LUCIO SILA

(KV. 135)

 

Personajes

LUCIO SILA

GIUNIA

CECILIO

CINNA

CELIA

AUFIDIO

Dictador Romano

Hija de Cayo Mario el enemigo de Sila

Senador exiliado, esposo de Giunia

Patricio, amigo de Cecilio

Hermana de Sila

Tribuno de la Plebe

Tenor

Soprano

Mezzosoprano

Soprano

Soprano

Tenor

 

La acción se desarrolla en Roma, alrededor del año 80 a.C.

 

ATTO PRIMO 


Scena Prima 

(Solitario recinto sparso di molti alberi con                         
rovine d'edifici diroccati. Riva del Tebro. In 
distanza veduta del monte Quirinale con piccolo 
tempio in cima.) 

CECILIO
Oh ciel, l'amico Cinna
Qui attendo invan. L'impazienza mia
Cresce nel suo ritardo.
Oh come mai
È penoso ogn'istante
Al core uman se pende
Fra la speme, e il timor!
I dubbi miei...
Ma non m'inganno.
Ei vien. Lode agli Dei.

CINNA
Cecilio, oh con qual gioia
Pur ti riveggio!
Ah lascia, che un pegno io t'offra
Or che son lieto appieno,
D'amistade, e d'affretto in questo seno.

CECILIO
Quanto la tua venuta
Accelerò coi voti
L'inquieta alma mia. Quai non produsse
La tua tardanza in lei
Smanie, e spaventi, e quali
Immagini funeste
S'affollano al pensie. L'alma agitata
S'affanna, si confonde...

CINNA
Il mio ritardo alto motivo asconde.
Tutto da me saprai.

CECILIO
Deh non t'offenda
L'impazienza mia...Giunia...la cara,
La fida sposa e sempre
Tutt'amor, tutta fé?
Que' dolci affetti,
Ch'un tempo mi giurò, rammenta adesso?
È ‘l suo tenero core anche l’intesso?

CINNA
Ella estinto ti piange...

CECILIO
Ah come?...Ah dimmi!
Dimmi: e chi tal menzogna
Osò d'immaginar?

CINNA
L'arte di Silla
Per trionfar del di lei fido amore.

CECILIO
A consolar si voli il suo dolore.

CINNA
Deh, t'arresta. E non sai,
Che 'l tuo ritorno è così gran dellitto,
Che guida a morte un cittadin proscritto?

CECILIO
Per serbarmi una vita,
Ch'odio senza di lei,
Dunque lasciar potrei la sposa in preda
A un ingiusto, a un crudel?

CINNA
M'ascolta. E dove, di riveder tu speri
La tua Giunia fedel? nel proprio tetto
Silla la trasse...

CECILIO
E Cinna ozioso apettator sofrì?...

CINNA
Che mai
Solo tentar potea? Pur troppo è vano
Il contrastar con chi ha la forza in mano.

CECILIO
Dunque, nemici Dei
Di riveder la sposa più sperar non poss'io?

CINNA
M'odi. Non lungi
Da questa ignota parte
Il tacito recinto
Ergessi al ciel, che nelle cupe soglie
De' trapassati eroi le tombe accoglie.

CECILIO
Che far degg'io?

CINNA
Passarvi per quel sentiero ascoso,
Che fra l'ampie rovine a lui ne quida.

CECILIO
E colà che sperar?

CINNA
Sai che confina
Col palagio di Silla. In lui sovente
Da fidi suoi seguita
Fra 'l dì Giunia vi scende. Ivi dolente
Alla mest'urna accanto
Del genitor, la suol bagnar di pianto.
Sorprenderla potrai. Potrai nel seno
Farle destar la speme,
Che già s'estinse, e consolarvi insieme.

CECILIO
Oh me beato!...

CINNA
Altrove co' molti amici in tua difesa uniti
Frattanto io veglierò.
Gli Dei
Oggi render sapran dopo una lunga
Vil servitù penosa
La libertà a Roma, a te la sposa.

