I PURITANI

 

 

Personajes

GUALTIERO VALTON

JORGE

ARTURO TALBOT

RICARDO FORTH

BRUNO ROBERTON

ENRIQUETA

ELVIRA

Gobernador General, Puritano

Su hermano, Coronel retirado, Puritano

Caballero, partidario de los Estuardo.

Coronel Puritano

Oficial Puritano

                           Viuda de Carlos I (Dama di Villa Forte)                      

Hija de Lord Valton

Bajo

Bajo

Tenor

Barítono

Tenor

Soprano

Soprano

 

La acción de los actos primero y segundo, se desarrolla en una fortaleza de Plymouth,
y el tercero en una pradera cercana a la fortaleza.

 

 

 

ATTO PRIMO
 
 
Scena Prima
 
(Spazioso terrapleno nella Fortezza di 
Plymouth. Si vedono alcune cinte, torri ed
altre specie di fortificazioni, con ponti
levatori, ecc. Da lontano si scorgono 
montagne, che fanno bellissima veduta, 
mentre il sole che nasce va gradotamente 
illuminandole, siccome poi rischiara tutta
la scena. Sopra de'baluardi si veggono
scambiare i Sentinelle. Sentinelle fuori e
dentna la fortezza. Bruno e Coro di Soldati
che escono con attrezzi militari e puliscono
le armi)
 
SENTINELLA I
All'erta!
 
SENTINELLA 2 
All'erta!
 
BRUNO E CORO 
All'erta! All'erta! 
L'alba appari, 
la tromba rimbomba 
nunzia del di.
 
(Il tamburo e le trombe suonano la sveglia)
 
SENTINELLA I 
La tromba...
 
SENTINELLA II
Rimbomba
 
TUTTE 
Nunzia del di.
 
Scena Seconda
 
(I soldati si mischiano coi Castellani)
 
CORO DI SOLDATI
Quando la tromba squilla
ratto il guerrier si desta:
l'arme tremende appresta,
alla vittoria va!
Pari del ferro al lampo,
se l'ira in cor sfavilla,
degli Stuardi il campo
in cenere cadrà.
 
(Odesi un preludio di armonia religiosa 
entro la Fortezza)
 
BRUNO 
O di Cromwell guerrieri, 
pieghiam la mente e il cor 
ai mattutini cantici 
sacri al divin Fattor.
 
(I soldati s'inginocchino)
 
CORO Dl PURITANI
(Dentro la fortezza. La campana 
suona la preghiera)
La luna, il sol, le stelle,
le tenebre, il fulgor
dan gloria al Creator.
In lor favelle
la terra e i firmamenti
esaltano il Signor.
A lui dien laudi e onor
tutte le genti!
 
BRUNO
Udisti?
 
CORO Dl SOLDATI
Udii.
 
BRUNO, CORO
Fini.
Al re che fece il di
l'inno de' puri cor
sali su' venti.
 
CORO Dl CASTELLANE
(Di dentro) 
A festa!
 
(Tutti sortono)
 
TUTTI 
A festa! A festa! 
A tutti rida il cor: 
Cantate un santo amor, 
A festa! 
Garzon che mira Elvira, 
si bella verginella, 
l'appella la sua stella, 
regina dell'amor. 
Ah! é il riso e il caro viso 
beltà di paradiso; 
e rosa sul suo stel, 
e un angelo del ciel. 
A festa! A festa! A festa! 
A tutti rida il cor 
se a nozze invita amor. 
Cantiam un santo amor.
 
(Tutti partono; il solo Bruno, vedendo 
Riccardo che esce afflitto, si ,ferma 
in disparte)
 
Scena Terza
 
(Riccardo e Bruno)
 
RICARDO
Or dove fuggo io mai...? Dove mai celo
gli orrendi affanni miei? Come quei canti
mi risuonano all'alma amari pianti!
O Elvira, o Elvira, o mio sospir soave,
per sempre io ti perdei!...
Senza speme ed amor... In questa vita
or che rimane a me?
 
BRUNO 
La patria e il cielo.
 
RICARDO
Qual voce?... che dicesti... è vero, è vero!
 
BRUNO 
Apri il tuo core intero 
all'amistà. N'avrai conforto...
 
RICARDO 
É vano. 
Ma pur t'appagherò. Sai che d'Elvira 
il genitor m'acconsentia la mano, 
quando al campo volai. 
Leri, alla tarda sera.
qui giunto con mia schiera, 
pien d'amoroso idea 
vo al padre...
 
BRUNO 
Ed ei dicea?
 
RICARDO 
"Sospira Elvira a Talbo Cavaliero, 
e sovra il cor non v'ha paterno impero".
 
BRUNO 
Ti calma, amico...
 
RICARDO 
Il duol che al cor mi piomba 
sol calma avrà nel sonno della tomba. 
Ah! per sempre io ti perdei. 
Fior d'amore, o mia speranza; 
Ah! la vita che m'avanza 
sarà piena di dolor... 
Quando errai per anni ed anni 
al poter della ventura, 
io fidai sciagura e affanni 
nella speme del tuo amor.
 
(Breve marcia; i soldati trapassano la 
scena per andare alla rosseggia)
 
BRUNO
T'appellan le schiere
a lor condottier.
 
RICARDO 
Di gloria il sentiere 
m'è chiuso al pensier.
 
BRUNO 
A patria e ad onore 
non arde il tuo cor?
 
RICARDO 
Io ardo, e il mio ardore 
è amore, è furor.
 
BRUNO 
Deh, poni in oblio 
l'età che fioriva 
di speme e d'amar.
 
