fatal momento?
(entra
nel tempio)
Scena
Quinta
(Giulia,
Licinio, Cinna, la Gran Vestale, il Sommo Sacerdote,
Consoli,
Senatori, Matrone, Vestali, Gladiatori, Corteggio
trionfale, ecc. Da
varie parti si avanza sulla piazza il
corteggio preceduto dal popolo che,
riempie
il fondo della
scena.vengono quindi
i Sacerdoti di vari templi, alla
cui
testa sono il Sommo Sacerdote,
il
Capo degli Aruspici, il
senato, i Consoli, le Matrone ed i Guerrieri.
Dopo
che
questa prima parte del corteggio
ha
pigliato posto. escono
dal tempio le Vestali:
la
Gran Vestalte porta il Palladio.
Viene
recata innanzi a Giulia, come Vestale addetta
alla
custodia del fuoco, un'
Ara accesa. Le
Vestali passano
davanti alle schieri che loro
fanno
gli onori supremi, il
popolo s'inginocchia.
il
Senato s'inchina, i fasci de' Consoli
si
abbasano innanzi a quelli delle Vestali, portati
da quattro
Litiori: elleno vanno a
situarsi in cima ad un palco eretto
vicino all'atrio:
e sotto il medesimo si fermano i
Consoli ed
il Senato. Comparisce
il carro del Trionfatore, preceduto da'
suonatori e tirato dagli
schiavi in catene. Alcuni
duci, nemici
e prigionieri. seguono
il
cocchio. Licinio
è in abito trionfale e
tiene il bastone del comando. Cinna è alla
testa delle schiere)
CORO
GENERALE
Di
lauri il suol spargiamo,
Di
Vesta il tempio orniamo:
Pace
richiama alfine
Nelle
latine mura
Or
de' Romani il vindice.
De'
Galli il domator.
POPOLO
La
morte, le ritorte
Già
di Quirino ai figli il fato minacciò.
Ma
da un Eroe guidata,
L'acquila
i feri artigli
A'
danni altrui spiegò.
CORO GENERALE
Di
lauri il suol spargiamo, ece.
POPOLO
Arbitro
egli è di guerra,
A
lui si presti onor.
DONNE
Riposo,
ottien la Terra
Per
lui; si adori ancor.
LICINIO
Trionfan
le armi nostre.
Marte
guidar ei volle
Al
campo di vittoria;
E,
figli della gloria,
Tuttor
noi siam dei popoli l'onore.
De'nemici
il terror.
A'sommi
Numi
Grazie
rendiam di quanto
La
mano lor concede.
E
di conseguenza ognuno prepari
Pure
incensi votivi sugli altari.
(I
Consoli assistono Licinio mentre scende
dal cocchio e lo conducono sotto
un trofeo innalzato a destra del proscenio)
SACERDOTI
E VESTALI
Arbitro
egli è di guerra.
A
lui si presti onor, ecc.
GRAN
VESTALE
(a
Giulia)
Tu
dell'immortal fece
Vigil
custode. in la solenne notte
che
annunzia al mondo un giorno glorioso,
Consacra,
o Giulia. il serto prezioso.
(le
dà il lauro d'oro)
LICINIO.
(piano
a Cinno)
Ascolti?...questa
notte ...
ella
... nel tempio
CINNA
(piano
a Licinio)
Taci:
ciascun osserva i nostri moti.
GRAN
VESTALE
(a
Giulia)
All'Eroe
dei Romani il guiderdone
Porgi
della vittoria,
e
sia per lui.
Mentre
è d'onore il pegno,
Dell'amor
nostro un segno.
GIULIA
(prendendo
la corona e passandola sul
fuoco sacro, Fra sè)
Sostenetemi,
o Numi!
LICINIO
(fra
sè)
E
dessa ... Al cor mi sento L'ebrezza del contento.
(Durante
le cerimonie, alle quali Giulia
presiede,
il popolo canta il seguente)
CORO
GENERALE.
Della
dea pura. seguace,
Cingi
a lui l'illustre fronte,
Mentre
il cantico di pace
il
suo nome innalza al ciel.
(durante
il precedente coro attraversa la
scena,
e con piede vacillante
ascende
dov'è Licinio: questi
s'inginocchia innanzi a lei, che
nel porgli in capo la
corona, canta
con voce alterata)
GIULIA
Giovin
prode, in si bel giorno
Prendi
il pegno della gloria:
Monumento
è di vittoria.
E
lo sia del nostro amor.
CORO
Giovin
prode, in si bel giorno. ecc.
LICINIO
(piano
a Giulia)
Ascolta...
Giulia... ascolta...
Qui
... sotto questa vôlta...
GRAN
VESTALE
(osservando
a Giulia)
¡Quanto
agitato ha il cor!
Sopra
quel mesto ciglio i segno del dolor
Veder
si fanno.
CINNA
(piano
a Licinio)
Tradisce
il tuo pensier
Quello
smarrito ciglio
Che
puote esser forier
Di
duol d'affanno.
SOMMO
SACERDOTE
(in
tuono profetico, fissando gli
occhi
sull'altare
delle liberzioni)
Nel
seno di splendor
Qual
nube tetra appare!
Di
fosca luce ancor
Langue l'altare.
GIULIA
(con
smarrimento)
Oh!
istante che temer
tanto
mi fece e tanto!
Altro
non so veder
Che
lutto e pianto.
LICINIO
(piano
a Giulia)
Ascolta...
Giulia... ascolta
Qui
... sotto questa vôlta...
Della
vicina notte
Infra
gli orrori amici, t'involerò.
GIULIA
(spaventata)
Che
dici?...
UNO
DE' CONSOLI
(approssimandosi
a Licinio)
La
pace in questo giorno è il frutto del valor:
Godi
del tuo sudor a lei nel seno.
E
qual presiedi al fato
De'
cittadini ognor,
al
giubilo di lor
Presiedi
appieno.
CORO
La
pace in questo giorno, ecc.
(Giulia
va a riprendere il suo luogo presso
il fuoco sacro,
e Licinio.frà due consoli. I
giuochi le danze. i combattimenti
de'lottatori
seguono successivamente)
SOMMO
SACERDOTE
(terminati
i giuochi)
Ormai
cessi il tripudio: al sommo Giove
Nel
Campidoglio andiamo
le
vittime a immolar.
D'opime
spoglie
Adorni
il vincitor le sacre soglie.
(Il
Corteggio va al Campidoglio nell'ordine con
cui è venuto)
CORO GENERALE
Di
lauri il suol spargiamo, ecc.
ATTO
SECONDO
Sscena Prima
(Interno
del tempio di Vesta in forma circolare. Sovra
un
vasto altare di marmo, eretto nel centro
del suntuario.
arde il fuoco sacro. Sedile
per La Vestale)
Inno
della Sera
VESTALI
(intorno all'altare)
Divino
foco. alma del mondo,
Della
vita immortal segno, il tuo ardor.
vivo e fecondo,
Splenda
ognor. su questo altar.
GRAN
VESTALE
(consegnando
a Giulia la verga d'oro
che serve
ad attizzare il fuoco)
Del
più gran ministero il venerato segno,
Che
depongo in tua mano, in questa notte
Te
fa custode del favor de' Numi,
E
della sorte de' Romani ancora.
O
Giulia, è questa l'ora
Solenne,
augusta. che de'sommi Dei
T'espone
alla presenza,
deh!
rifletti che un infedel sospiro
Punir
da lor vedrai,
E
che ciechi non son questi archi mai.
VESTALE
Divino
foco, alma del mondo, ecc.
(nel
ritirasi)
Scena Seconda
(Giulia
sola. In
atto del più profondo abbattimento
s'inginocchia sui gradini dell'altare, dove
per un
istante rimani prosternata)
GIULIA
Tu
che invoco con orrore.
Dea
tremenda, alfin m'ascolta:
Questo
misero mio core
fa
che possa respirar.
Or
che vedi il mio tormento,
Le
mie smanie, i miei contrasti,
Deh!
ti basti. –
In
me l'ardore
Puoi
tu sola dissipar.
(si
alza, ascende sull'altare e vi attizzi il
fuoco)
Su
questo sacro altare, Che oltraggia il mio dolor,
fremendo
io porto la sacrilega mano
L'odioso
aspetto mio piallida rende questa
immortal
fiamma: Vesta
ricusa
i voli miei:
E
m'urta il braccio suo lungi da lei.
(smarrita
si aggira per la scena)
Amor,
tu il vuoi, m'arrendo...
Ma
dove io porto il Piè?
E
qual delirio, ohimè!
Miei
sensi invade?
Invincibil
potere
A'danni
miei cospira:
Mi
stringe. mi trasporta...
T'arresta:
hai tempo ancor; sotto i tuoi passi
La
morte, o Giulia, stassi,
La
folgor sul tuo capo...
(delirando)
Ma
Licinto è colà,... posso mirarlo,
Favellargi,
ascoltarlo.
E
il timor mi trattiene?...
Non
più: del mio delitto Furore, amor,
la
pena han già prescritto.
Sospendete
qualche istante
La
vendetta. o crudi Numi.
Finchè
possa il caro amante
Coll'aspetto
e i vaghi lumi
Queste
soglie consolar.
