LUCIO SILA
(KV. 135)
Personajes
LUCIO SILA GIUNIA CECILIO CINNA CELIA AUFIDIO |
Dictador Romano Hija de Cayo Mario el enemigo de Sila Senador exiliado, esposo de Giunia Patricio, amigo de Cecilio Hermana de Sila Tribuno de la Plebe |
Tenor Soprano Mezzosoprano Soprano Soprano Tenor |
La acción se desarrolla en Roma, alrededor del año 80 a.C.
ATTO PRIMO Scena Prima (Solitario recinto sparso di molti alberi con rovine d'edifici diroccati. Riva del Tebro. In distanza veduta del monte Quirinale con piccolo tempio in cima.) CECILIO Oh ciel, l'amico Cinna Qui attendo invan. L'impazienza mia Cresce nel suo ritardo. Oh come mai È penoso ogn'istante Al core uman se pende Fra la speme, e il timor! I dubbi miei... Ma non m'inganno. Ei vien. Lode agli Dei. CINNA Cecilio, oh con qual gioia Pur ti riveggio! Ah lascia, che un pegno io t'offra Or che son lieto appieno, D'amistade, e d'affretto in questo seno. CECILIO Quanto la tua venuta Accelerò coi voti L'inquieta alma mia. Quai non produsse La tua tardanza in lei Smanie, e spaventi, e quali Immagini funeste S'affollano al pensie. L'alma agitata S'affanna, si confonde... CINNA Il mio ritardo alto motivo asconde. Tutto da me saprai. CECILIO Deh non t'offenda L'impazienza mia...Giunia...la cara, La fida sposa e sempre Tutt'amor, tutta fé? Que' dolci affetti, Ch'un tempo mi giurò, rammenta adesso? È ‘l suo tenero core anche l’intesso? CINNA Ella estinto ti piange... CECILIO Ah come?...Ah dimmi! Dimmi: e chi tal menzogna Osò d'immaginar? CINNA L'arte di Silla Per trionfar del di lei fido amore. CECILIO A consolar si voli il suo dolore. CINNA Deh, t'arresta. E non sai, Che 'l tuo ritorno è così gran dellitto, Che guida a morte un cittadin proscritto? CECILIO Per serbarmi una vita, Ch'odio senza di lei, Dunque lasciar potrei la sposa in preda A un ingiusto, a un crudel? CINNA M'ascolta. E dove, di riveder tu speri La tua Giunia fedel? nel proprio tetto Silla la trasse... CECILIO E Cinna ozioso apettator sofrì?... CINNA Che mai Solo tentar potea? Pur troppo è vano Il contrastar con chi ha la forza in mano. CECILIO Dunque, nemici Dei Di riveder la sposa più sperar non poss'io? CINNA M'odi. Non lungi Da questa ignota parte Il tacito recinto Ergessi al ciel, che nelle cupe soglie De' trapassati eroi le tombe accoglie. CECILIO Che far degg'io? CINNA Passarvi per quel sentiero ascoso, Che fra l'ampie rovine a lui ne quida. CECILIO E colà che sperar? CINNA Sai che confina Col palagio di Silla. In lui sovente Da fidi suoi seguita Fra 'l dì Giunia vi scende. Ivi dolente Alla mest'urna accanto Del genitor, la suol bagnar di pianto. Sorprenderla potrai. Potrai nel seno Farle destar la speme, Che già s'estinse, e consolarvi insieme. CECILIO Oh me beato!... CINNA Altrove co' molti amici in tua difesa uniti Frattanto io veglierò. Gli Dei Oggi render sapran dopo una lunga Vil servitù penosa La libertà a Roma, a te la sposa. Vieni ov'amor t'invita, Vieni, che già mi sento Del tuo vicin contento Gli alti presagi in sen. Non é sempre il mar cruccioso, Non é sempre il ciel turbato, Ride alfin lieto, e placato Fra la calma, ed il seren. (parte) Scena Seconda CECILIO Dunque sperar poss'io Di pascer gli occhi miei Nel dolce idolo mio? Già mi figuro La sua sorpresa, il suo piacer. Già sento Suonarmi intorno i nomi: Di mio sposo, mia vita. Il cor nel seno Col palpitar mi parla De' teneri trasporti, e mi predice... Oh ciel