Vieni ov'amor t'invita,
Vieni, che già mi sento
Del tuo vicin contento
Gli alti presagi in sen.
Non é sempre il mar cruccioso,
Non é sempre il ciel turbato,
Ride alfin lieto, e placato
Fra la calma, ed il seren.

(parte) 

Scena Seconda 

CECILIO
Dunque sperar poss'io
Di pascer gli occhi miei
Nel dolce idolo mio? Già mi figuro
La sua sorpresa, il suo piacer. Già sento
Suonarmi intorno i nomi:
Di mio sposo, mia vita. Il cor nel seno
Col palpitar mi parla
De' teneri trasporti, e mi predice...
Oh ciel sol fra me stesso
Qui di gioia deliro, e non m'affretto
La sposa ad abbracciar? 
Ah forse adesso sul morir mio delusa
Priva d'ogni speranza, e di consiglio
Lagrime di dolor versa dal ciglio!

Il tenero momento
Premio di tanto amore
Già mi dipinge il core
Fra i dolci suoi pensier.
E qual sarà il contento,
Ch'al fianco suo m'aspetta,
Se tanto ora m'alletta
L'idea del mio piacer?

(parte) 

Scena Terza

(Appartamenti destinati a Giunia, con statue 
delle più celebri donne romane)

SILLA
A te dell'amor mio, del mio riposo
Celia, lascio il pensier. Rendi più saggia
L'ostinata di Mario altera figlia.
E a non sprezzarmi alfin tu la consiglia.

CELIA
German sai, che finora
Tutto feci per te. Vuò lusingarmi
Di vederla cangiar.

AUFIDIO
Quella superba
Colle preghiere, e coi consigli in vano
Sia che si tenti. Un dittator sprezzato,
Che da Roma, e dal Mondo inter s'ammira,
S'altro non vale, usi la forza, e l'ira.

SILLA
E la forza userò.
La mia clemenza
Non mi fruttò che sprezzi,
E ingiuriose repulse
D'una femmina ingrata. In questo giorno
Mi segua all'ara, e paghi
Renda gli affetti miei.
O 'l nuovo sol non sorgerà perlei.

CELIA
Ah Silla, ah mio germano
Per tua cagione io tremo,
Se trasportar ti lasci a questo estremo.
Pur troppo, ah sì pur troppo
La violenza è spesso
Madre fatal d'ogni più nero eccesso.

SILLA
Da tentar che mi resta,
Se ostinata colei mi fugge, e sprezza?

CELIA
Adoprar tu sol devi arte, e dolcezza.

CELIA
S'è ver, che sul tuo core
Vantai finor qualche possanza, ah lascia,
Che da Giunia men corra. Ella fra poco
Da te verrà. 
L'ascolta.
Forse sia che una volta
Cangi pensier.

SILLA
Di mia clemenza ancora
Prova farò. Giunia s'attenda, e seco
Parli lo sposo in me.
Ma non s'abusi
Dell'amor mio, di mia bontade, e tremi,
Se Silla alfine inesorabil reso
Favellerà da dittatore offeso.

CELIA
German di me ti fida. Oggi più saggia
Giunia sarà. Finora
Una segreta speme
Forse il cor le nutrì. Se cadde estinto
Lo sposo suo, più non resta omai
Amorosa lusinga.
I prieghi tuoi
Cauto rinnova. Un amator vicino
Se d'un lontan trionfa, il trionfare
D'un amator, che già di vita é privo,
E più agevole impresa a quel, ch'è vivo.

Se lusinghiera speme
Pascer non sa gli amanti
Anche fra i più costanti
Languisce fedeltà.
Quel cor sì fido, e tenero,
Ah sì quel core istesso
Così ostinato adesso,
Quel cor si piegherà.

(parte) 

Scena Quarta 

AUFIDIO
Signor, duolmi vederti
Ai rifiuti, agl'insulti
Esposto ancor. Ale preghire umili
S'abbassi un cor plebeo. Ma Silla, il fiero
Terror dell'Asia, il vincitor di Ponto
L'arbitro del Senato, e che si vide
Un Mitridate al duo gran piè sommesso,
S'avvilirà d'una donzella appresso?