RICARDO 
Bel sogno beato, 
d'amore e contento, 
o cangia il mio fato, 
o cangia il mio cor. 
Oh! come è tormento 
nel di del dolore 
la dolce memoria 
d'un tenero amor.
 
(Partono)
 
Scena Quarta
 
(Stanze di Elvira.
Le finestre gotiche sono aparte. 
Si vedono le fortificazioni ecc)
 
(Elvira e Sir Giorgio.)
 
ELVIRA
O amato zio, o mio secondo padre!
 
GIORGIO
Perché mesta cosi? M'abbraccia, Elvira.
 
ELVIRA 
Ah, chiamami tua figlia!
 
GIORGIO 
O figlia. o nome 
che la vecchiezza mia consola e alletta 
pel dolce tempo che ti veglio accanto, 
poi palpitar del mio paterno core 
e pel soave pianto 
che in questo giorno d'allegrezza pieno 
piove dal ciglio ad inondarmi il seno... 
O figlia mia diletta, 
oggi sposa sarai!
 
ELVIRA
(Con forza) 
Sposa...? No: mai! 
Sai com'arde in petto mio 
bella fiamma onnipossente; 
sai ch'è puro il mio desio, 
che innocente è questo cor. 
Se tremante... all'ara innante 
strascinata, un di sarò 
forsennata in quell'istante 
di dolore io morirò!
 
GIORGIO 
Scaccia ormai pensier sì nero.
 
ELVIRA 
Morir si... sposa, non mai!
 
GIORGIO 
Che dirai se il cavaliero 
qui vedrai, se taro sarà?
 
ELVIRA 
Ciel, ripeti, chi verrà?
 
GIORGIO 
Egli stesso.
 
ELVIRA 
Egli... Chi?
 
GIORGIO 
Arturo!
 
ELVIRA 
E fia vero?
 
GIORGIO 
Oh figlia! Il giuro!
 
ELVIRA 
E fia vero?
 
GIORGIO 
Oh, si, t'allegra! 
mia buona Elvira...
 
A DUE 
Oh Arturo!... 
Non è un sogno... Oh! Amor! 
Oh, Elvira!...
 
(Elvira si abbandona fra le 
braccia dello zio)
 
GIORGIO 
Piangi, o figlia, sul mio seno; 
piangi, ah! piangi di contento. 
Ti cancelli ogni tormento 
questa lagrima d'amor. 
E tu mira, o Dio pietoso 
l'innocenza in unan velo: 
benedici tu dal cielo 
questo giglio di candor
 
ELVIRA
(Con abbandono) 
Quest'alma, al duolo avvezza, 
sil vinta è dal gioir, 
che ormai non può capir 
sì gran dolcezza. 
Chi mosse a miei desir il genitor?
 
GIORGIO 
Ascolta. 
Sorgea la notte folta, 
tacea la terra e il ciel, 
parea natura avvolta, 
avvolta in mesto vel. 
L'ora propizia ai miseri 
il tuo pregar, tue lagrime, 
m'avvalorar si l'anima 
che volo al genitor.
 
ELVIRA 
Oh! mio consolator!
 
GIORGIO 
Io cominciai: "Germano" 
nè più potei parlar; 
allor bagnai sua mano 
d'un mute lagrimar. 
Por ripigliai tra i gemiti; 
L'angelica tua Elvira 
pel prode Arturo sospira; 
se ad altre nozze andrà... 
misera, perirà!
 
ELVIRA 
O angiol di pietà 
sceso dal ciel per me! 
e il padre?
 
GIORGIO 
Ognor tacea...
 
ELVIRA 
E poi?
 
GIORGIO 
Dicea: "Riccardo 
chiese, e ottenea mia fede... 
Ei la mia figlia avrà!"
 
ELVIRA 
Ciel! solo a udirti io palpito! 
E tu!...
 
GIORGIO 
"La figlia misera" 
io ripetea," morrà". 
"Ah, viva!" Ei mi dice, 
e stringemi al cor 
"Sia Elvira felice 
sia lieta d'amar".
 
(Mentre Elvira nuovamente corre fra le 
braccia dello zio, e vuol parlare, odesi
fuori della fortezza un suono di corni di
caccia)
 
ELVIRA
Odi... Oh ciel! qual suon si desta?
 
GIORGIO 
Ascoltiam! 
é il segnal di gente d'arme.
 
ARMIGERI
(Fuori della fortezza) 
Viene i prode e nobil conte 
Arturo Talbo cavalier!
 
GIORGIO 
Non te'l dissi?
 
ELVIRA 
Ah, non resisto!
 
GIORGIO 
Deh, ti calma!
 
ELVIRA
(Abbracciando Giorgio) 
Oh! padre mio!
 
ARMIGERI
(Dentro la fortezza) 
Cavalier! 
Lord Arturo varchi il ponte. 
Fate campo al pro' guerrier.
 
A due
 
GIORGIO 
A quel suono, al nome amato, 
al tuo core or presta fede! 
Questo giorno avventurato 
d'ogni gioia sia forier!...
 
ELVIRA 
A quel nome, al mio contento, 
al mio core io credo appena. 
Tanta gioia, oh Dio, pavento, 
non ho lena a sostener!
 
(Dentro le scene, dal lato ove si crede 
che Arturo faccia il suo ingresso nella
fortezza, odessi il eseguente)
 
CORO 
Ad Arturo, de' cavalier 
bel campione in giostra e amor, 
le donzelle ed i guerrier 
fanno festa e fanno onor.
 
ELVIRA 
Senti?
 
GIORGIO 
Sei paga?
 