sol fra me stesso Qui di gioia deliro, e non m'affretto La sposa ad abbracciar? Ah forse adesso sul morir mio delusa Priva d'ogni speranza, e di consiglio Lagrime di dolor versa dal ciglio! Il tenero momento Premio di tanto amore Già mi dipinge il core Fra i dolci suoi pensier. E qual sarà il contento, Ch'al fianco suo m'aspetta, Se tanto ora m'alletta L'idea del mio piacer? (parte) Scena Terza (Appartamenti destinati a Giunia, con statue delle più celebri donne romane) SILLA A te dell'amor mio, del mio riposo Celia, lascio il pensier. Rendi più saggia L'ostinata di Mario altera figlia. E a non sprezzarmi alfin tu la consiglia. CELIA German sai, che finora Tutto feci per te. Vuò lusingarmi Di vederla cangiar. AUFIDIO Quella superba Colle preghiere, e coi consigli in vano Sia che si tenti. Un dittator sprezzato, Che da Roma, e dal Mondo inter s'ammira, S'altro non vale, usi la forza, e l'ira. SILLA E la forza userò. La mia clemenza Non mi fruttò che sprezzi, E ingiuriose repulse D'una femmina ingrata. In questo giorno Mi segua all'ara, e paghi Renda gli affetti miei. O 'l nuovo sol non sorgerà perlei. CELIA Ah Silla, ah mio germano Per tua cagione io tremo, Se trasportar ti lasci a questo estremo. Pur troppo, ah sì pur troppo La violenza è spesso Madre fatal d'ogni più nero eccesso. SILLA Da tentar che mi resta, Se ostinata colei mi fugge, e sprezza? CELIA Adoprar tu sol devi arte, e dolcezza. CELIA S'è ver, che sul tuo core Vantai finor qualche possanza, ah lascia, Che da Giunia men corra. Ella fra poco Da te verrà. L'ascolta. Forse sia che una volta Cangi pensier. SILLA Di mia clemenza ancora Prova farò. Giunia s'attenda, e seco Parli lo sposo in me. Ma non s'abusi Dell'amor mio, di mia bontade, e tremi, Se Silla alfine inesorabil reso Favellerà da dittatore offeso. CELIA German di me ti fida. Oggi più saggia Giunia sarà. Finora Una segreta speme Forse il cor le nutrì. Se cadde estinto Lo sposo suo, più non resta omai Amorosa lusinga. I prieghi tuoi Cauto rinnova. Un amator vicino Se d'un lontan trionfa, il trionfare D'un amator, che già di vita é privo, E più agevole impresa a quel, ch'è vivo. Se lusinghiera speme Pascer non sa gli amanti Anche fra i più costanti Languisce fedeltà. Quel cor sì fido, e tenero, Ah sì quel core istesso Così ostinato adesso, Quel cor si piegherà. (parte) Scena Quarta AUFIDIO Signor, duolmi vederti Ai rifiuti, agl'insulti Esposto ancor. Ale preghire umili S'abbassi un cor plebeo. Ma Silla, il fiero Terror dell'Asia, il vincitor di Ponto L'arbitro del Senato, e che si vide Un Mitridate al duo gran piè sommesso, S'avvilirà d'una donzella appresso? SILLA Non avvilisce amore Un magnanimo core, o se 'l fa vile, Infrai gli Eroi, che le provincie estreme Han debellate, e scosse, Un sol non vi saria, che vil non fosse. In questo giorno, amico, Sarà Giunia mia sposa. AUFIDIO Ella sen viene. Mira in quel volto espresso Un ostinato amore, Un odio interno, un disperato duolo. SILLA Acoltarla vogl'io. Lasciami solo. (Aufidio parte) Scena Quinta (A Giunia) Sempre dovrò vederti lacrimosa, e dolente? Il tuo bel ciglio Una sol volta almeno Non fia che si rivolga a me serno? Cielo! tu non rispondi? Sospiri? ti confondi? ah sì, mi svela Perchè così penosa T'agiti, impallidisci, e scansi ad arte D'incontrar gli occhi Tuoi negli occhi miei? GIUNIA Empio, perché sol l'odio mio tu sei. SILLA Ah no, creder non posso, Che a