SILLA
Non avvilisce amore
Un magnanimo core, o se 'l fa vile,
Infrai gli Eroi, che le provincie estreme
Han debellate, e scosse,
Un sol non vi saria, che vil non fosse.
In questo giorno, amico,
Sarà Giunia mia sposa.

AUFIDIO
Ella sen viene.
Mira in quel volto espresso
Un ostinato amore,
Un odio interno, un disperato duolo.

SILLA
Acoltarla vogl'io. Lasciami solo.

(Aufidio parte)

Scena Quinta

(A Giunia)

Sempre dovrò vederti lacrimosa, e dolente?
Il tuo bel ciglio
Una sol volta almeno
Non fia che si rivolga a me serno?
Cielo! tu non rispondi?
Sospiri? ti confondi? ah sì, mi svela
Perchè così penosa
T'agiti, impallidisci, e scansi ad arte
D'incontrar gli occhi
Tuoi negli occhi miei?

GIUNIA
Empio, perché sol l'odio mio tu sei.

SILLA
Ah no, creder non posso,
Che a danno mio s'asconda
Si fiera crudeltà nel tuo bel core
Hanno i limiti suoi l'odio, e l'amore.

GIUNIA
Il mio non già.
Quant'amerò lo sposo,
Tanto Silla odierò.
Se fra gli estinti
L'odio giunge, e l'amor, dentro quest'alma
Che ad onta tua non cangerà giammai,
Egli il mio amor, tu l'odio mio sarai.

SILLA
Ma dimmi: in che t'offesi
Per odiarmi così?
che non fec' io,
Giunia. per te? La morte
Il genitor t'invola, ed io ti porgo
Nelle mie mura istesse
Un generoso asilo. Ogni dovere
Dell'ospitalità qui teco adempio,
E pur segui ad odiarmi, e Silla è un empio?

GIUNIA
Stender dunque dovrei le braccia amanti
A un nemico del padre?
E ti scordasti
Quanto contro di lui barbaro oprasti?
In doloroso esiglio
Fra i cittadin più degni
Languisce, e more alfin lo sposo mio,
E chi n'è la cagione amar degg'io?
Per tua pena maggior, di novo il giuro,
Amo Cecilio ancor.
Rispetto in lui
Benchè morto, la scelta
Del genitor. Se l'inuman destino
Dal fianco mio lo tolse
Per secondare il tuo perverso amore
Ah sì, viverà sempre in questo core

SILLA
Amalo pur superba, e in me detesta
Un nemico tiranno.
Or senti. In faccia
Di tanti insulti io voglio
Tempo lasciarti al pentimento. O scorda
Un forsennato orgoglio,
Un inutile affetto, un odio insano,
O a seguir ti prepara
Nell'Erebo fumante, e tenebroso
L'ombra del genitor, e dello sposo.

GIUNIA
Coll'aspetto di morte
Del gran Mario una figlia
Presumi d'avvilir? Non avria luogo
Nell'alma tua la speme
Chè oltraggia l'amor mio
Se provassi, inumano,
Di che è capace è un vero cor Romano.

SILLA
Meglio al tuo rischio, o Giunia,
Pensa, e risolvi. Ancora
Un resto di pietade
Sol perché t'amo ascolto.
Ah sì meglio risolvi.

GIUNIA
Ho già risolto
Del genitore estinto ognora io voglio
Rispettare il comando;
Sempre Silla aborrir,
Sempre adorar lo sposo, e poi morire.

Dalla sponda tenebrosa
Vieni o padre, o sposo amato
D'una figlia, e d'una sposa
A raccor l'estremo fiato.
Ah tu di sdegno, o barbaro
Smani fra te, deliri,
Ma non é questa o perfido
La pena tua maggior.
Io sarò paga allora
Di non averti accanto,
Tu resterai frattanto
Coi tuoi rimorsi al cor.