ELVIRA 
Appieno.
 
GIORGIO 
Le grida ascolta 
di gioia e onor.
 
(Partono)
 
Scena Quinta
 
(Sala d'arme. Il fondo della scena è aperto.
Fra le colonne si veggono sempre alcune 
tracce di fortificazioni, ecc. Dal lato 
destro esce Lord Arturo con alcuni scudieri
e paggi i quali recano vari doni nuziali, e
fra questi si vedrà un magnifico velo bianco.
Dal lato sinistro escono Elvira, Valton, Sir
Giorgio, damigelle con Castellani e 
Castellane, che partono festoni di fiori, e
li intrecciana alle  colonne. Dal fondo 
della scena escono soldati guidati da Bruno,
che fanno corteggio e danno complimento al
decoro della festa)
 
CORO
Ad Arturo, a Elvira onore,
coroni amor, beltà e valor!
 
DAMIGELLE
Rosa ell'è di verginelle
bella al par di primavera;
come l'astro della sera
spira all'alma pace e amor!
 
CORO
Bello egli è tra cavalieri
com'è il cedro alla foresta:
in battaglia egli è tempesta,
è campione in giostra e amor.
 
ARTURO
A te, o cara, amor talora
mi guidò furtivo e in pianto;
or mi guida a te d'accanto
tra la gioia e l'esultar
Al brillar di sì bell'ora,
se rammento il mio tormento
si raddoppia il mio contento,
m'è più caro il palpitar.
 
CORO
Cielo, arridi a' voti miei,
benedici a tanto amor.
 
ELVIRA
Oh contento!
 
ARTURO
Ah! mio bene!
 
ELVIRA
Ah! mio Arturo!
 
ARTURO
Ah! Elvira mia!
 
ELVIRA
Or son tua!
 
ARTURO
Si, mia tu sei!
 
A DUE
Cielo, arridi a' voti miei,
benedici a tanto amor.
 
GIORGIO, VALTON
Senza occaso questa aurora
mai null'ombra o duol vi dia:
santa in voi la fiamma sia,
pace ognor v'allieti il cor.
 
Scena Sesta
 
(Detti, poi Enrichetta.)
 
VALTON
Si compia senza me l'augusto rito.
 
(Ad Arturo)
 
Merce' di questo foglio
voi sino al tempio libero passo avrete.
 
(A Giorgio)
 
Tu li accompagnerai.
 
(Ad Enrichetta che giunge guidata da Bruno)
 
Oh, nobil dama,
l'alto Anglican sovrano Parlamento
ti chiama al suo cospetto: io ti son scora.
 
ENRICHETTA 
(Fra sè)
Ahimè, che sento! 
Mia speme è morta
 
(a Valton) 
 
E che si vuol da me?
 
VALTON 
A me s'addice 
obbedir e tacer. Altro non lice.
 
ARTURO
(A Giorgio in disparte) 
È dei Stuardi amica?
 
GIORGIO 
È prigioniera 
da molte lune, e fu da ognun creduta 
amica de' Stuardi e messaggera 
sotto mentito nome,
 
ARTURO
(Fra sè, ma guardando 
pietosamente Enrichetta) 
O Dio! Che ascolto! 
Deciso è il suo fatto; 
essa è perduta.
Oh sventurata!
 
ENRICHETTA
(Accorgendosi d'Arturo) 
Quale pietade in quel volto!
 
VALTON
(Ad Elvira, poi alle damigelle) 
Oh Figli! Al rito, alle pompose feste 
s'appresti ognun. La nuziale veste 
va, o diletta, a indossar. Ite voi seco.
 
(A Bruno) 
 
Fuori del vallo i miei 
destrier sian presti.
 
(A Enrichetta) 
 
La nostra andata 
c'è forza d'affrettar,
 
(Ai figli)
 
Com'io, vi unisca
il Cielo, o coppia amata,
 
Scena Settima
 
(Valton unisce nuovamente le destre
d'Elvira e d'Arturo, e parte colle guardia,
Giorgio ed Elvira partono colle damigelle,
Arturo fa sembiante di partire, ma guarda
attentamente all'intorno, quasi per
assicurasse che tutti sono andati)
 
ENRICHETTA 
(Fra sè. Guardando attentamente Arturo) 
Pietà e dolore ha in fronte 
 
(Ad Arturo)
 
Cavalier!
 
ARTURO 
Se t'è d'uopo di consiglio, 
di soccorso e d'aita, in me t'affida!
 
ENRICHETTA
(Con mistero e fiducia)
Se mi stesse sul capo 
alto periglio?
 
ARTURO 
Ah! Parla... oh Dio!... che temi?
 
ENRICHETTA
Breve ora, e sarò spenta!
...Ma tu fremi!...
 
ARTURO
Per te, per me, pel padre mio che spento
cadea fido ai Stuardi. Ma tu chi sei?
Oh!...
Chi tu sii, ti vo' salvar!
 
ENRICHETTA 
É tardi! 
Figlia a Enrico, a Carlo sposa, 
Pari ad essi avrò la sorte...
 
ARTURO
(S'inginocchia)
Ah! Tu, Regina!
 
ENRICHETTA 
Si, attendo morte!
 
ARTURO
(Alzandosi) 
Taci! Taci, per pietà!
 
(Con mistero)
Fuor le mura a tutti ascosa 
ti trarrò per vie sicure... 
Tu n'andrai di qui... n'andrai...
 
ENRICHETTA 
Di qui alla scure! 
Scampo e speme...Arturo, non v'ha.
 
ARTURO 
No, Regina, ancor v'è speme; 
O te salva... O spenti insieme.
 