danno mio s'asconda Si fiera crudeltà nel tuo bel core Hanno i limiti suoi l'odio, e l'amore. GIUNIA Il mio non già. Quant'amerò lo sposo, Tanto Silla odierò. Se fra gli estinti L'odio giunge, e l'amor, dentro quest'alma Che ad onta tua non cangerà giammai, Egli il mio amor, tu l'odio mio sarai. SILLA Ma dimmi: in che t'offesi Per odiarmi così? che non fec' io, Giunia. per te? La morte Il genitor t'invola, ed io ti porgo Nelle mie mura istesse Un generoso asilo. Ogni dovere Dell'ospitalità qui teco adempio, E pur segui ad odiarmi, e Silla è un empio? GIUNIA Stender dunque dovrei le braccia amanti A un nemico del padre? E ti scordasti Quanto contro di lui barbaro oprasti? In doloroso esiglio Fra i cittadin più degni Languisce, e more alfin lo sposo mio, E chi n'è la cagione amar degg'io? Per tua pena maggior, di novo il giuro, Amo Cecilio ancor. Rispetto in lui Benchè morto, la scelta Del genitor. Se l'inuman destino Dal fianco mio lo tolse Per secondare il tuo perverso amore Ah sì, viverà sempre in questo core SILLA Amalo pur superba, e in me detesta Un nemico tiranno. Or senti. In faccia Di tanti insulti io voglio Tempo lasciarti al pentimento. O scorda Un forsennato orgoglio, Un inutile affetto, un odio insano, O a seguir ti prepara Nell'Erebo fumante, e tenebroso L'ombra del genitor, e dello sposo. GIUNIA Coll'aspetto di morte Del gran Mario una figlia Presumi d'avvilir? Non avria luogo Nell'alma tua la speme Chè oltraggia l'amor mio Se provassi, inumano, Di che è capace è un vero cor Romano. SILLA Meglio al tuo rischio, o Giunia, Pensa, e risolvi. Ancora Un resto di pietade Sol perché t'amo ascolto. Ah sì meglio risolvi. GIUNIA Ho già risolto Del genitore estinto ognora io voglio Rispettare il comando; Sempre Silla aborrir, Sempre adorar lo sposo, e poi morire. Dalla sponda tenebrosa Vieni o padre, o sposo amato D'una figlia, e d'una sposa A raccor l'estremo fiato. Ah tu di sdegno, o barbaro Smani fra te, deliri, Ma non é questa o perfido La pena tua maggior. Io sarò paga allora Di non averti accanto, Tu resterai frattanto Coi tuoi rimorsi al cor. (parte) Scena Sesta SILLA E tollerare io posso si temerari oltraggi? A tante offese non si scote quest'alma? E che la rese insensata al tal segno? Un dittatore così s'insulta, e sprezza Da folle donna audace?... E pure, oh mio rossor! e pur mi piace! Mi piace? Il cor di Silla Della sua debolezza Non arrossisce ancora? Taccia l'affetto, e la superba mora. Chi non mi cura amante Disdegnoso mi tema. A suo talento Crudel mi chiami. Aborra La mia destra, il mio cor, gli affetti miei, A divenir tiranno in questo dì comincerò da lei. Il desìo di vendetta, e di morte Si m'infiamma, e sì m'agita il petto, Che in quest'alma ogni debole affetto Disprezzato si cangia in furor. Forse nel punto estremo Della fatal partita Mi chiederai la vita, Ma sarà il pianto inutile, Inutile il dolor. (parte colle guardie) Scena Settima (Luogo sepolcrale molto oscuro co' monumenti degli eroi di Roma) CECILIO Morte, morte fatal della tua mano Ecco le prove in queste Gelide tombe. Eroi, duci, regnanti Che devastar la terra, Angusto marmo or qui ricopre, e serra. Già in cento bocche, e cento Dei lor fatti echeggiò stupido il mondo, E or qui gl'avvolge un mutuo orror profondo Oh Dei!... Chi mai s'appressa? Giunia... la cara sposa?... Ah non é sola; M'asconderò, ma dove? Oh stelle! In petto qual palpito!... Qual