(parte) 

Scena Sesta 

SILLA
E tollerare io posso si temerari oltraggi?
A tante offese non si scote quest'alma?
E che la rese insensata al tal segno?
Un dittatore così s'insulta, e sprezza
Da folle donna audace?...
E pure, oh mio rossor! e pur mi piace!
Mi piace? Il cor di Silla
Della sua debolezza
Non arrossisce ancora?
Taccia l'affetto, e la superba mora.
Chi non mi cura amante
Disdegnoso mi tema. A suo talento
Crudel mi chiami. Aborra
La mia destra, il mio cor, gli affetti miei,
A divenir tiranno in questo dì comincerò da lei.

Il desìo di vendetta, e di morte
Si m'infiamma, e sì m'agita il petto,
Che in quest'alma ogni debole affetto
Disprezzato si cangia in furor.
Forse nel punto estremo
Della fatal partita
Mi chiederai la vita,
Ma sarà il pianto inutile,
Inutile il dolor.

(parte colle guardie) 

Scena Settima

(Luogo sepolcrale molto oscuro 
co' monumenti degli eroi di Roma)

CECILIO
Morte, morte fatal della tua mano
Ecco le prove in queste
Gelide tombe. Eroi, duci, regnanti
Che devastar la terra,
Angusto marmo or qui ricopre, e serra.
Già in cento bocche, e cento
Dei lor fatti echeggiò stupido il mondo,
E or qui gl'avvolge un mutuo orror profondo
Oh Dei!... Chi mai s'appressa?
Giunia... la cara sposa?... Ah non é sola;
M'asconderò, ma dove? Oh stelle! 
In petto qual palpito!... Qual gioia!... 
E che far deggio?
Restar?... Partire?... Oh ciel!
Dietro a quest'urna a respirar mi celo.

(Si nasconde dietro l'urna di Mario) 

Scena Ottava 

CORO
Fuor di queste urne dolente
Deh n'uscite alme onorate,
E sdegnose vendicate
La romana libertà.

GIUNIA
O del padre ombra diletta
Se d'intorno a me t'aggiri,
I miei pianti, i miei sospiri
Deh ti movano a pietà.

CORO
Il superbo, che di Roma
Stringe i lacci in Campidoglio,
Rovesciato oggi dal soglio
Sia d'esempio ad ogni età.

GIUNIA
Se l'empio Silla, o padre
Fu sempre l'odio tuo finché vivesti,
Perché Giunia é tua figlia,
Perché il sangue romano a nelle vene
Supplice innanzi all'urna tua sen viene.
Tu pure ombra adorata
Del mio perduto ben vola, e soccorri
La tua sposa fedel. Da te lontana
Di questa vita amara
Odia l'aura funeste...

Scena Nona 

CECILIO
Eccomi, o cara.

GIUNIA
Stelle!... io tremo!... Che veggio?
Tu sei?... Forse vaneggio?
Forse una larva, o pur tu stesso? Oh numi!
M'ingannate, o miei lumi?...
Ah non so ancora se alla dolce
Illusion soave io m'abbandono!...
Dunque... tu... sei...

CECILIO
Il tuo fedele io sono.

Duo 

GIUNIA
D'elisio in sen m'attendi
Ombra dell'idol mio,
Ch'a te ben presto, oh Dio
Fia, che m'unisca il ciel.

CECILIO
Sposa adorata, e fida
Sol nel tuo caro viso
Ritrova il dolce elisio
Quest'anima fedel.

GIUNIA
Sposo... Oh Dei! Tu ancor respiri?

CECILIO
Tutto fede, e tutto amor

GIUNIA, CECILIO
Fortunati i miei sospiri
Fortunato il mio dolor.

GIUNIA
Cara speme!

CECILIO
Amato bene.

