NORMA
Personajes
NORMA POLLIONE ADALGISA OROVESO CLOTILDE FLAVIO |
Sacerdotisa del templo de Irminsul Procónsul de Roma en las Galias Joven sacerdotisa de Irminsul. Jefe de los druidas, padre de Norma Confidente de Norma Centurión romano, amigo de Pollione |
Soprano Tenor Mezzosoprano Bajo Mezzosoprano Tenor |
La acción tiene lugar en las Galias, durante la época de la ocupación romana, alrededor del año 50 a.C.
ATTO PRIMO Scena Prima (Foresta sacra de' druidi. In mezzo la quercia d'Irminsul, al piè della quale vedesi la pietra druidica che serve d'altare. Colli in distanza sparsi di selve. È notte; lontani fuochi trapelano dai boschi. Al suono di marcia religiosa diffilano le schiere de' Galli, indi la processione de' Druidi. Per ultimo Oroveso coi maggiori Sacerdoti.) OROVESO Ite sul colle, o druidi, Ite a spiar ne' cieli Quando il suo disco argenteo La nuova Luna sveli! Ed il primier sorriso Del virginal suo viso Tre volte annunzi il mistico Bronzo sacerdotal! DRUIDI Il sacro vischio a mietere Norma verrà? OROVESO Sì, Norma, sì verrà. DRUIDI Verrà, verrà. OROVESO Sì, sì. DRUIDI Dell'aura tua profetica, Terribil Dio, l'informa! Sensi, o Irminsul, le inspira D'odio ai Romani e d'ira, Sensi che questa infrangano Pace per noi mortal, sì! OROVESO Sì. Parlerà terribile Da queste quercie antiche, Sgombre farà le Gallie Dall'aquile nemiche, E del suo scudo il suono, Pari al fragor del tuono, OROVESO E DRUIDI Nella città dei Cesari Tremendo echeggerà! DRUIDI E del suo scudo il suono, ecc. OROVESO Pari al fragor, ecc. (Tutti s'avviano nell'interno della foresta) OROVESO E DRUIDI (di dentro, perdendosi) Luna, t'affretta sorgere! Norma all'altar verrà! O Luna, t'affretta! (Escono quindi da un lato Flavio e Polline guardinghi e ravvolti nelle loro toghe.) POLLIONE Svanir le voci! E dell'orrenda selva Libero è il varco. FLAVIO In quella selva è morte Norma tel disse. POLLIONE Profferisti un nome Che il cor m'agghiaccia. FLAVIO Oh, che di' tu? L'amante! La madre de' tuoi figli! POLLIONE A me non puoi far tu rampogna, Ch'io mertar non senta. Ma nel mio core è spenta La prima fiamma, E un Dio la spense, Un Dio nemico al mio riposo Ai piè mi veggo l'abisso aperto, E in lui m'avvento io stesso. FLAVIO Altra ameresti tu? POLLIONE Parla sommesso; Un'altra, sì; Adalgisa; Tu la vedrai; Fior d'innocenza e riso, Di candore e d'amor. Ministra al tempio Di questo Dio di sangue, Ella v'appare Come raggio di stella in ciel turbato. FLAVIO Misero amico! E amato Sei tu del pari? POLLIONE Io n'ho fidanza. FLAVIO E l'ira non temi tu di Norma? POLLIONE Atroce, orrenda me la presenta Il mio rimorso estremo; Un sogno... FLAVIO Ah! Narra. POLLIONE In rammentarlo io tremo. Meco all'altar di Venere Era Adalgisa in Roma, Cinta di bende candide, Sparsa di fior la chioma; udia d'Imene i cantici, Vedea fumar gl'incensi, Eran rapiti i sensi Di voluttade e amore. Quando fra noi terribile Viene a locarsi un'ombra L'ampio mantel druidico Come un vapor l'ingombra; Cade sull'ara il folgore, D'un vel si copre il giorno, Muto si spande intorno Un sepolcrale orror. Più l'adorata vergine Io non mi trovo accanto; N'odo da lunge un gemito Misto de' figli al pianto; Ed una voce orribile Echeggia in fondo al tempio "Norma così fa scempio D'amante traditor!" (Squilla il sacro bronzo. Trombe di dentro) FLAVIO Odi? I suoi riti a compiere Norma dal tempio move. DRUIDI (lontani) Sorta è la Luna, o druidi. Ite, profani, altrove, Ite altrove, ite altrove! FLAVIO Vieni; POLLIONE Mi lascia. FLAVIO Ah, m'ascolta! POLLIONE Barbari! FLAVIO Fuggiam; POLLIONE Io vi proverrò! FLAVIO Vieni; Fuggiam; Scoprire alcun ti può. POLLIONE Traman congiure i barbari, Ma io li preverrò! FLAVIO Ah! Vieni, fuggiam Sorprendere alcun ti può. DRUIDI (lontani) Ite, profani, altrove. POLLIONE Me protegge, me difende Un poter maggior di loro È il pensier di lei che adoro, È l'amor che m'infiammò. Di quel Dio che a me contende Quella vergine celeste, Arderò le rie foreste, L'empio altare abbatterò. FLAVIO Vieni, vieni. DRUIDI (sempre lontani) Sorta è la Luna, o druidi. Ite, profani, altrove, Ite altrove. POLLIONE Traman congiure i barbari, FLAVIO Scoprire alcun ti può; Vieni ; Fuggiam; POLLIONE Ma io li preverrò! Me protegge, me difende, ecc. (Pollione e Flavio partono rapidamente. Druidi dal fondo, Sacerdotesse, Guerrieri, Bardi, Sacrificatori, e in mezzo a tutti, Oroveso.) CORO Norma viene: le cinge la chioma La verbena ai misteri sacrata; In sua man come luna falcata L'aurea falce diffonde splendor. Ella viene, e la stella di Roma Sbigottita si copre d'un velo; Irminsul corre i campi del cielo Qual cometa fioriera d'orror. (Entra Norma in mezzo alle sue ministre. Ha sciolto