Poi
sommessa alla vostra possanza
Quella
vita fatal che m'avanza
Sia
l'oggetto del vostro furor.
La
mia sorte è decisa,
La
carriera ho compita:
Vieni,
amato mortal, t'offro la vita.
(apre
la porta del tempio, e va ad appoggiarsi all'altare)
Scena Terza
LICINIO
(in
fondo alla scena)
Giulia.
GIULIA
È
la voce sua...
LICINIO
Giulia!
GIULIA
Trema
l'altar!
LICINIO
Pur
ti rivedo!
GIULIA
In
qual tempo. in qual loco!
LICINIO
Quel
Dio che ci riunisce
or
vigila d'intorno a queste mura.
E
de' tuoi giorni ha cura.
GIULIA
Io
tremo sol per te...
LICINIO
De'
tuoi perigli
L'immagin
disprezzai.
Da
sforzo si terribile, conosci il mio coraggio.
GIULIA
Ah!.
Licinio
LICINIO
(avanzandosi)
Ricevi
Il giuramento mio:
Vivere
sol vogl'io
Per
amarti, difenderti, servirti.
GIULIA
Posso
aspirare almeno
D'un
istante al piacer?
LICINIO
Forse
non hanno asilo le foreste.
Sotto
altro cielo, in qualche antro selvaggio?
Parla:
da un rio servaggio involarti saprò.
GIULIA
No.
mai non fìa.
Di
questa vita mia. caro, disponi:
La
sacrifico a te: ma della tua
Sono
debitrice a Roma ed agli Dei.
E
tra' perigli miei.
Che
m'è dolce affrontare,
Penso
alla gloria tua: la vo' serbare.
LICINIO
Avran
pietà gli Dei
Di
tante nostre pene,:
Un
raggio vibran già d'amica speme.
Figlia
del cielo, idolo del cor mio!
Arbitra
te vogl'io - della mia vita:
Fan
quegli sguardi tuoi
la
mia felicitade. Invidi i Numi
Fian
del nostro destino.
La
Dea d'amor che invoco
Un
giorno ci unirà.
GIULIA
Cielo!...
da questo
Altar.
per noi funesto. -
t'allontana:
Langue
la fiamma.
(Giulia
accorre all'altare e vi attizza il fuoco.
Licinio atterrito, ritrarsi in fondo al
tempio)
LICINIO
Oh
casta Diva! sgombra
il
funesto presagio.
La
mia colpa è d'amar chi ti somiglia.
E
nasce il nostro amore
Tutto
dal tuo candore.
GIULIA
Di
Saturno la figlia
I
nostri preghi ascolta;
Dell'infocato
altar la viva fiamma
il
celeste favor chiaro ci mostra.
LICINIO
Chi
dubitar potea
Del
favor della Dea?
Qual Dio se tu l'implori.
GIULIA
Ah!
ch'io ritorno in vita!
Ascoltarti
potria,
E
non impietosirti, anima mia!
LICINIO
(a
2 voce)
All'amore
io m'abbandono:
Terra
e Nurni - a un tratto oblio,
In
quei lumi - idolo mio.
Tutto
accolto è il ciel per me,
Nell'eccesso
del contento.
GIULIA
Brillar
mi sento l'anima!
Vieni:
colà sull'ara
Ricevi
la mia fè.
Del
passato a me resta
Una
debol memoria; un fosco velo
Sull'avvenir
si stende,
E
un punto tutto l'esser mio comprende.
Che
smania!
LICINIO
Quai
trasporti!
GIULIA
Son
teco, mio tesor!
LICINIO
Di
quegli sguardi teneri
S'inebria
questo cor.
Vieni:
colà sull'ara Ricevi la mia fè.
Altro
ben per me non v'è.
GIULIA
Sol
per te viver vogl'io.
LICINIO, GULIA
Vogilo
vivere per te.
Vieni:
colà sull'ara
Ricevi
la mia fè.
(Mentre
i due amanti si avviano all'altare, il
fuoco. che
a grado a grado si è indebolito
in un tratto si smorza,
e
la scena non rirnane illuminata che
da un barlume,
supponendosi che
venga di fuori)
GIULIA
Qual
notte!
LICINIO
Giusti
Dei!
GIULIA
(sull'altare)
Perduta
io sono!
Ah!
più non v'è speranza!
La
fiamma si smorzò:
vissi
abbastanza.
LICINIO
Che
dici?
GIULIA
Io
morirò...
LICINIO
Gelar
mi fai.
Scena Quarta
CINNA
(entra
precipitosamente)
Licinio!
GIULIA
Ciel,
qual voce!
CINNA
Il
tempo vola:
Là.
nel primo recinto.
Strepito
s'ode. Andiamo:
Involareci
possiamo
Tra
l'ombre delta notte: de' momenti
Che
il destin ei concede
Or
profittiam...
LICINIO
Vedi
quell'ara: estinto
È
il divin fuoco, e vuoi ch'io
l'abbandoni?
GIULIA
Qui
la presenza tua
Cangiar
non può mia sorte:
Anzi
l'orror di morte,
Senza
speme, m'ingombra.
LICINIO
(con
voce smarrita)
Ebben
seguimi ... andiam...
CINNA
Ferma:
al suo fato
Così
schiudi la via.
LICINIO
Ah!
disperato io son. Giulia!...
CINNA
Oh
follia!
GIULIA
Se
ti son cara, senti
Pietà
di te. mio bene!
Quest'anima
ha presenti
Solo
i perigli tuoi...
Tel
chiedo per l'amore
Che
da ambo avvinse il core.
Se
tu salvarmi vuoi,
T'invola
per pietà.
LICINIO
Finir
tra questo orrore.
La
vita mia dovrà.
CINNA
Fuggi
da questo orrore
E
cedi all'amistà.
Vieni...
(lo
prende per mano)
LICINIO
Lasciarla!...
oh Dio!
CINNA
È
d'uopo.
LICINIO
Nol
poss'io.
CINNA
Se
tardi un solo istante
La
perdi.
LICINIO
(con
furore, a Cinna)
Andiam
(a
Giulia)
La
voce
Sol
dell'ardir m'invita.
Se
l'amor mio ti nuoce.
Proteggerti
sapra.
Licinio
alla tua sorte
T'involerà,
mia vita:
O
teco almen da forte ei la dividerà.
(odonsi
le grida del Popolo al di fuori)
CORO
DI DENTRO
Il
ciel vendetta grida
Contro
la Coppia infida.
Che
coll'indegno aspetto
L'are
contaminò.
CINNA
(tendendo
l'orecchio)
Lontane
grida udir si fanno...
Affretta
il piè.
LICINIO
In
tanto affanno Che farmi?
ohimè!
GIULIA
Fuggite...
CINNA
Fuggasi.
LICINIO
(a
Giulia)
Di
te che fìa!
GIULIA
Pel
nostro amore.
Anima
mia!...
(si
odono nuovamente le grida del Popolo)
a
3 voci
Odio
ripetere
Le
grida orribili...
GIULIA
Vanne
a difendermi...
CINNA
Vieni
a difenderla...
LICINIO
Vado
a difenderti: morrò
per te.
(parte
con Cinna)
Scena Quinta
GIULIA
(sola)
Vivrà...
con fermo ciglio
Posso
del mio destin mirar l'orrore.
Erano
dal dolore
numerati
i miei di: ne segnò il corso
Un
istante di gioia...
Rammentarli
non deggio...
Gente
s'avanza... Quai clamori?... Oh Dei!
Che
terribil martorio!...
Licinio!...
Ah! s'ei scoperto fosse!... Io moro...
(cade
svenuta sui gradini dell'altare)
Scena Sesta
CORO
DI DENTRO
Il
ciel vendetta grida
Contro
la Coppia infida,
Che
coll'indigeno aspetto
L'are
contaminò.
SOMMO
SACERDOTE
Oh
delitto! oh sventura!
Oh
colmo di scigura!
il
divin foco estinto...
La
Ministra spirante... i sommi Dei
Immergono
di nuovo.
Per
segnalare lo sdegno lor severo.
Nel
caos primo l'Universo intero!
(alcune
vestali si affollano intorno a Giulia)
GIULIA
Che!...
vivo ancora?...
VESTALI
Misera
donzella!
SOMMO
SACERDOTE
Il
tempio è profanato.
I
Numi, e insiem le genti,
il
misfatto perseguitan:
reclamasi
la vittima da lor.
(a
Giulia)
Forse
sei quella ch'espiar dee la colpa?
Olà.
favella.
GIULIA
Mi
si rechi la morte: io già l'aspetto
Io
la vogito, ed è questa la speme che mi resta:
De'lunghi
affanni miei Orribil ricompensa.
Almen
mi toglie
Dei
vostri lacci al peso.
Sacerdote
di Giove, amo: il paleso.
SOMMO
SACERDOTE
In
questo sacro asilo, oh! quale ascolto
Esecranda
bestemmia!
Nell'oltraggiare
i dritti del tempio augusto,
la
più santa legge
Tradisti,
infida a'voti.
A'
tuoi giuri spergiura.
GIULIA
Fui
colpevole. è ver, vinse natura.
SACERDOTI
Pronunziato
- ha l'indegna - il suo fato.
Abbia
morte condegna all'error.