gioia!... E che far deggio? Restar?... Partire?... Oh ciel! Dietro a quest'urna a respirar mi celo. (Si nasconde dietro l'urna di Mario) Scena Ottava CORO Fuor di queste urne dolente Deh n'uscite alme onorate, E sdegnose vendicate La romana libertà. GIUNIA O del padre ombra diletta Se d'intorno a me t'aggiri, I miei pianti, i miei sospiri Deh ti movano a pietà. CORO Il superbo, che di Roma Stringe i lacci in Campidoglio, Rovesciato oggi dal soglio Sia d'esempio ad ogni età. GIUNIA Se l'empio Silla, o padre Fu sempre l'odio tuo finché vivesti, Perché Giunia é tua figlia, Perché il sangue romano a nelle vene Supplice innanzi all'urna tua sen viene. Tu pure ombra adorata Del mio perduto ben vola, e soccorri La tua sposa fedel. Da te lontana Di questa vita amara Odia l'aura funeste... Scena Nona CECILIO Eccomi, o cara. GIUNIA Stelle!... io tremo!... Che veggio? Tu sei?... Forse vaneggio? Forse una larva, o pur tu stesso? Oh numi! M'ingannate, o miei lumi?... Ah non so ancora se alla dolce Illusion soave io m'abbandono!... Dunque... tu... sei... CECILIO Il tuo fedele io sono. Duo GIUNIA D'elisio in sen m'attendi Ombra dell'idol mio, Ch'a te ben presto, oh Dio Fia, che m'unisca il ciel. CECILIO Sposa adorata, e fida Sol nel tuo caro viso Ritrova il dolce elisio Quest'anima fedel. GIUNIA Sposo... Oh Dei! Tu ancor respiri? CECILIO Tutto fede, e tutto amor GIUNIA, CECILIO Fortunati i miei sospiri Fortunato il mio dolor. GIUNIA Cara speme! CECILIO Amato bene. GIUNIA, CECILIO (si prendon per mano) Or ch'al mio seno cara (caro) tu sei M'insegna il pianto degl' occhi miei Ch'ha le sue lagrime anche il piacer. |
ACTO PRIMERO Escena Primera (Paraje solitario con multitud de árboles y ruinas en la ribera del Tíber. A lo lejos, el monte Quirinal, con un pequeño templo en su cima) CECILIO ¡Oh, cielos! Espero en vano a mi amigo Cinna. Mi impaciencia crece con su tardanza. ¡Oh, cuán doloroso es para el corazón humano cada instante que pende entre la esperanza y el temor. Mis dudas... Mas no me engaño... ¡ahí viene! ¡Alabados sean los dioses! CINNA ¡Cecilio, qué alegría verte de nuevo! ¡Ah, deja que te ofrezca una prueba de amistad y te abrace en mi pecho ahora que soy plenamente feliz! CECILIO Tu venida aceleró con esperanzas mi inquieta alma. Tu tardanza origina en ella inquietudes y angustias, y así mismo algunas imágenes funestas se agolpan en mi pensamiento. El alma agitada se acongoja, se confunde... CINNA Mi retraso se ha debido a un noble motivo. Todo lo sabrás. CECILIO ¡Ah! No te ofendas por mi impaciencia... Giunia... mi amada, mi fiel esposa... ¿Ha permanecido fiel y amorosa? ¿Acaso recuerda los dulces afectos que me juró? ¿Su corazón permanece igual de tierno? CINNA Ella llora tu muerte... CECILIO ¿Cómo?...¡Dime! ¿Quién ha osado inventarse tal mentira? CINNA El pérfido de Sila para conseguir su amor. CECILIO Vuelo a consolar su dolor CINNA ¿Dónde vas? ¿No sabes que tu retorno es un gran delito que te acarreará la muerte? ¿Acaso no eres un ciudadano proscrito? CECILIO ¿Para conservar una vida, que sin ella odio, podría dejar la esposa en prenda a un injusto, a un tirano? CINNA Escúchame. ¿Dónde esperas volver a ver a tu fiel esposa? ¡Está bajo el propio techo Sila! CECILIO ¿Y Cinna deja que todo eso suceda?... CINNA ¿Qué podía intentar yo solo? Por desgracia es inútil oponerse a quien tiene la fuerza en la mano. CECILIO Entonces dioses enemigos. ¿No