GIUNIA, CECILIO
(si prendon per mano)
Or ch'al mio seno cara (caro) tu sei
M'insegna il pianto degl' occhi miei
Ch'ha le sue lagrime anche il piacer.
ACTO PRIMERO


Escena Primera 

(Paraje solitario con multitud de árboles y 
ruinas en la ribera del Tíber. A lo lejos, el 
monte Quirinal, con un pequeño templo en 
su cima) 

CECILIO
¡Oh, cielos! Espero en vano 
a mi amigo Cinna. 
Mi impaciencia crece con su tardanza. 
¡Oh, cuán doloroso es
para el corazón humano
cada instante que pende 
entre la esperanza y el temor.
Mis dudas...
Mas no me engaño... ¡ahí viene!
¡Alabados sean los dioses!

CINNA
¡Cecilio, qué alegría verte de nuevo!
¡Ah, deja que te ofrezca 
una prueba de amistad 
y te abrace en mi pecho 
ahora que soy plenamente feliz!

CECILIO
Tu venida aceleró con esperanzas 
mi inquieta alma.
Tu tardanza origina en ella 
inquietudes y angustias, 
y así mismo algunas imágenes funestas
se agolpan en mi pensamiento.
El alma agitada se acongoja,
se confunde...

CINNA
Mi retraso se ha debido a un noble motivo.
Todo lo sabrás.

CECILIO
¡Ah! No te ofendas por mi impaciencia... 
Giunia... mi amada,
mi fiel esposa...
¿Ha permanecido fiel y amorosa?
¿Acaso recuerda 
los dulces afectos que me juró?
¿Su corazón permanece igual de tierno?

CINNA
Ella llora tu muerte...

CECILIO
¿Cómo?...¡Dime!
¿Quién ha osado inventarse
tal mentira?

CINNA
El pérfido de Sila
para conseguir su amor.

CECILIO
Vuelo a consolar su dolor

CINNA
¿Dónde vas? ¿No sabes que tu retorno 
es un gran delito que te acarreará la muerte? 
¿Acaso no eres un ciudadano proscrito?

CECILIO
¿Para conservar una vida, 
que sin ella odio,
podría dejar la esposa en prenda
a un injusto, a un tirano?

CINNA
Escúchame. 
¿Dónde esperas volver a ver a tu fiel esposa?
¡Está bajo el propio techo Sila!

CECILIO
¿Y Cinna deja que todo eso suceda?...

CINNA
¿Qué podía intentar yo solo?
Por desgracia es inútil oponerse 
a quien tiene la fuerza en la mano.

CECILIO
Entonces dioses enemigos. 
¿No puedo esperar volver a ver a mi esposa? 

CINNA
¡Óyeme! No lejos de este solitario lugar,
se extiende bajo el cielo 
el fúnebre paraje 
donde al amparo de sus sombras,
se alzan las tumbas de los héroes caídos.

CECILIO
¿Qué debo hacer?

CINNA
Ir por aquél sendero escarpado 
que atraviesa aquellas ruinas.

CECILIO
Y allá ¿qué debo esperar?

CINNA
Como sabes, 
linda con el palacio de Sila. 
A menudo, seguida de sus sirvientes,
Giunia desciende hasta allí y triste,
junto a la tumba de su padre, 
la baña con su llanto.
Podrás sorprenderla y despertar en su corazón 
la esperanza que ya casi se ha extinguido.
Podréis consolaros mutuamente. 

CECILIO
¡Oh, qué feliz me siento!

CINNA
Yo, mientras tanto, en otra parte 
con mis camaradas velaré oculto.
Los dioses hoy,
después de una larga, vil y penosa servidumbre,
devolverán la libertad a Roma 
y a ti, tu esposa.

Ve donde el amor te invita, ve, 
que ya siento en mi corazón
los nobles presagios
de tu cercana alegría.
No siempre está el mar hostil,
no siempre está el cielo nublado.
Reirás finalmente, feliz y aplacado,
tranquilo y sereno.