GIULIA
O
Nume tutelar degli infelici,
Latona.
odi i miei preghi.
L'ultimo
voto mio ti mova. Pria
Che
al destino io soccomba.
Fa
che dalla mia tomba
S'allontani
l'oggetto
Per
cui morte m'attende.
SOMMO
SACERDOTE
A
noi svela l'indegno,
Che.
di Vesta lo sdegno
Per
attirarti, in questo sacro albergo
Osò
portare il piede:
il
suo nome palesa.
GIULIA
Invan
si chiede.
SOMMO
SACERDOTE
Interprete
supremo
Dell'ira
degli Dei,
L'anatema
terribile
Vibro
sopra di te.
GIULIA
Non
v'è più sempre!
Son
tronchi i giorni miei,
E
la gelida mano della morte
Mi
sento in fronte.
SOMMO
SACERDOTE
Perfida
Ministra.
Ti
prepara ad uscir da queste mura:
Va
nel sen della Terra:
Le
tue colpe esecrande ivi rinserra.
Da
quel fronte - che l'onte scolpite.
(alle
Vestali)
Le
togliete le bende avvilite:
Dei
littori alle mani cruente
L'empia
testa dovete lasciar.
(si
tolgono a Giulia gli ornamenti di
Vestale,
e le vengono fatti baciare)
CORO
Da
quel Fronte - che ha l'onte scolpite.
Le
togliamo le bende avvilite:
Dei
littori alle mani crudente
L'empia
testa dobbiamo lasciar.
(Il
Sommo Sacerdote getta un velo nero sul
capo a Giulia,
la quale è condotta dai
littori
fuori del tempio. Le Vestali
ed i Sacerdoti
si ritirano)
ATTO
TERZO
Scena Prima
(Campo
scellerato; dove
le tombe degli infedeli Vestal
confinante
a sinistra colla porta Collina sulla
quale sta
scritto: "Scelleratus
Ager". Si
vedono tre tombe in forma
piramidale: due
delle quali son chiuse da nera pietra, su
cui si legge il nome della Vestale
ivi rinchiusa, e
l'epoca
della sua morta. La
terza, destinata a Giulia, è aperta; una
scala introduce nella parte
interna)
LICINIO
(solo
e nel massimo disordine)
Ohimè!
quale apparato!...
Spettacolo
d'orrore!
L'alma
mia s'abbandona al suo furore...
(andando
verso la tomba aperta)
Cieco
sdegno mi guida... freme il suolo
Sotto
i miei passi, e pronto è già l'avello
A
ingoiar quanto
il
mondo ha di più bello.
Giulia
fìa ver che mora!...
Ah!
no, s'io vivo ancora;
Di
così bella vita vo'farmi difensor.
Contro
il destin severo
Che
invan placare io spero,
Dovrà
prestarmi aìta un disperato amor.
Scena
Seconda
LICINIO
Cinna,
l'arme
che fan?
CINNA
Speriamo
invano:
Geme
ognun: ti compiange,
Ma
non osa difenderti.
LICINIO
Codardi!
CINNA
Le
schiere tutte
lo
spavento agghiaccia;
Ma
per morirti al fianco,
Di
amici e di guerrier numero scelto
Seguita
i passi miei, e là celati
Stansi
sul Quirinal, gli ordini tuoi
Seco
attenderò.
LICINIO
Fido
nell'amico.
CINNA
Fida
nell'ardir mio:
Teco
a sprezzar perigli appresi anch'io.
Ascoltar
i vani accenti
Di
prudenza ormai non giova;
Ti
darà novella prova
Nel
difenderti amistà.
Può
dei Nurni la possenza
Far
che teco io resti oppresso,
Ma
da lor la mia costanza
Avvilirsi
non potrà.
Forza
dividerci giammai,
Ed
il giorno in cui morrai
La
mia morte anche vedrà.
Ma
pria d'avventurar l'inegual pugna,
Del
Supremo Pontefice il potere
Da
te s'invochi.
LICINIO
Ogni
speranza esclude
Del
Grande Sacerdote la fata cecità.
CINNA
L'ira
de'Numi
Ei
sol può deviare.
La
vestale involando al suo destino.
LICINIO
Qui
gacer deve.
CINNA
Alla
Collina porta
Appunto
eccolo innanti.
Fra
questi orrori ei vien, seco rimanti.
(parte)
Scena Terza
(Il
Sommo Sacerdote con
alcuni Sacerdoti, e detto)
LICINIO
D'un
sacrifizio orrendo
Disposto
è l'apparato,
Vittima
d'atra legge la beltade,
La
giovinezza in preda
De'
carnefici viva nella tomba discenderà?
SOMMO
SACERDOTE
Tal'è
il voler de'Numi.
LICINIO
Per
disarmare l'ira
A te pur lascia i modi
La
somma lor clemenza:
Vengo
per Giulia a chiederti assistenza.
SOMMO
SACERDOTE
Che
aderisci domandar,
mentre
lo Stato,
La
salvezza di Roma
D'una
vittima han d'uopo?
Giulia
deve morir.
LICINIO
Da
un delitto
il bene degli Stati non dipende.
SOMMO
SACERDOTE
(Indicando
le tombe delle Vestali sepolti
vivi)
Que'tetri
monumenti assai ti mostrano
Che
tali orror
mai
perdonò la Dea.
LICINIO
Romolo
deridea allor che
nacqua
La
tua legge fatal: d'una Vestale
Gli
diede in sen Marte la vita.
SOMMO
SACERDOTE
Giulia
deve morir...
LICINIO
No,
no ... non fìa mai vero!...
Suo
còmplice son io.
O
salvarla, o morir con lei desio.
SOMMO
SACERDOTE
Morrai
senza salvarla.
Contro
il divin poter, che insultar osi:
Debole
scudo è il tuo valore istesso;
La
tarpèa Rupe è
al Campidoglio appresso.
LICINIO
Tu
sol dovrai tremare
In
fra gli sdegno e l'ira:
il
tuo crudele Altare
Col
brando scuoterò.
SOMMO
SACERDOTE
La
folgore piombare
Sopra
di te vedrò.
LICINIO
Provar
dovrai il mio sdegno
Se
Giulia perirà.
SOMMO
SACERDOTE
L'iniquo
tuo disegno
il
ciel confonderà.
LICINIO
Co'miei
fidi. ch'io sproni al furore.
Coprirò
questi campi d'orrori,
E
la vittima illesa sarà.
SOMMO
SACERDOTE
Trema,
trema,
son
vani i furori.
E
la vittima estinta cadrà.
(Licinio
parte)
Scena
Quarta
ARUSPICE
(Ad il Sommo Sacerdote)
Differir
vi consiglio il sacrifizio,
È
vittima possente.
SOMMO
SACERDOTE
Venerabile
Aruspice.
Non
temete di lui:
Sarà
mia cura gl'impeti arrestar D'un giovin folle.
ARUSPICE
De'
soldati e del popol
se
la turba sdegnata...
SOMMO
SACERDOTE
Degli
altari è la gloria sicura:
Or
si compia il dover nostro, e del resto
Si
lasci al ciel la cura.
Scena
Quinta
(Giulia.
la Gran Vestale il Sommo Sacerdote, Popolo.
sacerdoti, soldati,
matrone, donzelle,
vestali. consoli,
ece. Giulia
condotta da'littori, circondata da'suoi
congiunti e
da un gran numero di Donzelle. Innanzi a
lei viene portata un'ara
spenta. Le
Vestali recano gli
ornamenti della vestale
condannata)
CORO
DI POPOLO
(durante
la marcia della comitiva)
La
Vestale infida mora,
Che
in orrore è degli Dei:
E
la morte serve a lei il misfatto ad espiar.
DONZELLE, VESTALI.
Sul
fior degli anni - tanta beltade,
Tra
crudi affanni - perir dovrà!
Numi,
perdono, se la pietade
Amare
lagrime spander ei fa!
GIULIA
(alle
vestali)
Tenere
suore, addio!
(alla
Gran Vestale)
E
tu, che ancor degg'io
Venerar,
tu disarma
Per
me l'ira del ciel: d'essermi madre
In
questi estremi istanti
Non
isdegnar: la figlia Benedici or che abbraccia
Le
tue ginocchia.
(le
cade ai piedi)
GRAN
VESTALE
Figlia!...
Ah! si: lo sento:
Tutto
il materno affetto,
Nel
vederti al mio piè,
mi
parla in petto.
SOMMO
SACERDOTE
(alle
Vestali)
Sul
profanato altar. tosto sospeso
Della
Sacerdotessa il velo sia.
Se
al suo fatal error Vesta perdona,
Incenerir
tra poco
Vedrem
la spoglia del celeste foco.
(le
Vestali appendono il velo all'ara,
ed
ognuno ivi guarda fisso)
CORO
DI DONNE
Noi
t'imploriamo, o Dea,
Per
la Donzella rea:
Risplenda
s' nostri sguardi,
Nè
tardi - il tuo favor
(lungo
silenzio)
SOMMO
SACERDOTE
(porgendo
a Giulia una lampada accesa)
Pronunziato
han gli Dei
La
pena a te dovuta; il tuo delitto
Morte
deve espiar. Nella sua tomba
La
vittima, o littori,
ormai
guidate.