i cappelli, la fronte circondata di una corona di verbena, ed armata la mano d'una falce d'oro. Si colloca sulla pietra druidica, e volge gli occhi d'intorno come ispirata. Tutti fanno silenzio.) NORMA Sediziose voci, voci di guerra Avvi chi alzarsi attenta Presso all'ara del Dio? V'ha chi presume Dettar responsi alla veggente Norma, E di Roma affrettar il fato arcano? Ei non dipende, no, non dipende Da potere umano. OROVESO E fino a quando oppressi Ne vorrai tu? Contaminate assai Non fur le patrie selve E i templi aviti Dall'aquile latine? Omai di Brenno oziosa Non può starsi la spada. UOMINI Si brandisca una volta! NORMA E infranta cada. Infranta, sì, se alcun di voi snudarla Anzi tempo pretende. Ancor non sono della nostra vendetta I dì maturi. Delle sicambre scuri Sono i pili romani ancor più forti. OROVESO E UOMINI E che t'annunzia il Dio? Parla! Quai sorti? NORMA Io ne' volumi arcani leggo del cielo, In pagine di morte Della superba Roma è scritto il nome. Ella un giorno morrà, Ma non per voi. Morrà pei vizi suoi, Qual consunta morrà. L'ora aspettate, l'ora fatal Che compia il gran decreto. Pace v'intimo ; E il sacro vischio io mieto. (Falcia il vischio; le Sacerdotesse lo raccolgono in canestri di vimini; Norma si avanza e stende le braccia al cielo; la luna splende in tutta la sua luce; tutti si prostrano.) Casta Diva, che inargenti Queste sacre antiche piante, Al noi volgi il bel sembiante, Senza nube e senza vel! OROVESO E CORO Casta Diva, che inargenti Queste sacre antiche piante, Al noi volgi il bel sembiante, Senza nube e senza vel! NORMA Tempra, o Diva, Tempra tu de' cori ardenti, Tempra ancora lo zelo audace. Spargi in terra quella pace Che regnar tu fai nel ciel. OROVESO E CORO Diva, spargi in terra Quella pace che regnar Tu fai nel ciel. NORMA Fine al rito. E il sacro bosco Sia disgombro dai profani. Quando il Nume irato e fosco Chiegga il sangue dei Romani, Dal druidico delubro La mia voce tuonerà. OROVESO E CORO Tuoni, E un sol del popolo empio Non sfugga al giusto scempio; E primier da noi percosso Il Proconsole cadrà. NORMA Cadrà! Punirlo io posso. (Fra sè) Ma punirlo il cor non sa. Ah! bello a me ritorna Del fido amor primiero, E contro il mondo intiero Difesa a te sarò. Ah! bello a me ritorna Del raggio tuo sereno E vita nel tuo seno E patria e cielo avrò. OROVESO E CORO Sei lento, sì, sei lento, O giorno di vendetta, Ma irato il Dio t'affretta Che il Tebro condannò! NORMA Ah! Bello a me ritorna, ecc. OROVESO E CORO Ma irato, si, il Dio t'affretta Che il Tebro condannò! NORMA (Fra sè) Ah! riedi ancora qual eri allora, Quando il cor ti diedi allora, ecc. ah, riedi a me! OROVESO E CORO O giorno, il Dio t'affretta Che il Tebro condannò! (Norma parte, e tutti la seguono in ordine. Entra Adalgisa.) ADALGISA Sgombra è la sacra selva, Compiuto il rito. Sospirar non vista alfin poss'io, Qui ; dove a me s'offerse La prima volta quel fatal Romano, Che mi rende rubella Al tempio, al Dio ; Fosse l'ultima almen! Vano desio! Irresistibil forza qui mi trascina, E di quel caro aspetto Il cor si pasce, E di sua cara voce L'aura che spira mi ripete il suono. (Corre a prostrarsi sulla pietra d'Irminsul.) Deh! Proteggimi, o Dio! Perduta io son! Gran Dio, abbi pietà, Perduta io son! (Pollione entra con Flavio.) POLLIONE (a Flavio) Eccola! Va, mi lascia, Ragion non odo! (Flavio parte.) ADALGISA (vedendo a Pollione) Oh, tu qui! POLLIONE Che veggo? Piangevi tu? ADALGISA Pregava. Ah! T'allontana, pregar mi lascia! POLLIONE Un Dio tu preghi Atroce, crudele, Avverso al tuo desire e al mio. O mia diletta! Il Dio che invocar devi è Amore. ADALGISA (si allontana da lui) Amor! Deh! Taci, Ch'io più non t'oda! POLLIONE E vuoi fuggirmi? E dove fuggir vuoi tu ch'io non ti segua? ADALGISA Al tempio, ai sacri altari Che sposar giurai. POLLIONE Gli altari? E il nostro amor? ADALGISA Io l'obliai. POLLIONE Va, crudele, al Dio spietato Offri in dono il sangue mio. Tutto, ah, tutto ei sia versato, Ma lasciarti non poss'io, No, nol posso! Sol promessa al Dio tu fosti, Ma il tuo core a me si diede. Ah! Non sai quel che mi costi Perch'io mai rinunzi a te. Ah! Non, ecc. ADALGISA E tu pure, ah, tu non sai Quanto costi a me dolente! All'altare che oltraggiai Lieta andava ed innocente, Sì, sì, v'andava innocente. Il pensiero al cielo ergea E il mio Dio vedeva in ciel! Or per me spergiura e rea Cielo e Dio ricopre un vel! POLLIONE Ciel più puro e Dei migliori T'offro in Roma, ov'io mi reco. ADALGISA (colpita) Parti forse? POLLIONE Ai nuovi albori. ADALGISA Parti? Ed io? POLLIONE Tu vieni meco. De' tuoi riti è Amor più santo, A lui cedi, ah, cedi a me! ADALGISA (più commossa) Ah! Non dirlo! Ah! Non dirlo! POLLIONE