(sale) 

Escena Segunda 

CECILIO
Entonces, ¿puedo esperar a posar de nuevo
los ojos en mi dulce amada?
Ya me imagino su sorpresa y su placer. 
Ya siento sonar sus palabras a mi alrededor:
¡Esposo mío!... ¡Vida mía!... 
Mi palpitante corazón me habla
con tierna emoción, 
y me dice que...
¡Oh cielos! 
¿Cómo es que permanezco aquí, delirante de alegría?
¿Por qué no me apresuro a abrazar a mi esposa? 
¡Ah! Quizás ahora decepcionada por mi muerte, 
privada de toda esperanza y consuelo, 
sus ojos estén derramando lágrimas de dolor.

Ese tierno momento,
premio a tanto amor,
ya lo presiente mi corazón
en sus dulces pensamientos.
¿Y cuál será la inmensa alegría
que me aguarda,
si la sola idea de este placer
tanto me seduce?

(sale)

Escena Tercera

(Habitaciones de Giunia, con estatuas 
de las más célebres damas romanas)

SILA
A ti, Celia, confío 
el cuidado de mi amor y reposo. 
Haz que recapacite 
la obstinada y altiva hija de Mario

CELIA
Hermano, sabes que hasta ahora 
todo lo he hecho por ti. 
Me halagarás cuando la veas cambiar.

AUFIDIO
La soberbia 
y vanos consejos le atenazan. 
Un dictador despreciado,
por Roma y el mundo entero, 
al que se adula, únicamente por su poder e ira.

SILA
Aconséjale que no me desprecie,
pues estoy dispuesto a emplea la fuerza. 
Mi clemencia sólo ha conseguido 
la repulsa, los desprecios y las injurias 
de una mujer ingrata. 
Hoy me seguirá al altar 
y recibirá mis afectos, 
o el nuevo sol no saldrá para ella.

CELIA
¡Ah, Sila! ¡Ah, hermano!
Por tu causa tiemblo si te dejas llevar 
hasta ese extremo. 
Por desgracia ¡oh, si, por desgracia!
la violencia es a menudo la fatal madre 
de los más negros excesos.

SILA
¿Qué otra cosa puedo hacer 
si obstinadamente huye de mí y me desprecia?

CELIA
Prueba a usar la habilidad y la dulzura.

CELIA
Es cierto que tu corazón 
se jacta de cualquier posesión.
¡Oh, deja que al menos Giunia se vaya!
Ella dentro de poco vendrá hacia ti. 
Escúchala.
Puede que un día
cambie de parecer.

SILA
Daré prueba 
una vez más de mi clemencia. 
Haz venir a Giunia
y le hablaré como un esposo.
Pero que no abuse de mi amor y bondad 
que tiemble si el inexorable Sila, hastiado,
le habla como un dictador ofendido.

CELIA
Hermano fíate de mí. 
Hoy Giunia será más sabia. 
Hasta ahora ha alimentado en su corazón 
una secreta esperanza. 
Si cae muerto su esposo, 
echará en falta los halagos amorosos.
Transmítele tus deseos con cuidado. 
Cuando un amante próximo 
desea triunfar sobre uno lejano, 
es más fácil el triunfo del que vive 
que del que está muerto.

Si los amantes no saben tener 
halagadoras esperanzas,
incluso entre los más constantes,
la fidelidad languidecerá.
Aquel corazón fiel y tierno,
sí, aquel mismo corazón
ahora tan obstinado,
aquel corazón se te rendirá.

(sale) 

Escena Cuarta 

AUFIDIO
Señor, me duele verte expuesto 
a los rechazos e insultos. 
A las oraciones humildes 
se rebaja un corazón plebeyo, 
pero Sila, el terror de Asia, 
el vencedor del Ponto, el árbitro del Senado...
¿Cuándo se ha visto que Mitrídates 
sea sometido y pisoteado por una doncella?

SILA
El amor no degrada el corazón o lo hace cobarde. 
Entre los héroes 
de las más distantes provincias, 
golpeados y subyugados por el amor, 
no hay ni un solo cobarde.
Hoy mismo, querido amigo, 
Giunia será mi esposa.