ENRICHETTA 
Cangia, ah cangia o Arturo, di consiglio, 
pensa, Arturo, al tuo periglio, 
pensa a Elvira, il tuo tesoro 
che ti attende al sacro altar, va!...
 
ARTURO 
Ah!... cessa per pietà! 
Non parlar di lei che adoro; 
di valor non mi spogliar. 
Sarai salva, o sventurata, 
o la morte incontrerò 
e la vergin mia adorata 
nel morir invocherò.
 
Scena Ottava
 
(Accompagnata di Giorgio, Elvira entra,
il capo coronato di rose, ha un bellissimo
monile di perle al collo. Nelle mani ha il
magnifico velo nuziale regalato da Arturo)
 
ELVIRA
Ah!
Son vergin vezzosa
in vesta di sposa,
Son bianca ed umile
qual giglio d'april,
Ho chiome odorose cui cinser tue rose,
ho il seno gentil del bel monil
 
ENRICHETTA, ARTURO, GIORGIO 
Se miro il suo candore 
mi par la luna allor 
che tra le nubi appare
la notte a consolar! 
Si!... Si!... Si!... 
Se ascolto il suo cantar 
un rosignuol mi par 
che insegni al primo albor 
a sospirar d'amor.
 
ELVIRA 
Dimmi, s'è ver che m'ami...
 
ENRICHETTA 
Dimmi, o gentil, che brami?
 
ELVIRA 
Qual mattutina stella 
bella vogl'io brillar; 
del crin le molli anella 
mi giova ad aggraziar.
 
ENRICHETTA 
Si, son presta al tuo pregar.
 
(Elvira si accosta ad Enrichetta invitandola
ad insegnarle ad acconciare il velo)
 
ELVIRA
A illeggiadrir la prova,
deh! non aver a vil,
il velo in foggia nuova
sul capo tuo gentil.
5i!
 
ENRICHETTA 
Diletta fanciulletta, 
son presta al tuo pregar. 
O vera Dea d'april! 
Si!
 
ARTURO 
Sull'ali della vita 
comincia or a volar. 
Deh! Scusa e tu l'aita 
nel semplice aleggiar.
 
ARTURO E GIORGIO 
Fanciulla e semplicetta 
ognor desia scherzar. 
Scusare a te s'aspetta 
suo troppo vezzeggiar.
 
(Elvira vuol porre il velo sul capo
d'Enrichetta; Arturo non vorrebbe,
ma la regina gli fa cenno di allontanarsi,
e risponde scherzando ad Elvira)
 
ENRICHETTA
Il vezzo taro m'alletta;
mi è caro secondar.
 
ELVIRA 
O bella, ti celo 
le anella del crin, 
com'io nel bel velo 
mi voglio celar. 
Ascosa, vezzosa, 
nel velo divin, 
or sembri la sposa
 
(Arturo fa un gesto rimarchevole, quasi 
d'idea che gli corre per la mente) 
 
che vassi all'altar.
 
ENRICHETTA 
(Fra sè)
Ascosa dentro il vel, 
or posso, almen celar
l'affanno, il palpitar,
l'angoscia del mio cor!
Deh! Tu, pietoso ciel,
raccogli con favor
la prece di dolor
che oso a te levar!
 
ARTURO
(Fra sè)
Oh! come da quel vel,
che le nasconde il crin,
veggio un splendor divin
di speme a balenar
Deh! Tu pietoso ciel,
m'accorda il tuo favor!
Mi fa da reo furor
La vittima salvar!
 
GIORGIO
(Fra sè)
Elvira col suo vel
un zeffiretto appar,
un'iride sul mar,
un silfo in grembo ai fior.
T'arrida, o cara, il ciel
col roseo suo favor,
tal ch'io ti vegga ognor
tra i vezzi a giubilar.
 
(Valton dentro le scene e caro di damigelle
che compariscano sulle soglie degli
appartamenti, ripetendo le parole di Valton)
 
VALTON E CORO 
Mia 
Elvira, Elvira! 
Deh! 
Il di l'ora avanza!
 
GIORGIO 
Deh! Riedi a tara stanza: 
Sarà il tuo fedel 
che t'orni del vel.
 
ELVIRA 
Se il padre s'adira, 
lo volo a mia stanza;
 
(Con vezzo semplice ad Arturo)
 
Ah, poscia, o fedel,
tu posami il vel.
 
ARTURO, GIORGIO, ENRICHETTA
Se il padre s'adira, ah!
Riedi a tua stanza;
sarà il tuo fedel
che t'orni del vel.
 
(Elvira parte con le damigelle e con Giorgio)
 
Scena Nona
 
(Enrichetta ed Arturo.
Arturo guarda all'intorno, e trae della
cintura il foglio avuto da Valton)
 
ENRICHETTA
(Da se stessa, in atto di deporre il velo) 
Sulla verginea testa 
d'una felice un bianco vel s'addice. 
A me non già...
 
ARTURO
(Correndo a lei e trattenendola)
T'arresta!... 
È chiaro don del ciel! cosi ravvolta 
deluderai la vigilante scolta!
 
(Con risolutezza)
 
Tu mia sposa parrai. 
Vieni.
 
ENRICHETTA 
Che dici mai? 
Tu corri a tua ruina, 
a infame sorte!
 
ARTURO
(Le afferra la mano in atto 
dl forzarla a partire) 
Vien, per pietà... t'involo a certa morte.
 