Il dirò tanto, il dirò tanto Che ascoltato io sia da te. ADALGISA Deh! Mi lascia! POLLIONE Ah! Deh cedi, deh cedi a me! ADALGISA Ah! Non posso! Mi proteggi, o giusto ciel! POLLIONE Abbandonarmi così potresti! Abbandonarmi così! Adalgisa! Adalgisa! (con tenerezza) Vieni in Roma, ah, vieni, o cara, Dov'è amore e gioia e vita! Inebbriam nostr'alme a gara Del contento a cui ne invita! Voce in cor parla non senti, Che promette eterno ben? Ah! Dà fede a' dolci accenti, Sposo tuo mi stringi al sen! ADALGISA (Fra sè) Ciel! Così parlar l'ascolto Sempre, ovunque, al tempio istesso! Con quegli occhi, con quel volto, Fin sull'ara il veggo impresso. Ei trionfa del mio pianto, Del mio duol vittoria ottien. Ciel! Mi togli al dolce incanto, O l'error perdona almen! POLLIONE Ah! Vieni! ADALGISA Deh! Pietà! POLLIONE Ah! Deh! Vieni, ah, vieni, o cara! ADALGISA Ah! Mai! POLLIONE Crudel! E puoi lasciarmi? ADALGISA Ah! Per pietà, mi lascia! POLLIONE Così, così scordarmi! ADALGISA Ah! Per pietà, mi lascia! POLLIONE Adalgisa! ADALGISA Ah! Mi risparmi tua pietà Maggior cordoglio! POLLIONE Adalgisa! E vuoi lasciarmi? ADALGISA Io; Ah!; Ah; Non posso; Seguirti voglio; POLLIONE Qui, domani all'ora istessa, Verrai tu? ADALGISA Ne fo promessa. POLLIONE Giura. ADALGISA Giuro. POLLIONE Oh! Mio contento! Ti rammenta ADALGISA Ah! Mi rammento. Al mio Dio sarò spergiura, Ma fedel a te sarò! POLLIONE L'amor tuo mi rassicura, E il tuo Dio sfidar saprò! ADALGISA Sì, fedel a te sarò (Partono.) Scena Seconda (Abitazione di Norma. Norma, Clotilde e due piccoli fanciulli.) NORMA Vanne, e li cela entrambi. Oltre l'usato Io tremo d'abbracciarli. CLOTILDE E qual ti turba strano timor, Che i figli tuoi rigetti? NORMA Non so. Diversi affetti Strazian quest'alma. Amo in un punto ed odio i figli miei! Soffro in vederli, E soffro s'io non li veggo. Non provato mai Sento un diletto Ed un dolore insieme d'esser lor madre. CLOTILDE E madre sei? NORMA Nol fossi! CLOTILDE Qual rio contrasto! NORMA Immaginar non puossi, o mia Clotilde! Richiamato al Tebro è Pollione. CLOTILDE E teco ei parte? NORMA Ei tace il suo pensiero. Oh! S'ei fuggir tentasse, e qui lasciarmi? Se obbliar potesse Questi suoi figli! CLOTILDE E il credi tu? NORMA Non l'oso. È troppo tormentoso, Troppo orrendo è un tal dubbio. Alcun s'avanza. Va. Li cela. (Clotilde parte coi fanciulli. Norma li abbraccia. Entra Adalgisa.) Adalgisa! ADALGISA (da lontano, fra sè) Alma, costanza! NORMA T'inoltra, o giovinetta, t'inoltra. E perchè tremi? Udii che grave a me segreto Palesar tu voglia. ADALGISA È ver... Ma, deh, ti spoglia Della celeste austerità Che splende negli occhi tuoi! Dammi coraggio, Ond'io senza alcun velo ti palesi il core! (Si prostra.) NORMA (la solleva) M'abbraccia, e parla. Che t'affligge? ADALGISA (dopo un momento di estazione) Amore. Non t'irritar! Lunga stagion pugnai per soffocarlo. Ogni mia forza ei vinse, Ogni rimorso. Ah! Tu non sai, pur dianzi Qual giuramento io fea! Fuggir dal tempio, Tradir l'altare a cui son io legata, Abbandonar la patria NORMA Ahi! Sventurata! Del tuo primier mattino Già turbato è il sereno? E come, e quando Nacque tal fiamma in te? ADALGISA Da un solo sguardo, da un sol sospiro, Nella sacra selva, A piè dell'ara ov'io pregava il Dio. Tremai ; Sul labbro mio Si arrestò la preghiera. E, tutta assorta In quel leggiadro aspetto, Un altro cielo mirar credetti, Un altro cielo in lui. NORMA (Fra sè) Oh! Rimembranza! Io fui così rapita Al sol mirarlo in volto! ADALGISA Ma non m'ascolti tu? NORMA Segui. T'ascolto. ADALGISA Sola, furtiva, al tempio Io l'aspettai sovente, Ed ogni dì più fervida Crebbe la fiamma ardente. NORMA (Fra sè) Io stessa arsi così. ADALGISA Vieni, ei dicea, concedi Ch'io mi ti prostri ai piedi. NORMA (Fra sè) Oh, rimembranza! ADALGISA Lascia che l'aura io spiri NORMA (Fra sè) Io fui così sedotta! ADALGISA Dei dolci tuoi sospiri, Del tuo bel crin le anella Dammi, dammi poter baciar. NORMA (Fra sè) Oh, cari accenti! Così li profferia, Così trovava del mio cor la via! ADALGISA Dolci qual arpa armonica M'eran le sue parole, Negli occhi suoi sorridere Vedea più bello un sole. NORMA (Fra sè) L'incanto suo fu il mio! ADALGISA Io fui perduta e il sono! NORMA (A Adalgisa) Ah! Tergi il pianto! ADALGISA D'uopo ho del tuo perdono! NORMA Avrò pietade! ADALGISA Deh! Tu mi reggi e guida! NORMA Ah! Tergi il pianto! ADALGISA Me rassicura, o sgrida, Salvami da me stessa, Salvami, salvami dal mio cor NORMA Ah! Tergi il pianto! Te non lega eterno nodo all'ara. ADALGISA Ah! Ripeti, o ciel, Ripeti si lusinghieri accenti! NORMA Ah! sì! Ah! Ah! Sì, fa core e abbracciami. Perdono e ti compiango. Dai voti tuoi ti libero, I tuoi legami io frango. Al