puedo esperar volver a ver a mi esposa? CINNA ¡Óyeme! No lejos de este solitario lugar, se extiende bajo el cielo el fúnebre paraje donde al amparo de sus sombras, se alzan las tumbas de los héroes caídos. CECILIO ¿Qué debo hacer? CINNA Ir por aquél sendero escarpado que atraviesa aquellas ruinas. CECILIO Y allá ¿qué debo esperar? CINNA Como sabes, linda con el palacio de Sila. A menudo, seguida de sus sirvientes, Giunia desciende hasta allí y triste, junto a la tumba de su padre, la baña con su llanto. Podrás sorprenderla y despertar en su corazón la esperanza que ya casi se ha extinguido. Podréis consolaros mutuamente. CECILIO ¡Oh, qué feliz me siento! CINNA Yo, mientras tanto, en otra parte con mis camaradas velaré oculto. Los dioses hoy, después de una larga, vil y penosa servidumbre, devolverán la libertad a Roma y a ti, tu esposa. Ve donde el amor te invita, ve, que ya siento en mi corazón los nobles presagios de tu cercana alegría. No siempre está el mar hostil, no siempre está el cielo nublado. Reirás finalmente, feliz y aplacado, tranquilo y sereno. (sale) Escena Segunda CECILIO Entonces, ¿puedo esperar a posar de nuevo los ojos en mi dulce amada? Ya me imagino su sorpresa y su placer. Ya siento sonar sus palabras a mi alrededor: ¡Esposo mío!... ¡Vida mía!... Mi palpitante corazón me habla con tierna emoción, y me dice que... ¡Oh cielos! ¿Cómo es que permanezco aquí, delirante de alegría? ¿Por qué no me apresuro a abrazar a mi esposa? ¡Ah! Quizás ahora decepcionada por mi muerte, privada de toda esperanza y consuelo, sus ojos estén derramando lágrimas de dolor. Ese tierno momento, premio a tanto amor, ya lo presiente mi corazón en sus dulces pensamientos. ¿Y cuál será la inmensa alegría que me aguarda, si la sola idea de este placer tanto me seduce? (sale) Escena Tercera (Habitaciones de Giunia, con estatuas de las más célebres damas romanas) SILA A ti, Celia, confío el cuidado de mi amor y reposo. Haz que recapacite la obstinada y altiva hija de Mario CELIA Hermano, sabes que hasta ahora todo lo he hecho por ti. Me halagarás cuando la veas cambiar. AUFIDIO La soberbia y vanos consejos le atenazan. Un dictador despreciado, por Roma y el mundo entero, al que se adula, únicamente por su poder e ira. SILA Aconséjale que no me desprecie, pues estoy dispuesto a emplea la fuerza. Mi clemencia sólo ha conseguido la repulsa, los desprecios y las injurias de una mujer ingrata. Hoy me seguirá al altar y recibirá mis afectos, o el nuevo sol no saldrá para ella. CELIA ¡Ah, Sila! ¡Ah, hermano! Por tu causa tiemblo si te dejas llevar hasta ese extremo. Por desgracia ¡oh, si, por desgracia! la violencia es a menudo la fatal madre de los más negros excesos. SILA ¿Qué otra cosa puedo hacer si obstinadamente huye de mí y me desprecia? CELIA Prueba a usar la habilidad y la dulzura. CELIA Es cierto que tu corazón se jacta de cualquier posesión. ¡Oh, deja que al menos Giunia se vaya! Ella dentro de poco vendrá hacia ti. Escúchala. Puede que un día cambie de parecer. SILA Daré prueba una vez más de mi clemencia. Haz venir a Giunia y le hablaré como un esposo. Pero que no abuse de mi amor y bondad que tiemble si el inexorable Sila, hastiado, le habla como un dictador ofendido. CELIA Hermano fíate de mí. Hoy Giunia será más sabia. Hasta ahora ha alimentado en su corazón una secreta esperanza. Si cae muerto su esposo, echará en falta los