Scena Decima
 
(Riccardo, disperato e con 
spada nuda, e detti)
 
RICARDO
Ferma. Invan rapir pretendi
ogni ben ch'io aveva in terra:
qui ti sfido a mortal guerra.
Trema... ah! Trema del mio acciar!
 
ARTURO
(Con forza) 
Sprezzo, o audace, il tuo furore;
la mortal disfida accetto: 
questo ferro nel tuo petto 
sino all'elsa io va' piantar.
 
(Per battersi, Enrichetta si frappone, il
velo si scompone e il suo volto si scopre)
 
ENRICHETTA
Pace... pace... ah! V'arrestate,
per me sangue non versate.
 
ARTURO 
Ah! Che fai?
 
RICARDO
(Con stupore e appoggiandosi alla spada)
La prigioniera!
 
ENRICHETTA
(Con grandezza) 
Dessa io son.
 
ARTURO 
Tua voce altera 
or col ferro sosterrai. 
Vien...
 
RICARDO
(Freddamente) 
Con lei tu illeso andrai.
 
ARTURO 
Con lei? E fia ver?
 
ENRICHETTA 
(Fra sè)
Qual favellar!
 
RICARDO 
Più non vieto a voi l'andar.
 
ENRICHETTA
(Fra sè)
Sogno?
 
ARTURO 
Andiam.
 
RICARDO
Parti. 
 
(Fra sè)
 
O stolto
 
ARTURO 
(Fra sè)
Addio, o Elvira, addio mio ben...
 
CORO
(Da fuori )
Genti a festa! Al tempio andiamo!
 
ARTURO, ENRICHETTA
Gente appressa... o ciel, fuggiamo!
 
RICARDO 
Si, fuggite... il vuole Iddio.
 
ARTURO
(Per partire) 
Pria che siamo oltre le mura, 
parlerai?
 
RICARDO 
No; t'assicura.
 
ARTURO 
Tu lo giura.
 
RICARDO 
Il giuro.
 
A TRE 
Addio.
 
ENRICHETTA 
Ah, si, n'andrò al figlio accanto!
 
ARTURO 
Ah, Elvira mia, io lungi e in guai 
si, t'amerò, com'io t'amai.
 
RICARDO 
(Fra sè)
Si, patria mia, amor, tu perderai; 
sarà tua vita, un mar di guai
 
(Arturo ed Enrichetta partono)
 
Scena Undecima
 
(Riccardo, poi Valton, Bruno, Elvira con 
damigelle in pompa di nozze, indi soldati, 
puritani, castellani e castellane. Riccardo
con estrema ansietà guarda dalle logge, 
e quasi segue cogli occhi i passi dei due 
fuggiaschi)
 
RICARDO 
É già al ponte, passa il forte, 
é alle porte, già n'andò.
 
CORO
(Uscendo) 
Al tempio, al tempio, a festa!
 
ELVIRA 
Dov'è Arturo?
 
RICARDO 
Egli era qui...
 
ELVIRA 
Arturo, ove sei?...
 
BRUNO 
Parti da qui.
 
(Suono di tamburo nella fortezza, 
tutti guardano fuori dalle logge) 
 
ELVIRA, RICARDO, GIORGIO 
Già fuor dalle mura; 
laggiù alla pianura...
 
CORO I
(A Valton) 
La tua prigioniera, la rea messaggera 
col vil cavaliero.
 
CORO II
Ciascun su un destriero
Spronando... volando...
 
TUTTI 
Mirate colà!
 
(Quadro generale. Elvira getta un grido)
 
VALTON 
Soldati, correte, coi bronzi tuonate, 
all'armi appellate, correte... volate, 
pel crin trascinate i due traditor!
 
ELVIRA 
Ahimè!
 
(Si vede gran movimento di soldati e di 
gente. Poi, dopo il grido all'arma che si
ripete dentro le scene, si sente battere 
la generale. La campana del forte suona a
stormo, il cannone spara a lenti intervalli.
Elvira fa alcuni passi meccanicamente, poi
resta immota dopo qualche doloroso grido)
 
TUTTI 
All'armi!
 
VALTON
(A Bruno) 
T'affretta!
 
TUTTI
(Di dentro) 
All'armi!
 
TUTTI 
Vendetta!
 
(Valton, gridando vendetta, snuda la spade, 
e alla testa d'un drappello di soldati, parte) 
 
RICARDO 
Oh, come nel seno, si mesce il veleno 
di sdegno e d'amor!
 
ELVIRA
(Con dolore ed occhi fissi) 
La dama d'Arturo è a bianco velata, 
la guarda e sospira, sua sposa la chiama; 
Elvira è la dama? Non sono più Elvira? 
 
GIORGIO
Elvira! Che dici?
 
ELVIRA 
lo Elvira! Ah! No...no!
 
(Elvira è immobile cogli orchi fissi e
spalancati. Si tocca la testa quasi per
verificare se ha il velo. Tutto in lei
indica una subitanea follia. Grida no
con voce disperata, poi resta immobile
e mesta come prima)
 
CORO
La misera è pallida... 
è immobile e squallida...
Ti scuoti, o Elvira... demente vivrà,
dolente morrà.
 
(Elvira, nel suo delirio, crede vedere 
Arturo, e dice questi versi colla più 
gran mestizia e delirante passione. Poi,
torna immobile come prima)
 
ELVIRA 
Arturo, tu ritorni? T'appressa ancor! 
Oh! vieni al tempio, fedel Arturo, 
eterna fede, mio ben ti giuro! 
Com'oggi è puro, sempre avrò il core, 
vivrò d'amore... morrò d'amor.
 
DONNE 
Si crede all'ara...
 
UOMINI 
Giura ad Arturo!
 