caro oggetto unita Vivrai felice ancor. ADALGISA Ripeti, o ciel, ripetimi si lusinghieri accenti; Per te, per te, s'acquetano I lunghi miei tormenti. Tu rendi a me la vita, Se non è colpa amor. NORMA Vivrai felice ancor, ecc. Ma di': l'amato giovane Quale fra noi si noma? ADALGISA Culla non ebbe in Gallia: Roma gli è patria. NORMA Roma? Ed è? Prosegui (Entra Pollione) ADALGISA Il mira. NORMA Ei! Pollion! ADALGISA Qual ira! NORMA Costui, costui dicesti? Ben io compresi? ADALGISA Ah! Sì. POLLIONE (inoltrandosi ad Adalgisa) Misera te! Che festi? ADALGISA (smarrita) Io? NORMA (a Pollione) Tremi tu? E per chi? E per chi tu tremi? (Alcuni momenti di silenzio. Pollione è confuso, Adalgisa tremante e Norma fremente.) Oh, non tremare, o perfido, Ah, non tremar per lei! Essa non è colpevole, Il malfattor tu sei! Trema per te, fellon, Pei figli tuoi, Trema per me, fellon! ADALGISA (tremante) Che ascolto? (A Norma) Ah! Deh parla! (A Pollione) Taci? T'arretri! Ohimè! (Si copre il volto colle mani; Norma l'afferra per un braccio, e la costringe a mirar Pollione.) NORMA (Ad Adalgisa) Oh! Di qual sei tu vittima Crudo e funesto inganno! Pria che costui conoscere T'era il morir men danno! Fonte d'eterne lagrime Egli a te pur dischiuse Come il mio cor deluse, L'empio il tuo core tradì! ADALGISA Oh, qual traspasare orribile dal tuo parlar mistero! NORMA Oh! Di qual sei tu vittima, ecc. ADALGISA Trema il mio cor di chiedere, Trema d'udire il vero! Tutta comprendo, o misera, Tutta la mia sventura, Essa non ha misura, S'ei m'ingannò così! NORMA Fonte d'eterno lagrime ecc. POLLIONE Norma! De' tuoi rimproveri Segno non farmi adesso! NORMA Pria che costui conoscere, ecc. Empio e tant'osi! ADALGISA Oh, qual mistero orribile, ecc. POLLIONE Deh! A quest'afflitta vergine Sia respirar concesso! Copra a quell'alma ingenua, Copra nostr'onte un velo; Giudichi solo il cielo Quali più di noi fallì! NORMA Fonte, ah! Fonte d'eterne lagrime, ecc. ADALGISA Tutta, ah! tutta comprendo, o misera, ecc POLLIONE Deh! A quest'afflitta, deh! fa che respiri; sa il ciel, ah! Chi di noi falli, ecc. NORMA (A Pollione) Perfido! POLLIONE (per allontanarsi) Or basti. NORMA Fermati! POLLIONE (afferra Adalgisa) Vieni. ADALGISA (dividendosi da lui) Mi lascia, scostati! Sposo sei tu infedele! POLLIONE Qual io mi fossi obblio. ADALGISA Mi lascia, scostati! POLLIONE (con tutto il fuoco) L'amante tuo son io! ADALGISA Va, traditor! POLLIONE È mio destino amarti, Destino costei lasciar! NORMA (reprimendo il furore) Ebben! lo compi, Lo compi e parti! (ad Adalgisa) Seguilo. ADALGISA (supplichevole) Ah! No, giammai, ah, no. Ah, pria spirar! NORMA (fissando Pollione) Vanne, sì, mi lascia, indegno, Figli obblia, promesse, onore! Maledetto dal mio sdegno Non godrai d'un empio amore! Vanne, sì, mi lascia, ecc. ADALGISA E POLLIONE Ah! NORMA Te sull'onde e te sui venti Seguiranno mie furie ardenti! Mia vendetta e notte e giorno Ruggirà intorno a te! POLLIONE (disperatamente) Fremi pure, e angoscia eterna Pur m'imprechi il tuo furore! Quest'amor che mi governa È di te, di me maggiore! Fremi pure, e angoscia eterna, ecc. ADALGISA (supplichevole a Norma) Ah! Non fia ch'io costi Al tuo core si rio dolore! Ah, sian frapposti e mari e monti Fra me sempre e il traditore. Ah! NORMA Maledetto dal mio sdegno Non godrai d'un empio amore! ADALGISA Soffocar saprò i lamenti, Divorare i miei tormenti; Morirò perchè ritorno Faccia il crudo ai figli, a te! ecc. POLLIONE Dio non v'ha che mali inventi De' miei mali, ah, più cocenti! Maledetto io fui quel giorno Che il destin m'offerse a te. Maledetto io fui per te! (Squillano i sacri bronzi del tempio. Norma è chiamata ai riti.) CORO (di dentro) Norma, Norma all'ara! In tuon feroce D'Irminsul tuonò la voce, Norma, Norma al sacro altar! NORMA Ah! Suon di morte! Ah, va, per te qui pronta ell'è! ADALGISA Ah! Suon di morte s'intima a te, Va, per te qui pronta ell'è, ecc. POLLIONE Ah! Qual suon! Sì, la sprezzo, sì, ma prima Mi cadrà il tuo Nume al piè, ecc. (Norma respinge d'un braccio Pollione, e gli accenna di uscire. Pollione si allontana furente.) |