halagos amorosos. Transmítele tus deseos con cuidado. Cuando un amante próximo desea triunfar sobre uno lejano, es más fácil el triunfo del que vive que del que está muerto. Si los amantes no saben tener halagadoras esperanzas, incluso entre los más constantes, la fidelidad languidecerá. Aquel corazón fiel y tierno, sí, aquel mismo corazón ahora tan obstinado, aquel corazón se te rendirá. (sale) Escena Cuarta AUFIDIO Señor, me duele verte expuesto a los rechazos e insultos. A las oraciones humildes se rebaja un corazón plebeyo, pero Sila, el terror de Asia, el vencedor del Ponto, el árbitro del Senado... ¿Cuándo se ha visto que Mitrídates sea sometido y pisoteado por una doncella? SILA El amor no degrada el corazón o lo hace cobarde. Entre los héroes de las más distantes provincias, golpeados y subyugados por el amor, no hay ni un solo cobarde. Hoy mismo, querido amigo, Giunia será mi esposa. AUFIDIO ¡Ahí viene ella! Mira como refleja su rostro un amor obstinado a la par que un intenso odio y un desesperado dolor. SILA Quiero escucharla. Déjame solo. (Aufidio sale) Escena Quinta (A Giunia) ¿Deberé verte siempre triste y afligida? Tus bellos ojos, tan sólo por una vez, ¿no se volverán hacia mí? ¡Cielos! ¿No respondes? ¿Suspiras? ¿Te confundes? ¡Ah, sí, dime! ¿Por qué pensativa te agitas, palideces y evitas, con astucia, encontrar tus ojos con los míos? GIUNIA ¡Malvado, porque tú eres la causa de mi odio! SILA ¡Ah, no, no puedo creer que se oculte en tu bello corazón un rechazo hacia mí! El odio y el amor tienen sus límites. GIUNIA ¡Los míos no! Tanto cuanto amé a mi esposo, odiaré a Sila. El odio y el amor de mi alma, que tu deshonras, no cambiará jamás. ¡Él es mi amor y tú serás mi odio! SILA Pero dime, ¿en qué te he ofendido para que me odies así? ¿Qué no he hecho yo por ti? ¿No quedaste desamparada a la muerte de tu padre y yo te he acogido dentro de mis propios muros ofreciéndote un generoso asilo? ¿Cumplo contigo los deberes de hospitalidad y sigues odiándome y pensando que Sila es un impío? GIUNIA ¿Acaso debería recibir con los brazos abiertos a un enemigo de mi padre? ¿Te has olvidado cuán cruel fuiste con él? ¿Y no languidece y pena mi esposo, espejo de virtudes ciudadanas, en un doloroso y eterno exilio? ¿A quién, pues, debo amar? Para mayor tormento tuyo te vuelvo a repetir de nuevo: ¡amo a Cecilio! Él fue elegido para mí por mi difunto padre, decisión que yo respeto y cumplo. Aunque el inhumano destino lo haya apartado de mi lado, y por mucho que insista tu perverso amor, ¡él vivirá para siempre en mi corazón! SILA ¡Ámalo pues, soberbia, y odia en mí al enemigo y al tirano! Y ahora escúchame. Quiero dejarte tiempo para que te arrepientas de tantos insultos que se reflejan tu cara. Olvida ese loco orgullo, ese inútil afecto, ese odio insano o de lo contrario prepárate a seguir, al tenebroso y humeante Erebo, a las sombras de tu padre y de tu esposo. GIUNIA ¿Pretendes envilecer a la hija del gran Mario con la amenaza de la muerte? No hay lugar en tu alma para la esperanza de verme ultrajar mi amor. ¡Si tú supieras, inhumano, de lo que es capaz un auténtico corazón romano! SILA Considera lo que te juegas, Giunia, y entonces piensa y decide. Deseo ser clemente contigo, pues te amo. Deberías de recapacitar. GIUNIA Ya lo he decidido. Respetaré el mandato de mi difunto padre: ¡Aborrecer a Sila, venerar a mi esposo y luego morir! De