AUFIDIO
¡Ahí viene ella! 
Mira como refleja su rostro un amor obstinado 
a la par que un intenso odio 
y un desesperado dolor.

SILA
Quiero escucharla. Déjame solo.

(Aufidio sale)

Escena Quinta

(A Giunia)

¿Deberé verte siempre triste y afligida?
Tus bellos ojos, 
tan sólo por una vez,
¿no se volverán hacia mí?
¡Cielos! ¿No respondes?
¿Suspiras? ¿Te confundes? 
¡Ah, sí, dime!
¿Por qué pensativa 
te agitas, palideces y evitas, con astucia,
encontrar tus ojos con los míos?

GIUNIA
¡Malvado, porque tú eres la causa de mi odio!

SILA
¡Ah, no, no puedo creer 
que se oculte en tu bello corazón
un rechazo hacia mí!
El odio y el amor tienen sus límites.

GIUNIA
¡Los míos no!
Tanto cuanto amé a mi esposo, 
odiaré a Sila.
El odio y el amor de mi alma, 
que tu deshonras,
no cambiará jamás. 
¡Él es mi amor y tú serás mi odio!

SILA
Pero dime, 
¿en qué te he ofendido
para que me odies así?
¿Qué no he hecho yo por ti? 
¿No quedaste desamparada a la muerte de tu padre 
y yo te he acogido dentro de mis propios muros 
ofreciéndote un generoso asilo?
¿Cumplo contigo los deberes de hospitalidad 
y sigues odiándome y pensando que Sila es un impío?

GIUNIA
¿Acaso debería recibir con los brazos abiertos 
a un enemigo de mi padre?
¿Te has olvidado cuán cruel fuiste con él?
¿Y no languidece y pena mi esposo,
espejo de virtudes ciudadanas,
en un doloroso y eterno exilio?
¿A quién, pues, debo amar?
Para mayor tormento tuyo
te vuelvo a repetir de nuevo: 
¡amo a Cecilio!
Él fue elegido para mí por mi difunto padre,
decisión que yo respeto y cumplo.
Aunque el inhumano destino 
lo haya apartado de mi lado, 
y por mucho que insista tu perverso amor, 
¡él vivirá para siempre en mi corazón!

SILA
¡Ámalo pues, soberbia, 
y odia en mí al enemigo y al tirano!
Y ahora escúchame.
Quiero dejarte tiempo para que te arrepientas
de tantos insultos que se reflejan tu cara.
Olvida ese loco orgullo, 
ese inútil afecto, ese odio insano 
o de lo contrario prepárate a seguir,
al tenebroso y humeante Erebo,
a las sombras de tu padre y de tu esposo.

GIUNIA
¿Pretendes envilecer a la hija del gran Mario
con la amenaza de la muerte? 
No hay lugar en tu alma para la esperanza 
de verme ultrajar mi amor.
¡Si tú supieras, inhumano, 
de lo que es capaz 
un auténtico corazón romano!

SILA
Considera lo que te juegas, Giunia, 
y entonces piensa y decide. 
Deseo ser clemente contigo,
pues te amo.
Deberías de recapacitar.

GIUNIA
Ya lo he decidido.
Respetaré el mandato 
de mi difunto padre:
¡Aborrecer a Sila, venerar a mi esposo
y luego morir!

De la ribera tenebrosa ven 
¡oh padre, oh esposo amado!
a recibir el último aliento 
de una hija y de una esposa.
Tu indignación ¡ah cruel!
te atormenta y te hace delirar,
pero no es ésta ¡oh pérfido!
tu mayor pena.
Yo seré recompensada
por alejarme de ti,
y tú quedarás entretanto con
el corazón lleno de remordimientos.