GIULIA
Caro
oggetto, il di cui nome
Proferir
non m'è concesso,
Mio
delitto è sol d'amarti;
in
lascairti io t'amo ancor:
Ed
a quella tomba appresso,
Mentre
errante - è l'alma amante,
D'un
fatal amor la face
Più
vivace - io sento al cor.
L'ultimo
pensier mio
Morendo
ancor t'invio,
L'estremo
mio sospiro
Esalerò
per te.
Scena Sesta
(Licinio
con Guardie viene precipitosamente
dal Monte Quirinale)
LICINIO
Fermate,
Satelliti di morte!
GIULIA
(appoggiata
sul limitare della
tomban
essendovi
già entrata per metà)
Qual
voce!
LICINIO
L'innocenza
immolasi da voi.
Son
io l'indegno che di Vesta lo sdegno - meritai,
Glulia
"che l'ira vostra or qui minaccia".
Nella
mia fiamma rea
Parte
non ha. Sia salva.
Il
sangue mio versar
sugli
occhi vostri ora vogl'io.
(appogiando
il petto sulla punta della spada)
CORO
(trattenendolo)
Numi!
Licinio!
GIULIA
Invano
a farsi reo
Or
quest'eroe s'affanna;
Romani,
io nol conosco: egli v'inganna.
LICINIO
Che!
tu non mi conosci?
SACERDOTI
Complici
nel delitto
Perano
uniti ancora.
GUERRIERI
Egli
è un eroe:
Nostro
sostegno egli è.
Pria
che da noi
Perir
di Roma il vindice si veda,
cadrem
con lui.
SACERDOTE
De'
vostri altari siate,
Romani,
difensori.
LICINIO
(a' suoi)
Amici,
protettori
Siate
dell'innocenza.
GIULIA
Col
finir de' miei giorni, preveniamo
Di
ria vicenda i danni.
(Scende
nel sotterraneo. Nel
medesimo tempo il popolo
ed i Soldati si
radunano innanzi all'ingresso della
tomba
e si accingono a far fronte ai
seguaci di Licinio)
LICINIO
(a' suoi)
Amici.
andiamo.
(mentre
si dispone la zuffa, il cielo si oscura,
mugge
strepitoso il tuono e la scena
rimane soltanto illuminata
dal chiaror de'lampi)
CORO
Oh
terror! oh sventura!
Qual
tetra notte è questa!
Il
folgor ne minaccia
atra
tempesta!
(i
Soldati che più non si vedono tra di loro, si
mischiano
senza combattere. Licinio
scende nella tomba. Un
globo
di foco va ad incenerire, sull'ara che
rimane accesa il
velo della Vestale. La
scena si rischiara)
SOMMO
SACERDOTE
Olà.
tutti fermate...
Spettacol
di centento!
Il
ciel con un portento palesa il suo voler.
Deh!
si rimiri la suscitata fiamma.
LICINIO
Oh
ciel!
GIULIA
(uscendo
dalla tomba)
Dove
son io?
SOMMO
SACERDOTE
Benefica
la Dea
Revoca
in questo istante
Del
suo rigor le leggi; l'ira sua Marte disarma;
e,
dell'austero nodo
Mentre
vesta discioglie
(a Licinio)
La
sua Ministra, appaga le tue voglie.
GIULIA
Oh!
clemenza del ciel!
La
spenta face
De'miei
di si riaccende,
Ed
a novella vita amor mi rende.
(il
Sommo Sacerdote, la Gran Vestale, e
seco loro
i littori partono, portando seco il
fuoco sacro)
GIULIA
(a Licinio)
Per
amarti io vivrò.
Scena Ultima
(La
scena si cambia e rappresenta il
tempio di Venere
in
mezzo al bosco di rose. Da
un lato la statua di Flora)
VESTALI
Lieti
concenti,
Dolci
momenti,
Regnar
fra noi
Possiate
ognor.
L'ura
sia pura.
Brili
natura,
I
pregi suoi
Debba
all'Amor.
LICINIO,
GIULIA
Vieni:
colà sull'ara
Ricevi
la mia fè.
Viver
per te, ben mio,
Morir
vogl'io per te.
Lieti
concenti, ece.

|
PRIMER
ACTO
Escena Primera
(Foro Romano. A la derecha el atrio del templo de Vesta
que comunica por medio de una galería con el alojamiento
de las vestales. Al fondo, y del mismo lado, el palacio de la
diosa y parte del bosque sagrado que lo circunda. A lo lejos,
la colina Palatina. Se ven en la plaza los preparativos de una
ceremonia triunfal. El día comienza a despuntar)
(Durante el preludio,
Licinio está apoyado en
una
de las columnas del
atrio. Cinna sale
del bosque)
CINNA
¿Junto al sublime templo
consagrado a Vesta
Licinio espera el día?
De turbación y languidez
devorado está su
corazón.
(a Licinio)
Confía a la amistad
el secreto que ella
ignora.
(Licinio
quiere alejarse)
Es en vano huir de mí:
yo seguiré tus pasos.
LICINIO
(señalando el atrio)
¿Por qué no veo
derrumbarse
sobre mi cabeza estos
muros?
¡Soy tan desgraciado!
CINNA
¿Tú!? ¿Acaso tu nombre en el templo
no ha
sido consagrado a la Victoria?
¿Acaso tu brazo no ha conseguido
la inmortal gesta de
expulsar a los galos
de
nuestras tambaleantes murallas?
¿Acaso no vuelves triunfante
al seno de la patria?
LICINIO
¿Y
de qué me sirven esos vanos honores,
vacuas grandezas
y estériles laureles?
¿De
qué sirven en Roma la gloria y mi vida?
CINNA
¿Qué deseos ¡oh, Licinio!
puedes aún albergar?
Tu
pompa triunfal ¿quizás no está a la vista?
¿Acaso no veremos a la joven vestal
ceñir tus cabellos con laureles de oro?
LICINIO
¡Calla, hablas demasiado!
CINNA
¿Por
qué tiemblas?
¿Cuál
es el origen del arrebato y ansiedad
que
te hacen perder la razón?
¿Escondes a mi leal corazón
la
causa de tu dolor?
El
verme te disgusta...
¿Es ésa la recompensa a mi
fidelidad?
Con gusto sufriría este ultraje
si
te viese alegre.
¡Permíteme compartir contigo
tu ansiedad y pena!
LICINIO
¡Está
bien, mi delito, mi locura,
comparte conmigo!
¡Participa del violento fuego que
me quema!
El cielo prohíbe que ame a la mujer que deseo:
¡una vestal!
Tal
es mi destino
CINNA
¡De
horror me estremezco!
¡Te amenazan grandes calamidades!
¿Acaso
un demonio inspiró en tu corazón
esa sacrílega pasión?
LICINIO
Mi pasión es
pura, ¿qué más puedo decirte?
Julia...
sí,
motivo a la vez de
terror y afecto,
me fue prometida por su madre
hace ya tiempo.
Pero ¿acaso el orgulloso jefe
de
una ilustre familia
podría
consentir
entregar
a su hija
a un desconocido
sin gloria ni estirpe?
¡Marché entonces a la guerra!
La
noble ambición
y los denodados esfuerzos
sellaron mi destino.
Después
de un lustro,
vencedor
regreso a la patria
y
la esperanza de aquel amor
aún me embriaga el
corazón...
¡Ah cruel desgracia!
¡Terrible
destino!
Julia
a los altares ha sido consagrada
¡Ay
de mí!
El
padre moribundo traicionó
los
juramentos del amor.
CINNA
Te
compadezco.
LICINIO
La compasión no es suficiente.
CINNA
¿Y
qué más esperas?
LICINIO
Nada,
pero estoy cansado de temer.
CINNA
De
una fatal locura
no
te dejes llevar:
Piensa
en las leyes divinas
que
tu amor infringe.
Tremendas son
la
ira y venganza de los dioses.
LICINIO
Sé
el destino que me espera.
No
ignoro el peligro
y mido el
abismo.
Tu amistad, Cinna,
por
alejarme de mi culpa,
haría
un vano esfuerzo.
La
violencia de este fuego culpable es tal,
que frente a todo el poder de los
dioses
sólo puedo oponer mi amor y mi muerte.
CINNA
Quiero advertirte los peligros
a los que te expone la
pasión que te invade.
El
Amor quiere enfrentarlos;
la
amistad sabrá compartirlos.
LICINIO
Cuando
la amistad secunda mi valor
¿a qué peligros deberé temer?
Aleja
de ti todo mal presentimiento.
Mi corazón está feliz, pues soy amado.
CINNA
¡Ah, disipe el cielo los malos augurios
que
hacen penar a mi agitado corazón!
(a
dos voces)
LICINIO
No, nada
puede extinguir el ardor
de mi culpable pasión.
A
ti, que en el peligro
te
complace ser mi compañero,
te pido ayuda
para audaz proyecto.
Mi alma está unida a ti
con
un lazo eterno.
Si no es de ti ¿de quién otro
podía
esperar ayuda?
CINNA
Si
de tu pasión culpable
nada
puede extinguir el ardor,
tu
compañero me complace ser
y en
tu proyecto audaz,
socorro
te daré.
Mi alma está unida a ti
con
un lazo eterno,
y siempre podrás
encontrar en mí auxilio.