DONNE 
Ella si fida!
 
UOMINI 
Ei si spergiuro!
 
TUTTI 
Misera figlia, morrà d'amor!
 
RICARDO E CORO 
Oh! come ho l'anima, triste e dolente 
udendo i pianti dell'innocente! 
Sia sempre infame il traditor 
che in tante pene lasciò quel cor!
 
GIORGIO 
Dio di clemenza, t'offro mia vita 
se all'innocenza giovi d'aita. 
Deh! Sii clemente a un puro cor... 
Deh! Sii possente sul traditor!
 
RICARDO 
Più la miro ho più doglia profonda 
e più l'alma s'accende in amore... 
Ma più avvampa tremendo il furore 
contro chi tanto ben m'involò.
 
GIORGIO 
La mia prece pietosa e profonda, 
che a te vien sui sospir del dolore, 
tu clemente consola, o Signore, 
per la vergin cui l'empio immolò.
 
(Elvira fa un moto quasi tornando
a vedere Arturo che fugge)
 
ELVIRA
Ma tu già mi fuggi? Crudele, abbandoni
chi tanto t'amò?...Arturo... oh Dio!... no...
 
CORO 
Ah! dura sciagura, ah! Lutto e dolor! 
Si bella, si pura del ciel creatura, 
Nel dì del diletto schernita, tradita! 
Andrà maledetto il vil traditor!
 
ELVIRA 
Qual febbre vorace m'uccide, mi sface, 
qual fiamma, qual'ira m'avvampa e martira! 
Fantasmi perversi, fuggite dispersi!... 
O in tanto furor sbranatemi il cor.
 
PURITANI, TUTTI 
Maledizione.
 
CORO  
Non casa, non spiaggia, raccolga i fuggenti!
In odio del cielo, in odio ai viventi, 
battuti dai venti, da orrende tempeste, 
le odiate lor teste non possan posar. 
Erranti, piangenti, in orrida guerra, 
col cielo, la terra, il mar, 
gli elementi:
ognor maledetti in vita ed in morte 
sia eterna lor sorte, eterno il penar.
ACTO PRIMERO
 
 
Escena Primera
 
(Vasta explanada dentro de la fortaleza de
Plymouth. Se ven algunas cintas, torres y 
otras especie de fortificaciones con puentes 
elevados, etc. De lejos, se ven las montañas 
que embellecen la vista, mientras el sol que 
nace va, gradualmente iluminándolas, hasta 
llenar de luz toda la escena. Sobre los 
baluartes, se ve el cambio de guardia de 
los centinelas. Centinelas fuera y dentro
de la fortaleza Bruno y el coro de soldados
que salen con uniformes militares y limpian
las armas.)
 
CENTINELA 1 
¡Alerta!
 
CENTINELA 2 
¡Alerta!
 
BRUNO, CORO 
¡Alerta! ¡Alerta! 
Ha llegado la mañana, 
ya resuena la trompa 
anunciando el nuevo día.
 
(El tambor y las trompetas tocan a diana)
 
CENTINELA 1
La trompeta...
 
CENTINELA 2
...resuena...
 
TODOS 
...anunciando el nuevo día.
 
Escena Segunda
 
(Los soldados se mezclan con los castellanos.)
 
CORO
Cuando la trompeta suena
el soldado rápido despierta:
y las terribles armas apresta
¡a la victoria va!
Como el brillo relumbra del acero
la ira de su corazón enciende
y de los Estuardo el campamento
en cenizas quedará.
 
(Se oye un preludio de armonía religiosa 
dentro de la fortaleza)
 
BRUNO
Oh, guerreros de Cromwell,
plegad la mente y el corazón
a los cantos matutinos
consagrados al divino Hacedor.
 
(Los soldados se arrodillan) 
 
CORO DE PURITANOS
(Dentro de la fortaleza. La campana 
toca a rezos) 
La luna, el sol, las estrellas 
las tinieblas, el fulgor 
dan gloria al Creador. 
En su lenguaje, 
la tierra y el firmamento 
exaltan al Señor.
¡A Él alaben y honren 
todas las gentes!
 
BRUNO 
¿Lo habéis oído?
 
CORO DE SOLDADOS 
Lo hemos oído.
 
BRUNO, CORO 
Terminó. 
Al Rey que hizo el día 
El himno de los corazones puros 
Se eleve sobre los vientos.
 
CORO DE CASTELLANAS
(Desde dentro) 
¡A la fiesta!
 
(Todos salen)
 
TODOS
¡A la fiesta! ¡A la fiesta!
Alegre el corazón
Cantad a un santo amor...
¡A la fiesta!
El muchacho que mira a Elvira,
tan bella virgencita,
la llama su estrella,
la reina de su amor.
¡Ah! Son su risa y su cándido semblante
beldad del paraíso;
es una rosa  su tallo,
es un ángel del cielo.
¡A la fiesta! ¡A la fiesta! ¡A la fiesta!
Que el corazón de todos se alegre
a bodas invita el Amor.
Cantemos a un santo amor.
 
(Se van todos; sólo Bruno, viendo a Ricardo
que sale afligido, se detiene en un aparte
junto a él)
 
Escena Tercera
 
(Ricardo y Bruno.)
 
RICARDO
Ahora, ¿adónde huiré? ¿Dónde
podré ocultar mi horrible sufrimiento? ¡Cuán
amargos resuenan en mi alma esos cantos!
¡Oh Elvira! ¡Oh Elvira! ¡Oh suspiro suave,
para siempre, te he perdido!
Sin esperanza ni amor... en esta vida,
¿qué me queda ya?
 