ACTO PRIMERO Escena Primera (Bosque sagrado de los druidas, presidido por la encina de Irminsul. Al pie de ésta se halla la roca druídica, que sirve de altar. Al fondo colinas boscosas. Es de noche. A lo lejos unas hogueras crepitan en el bosque. Al son de una marcha religiosa poco a poco aparecen escuadras de guerreros galos y una procesión de druidas, encabezados por su jefe, Oroveso, sumo sacerdote) OROVESO Id, druidas, a las colinas id y espiad en los cielos cuando la luna nueva desvele su argénteo disco; y la primera sonrisa de su rostro virginal por tres veces anunciará el místico escudo sacerdotal. DRUIDAS ¿Vendrá Norma a segar el muérdago sagrado? OROVESO Sí, Norma, sí, vendrá, DRUIDAS Vendrá, vendrá. OROVESO Sí, sí. DRUIDAS Con tu aura profética, oh dios terrible, inspírala; infúndele, oh Irminsul, ira y odio contra los romanos, sentimientos que acaben con esta paz, para nosotros mortal. OROVESO Terribles palabras en las ancestrales encinas pronunciará, y las Galias libertará del águila enemiga; con el sonido de su escudo, cual fragor de trueno, OROVESO Y DRUIDAS En la ciudad de los césares, con tremenda fuerza retumbará, etc. DRUIDAS ...con el sonido de su escudo, etc. OROVESO ...cual fragor, etc. (Todos comienzan a internarse en las profundidades del bosque.) OROVESO Y DRUIDAS (desde dentro, alejándose) ¡Apresúrate, oh luna, a surgir! Norma vendrá al altar. ¡Apresúrate, oh luna! (Entran Pollione y Flavio, sigilosamente envueltos en sus togas.) POLLIONE Aléjanse las voces, libre queda el camino del horrible bosque. FLAVIO En ese bosque está la muerte; Norma te lo dijo. POLLIONE Pronuncias un nombre que me hiela el corazón. FLAVIO Pero ¿qué dices? ¡Es tu amante! ¡La madre de tus hijos! POLLIONE No puedes hacerme ningún reproche que yo no merezca; pero en mi corazón se ha extinguido la llama primera, un dios cruel lo ha querido así, un dios enemigo de mi reposo; a mis pies veo abrirse el abismo, en el que yo mismo me precipito. FLAVIO ¿Acaso amas a otra? POLLIONE Habla más bajo. A otra, sí. A Adalgisa. Has de verla. Flor de inocencia, como una sonrisa de candor y de amor. Ministra en el templo de ese dios sanguinario, parece allí rayo de estrella sobre un cielo tormentoso. FLAVIO ¡Infeliz! ¿Y eres amado en la misma medida? POLLIONE Esa confianza albergo. FLAVIO ¿No temes la ira de Norma? POLLIONE Atroz, horrenda así me la representa mi hondo remordimiento. Un sueño... FLAVIO ¡Ah! Cuéntamelo. POLLIONE ¡Al recordarlo me estremezco! Junto al altar de Venus estaba Adalgisa, en Roma, ceñida por blancos velos, cubiertos de flor sus cabellos; oía los cánticos de Himeneo, veía el humear del incienso; estaban mis sentidos arrebatados de voluptuosidad y de amor. De pronto, entre nosotros una sombra terrible se interpuso; el amplio manto druídico cual vapor la envolvía. Un relámpago cayó sobre el altar y tras un velo quedó oculto el día; mudo y sepulcral horror extendíase por doquier. A la virgen adorada ya no la hallé junto a mí, a lo lejos escuché un gemido, entremezclado con el llanto de mis hijos, y una voz terrible atronó en el templo: "Así castiga Norma al amante traidor." (Se escuchan, fuera de escena, fanfarrias y la llamada del escudo sagrado de Irminsul.) FLAVIO ¿Oyes? A cumplir sus ritos viene Norma al templo. DRUIDAS (a lo lejos) Ya brilla la luna, druidas; apartaos, profanos, de estos lugares FLAVIO Ven POLLIONE Déjame. FLAVIO escúchame. POLLIONE ¡Bárbaros! FLAVIO Huyamos. POLLIONE Yo os haré frente. FLAVIO Ven, huyamos; alguien podría sorprenderte. POLLIONE Los bárbaros traman una conjura, ¡pero yo les haré frente! FLAVIO ¡Ah! Ven, huyamos; alguien podría sorprenderte. DRUIDAS (a lo lejos) Apartaos, profanos, de estos lugares. POLLIONE Me protege, me defiende un poder mayor que el suyo; es el pensamiento de aquella a la que adoro, es el amor que me ha inflamado. De ese dios que me disputa a esta virgen celestial, incendiaré los bosques, derribaré su impío altar. FLAVIO ¡Ven! ¡Ven! DRUIDAS (siempre a lo lejos) ¡Ya brilla la luna, druidas! Apartaos, profanos, de estos lugares. POLLIONE ¡Los bárbaros traman una conjura! FLAVIO ¡Alguien podría sorprenderte! ¡Ven, huyamos! POLLIONE ¡Pero yo les haré frente! Me protege, me defiende, etc. (Pollione y Flavio salen precipitadamente. Desde el fondo entran los druidas, sacerdotes, guerreros, bardos y en medio de todos, Oroveso) CORO Norma viene; ciñe sus cabellos la sagrada verbena de los misterios; en su mano, cual luna creciente, la hoz de oro difunde su resplandor. Ella viene, y la estrella de Roma, temerosa, se oculta tras un velo. Irminsul surca los campos del cielo, cual cometa precursor de horrores, etc. (En medio de sus sacerdotes avanza Norma el pelo suelto sobre los hombros, en la frente una corona de verbena y en la mano una hoz de oro. Se coloca sobre el altar, y eleva los ojos hacia el cielo como inspirada. Todos callan) . NORMA Voces sediciosas, voces de guerra, ¿quién osa alzarlas ante el altar del dios? ¿Acaso hay quienes presumen dictar sus respuestas a Norma, la vidente, y acelerar el arcano destino de Roma? Éste no depende de poder humano. OROVESO ¿Y hasta cuándo nos mantendrás oprimidos? ¿Acaso los bosques de la patria y nuestros ancestrales templos no han sido ya bastante contaminados por el