Pero, al menos,
mantén por
hoy la prudencia.
Te
aclama la gloria
y el
honor te aguarda.
Sígueme, ha llegado la hora de tu triunfo.
LICINIO
¡Amor, da vigor a mi constancia!
(Salen. Durante
el desarrollo de esta escena ha amanecido)
Escena Segunda
(Las vestales, entre ellas Julia, salen en procesión
encabezada por la Gran Vestal para dirigirse al templo)
Himno
matutino
GRAN
VESTAL
¡Vesta, hija pura del cielo,
derrama sobre tus fieles seguidores tu divinos rayos
y haz que conservemos en nosotras la llama de amor puro!
VESTALES
¡Vesta, etc...
(durante
este himno, Julia se muestra sumida en una profunda
meditación y
sólo se conmueve al sentir como propias las
amenazas que el himno
contiene para las sacerdotisas infieles)
JULIA
¡Tiemblo al oír el nombre de Vesta
y
mis ojos se inundan de culpable llanto!
GRAN VESTAL
Casta
diosa, la inocencia
consagraste a los altares
y tu
divina presencia
deseos culpables no sabe tolerar.
VESTALES
¡Vesta, etc...
GRAN VESTAL
Aleja de tus divinos altares
a la impura virgen
y que tu fuego se oculte ante ella
antes que la tierra la sepulte en su seno.
VESTALES
¡Vesta, etc...
GRAN VESTAL
¡Vestales, hoy, la invicta Roma
otorgará el premio al
valor
a
su glorioso héroe!
A
vosotras os cabe el honor
de
honrar con laureles
su egregia cabeza.
Veréis
a vuestros pies,
junto
este arco triunfal,
postrarse ante vuestros sagrados atributos
a todo el pueblo de Quirino,
al Senado y a los supremos cónsules.
Id
al templo,
y vuestros sacrificios rendid
a Jano y Astrea, dioses propicios...
¡Julia, quédate!
(Las
vestales van al templo bajo
la galería que conduce al
mismo)
Escena Tercera
(Julia
y la Gran Vestal)
GRAN
VESTAL
Esta será la última vez
que
te muestro los riesgos a que te expones;
que
corrijo tu descaro
y
que la voz del deber
te
hago oír.
La
cadena que te ciñe
al
pie de los altares
es la causa de tu tristeza;
es la prueba del gran dolor
que anida en tu corazón.
El
culto y los sacros misterios de Vesta
no
pueden ocultar el horror que experimentas.
Una loca pasión turba tus sentidos
y el veneno destilado por ese sacrílego deseo
hace que tus ojos no vean
el abismo al
que quieres arrojarte.
JULIA
¿Qué
se pretende de mí?
Yo, víctima desafortunada,
en contra de mi voluntad
obedezco las
leyes
llorando
mi destino.
GRAN VESTAL
¿Acaso
no eres digna de la mayor envidia
que
hay sobre la tierra?
Roma
nos confía a nosotras
el
precioso culto de su sagrado palio.
Homenajes
y honores
hacen
alegre el destino de nuestra vida.
JULIA
(para sí)
Y
por un instante de error, se nos condena a muerte.
GRAN VESTAL
Nuestra morada feliz
nos
sumerge en la verdadera paz.
El
tributo del mundo recibimos
al despreciar los peligros del amor.
(Julia suspira)
El
Amor es un monstruo, un bárbaro.
Es un enemigo hostil al amor de Vesta.
Un
día le dio vida Tesifone,
entre
los horrores del averno.
Por su causa la impía tierra
se
inundó de culpas y lágrimas,
alzando su trono horrible
sobre
los abismos y tumbas.
Tu
corazón se pierde ¡oh, hija!
y temo por ti.
JULIA
(horrorizada)
En
el nombre de los dioses
y
de Vesta, a quien adoro,
esta
gracia que te imploro concédeme:
permite
que tras estos muros, oculta a todos,
sin
mi participación se
lleve a cabo
la ceremonia triunfal.
GRAN
VESTALE
En
vano quieres sustraerte
a
las devotas obligaciones
que
las leyes te imponen.
Tú
eres la designada para vigilar,
entre
las sombras de la noche,
la
llama eterna, y por lo tanto,
de tus manos recibirá el triunfador la
inmortal corona:
En vano sustraerte quieres.
(La
Gran Vestal entra en el templo)
Escena Cuarta
JULIA
(sola,
se debate entre el deber, el
amor y el temor)
¡Oh ineludible mandato
de
un funesto poder!
Esperanza
no hay
y de los dioses me
veo abandonada.
Olvidar mi amor quise, pero fue en vano,
intenté sustraerme a mi destino
y privarme de una suerte mayor.
Volver
a ver a mis pies
a
Licinio victorioso...
Cumplir
con el deber del Imperio...
¡Oh diosa, la angustia de mi alma
debería
ser suficiente a tu rigor!
Te
veré dentro de unos momentos
¡oh,
mi bien amado!
y tu
suave voz oiré.
Sabré
reavivar en mi pecho,
bajo
tu mirada, mi amor inicial.
De
una vida miserable, condenada a los dioses,
en ese
instante, podré al menos,
consagrarlo
al querido amante.
Pero ¿dónde te lleva, impía vestal,
semejante pasión?
¡Ah, la virtud de huye de mí!
¡Piedad,
dioses clementes...!
VESTALES
(Sobre
las gradas del templo)
¡Ven ministra, tu ausencia
demora
el sacrificio!
En
este momento
el carro triunfal del general
sigue al cortejo que
aquí lo conduce.
CORO
(interno)
¡Por fin la paz reclama
al
vengador de los romanos,
el
domador de los galos!
JULIA
¡Oh, qué ansiedad!...¡Ah, qué terror!
¡Ay, ley inexcusable
de
un funesto poder!
Siento
congelarse mi corazón...
¿Qué
será de mí en este fatal momento?
(entra
en el templo)
Escena Quinta
(Julia,
Licinio, Cinna, la Gran Vestal, el Sumo
Sacerdote, cónsules,
vestales, gladiadores, etc.
Desde
distintos sectores avanza hacia la plaza
el cortejo, precedido por el
pueblo. Vienen
después los
sacerdotes, encabezados por el Sumo
Sacerdote, los miembros del
Senado, guerreros y
cortesanos. Cuando
todos han ocupado su puesto,
salen del templo las
vestales. La Gran Vestal lleva
el palio. Delante de Julia,
el fuego sagrado es
llevado en un ara con
una lámpara votiva encendida.
Al paso de las
vestales, el pueblo se arrodilla, los
senadores se inclinan
y las fasces de los cónsules,
llevadas por los líctores,
les rinden honores. Las
vestales se sitúan
sobre un palco, debajo del cual
están los miembros del Senado.
Llega el carro triunfal
precedido de trompetas
y banda de música. El
carro e
s arrastrado por esclavos encadenados.
Los jefes enemigo,
prisioneros, siguen al
carro. Licinio
está vestido con traje
de gala y sostiene el bastón de mando. Cinna
marcha a
la cabeza de las escuadras
de guerreros)
CORO
¡Alfombremos
de laureles el suelo
y el
templo de Vesta adornemos!
El
vengador de los romanos,
el
dominador de los galos,
finalmente ha traído la paz
a las latinas murallas.
PUEBLO
El
destino amenazó a los hijos de Quirino
con
enviarles la muerte,
pero
guiada por un héroe
las
fieras garras del águila
a
otros el daño causó.
CORO
Alfombremos
de laureles el suelo, etc.
PUEBLO
¡Él
es el señor de la guerra,
a él todo honor!
DAMAS
¡Nuestro suelo ha recuperado el sosiego,
todo se lo debemos a él!
LICINIO
¡Nuestras armas han triunfado!
Marte las ha guiado
hasta el
campo de la victoria
y
nosotros, hijos de la gloria,
somos los guardianes
del honor del pueblo
y
el terror del enemigo.
A
los supremos dioses demos
gracias
por todo lo que sus
manos nos conceden,
quememos sobre los altares
el incienso más puro.
(Los
cónsules ayudan a Licinio a descender
del carro y lo
conducen a
un sitial levantado a
la derecha del proscenio)
SACERDOTES, VESTALES
¡Él
es el señor de la guerra!
¡A
él todos los honores!...
GRAN
VESTAL
(a Julia)
Tú, que en
la profunda noche
custodias y guardas la inmortal llama
que
anuncia al mundo este glorioso día.
¡Consagra, oh Julia, la preciada corona!
(le
entrega la corona de laureles de oro)
LICINIO.
(en
voz baja a Cinna)
¿Oyes?... esta noche...
ella...en
el templo.
CINNA
(en
voz baja a Licinio)
¡Calla,
todos observan nuestros movimientos!
GRAN
VESTAL
(a Julia)
Sea este honor
el reconocimiento
a la victoria
del héroe de los romanos,
y al
mismo tiempo
señal
y garantía de nuestro amor.
JULIA
(pasa la corona sobre
el fuego sagrado. Para
si)
¡Sostenedme,
oh dioses!
LICINIO
(para
si)
¡Es ella!... En
mi corazón siento la embriaguez de la alegría.