BRUNO 
La patria y el cielo.
 
RICARDO
¿Esa voz? Lo que has dicho...¡Es verdad!
 
BRUNO 
Abre tu corazón enteramente 
a la amistad. Encontrarás consuelo...
 
RICARDO 
Es inútil 
aunque, voy a satisfacerte. Sabes que de Elvira 
el padre me consintió la mano 
cuando partí a la guerra. 
Ayer, en la noche,
aquí, cuando llegaba junto a mis tropas, 
acariciando esa idea, 
fui al padre...
 
BRUNO 
Y, ¿qué te dijo?
 
RICARDO
"Suspira Elvira por Talbo el Caballero,
y en el corazón no manda imperativo paterno"
 
BRUNO
Cálmate, amigo...
 
RICARDO 
El dolor que me cayó en el corazón 
sólo encontrará la paz en la tumba. 
¡Ah! ¡Te he perdido para siempre! 
Flor de amor, ¡oh, esperanza mía! 
¡Ah! La vida que me espera 
estará llena de dolor... 
Cuando he vagado años y años 
en poder de la ventura, 
afronté amargura y afanes 
en la esperanza de tu amor.
 
(Breve marcha. Los soldados cruzan la escena
para ir a ser revistados)
 
BRUNO
Te llaman tus tropas,
comandante.
 
RICARDO 
El sendero de la gloria 
está cerrado a mis pensamientos.
 
BRUNO 
¿Por la patria y el honor 
no arde tu corazón?
 
RICARDO 
Yo ardo, y mi ardor 
es amor, es furor.
 
BRUNO 
¡Vamos! Olvida 
el tiempo en que florecía 
la esperanza y el amor.
 
RICARDO 
Bello y dulce sueño 
de amor y de contento, 
o cambia mi destino 
o cambia mi corazón. 
¡Oh! Qué  tormento, 
en el día del dolor, 
el dulce recuerdo 
de un tierno amor.
 
(Se van)
 
Escena Cuarta
 
(Habitaciones de Elvira.
Las ventanas góticas están abiertas. 
Se ven las fortificaciones, etc.)
 
(Elvira y Sir Jorge)
 
ELVIRA
¡Oh amado tío! ¡Oh mi segundo padre!
 
JORGE
¿Por qué tan triste?
 
ELVIRA 
¡Ah! ¡Llámame tu hija!
 
JORGE
¡Oh hija! ¡Oh nombre que a mi vejez 
consuela y alegra mientras velo por ti,
por el palpitar de mi paterno corazón
y por el llanto suave
que esta mañana llena de alegría
cae desde mis pestañas, 
para inundar mi corazón...
¡Oh! hija mía querida.
¡hoy serás esposa!
 
ELVIRA
(Con fuerza) 
¿Esposa? No; ¡nunca! 
Sabes cómo arde en mi pecho 
esa llama omnipotente... 
Sabes que es puro mi deseo, 
inocente mi corazón. 
Si temblando... ante el altar 
enajenada, ese día iré 
enloquecida y, en ese instante, 
¡de dolor yo moriré!
 
JORGE
Descarta ya un pensamiento tan negro.
 
ELVIRA
Morir, sí... esposa, no, ¡nunca!
 
JORGE 
¿Qué dirías si el caballero 
que va a venir fuese el tuyo?
 
ELVIRA
Dios mío, repite eso, ¿quién vendrá?
 
JORGE 
Él mismo.
 
ELVIRA 
Él... ¿Quién?
 
JORGE 
¡Arturo!
 
ELVIRA 
¿Es verdad eso?
 
JORGE 
¡Hija! ¡Te lo juro!
 
ELVIRA 
¿De verdad?
 
JORGE 
¡Oh, sí! ¡Alégrate, 
mi buena Elvira!
 
A DÚO 
¡Oh, Arturo! 
No es un sueño... ¡Oh Amor! 
¡Oh Elvira...!
 
(Elvira se abandona entre 
los brazos de su tío)
 
JORGE 
Llora, hija mía, sobre mi pecho; 
Llora, ¡ah! Llora de alegría. 
Que cancele todo tormento 
esta lágrima de amor. 
Y tú, mira, oh Dios piadoso, 
la inocencia encarnada. 
Bendice tú, desde el cielo 
este lirio de candor.
 
ELVIRA
(Con abandono) 
Esta alma, acostumbrada a penar, 
hoy, tan vencida es por la dicha 
que ya no puede entender 
tan inmensa dulzura. 
¿Quién inclinó hacia mis deseos a mi padre?
 
JORGE 
Escucha. 
Caía una noche oscura, 
callaban el cielo y la tierra, 
la Naturaleza parecía envuelta 
en un trágico velo. 
La hora propicia para los desgraciados, 
tus rezos, tus lágrimas, 
le dieron tanta fuerza a mi alma 
que volé hacia tu padre.
 
ELVIRA 
¡Oh, mi consuelo!
 
JORGE
Comencé diciéndole: "Hermano" 
pero no podía hablar, 
bañé su mano 
de lágrimas enmudecidas. 
Luego, recomencé entre sollozos. 
"Tu angelical Elvira 
por el valiente Arturo suspira; 
si a otras bodas ha de andar... 
de tristeza, ¡morirá!"
 
ELVIRA 
¡Oh, ángel de piedad 
enviado del cielo para mí! 
Y, ¿mi padre?
 
JORGE 
Aún callaba...
 
ELVIRA 
Y ¿entonces?
 
JORGE 
Dijo: "Ricardo 
pidió y obtuvo mi promesa; 
él tendrá a mi hija".
 