la ribera tenebrosa ven ¡oh padre, oh esposo amado! a recibir el último aliento de una hija y de una esposa. Tu indignación ¡ah cruel! te atormenta y te hace delirar, pero no es ésta ¡oh pérfido! tu mayor pena. Yo seré recompensada por alejarme de ti, y tú quedarás entretanto con el corazón lleno de remordimientos. (sale) Escena Sexta SILA ¿Debo tolerar esos descarados insultos? ¿Con tantas ofensas no se quema mi alma? ¡La insensata no se rinda ante la evidencia! ¿Un dictador insultado y desdeñado por una mujer loca y audaz?... Y sin embargo ¡qué vergüenza! ella me gusta. ¿Me gusta? ¿Y el corazón de Sila no se avergüenza de su debilidad? Oculta tus sentimientos y que la orgullosa muera. Que aquella que menosprecia mi amor tema mi cólera. Que por voluntad propia me llame cruel. Rechaza mi mano, mi corazón y mi afecto. Desde hoy me portaré como un tirano con ella. El deseo de venganza y muerte inflama y agita mi corazón. Que cualquier mínimo sentimiento de clemencia, en mi alma, se torne furor. Quizás en el último momento de la fatal partida, me implorarás por tu vida, pero tu llanto será en vano e inútil tu dolor. (sale con los guardias) Escena Séptima (Cementerio muy oscuro con monumentos a los héroes de Roma) CECILIO Estas gélidas tumbas son prueba de la inexorable muerte. Héroes, líderes, reyes que devastaron la tierra, ahora cubiertos y confinados por reducidos mármoles. El mundo aclamó, con cientos y cientos de voces, sus acciones, y ahora, un mudo y profundo horror los envuelve. ¡Oh, dioses!... ¿Quién se acerca?... ¿Giunia... mi querida esposa?... ¡Ah, pero no viene sola! Me esconderé, pero... ¿dónde? ¡Oh, cielos! ¡Cómo me late el corazón!... ¡Qué alegría!... Pero ¿qué debo hacer? ¿Quedarme?...¿Irme?... ¡Oh, cielos!... ¡Tras esta tumba recobraré el aliento! (Se esconde detrás de la tumba de Mario) Escena Octava CORO ¡De estas tumbas dolientes salid, venerables ánimas y vengad con furia la libertad de Roma! GIUNIA ¡Oh espíritu querido de mi padre, si vagas en torno mío que mi llanto y mis suspiros muevan tu compasión! CORO Que el altivo, que desde el Capitolio conduce las riendas de Roma, sea arrojado hoy de su trono y sirva de ejemplo para siempre. GIUNIA Si el malvado Sila ¡oh padre! fue el blanco de tu odio mientras viviste; por ser Giunia tu hija y llevar sangre romana en sus venas, viene suplicante hasta tu tumba. ¡Y tú, espíritu puro de mi amado, apresúrate y ayuda a tu fiel esposa! Lejos de ti, en esta amarga vida, aborrece su aura funesta... Escena Novena CECILIO ¡Aquí estoy, querida mía! GIUNIA ¡Cielos!... ¡Me estremezco!... ¿Qué veo? ¿Eres tú?... ¿Estoy delirando?... ¿Eres quizá un fantasma o eres tú realmente? ¡Oh, dioses! ¿Me engañan mis ojos?... ¡Ah, no sé si puedo abandonarme a esta dulce ilusión!... Entonces... tú... eres... CECILIO ¡Soy tu fiel esposo! Dúo GIUNIA En el Elíseo me espera el espíritu de mi amado, haced que pronto ¡oh, dioses! nos una el cielo. CECILIO Esposa adorada y leal, sólo en tu querida faz descubre el dulce Elíseo que eres un alma fiel. GIUNIA Esposo... ¡oh, dioses!... ¿Aún respiras? CECILIO ¡Lleno de fe y de amor por ti! GIUNIA, CECILIO Felices mis suspiros. Feliz mi dolor. GIUNIA ¡Querida esperanza! CECILIO ¡Mi bien amada! GIUNIA, CECILIO (se cogen de la mano) Ahora, amor mío, por fin estás entre mis brazos. El llanto de mis ojos me hace ver que la felicidad también produce lágrimas. |