(Durante
los ritos que preside Julia
el
pueblo canta lo siguiente)
CORO
Discípula pura de la diosa,
ciñe la ilustre frente del héroe
mientras los cánticos de la paz
elevan su
nombre a los cielos.
(durante
el coro anterior Julia atraviesa la
escena,
y con pie vacilante sube hasta donde
está Licinio;
éste se arrodilla y
ella le coloca sobre
la cabeza la
corona)
JULIA
Valiente joven, en este hermoso día
recibe
el premio de la gloria,
testimonio
es de la victoria
y de nuestro amor.
CORO
Valente joven, en este hermoso día. etc...
LICINIO
(en
voz baja, a Julia)
Escucha...
Julia... escucha...
aquí...
bajo estos pórticos...
GRAN
VESTAL
(observando
a Julia, para sí)
¡Qué
agitado tiene el corazón!
Su triste mirada refleja
los signos del dolor.
CINNA
(en
voz baja, a Licinio)
¡Oculta tus pensamientos!
Esa turbia mirada
puede ser la precursora
de dolores y sufrimientos.
SUMO
SACERDOTE
(en
tono profético, fijando la mirada
sobre
el altar de las libaciones)
¡En
el seno de este festejo
una tétrica nube aparece!
De nuevo la llama
languidece
en el altar.
JULIA
(turbada,
para sí)
¡Oh, momento
al que tanto temía!
No
sé ver otra cosa
más que
luto y llanto.
LICINIO
(en
voz, baja a Julia)
Escucha...
Julia... escucha...
aquí...
bajo estos pórticos...
de la tristeza de
la cercana noche
te arrancaré.
GIULIA
(sobresaltada)
¿Qué
dices?
UNO
DE LOS CÓNSULES
(aproximándose
a Licinio)
La
paz en este día
es el fruto del valor:
Disfruta
en tu corazón de ella,
pues
es el producto de tu esfuerzo.
Que las alabanzas de los ciudadanos
te acompañen eternamente.
CORO
La
paz en este día... etc.
(Julia
regresa junto al fuego sagrado.
A continuación
se desarrollan los
juegos, las danzas y el combate de
los gladiadores)
SUMO
SACERDOTE
(terminados
los juegos)
Y ahora que ha cesado la fiesta,
vayamos al Capitolio para
inmolar las víctimas
en honor del supremo Júpiter.
¡Que el vencedor adorne con ricos
trofeos de guerra los sacros
altares!
(El
cortejo se traslada hasta el Capitolio)
CORO
GENERAL
Esparzamos
laureles sobre el suelo, etc...
ACTO SEGUNDO
Escena Primera
(Interior del templo de Vesta, de forma circular. Sobre
un altar de
mármol, levantado en el centro, arde el fuego
sagrado.
A su alrededor asientos para las
vestales)
Himno de la Tarde
VESTALES
(en torno al altar)
Fuego divino, alma del mundo,
que tu llama, signo inmortal de vida,
fecunda y viva,
brille por siempre sobre
este altar
GRAN VESTAL
(entregando a Julia la
vara de oro
que se emplea para
atizar el fuego)
El venerado signo del gran ministerio
que esta noche deposito en tu mano
te hace custodia de la gracia de los dioses y,
más aún, del destino de los romanos.
¡Oh Julia, esta es la hora solemne
en que la te presentas
ante los supremos dioses!
¡Ah, reflexiona!
Cualquier suspiro infiel será severamente castigado
puesto que estas paredes jamás han sido ciegas.
VESTALES
Fuego
divino, alma del mundo, etc...
(se retiran)
Escena Segunda
(Julia
sola. Con profundo abatimiento se arrodilla
sobre las gradas del
altar, donde
por un instante
permanece postrada)
JULIA
¡Tú,
a quien invoco con temor,
diosa
terrible, escúchame!
Permite
que mi pobre corazón
pueda respirar aliviado.
Tú que ves mi tormento, mi frenesí,
mi ansia y mi consternación.
¡Ay, que ellos sean suficientes!
Sólamente
tú puedes disipar
la
pasión que hay en mí.
(Se
levanta, se acerca al altar y atiza el
fuego)
Sobre el sagrado altar, que mi dolor ultraja,
poso mi temblorosa y sacrílega mano.
La
pálida llama inmortal
ilumina mi aborrecible faz.
¡Vesta, no escuchas mi lamentos
y con tu brazo me alejas de ti!
(extraviada
gira por la escena)
¡Amor,
a tu deseo me entrego!...
Pero, ¿a dónde dirigiré mis pasos?
¡Ay de mí!
¿Qué delirio invade mis
sentidos?
Un
invencible poder
conspira contra mí,
oprimiéndome y enajenándome...
¡Detente, aún estás a tiempo!
¡Oh
Julia, la muerte amenaza
tu cabeza con el rayo!
(delirando)
Mas...
Licinio está allí...
puedo
verlo, hablarle, escucharlo...
¿Qué temor me retiene?
La pena de
mi criminal pasión
ya ha prescrito.
Suspended ¡oh, crueles dioses!
por
un instante vuestra venganza
a
fin de que pueda el querido amante,
con
su presencia y con sus hermosos ojos,
aliviar mi gran pena.
Después,
sumisa a vuestro poder,
que mi vida miserable
sea
objeto de vuestro furor.
Mi
destino está decidido.
La la suerte está echada:
¡Ven,
amado mortal, te ofrezco la vida!
(abre
la puerta del templo y va a recostarse
sobre el altar)
Escena
Tercera
LICINIO
(desde
el fondo de la escena)
¡Julia!
JULIA
¡Es
su voz!...
LICINIO
¡Julia!
JULIA
¡El altar se estremece!
LICINIO
¡Al
fin te veo!
JULIA
¡En
qué momento, en qué lugar!
LICINIO
El dios que nos reunió
vigila entorno a estos muros.
¡Y
cuida de nosotros!.
JULIA
¡Temo por ti!...
LICINIO
¡Desecha todo peligro!
Mi valor ha superado esfuerzos
tan tremendos como este.
JULIA
¡Ah, Licinio!
LICINIO
(avanzando)
Acepta mi juramento:
¡sólo
deseo vivir para amarte,
defenderte y servirte!
JULIA
¿Podré aspirar tan siquiera
a
un momento de felicidad?
LICINIO
¿Acaso
no encontraremos refugio en los bosques,
bajo
otro cielo, o en alguna montaña?
¡Decídete! Sabré liberarte de esta esclavitud .
JULIA
¡No, no puede ser!
¡Dispón de mi vida , querido,
a ti la sacrifico,
pero la tuya pertenece
a Roma y a los dioses!
Por tu gloria
me será dulce afronta el peligro.
LICINIO
¿Tendrán
piedad los dioses
de nuestras penas?
¿No habrá un rayo de esperanza?
¡Deseo que seas la dueña de mi vida,
hija
del cielo, ídolo de mi corazón!
Sólo tu mirada
hace que sea feliz.
Los
dioses tienen envidia de nuestro destino.
¡La
diosa del amor, a quien invoco,
un
día nos unirá!
JULIA
¡Cielos!...
¡Aléjate
de este altar
para
nosotros tan funesto!
¡La
llama languidece!
(Julia
corre al altar y atiza el fuego. Licinio,
aterrado, se retira hacia el fondo del
templo)
LICINIO
¡Oh,
casta diosa,
disipa
el funesto presagio!
Es
mi culpa la de amar a quien se te parece.
Todo nuestro amor
nace de
tu candor.
JULIA
La
hija de Saturno
escucha
nuestros ruegos.
La llama de altar se ha avivado
mostrándonos su celestial favor.
LICINIO
¿Quién
podría dudar
del
favor de la diosa?
¿Qué dios no escucharía, si tú le imploras?...
JULIA
¡Ah, retorno a la vida!
¡Cómo escucharte
y
no sentir piedad, alma mía!
LICINIO
(a
dos voces)
Al
amor yo me abandono.
¡De
la tierra y de los dioses
en tus ojos me olvido , ídolo mío!
El cielo está abierto para mí
en
la cumbre de la felicidad.
JULIA
¡Desbordar
siento mi alma!
Ven
aquí, sobre el altar,
y recibe mi fidelidad.
El
pasado es ya un
débil recuerdo.
Un feliz velo
sobre
el porvenir se extiende
y
en un instante todo mi ser
comprende
que se eleva.
LICINIO
¡Qué
delirio!
JULIA
¡Estoy unto a ti, mi tesoro!
LICINIO
De tu tierna mirada
se
embriaga mi corazón.
¡Ven, ven aquí sobre el altar y recibe mi promesa!
Para
mí no existe otro bien más que tú.
JULIA
¡Sólo
quiero vivir para ti!
LICINIO, JULIA
Quiero
vivir sólo para ti.
¡Ven, ven aquí sobre el altar
recibe
mi promesa!
(Mientras
los dos amantes se acercan al altar,
el fuego,
que poco a poco se fue
debilitando,
se extingue totalmente
y la escena
sólo permanece iluminada por un
resplandor
que se supone viene del
exterior
del templo)
JULIA
¡La oscuridad!
LICINIO
¡Dioses justos!
JULIA
(sobre
el altar)
¡Estoy
perdida!
¡Ah, ya no hay esperanza!
¡La
llama se extinguió!
Ya
he vivido suficiente.