(sale) 

Escena Sexta 

SILA
¿Debo tolerar esos descarados insultos?
¿Con tantas ofensas no se quema mi alma? 
¡La insensata no se rinda ante la evidencia!
¿Un dictador insultado y desdeñado
por una mujer loca y audaz?...
Y sin embargo ¡qué vergüenza! ella me gusta.
¿Me gusta? 
¿Y el corazón de Sila 
no se avergüenza de su debilidad?
Oculta tus sentimientos y que la orgullosa muera. 
Que aquella que menosprecia mi amor 
tema mi cólera.
Que por voluntad propia me llame cruel. 
Rechaza mi mano, mi corazón y mi afecto.
Desde hoy me portaré como un tirano con ella.

El deseo de venganza y muerte 
inflama y agita mi corazón.
Que cualquier mínimo sentimiento de clemencia,
en mi alma, se torne furor. 
Quizás en el último momento
de la fatal partida,
me implorarás por tu vida,
pero tu llanto será en vano
e inútil tu dolor.

(sale con los guardias) 

Escena Séptima 

(Cementerio muy oscuro con monumentos 
a los héroes de Roma) 

CECILIO
Estas gélidas tumbas son prueba 
de la inexorable muerte.
Héroes, líderes, reyes que devastaron la tierra, 
ahora cubiertos y confinados por reducidos mármoles.
El mundo aclamó, con cientos y cientos de voces,
sus acciones, y ahora,
un mudo y profundo horror los envuelve. 
¡Oh, dioses!... ¿Quién se acerca?... 
¿Giunia... mi querida esposa?... 
¡Ah, pero no viene sola!
Me esconderé, pero... ¿dónde? 
¡Oh, cielos! ¡Cómo me late el corazón!...
¡Qué alegría!... Pero ¿qué debo hacer? 
¿Quedarme?...¿Irme?... ¡Oh, cielos!...
¡Tras esta tumba recobraré el aliento!

(Se esconde detrás de la tumba de Mario) 

Escena Octava 

CORO
¡De estas tumbas dolientes salid, 
venerables ánimas
y vengad con furia
la libertad de Roma!

GIUNIA
¡Oh espíritu querido de mi padre,
si vagas en torno mío
que mi llanto y mis suspiros
muevan tu compasión!

CORO
Que el altivo, que desde el Capitolio
conduce las riendas de Roma,
sea arrojado hoy de su trono
y sirva de ejemplo para siempre.

GIUNIA
Si el malvado Sila ¡oh padre! 
fue el blanco de tu odio mientras viviste;
por ser Giunia tu hija 
y llevar sangre romana en sus venas, 
viene suplicante hasta tu tumba.
¡Y tú, espíritu puro de mi amado, 
apresúrate y ayuda a tu fiel esposa!
Lejos de ti,
en esta amarga vida,
aborrece su aura funesta...

Escena Novena 

CECILIO
¡Aquí estoy, querida mía!

GIUNIA
¡Cielos!... ¡Me estremezco!... ¿Qué veo?
¿Eres tú?... ¿Estoy delirando?...
¿Eres quizá un fantasma o eres tú realmente? 
¡Oh, dioses! ¿Me engañan mis ojos?...
¡Ah, no sé si puedo abandonarme 
a esta dulce ilusión!...
Entonces... tú... eres...

CECILIO
¡Soy tu fiel esposo!

Dúo 

GIUNIA
En el Elíseo me espera
el espíritu de mi amado,
haced que pronto ¡oh, dioses!
nos una el cielo.

CECILIO
Esposa adorada y leal,
sólo en tu querida faz
descubre el dulce Elíseo
que eres un alma fiel.

GIUNIA
Esposo... ¡oh, dioses!... ¿Aún respiras?

CECILIO
¡Lleno de fe y de amor por ti!

GIUNIA, CECILIO
Felices mis suspiros.
Feliz mi dolor.

GIUNIA
¡Querida esperanza!

CECILIO
¡Mi bien amada!

GIUNIA, CECILIO
(se cogen de la mano)
Ahora, amor mío, por fin estás entre mis brazos.
El llanto de mis ojos me hace ver
que la felicidad también produce lágrimas.

Acto II