águila romana? La espada de Breno no puede por más tiempo permanecer ociosa. HOMBRES ¡Sea de una vez blandida! NORMA Y rota en pedazos caerá. Sí, rota, si alguno de vosotros antes de tiempo pretende desenvainarla. Para nuestra venganza aún no ha llegado el día. Frente a las hachas de los sicambros son más fuertes todavía las jabalinas de los romanos. OROVESO Y HOMBRES ¿Y qué te anuncia el dios? Habla: ¿cuáles son los augurios? NORMA En los arcanos libros del cielo, esto leo: en las páginas de la muerte escrito está el nombre de la soberbia Roma. Algún día perecerá mas no por vuestra mano. Perecerá por sus vicios, consumida por ellos perecerá. Aguardad esa hora, la hora fatal en que sea cumplido el gran decreto. A la paz os conmino y siego el muérdago sagrado. (Ella siega el muérdago; las sacerdotisas lo recogen en unos canastos de mimbre. Norma avanza y extiende el brazo hacia el cielo; la luna reluce con todo su esplendor; todos se postran) Casta diosa, que con tu esplendor de plata iluminas estos antiguos y sagrados bosques, vuelve hacia nosotros tu hermoso semblante sin nube y sin velo. OROVESO Y CORO Casta diosa, que con tu esplendor de plata iluminas estos antiguos y sagrados bosques, vuelve hacia nosotros tu hermoso semblante sin nube y sin velo. NORMA Templa, oh diosa, templa estos ardientes corazones, templa su celo audaz, y la paz que en el cielo haces reinar derrama sobre la tierra. OROVESO Y CORO. Diosa, la paz que en el cielo haces reinar derrama sobre la tierra. NORMA Terminado el rito, que el bosque sagrado quede libre de profanos. Cuando el numen airado y tenebroso exija la sangre romana, desde el templo druídico tronará mi voz. OROVESO Y CORO Truene; y que nadie de ese pueblo impío escape al justo castigo; y que el primero en sucumbir bajo nuestros golpes sea el procónsul. NORMA Sucumbirá. Puedo asegurarlo. (para sí) Pero mi corazón no sabe castigarlo. ¡Ah! vuelve a mí, tan bello como en tu primer y fiel amor, y contra el mundo entero tu defensa seré. ¡Ah! vuelve a mí, tan bello con tu serena mirada, y en tu pecho vida, patria y cielo hallaré, sí. OROVESO Y CORO Mucho te demoras, sí, oh día de la venganza; pero ya te apremia el dios airado que a Roma condenó. NORMA ¡Ah! retorna a mí, etc. OROVESO Y CORO Pero ya te apremia el dios airado, que a Roma condenó. NORMA (Para sí) ¡Ah! regresa, como eras entonces, cuando te entregué mi corazón, etc. ah retorna a mí. OROVESO Y CORO ¡Oh. día, ya te apremia el dios que a Roma condenó! (Norma sale y todos la siguen en orden. Entra Adalgisa) ADALGISA Ha quedado desierto el bosque sagrado; se ha cumplido el rito. Sin ser vista puedo al fin suspirar, aquí, donde por primera vez encontré a aquel fatal romano que me ha vuelto rebelde al templo y al dios. ¡Si fuera ésta la última vez ¡Vana esperanza! Una fuerza irresistible me empuja a venir, con aquel rostro amado se regala mi corazón y la brisa repite para mí el eco de su voz querida. (Corre a postrarse ante el altar de Irminsul) ¡Protégeme, oh dios! Estoy perdida, sí, perdida, dios, ten piedad, estoy perdida. (Pollione entra con Flavio) POLLIONE (A Flavio) Allí está. Vete, déjame, ya no atiendo a razones. (Flavio se va) ADALGISA (viendo a Pollione) ¡Oh! ¡Tú aquí! POLLIONE ¿Qué veo? ¿Llorabas? ADALGISA Oraba. ¡Oh! Aléjate, deja que continúe mi plegaria. POLLIONE Oras a un dios atroz, cruel, opuesto a tus deseos y a los míos. ¡Oh, amor mío!, el dios al que debes invocar es el amor ADALGISA (apartándose de él) ¡El amor! ¡Ay! ¡Calla! No quiero oírte. POLLIONE ¿Huyes de mí? ¿Y adónde irás sin que te siga? ADALGISA Al templo, a los altares sagrados que juré desposar. POLLIONE ¿Los altares? ¿Y nuestro amor? ADALGISA Lo he olvidado. POLLIONE Vete, cruel, y al dios despiadado ofrécele en sacrificio mi propia sangre; que sea vertida, ay, toda mi sangre, pero ¡no puedo abandonarte, no, no puedo! Al dios sólo fuiste prometida, pero tu corazón se me entregó por completo. ¡Ah! no sabes cuánto me costaría renunciar a ti. ¡Ah! no sabes, etc. ADALGISA Tampoco tú sabes, ¡ay! qué dolor tan inmenso me cuesta. Hacia el altar que he ultrajado me dirigía inocente y feliz, sí, me dirigía inocente. El pensamiento volaba al cielo y en él distinguía a mi dios. Ahora, por perjura y rea, un velo oculta ese cielo y ese dios. POLLIONE Un cielo más puro y unos dioses mejores te ofrezco en Roma, adonde marcho. ADALGISA (impresionada) ¿Te marchas? POLLIONE Con el nuevo día. ADALGISA Te vas... ¿y yo? POLLIONE Vienes conmigo. Más sagrado que tus ritos es el amor. Entrégate al amor, ah, entrégate a mí. ADALGISA (más impresionada) ¡Ah! no lo digas, ¡ah! no lo digas. POLLIONE Lo diré, sí, lo diré, hasta que escuches mis