LICINIO
¿Qué
dices?
JULIA
¡Moriré!
LICINIO
¡Me aterras!
Escena
Cuarta
CINNA
(entra
precipitadamente)
¡Licinio!
JULIA
¡Cielos! ¿Esa voz?
CINNA
¡El
tiempo vuela!
Allí,
en el primer patio,
se oye un gran bullicio. ¡Vayámonos!
Aún podemos huir amparándonos
en las sombras de la
noche.
¡Aprovechemos la oportunidad
que el destino nos concede!
LICINIO
¡Mira el altar:
extinguido
está el fuego divino!
¿Y
tú quieres que la abandone?
JULIA
Tu presencia aquí
no podrá cambiar
mi suerte;
Me espera una muerte
terrible y sin esperanza.
LICINIO
(con
voz apagada)
¡Esta bien, sígueme!... ¡Vamos!...
CINNA
¡Detente!
Su destino es morir...
LICINIO
¡Ah, estoy desesperado!... ¡Julia!...
CINNA
¡Oh,
locura!
JULIA
¡Si me amas,
ten piedad de mí, bien mío!
Mi alma sólo piensa
en el peligro que tú corres.
Te
lo pido por el amor
que
une nuestros corazones,
si quieres salvarme
¡huye, te lo ruego!
LICINIO
¡Debería terminar con mi vida
en este mismo instante!
CINNA
¡Huye
de este horror,
escucha mis consejos!
¡Ven!...
(lo
toma de la mano)
LICINIO
¿Dejarla?...
¡Oh, dioses!
CINNA
¡No hay otra opción!
LICINIO
¡No puedo!
CINNA
Si
tardas un solo instante más,
tú mismo la condenarás,
LICINIO
(con
rabia, a Cinna)
¡Vamos!
(a Julia)
La voz del valor sabrá guiarme
y
si mi amor te daña,
ella
protegerte sabrá.
Licinio
de tu suerte te
arrebatará,
vida mía,
o de lo contrario
la compartirá contigo.
(se
oyen los gritos de la muchedumbre)
MUCHEDUMBRE
¡El
cielo clama venganza
contra
la pareja infiel
que
con su indigna presencia
el
altar ultrajó!
CINNA
(escuchando)
Se oyen gritos...
¡Démonos prisa!
LICINIO
¿De
qué me servirá?
¡Ay
de mi!
JULIA
¡Huye!...
CINNA
¡Huyamos!
LICINIO
(a
Julia)
¡Ven con nosotros!
JULIA
¡Por
nuestro amor,
alma
mía!
(se
oye el griterío del pueblo)
A tres voces
¡Cuánto expresan
esos
gritos horribles!
JULIA
¡Marcharos, para protegerme!...
CINNA
¡Vamos, la rescataremos!...
LICINIO
¡Te rescataré o moriré
por ti!
(se
marcha
con Cinna)
Escena Quinta
JULIA
(sola)
Vivirá... Ya con ojos firmes
puedo
mirar el horror de mi destino.
Mis
días estaban signados por el dolor:
Sólo hemos tenido unos instantes de júbilo...
Mas rememorarlos
no debo...
Viene
gente...
¡Qué Clamor!... ¡Oh, dioses!
¡Qué
martirio tan terrible!
¡Licinio!... ¡Ah, si fueses descubierto!... Me moriría...
(cae
desvanecida sobre las gradas del
altar)
Escena Sexta
CORO
FUERA DE ESCENA
El
cielo clama venganza
contra
la pareja infiel
que
con su indigno acto
el
altar ultrajó.
SUMO
SACERDOTE
¡Oh,
pecado! ¡Oh, desventura!
¡Oh,
colmo de las desgracias!
¡El
fuego divino está extinguido!
La
ministra desfallecida...
¡Los dioses supremos descienden
para dar muestras de su gran indignación
en
el caos primigenio del universo entero!
(algunas
vestales se reúnen en torno a Julia)
JULIA
¿Qué?...
¿Todavía estoy viva?
VESTALES
¡Doncella
infeliz!
SUMO
SACERDOTE
¡El
Templo está profanado!
Los
dioses, y también el pueblo,
el
delito perseguirán
reclamando
una víctima culpable.
(a Julia)
¿Acaso
tú eres la que debe expiar la culpa?
¡Vamos, habla!
JULIA
Si
me requiere la muerte: la espero y la deseo,
es la última esperanza que me
queda.
Será la horrible
recompensa de mis largos afanes.
Al
menos me librará
del peso de
vuestras redes.
¡Sacerdote
de Júpiter, amo la muerte!
SUMO
SACERDOTE
En
este templo sagrado ¡oh, qué escucho!
¡Execrable
blasfemia!
Al
ultrajar las normas del augusto templo,
la
más santa de las leyes traicionaste.
Has sido infiel
a tus votos y,
faltando
a tus juramentos, perjura.
JULIA
¡Es cierto, soy culpable, la naturaleza triunfó!
SACERDOTES
La
indigna ha decidido su suerte,
tenga pues una muerte acorde a su delito.
JULIA
¡Oh, diosa protectora de los
infelices!
¡Latona,
oye mis ruegos!
¡Que mi
último deseo te conmueva,
antes
que sucumba a mi destino!
Haz
que de mi tumba se aleje
aquel
que
es el causante
de la muerte que
me aguarda.
SUMO
SACERDOTE
Revélanos
al indigno que,
desdeñando a Vesta,
en este sagrado refugio
osó
posar sus pies para seducirte.
¡Confiesa
su nombre!
JULIA
En
vano me preguntas...
SUMO
SACERDOTE
Como
intérprete supremo
de
la ira de los dioses,
el
terrible anatema
lanzo
sobre ti.
JULIA
¡No
será por mucho tiempo!
Truncados
están mis días
y la gélida mano de la muerte
ya siento
en mi frente.
SUMO
SACERDOTE
¡Pérfida sacerdotisa!
¡Prepárate para salir de entre estos muros
e
ir al seno de la tierra!
Allí ocultarás para siempre tu vergonzoso rostro,
fiel reflejo de tus execrables culpas.
(a
las vestales)
¡Arrancadle
el velo mancillado!
En
las cruentas manos de los lictores
la
impía cabeza deberéis dejar.
(le
quitan a Julia los ornamentos
de vestal y
se los hacen besar)
CORO
De
esa frente, marcada por la vergüenza,
le
quitamos el velo mancillado.
A
las crueles manos de los lictores
la
impía cabeza debemos entregar.
(El sumo
sacerdote coloca un velo negro sobre la cabeza
de Julia, que sale del templo conducida
por los lictores.
Las vestales y
los sacerdotes se retiran)
ACTO TERCERO
Escena Primera
(Campo
de la infamia, donde se encuentran las sepulturas
de las vestales
infieles. Limita
a la izquierda con la puerta
Collina, sobre la que se lee la siguiente
leyenda: "Scelleratus
Ager". Se
observan tres tumbas: dos
de ellas están cerradas
con una lápida negra sobre
las cuales se leen los nombres
de las vestales
allí encerradas (vivas). La
tercera, destinada
a Julia, está abierta
y
una escalera introduce a su interior)
LICINIO
(solo,
sumamente excitado)
¡Ay
de mí!... ¡Esa tumba!
¡Horroroso
espectáculo!
Mi
alma se deja llevar por el frenesí.
(se
acerca a la tumba abierta)
Una
ciega indignación me guía...
¡tiembla la tierra bajo
mis pies!
La tumba está dispuesta
a tragar lo más hermoso
que
el mundo tiene ¡Julia!
¿Será posible que muera?
¡Ah, no, no lo hará si yo aún estoy vivo!
Quiero
ser el defensor de tan bella vida.
Contra
el cruel Destino, que aplacar espero,
deberá prestarme ayuda un
desesperado Amor.
Escena Segunda
LICINIO
¡Cinna!
¿Qué
están haciendo los hombres?
CINNA
¡Esperas
en vano!
Todos
se lamentan, te
compadecen,
pero no osan defenderte.
LICINIO
¡Cobardes!
CINNA
A
todas las centurias
el
miedo paraliza.
Pero
para morir a tu lado,
un
número selecto de amigos y guerreros,
sigue
mis pasos y allí,
en el Quirinal, están emboscados.
Todos esperamos tus órdenes.
LICINIO
¡Confío
en el amigo!
CINNA
¡Confía
en mi intrepidez!
Junto a ti aprendí a despreciar el peligro.
Escuchar
las vanas palabras de la prudencia
ahora
no tendría sentido.
Mi
amistad te dará una nueva prueba
al
defenderte.
Los poderosos dioses
pueden hacer
que perezca contigo,
pero
a pesar de ello,
mi fidelidad no
se debilitará.
Ella
me obliga
a que no nos separemos jamás
y
el día en que tú mueras
mi
muerte también llegue.
Pero,
antes de aventurarte a una desigual lucha,
invoca
el poder del Sumo Sacerdote.
LICINIO
Toda
esperanza queda excluida
por
la mística ceguera del Sumo Sacerdote.
CINNA
Sólo él puede desviar
la
ira de los dioses
sustrayendo
a la vestal de su destino.
LICINIO
No tardará en llegar.