palabras. ADALGISA ¡Ay! ¡Déjame! POLLIONE ¡Ah! ¡Cede! ¡Entrégate a mí! ADALGISA ¡Ah! no puedo. ¡Oh, justo cielo, protégeme! POLLIONE ¡Así pues, podrías abandonarme! ¡Abandonarme así! ¡Adalgisa! ¡Adalgisa! (Con ternura) Ven a Roma, ah, ven, mi amor, adonde reinan amor, alegría y vida; embriaguemos nuestras almas con la felicidad que allí nos aguarda. ¿No oyes en tu corazón una voz que promete dicha eterna? ¡Ah! confía en sus dulces acentos, y como esposo, estréchame sobre tu seno. ADALGISA (Para sí) ¡Cielo santo! Así le oigo hablar siempre en todas partes, incluso en el templo. Esos ojos, esa mirada, hasta en el altar se me representan. Triunfa sobre mi llanto, sobre mi dolor alcanza la victoria. Libradme de tan dulce encanto, o al menos perdonad mi falta. POLLIONE ¡Ah! ¡Ven! ADALGISA ¡Ay! ¡Piedad! POLLIONE ¡Ah! ¡Ven! ¡Amor mío! ¡Ven! ADALGISA ¡Ah! ¡Nunca! POLLIONE ¡Cruel! ¿Y puedes dejarme? ADALGISA ¡Ah! ¡Por piedad, déjame! POLLIONE ¡Así podrías olvidarme! ADALGISA ¡Ah! ¡Por piedad, déjame! POLLIONE ¡Adalgisa! ADALGISA ¡Ah! ¡Que tu piedad me evite un dolor todavía mayor! POLLIONE ¡Adalgisa! ¿Y quieres dejarme? ADALGISA Yo... ¡ah! ¡Ah!, no puedo. Quiero seguirte. POLLIONE Aquí, mañana, a la misma hora, ¿vendrás? ADALGISA Lo prometo. POLLIONE Júralo. ADALGISA Lo juro. POLLIONE ¡Oh! ¡Qué felicidad! Recuérdalo. ADALGISA ¡Ah! Lo recordaré. A mi dios seré perjura, pero te seré fiel. POLLIONE Tu amor me infunde valor, y sabré desafiar a tu dios. ADALGISA Sí, te seré fiel. (Salen) Escena Segunda (Morada de Norma en el bosque. Junto a Norma se encuentran Clotilde y dos niños) NORMA Ve, ocúltalos a mi vista. Más que nunca, me estremezco al abrazarlos. CLOTILDE ¿Qué extraño temor te embarga, que rechazas así a tus hijos? NORMA No sé. Sentimientos encontrados atormentan mi espíritu. ¡Amo y al tiempo odio a mis hijos! Sufro al verlos y sufro si no los veo. Siento una alegría desconocida y al mismo tiempo dolor de ser su madre. CLOTILDE ¿Y tú eres madre? NORMA ¡Ojalá no lo fuera! CLOTILDE ¡Qué cruel contradicción! NORMA No puedes imaginártela. ¡Oh, Clotilde! Pollione ha sido llamado a Roma. CLOTILDE ¿Y te llevará consigo? NORMA Él oculta sus sentimientos. ¡Ay! ¿Y si intentara huir abandonándome aquí? ¡Si llegara a olvidar a sus hijos! CLOTILDE ¿Eso piensas? NORMA No me atrevo. Esa duda es demasiado atroz, demasiado horrible. Alguien viene. Ve, escóndelos. (Clotilde se lleva a los niños Norma los abraza. Entra Adalgisa.) ¡Adalgisa! ADALGISA (A lo lejos, para sí) ¡Valor, corazón mío! NORMA Entra, muchacha, entra. ¿Por qué tiemblas? He sabido que deseabas revelarme un gran secreto. ADALGISA Es cierto. Pero ¡ay! despójate de esa austeridad celestial que brilla en tus ojos. Dame coraje, para que sin ningún recelo te abra mi corazón. (Se inclina) NORMA (la levanta) Ven a mis brazos y habla. ¿Qué es lo que te aflige? ADALGISA (después de un momento de indecisión) El amor. No te irrites. Luché mucho tiempo por sofocarlo. Pero venció sobre mi fuerza y mis remordimientos. ¡Ah! ¡Si supieras el juramento que acabo de hacer! Huir del templo, traicionar el altar al que me hallo unida, abandonar la patria. NORMA ¡Ay! ¡Desventurada! ¿Se ha turbado ya la serenidad en la aurora de tu vida? ¿Cómo y cuando nació esa llama en ti? ADALGISA De una sola mirada, de un solo suspiro, en el bosque sagrado, al pie del altar en el que yo oraba al dios. Temblé, sobre mis labios murió mi plegaria; y completamente absorta ante aquella hermosa aparición, creí mirar otro cielo, ¡sí, otro cielo en él! NORMA (Para sí) ¡Oh, remembranza! Así quedé yo extasiada al contemplar su rostro. ADALGISA ¿No me escuchas? NORMA Prosigue. Te escucho. ADALGISA Sola, a escondidas, en el templo lo aguardaba con frecuencia; cada día más abrasadora ardía en mí la llama. NORMA (Para sí) Con esa misma llama ardía yo. ADALGISA Ven, me decía, permite que a tus pies me postre NORMA (Para sí) ¡Oh, remembranza! ADALGISA Deja que tu aliento respire NORMA (para sí) ¡Así fui yo seducida! ADALGISA Tus dulces suspiros, que besar pueda yo los rizos de tus hermosos cabellos. NORMA (para sí) ¡Oh! ¡Qué acentos tan dulces! Eso mismo me susurró, ¡así encontró el camino de mi corazón! ADALGISA Dulces cual arpa armoniosa eran para mí sus palabras; en sus ojos veía sonreírme el más hermoso de los soles. NORMA (para sí) Su hechizo también fue el mío. ADALGISA Así me perdí y aún lo estoy NORMA (A Adalgisa) ¡Ah! Enjuga tu llanto. ADALGISA Necesito tu perdón. NORMA Yo tendré piedad. ADALGISA ¡Ay! Ayúdame, guíame NORMA ¡Ay! Enjuga tu llanto. ADALGISA Devuélveme la paz o castígame, pero sálvame de mí misma, sálvame de mi corazón. NORMA ¡Ah! Enjuga tu llanto; no es eterno el nudo que