CINNA
Ya están en la puerta Collina,
vienen dispuestos
a cumplir la horrenda sentencia.
(parte)
Escena Tercera
(Llega el Sumo Sacerdote, con algunos otros sacerdotes)
LICINIO
Para el sacrificio horrendo
dispuesto
está ya el estrado.
¿Cumplirá el verdugo la atroz ley
que hará que una
muchacha en plena juventud
deba descender a la tumba?
SUMO
SACERDOTE
Tal
es el deseo de los dioses.
LICINIO
Sin
embargo, bien sabes tú
cómo ha de aplacarse la ira de los dioses.
De
tu máxima clemencia vengo,
por Julia, a pedir ayuda.
SUMO
SACERDOTE
¿Qué
pretendes pedir
en estos momentos en que el Estado,
para
la salvación de Roma,
tiene
necesidad de una víctima?
Julia
debe morir.
LICINIO
Pero la seguridad del Estado
no
depende de un crimen.
SUMO
SACERDOTE
(señalando
las tumbas de las vestales enterradas
vivas)
Esos
lúgubres monumentos
bien demuestran que
tales delitos
jamás
perdonó la diosa.
LICINIO
Rómulo
se mofaba cuando nació esa ley fatal...
Y del
seno de una vestal
¿acaso no recibió
la vida Marte?
SUMO
SACERDOTE
Julia
debe morir...
LICINIO
¡No,
no!... ¡No puede ser!
¡Yo
soy su cómplice!
O
salvarla, o morir con ella deseo.
SUMO
SACERDOTE
Morirás
sin salvarla.
Contra
el poder divino, que osas insultar,
débil
escudo es todo tu valor.
La Roca Tarpeya te espera junto al Capitolio.
LICINIO
¡Tú eres el que debes temblar
ante la indignación de mi ira!
¡Tu
cruel altar
con
la espada derribaré!
SUMO
SACERDOTE
¡El
rayo
veré
caer sobre ti!
LICINIO
¡Comprobarás mi indignación
si
Julia perece!
SUMO
SACERDOTE
¡Tu
inicuo propósito
el
cielo desbaratará!
LICINIO
Mis fieles hombres, a los que infundo valor,
acudirán a estos campos de horror
y
la víctima quedará libre.
SUMO
SACERDOTE
¡Tiembla,
teme, es en vano tu furor!
De
nada te servirá la violencia
y la
víctima muerta caerá.
(Licinio parte)
Escena
Cuarta
UN ARÚSPICE
(Al Sumo Sacerdote)
Os
aconsejo diferir el sacrificio,
pues la
víctima es muy poderosa.
SUMO
SACERDOTE
Venerable arúspice, no debes temer nada de Licinio.
Es mía la responsabilidad de
detener
los ímpetus de un joven
apasionado.
ARÚSPICE
La
turba indignada
está
integrada por soldados y ciudadanos.
SUMO
SACERDOTE
Los altares siempre triunfarán.
Cumplamos con nuestro deber
y
del resto dejemos que se ocupe el cielo.
Escena
Quinta
(Llegan Julia,
la Gran Vestal, el Sumo Sacerdote,
pueblo,
sacerdotes, soldados, damas, vestales,
cónsules, etc. Julia
es conducida por lictores y
circundada de sus iguales. Abre la comitiva un altar
con la llama votiva apagada. Las
vestales traen los
ornamentos de
la vestal condenada)
PUEBLO
(durante
la marcha de la comitiva)
¡Muera
la vestal infiel
que ha atentado contra los
dioses!
¡Que expíe con la muerte su pecado!
DONCELLAS, VESTALES.
¡En
la flor de los años!
¡Tanta belleza deberá perecer entre
crueles desvelos!
¡Dioses
perdonadla, si os mueve a piedad
las amargas lágrimas que ella derrama!
JULIA
(a
las vestales)
¡Queridas
hermanas, adiós!
(a
la Gran Vestal)
Y
tú, a quien venero,
aplaca
la ira del cielo que cae sobre mí.
No
desdeñes en este instante
ser una madre para mí.
Bendice a la hija
que
se abraza a tus rodillas.
(cae
a los pies de la Gran Vestal)
GRAN
VESTAL
¡Hija!...¡Ah, sí!
Siento
todo el afecto maternal
que palpita en mi pecho
al
verte a mis pies.
SUMO
SACERDOTE
(a
las vestales)
Sobre
el altar profanado
colocad el velo de la sacerdotisa.
Si
su error fatal Vesta perdona,
nuevamente veremos
encenderse el fuego
celestial.
(las vestales colocan el velo sobre
el ara y
todos permanecen atentos)
DAMAS
Nosotras
te imploramos ¡oh, diosa!
por
la doncella culpable.
¡Haz que brille el fuego ante nuestras miradas,
no
retardes tu tu gracia!
(largo silencio)
SUMO
SACERDOTE
(Dándole
a Julia una lámpara encendida)
Los dioses han pronunciado
la
pena correspondiente.
Tu
delito debes espiar con la muerte.
¡Lictores, llevad a su tumba
a la víctima!
JULIA
Querido ser de
quien el nombre
no me está permitido decir,
mi
delito es sólo el de amarte;
al
dejarte, yo te amo más todavía.
Mientras a esta tumba yo me acerco
errante
siento mi corazón.
La fatal pasión hace
aún más viva
el
alma amante.
Mi
último pensamiento,
muriendo, te envío.
Mi
último suspiro
exhalaré
por ti.
Escena Sexta
(Licinio
acompañado de soldados llega
precipitadamente
desde el monte Quirinal)
LICINIO
¡Deteneos
alguaciles de la muerte!
JULIA
(apoyada
sobre el borde de la tumba
habiendo
entrado ya parcialmente a
la misma)
¿Esa voz?
LICINIO
La
inocencia se inmola por vosotros.
¡Sólo yo
soy el indigno que merece la ira de Vesta!
Julia, a quien amenaza vuestra ira,
no es responsable de
mi pasión.
¡Sea absuelta!
¡Mi
sangre derramaré
ante vuestros ojos!
(apoya
su pecho sobre la punta de
la espada)
CORO
(deteniéndolo)
¡Dioses!
¡Licinio!
JULIA
En
vano se afana ahora el héroe
por
declararse culpable.
¡Romanos,
yo no lo conozco! ¡Él os engaña!
LICINIO
¡Qué! ¿Que no me conoces?
SACERDOTES
¡Son cómplices!
¡Que ambos perezcan unidos!
SOLDADOS
¡Él
es un héroe,
él
es nuestro sostén,
y
antes de que veamos perecer
al
vengador de Roma,
nosotros
caeremos con él!
SUMO
SACERDOTE
¡Romanos,
vosotros sois
los
defensores de los altares!
LICINIO
(a
sus soldados)
¡Amigos,
vosotros sois
los
protectores de la inocencia!
JULIA
¡Con mi muerte
evitaréis la ira de los dioses!
(Baja
a la tumba, en el mismo momento que
el pueblo y los
lictores
se sitúan ante la entrada de
la tumba dispuestos a
hacer frente a los
seguidores de Licinio)
LICINIO
(a
sus seguidores)
¡Vamos,
amigos!
(Mientras
se disponen a la lucha, el cielo se
oscurece suena
estruendoso el trueno y
la escena queda iluminada sólo por
la luz
de los relámpagos)
CORO
¡Oh,
terror! ¡Oh, desventura!
¡Qué
noche tétrica es ésta!
¡Los
rayos nos amenazan
con
una atroz tempestad!
(Los
soldados, que ya no se ven entre sí, se
mezclan sin
combatir totalmente confundidos.
Licinio desciende a
la tumba. Una
centella, cae sobre el altar e incendia el
velo
de la vestal que permanece llameante,
la escena se ilumina)
SUMO
SACERDOTE
¡Alto! ¡Deteneos todos!
¡Prodigioso
espectáculo!
¡El
cielo, con un portento, expresa su deseo!
¡Eh! ¡Mirad! ... ¡La llama!
LICINIO
¡Oh,
cielos!
JULIA
(saliendo
de la tumba)
¿Dónde
estoy?
SUMO
SACERDOTE
La diosa bondadosa
revoca
en este instante
el
rigor de sus leyes.
Su
ira Marte aplaca,
y,
mientras que Vesta desata el severo vínculo,
(a Licinio)
su
ministra satisface tus deseos.
JULIA
¡Oh, cielo clemente!
La
extinguida llama de mis días
se reaviva
y
a una nueva vida el amor me devuelve.
(El
Sumo Sacerdote, la Gran Vestal, y
con ellos
los lictores parten
llevándose el fuego sagrado)
JULIA
(a Licinio)
¡Viviré
para amarte!
Última Escena
(El decorado representa
el templo de Venus en
medio
de una rosaleda. A
un lado la estatua de Flora)
VESTALES
Felices
acordes,
dulces
momentos,
siempre
podéis
reinar
entre nosotros.
¡Que el
aire sea puro!
¡Que brille
la naturaleza!
¡Que
sus dones
tribute el amor!
LICINIO, JULIA
¡Ven, y allí sobre el ara
recibe
mi promesa!
¡Vivir
por ti, bien mío,
y
morir quiero por ti!
Felices
acordes... etc.
Digitalizado
y traducido por:
José Luis Roviaro 2013
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