te ata al altar. ADALGISA ¡Ah! ¡Repite, cielo santo, repite tan lisonjeras palabras! NORMA ¡Ah! ¡Sí! ¡Ah! ¡Ah! ¡Sí! Cobra ánimos y abrázame. Te perdono y te compadezco. De tus votos te libro, quebranto tus vínculos. Unida a tu amor vivirás, por fin, feliz. ADALGISA Repite, cielo santo, repite tan lisonjeras palabras; gracias a ti se apaciguan mis largos tormentos. Me devuelves la vida, si no es pecado el amor. NORMA Ah, sí, vivirás por fin feliz, etc. Mas, dime, ese joven al que amas ¿quién es de entre los nuestros? ADALGISA Cuna no tuvo en la Galia; Roma es su patria. NORMA ¡Roma! ¿Y es... ? Prosigue. (Entra Pollione) ADALGISA Míralo. NORMA ¡Él! ¡Pollione! ADALGISA ¿Por qué esa ira? NORMA ¿Ése, ése has dicho? ¿He comprendido bien? ADALGISA Ah, sí. POLLIONE (dirigiéndose a Adalgisa) ¡Desgraciada! ¡Qué has hecho! ADALGISA (turbada) ¡Yo!... NORMA (a Pollione) ¿Tiemblas acaso? ¿Y por quién? ¿Por quién tiemblas? (Algunos momentos de silencio. Pollione está confuso, Adalgisa temblorosa y Norma estremeciéndose) Oh, no tiembles, pérfido, no, no tiembles por ella. Ella no es culpable, tú eres el malhechor. Tiembla por ti, cobarde, por tus hijos, ¡tiembla por mí, cobarde, ay, por mí! ADALGISA (temblorosa) ¡Qué oigo! (A Norma) ¡Ah! Habla. (a Pollione) ¡Callas! ¡Te apartas! ¡Ay de mí! (Se cubre el rostro con las manos; Norma la coge por el brazo y la obliga a mirar a Pollione) NORMA (a Adalgisa) ¡Oh! ¡De qué cruel y funesto engaño has sido víctima! Antes de conocerle morir habría sido para ti un daño menor. La fuente del llanto eterno ha hecho él brotar para ti; tal y como engañó a mi corazón, el malvado también ha traicionado el tuyo. ADALGISA ¡Oh, qué horrible misterio descubren tus palabras! NORMA ¡Oh! ¡De qué cruel y funesto etc. ADALGISA ¡Mi corazón teme preguntar, teme oír la verdad. Lo comprendo todo, ay desdichada de mí toda mi desventura, Mi desdicha no tendrá fin, si él me ha engañado. NORMA La fuente del llanto eterno etc. POLLIONE Norma, tus reproches tú lanzas contra mí. NORMA Antes de conocerle etc. Malvado, ¿a tanto te atreves? ADALGISA ¡Oh, qué horrible misterio!, etc. POLLIONE ¡Ay! A esta afligida virgen evitémosle esta escena. Ante un alma tan ingenua cubramos con un velo nuestra vergüenza Que sólo el cielo juzgue cuál de nosotros es más culpable. NORMA Fuente, ¡Ah! fuente de llanto eterno etc. ADALGISA Lo comprendo todo, ay desdichada de mí, etc. POLLIONE ¡Ay! A esta afligida virgen ¡ay! Dejémosla respirar; Que sea el cielo, ¡ah! Quien nos juzgue, etc. NORMA (a Pollione) ¡Pérfido! POLLIONE (disponiéndose a marchar) ¡Basta ya! NORMA Deténte. POLLIONE (cogiendo a Adalgisa) Ven conmigo. ADALGISA (soltándose de él) Déjame, vete; ¡eres un esposo infiel! POLLIONE Si lo he sido, lo he olvidado. ADALGISA ¡Déjame, vete! POLLIONE (muy fogoso) Soy tu amante. ADALGISA ¡Vete, traidor! POLLIONE Mi destino es amarte, mi destino es abandonarla. NORMA (reprimiendo la furia) Pues bien, cúmplelo cúmplelo y vete. (a Adalgisa) Acompáñale. ADALGISA (suplicándole) ¡Ah no! Jamás, ah, no, ¡ah, prefiero morir! NORMA (Mirando fijamente a Pollione) Vete, sí, abandóname, indigno; abandona a tus hijos, tus promesas, tu honor. Maldito por mi ira no gozarás de un amor impío. Vete, sí, abandóname, etc. ADALGISA Y POLLIONE ¡Ah! NORMA Mis furias abrasadoras te seguirán por encima de las olas y los vientos; día y noche mi venganza tronará a tu alrededor. POLLIONE (con desesperación) ¡Brama cuanto quieras, y que tu furor conjure contra mí la angustia eterna! Este amor que me gobierna, es más fuerte que tú y que yo. Brama cuanto quieras, y que tu furor, etc. ADALGISA (suplicante, a Norma) ¡Ah! No permitas que yo cause a tu corazón un dolor tan cruel. ¡Ah! Interpónganse mares y montañas entre el traidor y yo para toda la eternidad. ¡Ah! NORMA Maldito por mi ira no gozarás de un amor impío, etc. ADALGISA Sabré sofocar mi dolor, y devorar mi tormento. Moriré, para que este ser cruel vuelva junto a sus hijos, junto a ti. Etc. POLLIONE Ningún dios podría inventar un suplicio más cruel que el mío. Fui maldito el día en que e! destino te ofreció a mi vista. Maldito fui por ti. (Se oye el sonido del escudo druídico, que convoca a Norma para el rito en el templo.) CORO (desde dentro) Norma, Norma, ¡Al altar! ¡Suena feroz la voz de Irminsul! Norma, Norma ¡Al altar sagrado! NORMA ¡Ah! ¡La llamada de la muerte! ¡Ah va. Ella está cerca de ti aquí, etc. ADALGISA ¡Ah! La llamada de la muerte suena para ti, Va. Ella está cerca de ti aquí, etc. POLLIONE ¡Ah! ¡Qué sonido! Sí, la desprecio, sí, pero primero caerá tu dios a mis pies, etc. (Norma empuja de un brazo a Pollione, y le hace señas para que salga. Pollione se aleja furioso) |