ELVIRA 
¡Sólo de oírte, tiemblo! 
Y tú...
 
JORGE 
"La pobre hija", 
repetía yo, "morirá". 
"¡Ah, que viva!" me dijo él, 
estrechándome en su pecho. 
"Sea Elvira feliz, 
sea dichosa de amor".
 
(Mientras Elvira, de nuevo, corre a los 
brazos de su tío, y quiere hablar, se oye,
desde fuera de la fortaleza, un sonido de
cuernos de caza)
 
ELVIRA
Oye... ¡Oh cielos! ¿Qué sonido es ése?
 
JORGE
¡Escuchemos!
Es señal de gente de armas.
 
SOLDADOS
(Fuera de la fortaleza)
¡Llega el valiente y noble conde
Arturo Talbo, caballero!
 
JORGE 
¿No te lo dije?
 
ELVIRA 
¡Ah, no resisto!
 
JORGE 
Vamos, cálmate...
 
ELVIRA
(Abrazando a Jorge)
¡Oh! ¡Padre mío!
 
SOLDADOS
(Dentro de la fortaleza)
¡Caballero!
Lord Arturo cruza el puente,
¡abrid paso al valiente guerrero!
 
A dúo
 
JORGE 
En ese sonido, en el nombre amado, 
en tu corazón cree ahora... 
Este día venturoso 
sea antesala de toda dicha...
 
ELVIRA 
En ese nombre, en mi alegría, 
en mi corazón creo apenas. 
Tanta dicha, ¡oh Dios! me asusta, 
no tengo fuerza para sostener.
 
(Dentro de la escena, del lado por donde 
se cree que Arturo ha entrado en la 
fortaleza, se oye lo siguiente)
 
CORO 
¡A Arturo, caballero, 
flamante campeón 
en justas y en amor, 
festejan y honran!
 
ELVIRA 
¿Oyes?
 
JORGE 
¿Estás satisfecha?
 
ELVIRA 
Completamente.
 
JORGE 
Los gritos escucha 
de alegría y de honor.
 
(Se van)
 
Escena Quinta
 
(Sala de armas. El fondo de la escena está 
abierto. Entre las columnas se ven algunos 
detalles de las fortificaciones, etc. Del 
lado derecho sale  Lord Arturo con escuderos
y pajes que llevan varios presentes nupciales;
entre ellos se ve un  magnífico velo blanco.
Del lado izquierdo, salen Elvira, Valton, 
sir Jorge, doncellas con castellanos y 
castellanas que llevan festones de flores que
van entrelazando a las columnas. Del fondo de
la escena salen los soldados guiados por Bruno,
que forman el cortejo y dan brillantez a la
fiesta.)
 
CORO
¡Honor a Arturo, a Elvira! 
¡Que corone Amor, a la virtud y al valor!
 
DONCELLAS 
¡Rosa ella es, de entre las vírgenes, 
tan bella como la primavera, 
como el lucero vespertino 
inspira al alma paz y amor!
 
CORO 
Virtuoso él, apuesto entre los caballeros 
como el cedro en la foresta; 
en la batalla es tempestad 
campeón en justas y amor.
 
ARTURO 
A ti, oh querida, Amor entonces 
me guió furtivo y triste. 
Hoy me guía junto a ti 
exultante de alegría. 
Al brillar la dulce hora de este día 
si recuerdo mi tormento, 
se duplica mi contento, 
y me es más preciada mi vida.
 
CORO 
Cielo, sonríe a nuestros votos, 
Bendice tanto amor.
 
ELVIRA 
¡Oh contento!
 
ARTURO 
¡Ah! ¡Mi bien!
 
ELVIRA 
¡Ah! ¡Arturo mío!
 
ARTURO 
¡Ah!; Elvira mía!
 
ELVIRA 
¡Ahora soy tuya!
 
ARTURO 
¡Sí, eres mía!
 
A DÚO 
Cielo, sonríe a nuestros votos, 
bendice tanto amor.
 
JORGE, VALTON 
Sin ocaso, esta aurora, 
jamás os traiga sombra ni dolor; 
santa en vosotros la llama sea, 
paz y honor os alegre el corazón.
 
Escena Sexta
 
(Los anteriores y Enriqueta)
 
VALTON
Se cumpla sin mí el augusto rito.
 
(a Arturo)
 
Merced a este documento,
vos hasta el templo libre paso tenéis.
 
(A Jorge)
 
Tú les acompañarás.
 
(A Enriqueta, que se acerca guiada por Bruno)
 
Oh, noble dama.
el alto Anglicano Soberano Parlamento
te llama ante sí: yo te he de escoltar.
 
ENRIQUETA 
(Para sí)
¡Ay de mí! ¡Qué estoy oyendo! 
¡Mi esperanza está muera! 
 
(A Valton)
 
¿Y qué se quiere de mí?
 
VALTON 
A mí se me exige 
obedecer y callar; nada más,
 
ARTURO
(A Jorge, aparte) 
¿Es amiga de los Estuardo?
 
JORGE 
Es prisionera 
desde hace varios meses, y todos la creen 
amiga de los Estuardo y mensajera 
bajo un nombre falso,
 
ARTURO
(Para sí, aunque mirando 
piadosamente a Enriqueta) 
¡Dios mío! ¡Qué estoy escuchando! 
Decidido está su destino; 
ella está perdida, 
¡Oh, desventurada!
 
ENRIQUETA
(Percibiendo a Arturo) 
¡Qué piedad en su rostro!
 
VALTON
(A Elvira; luego, a las doncellas) 
¡Oh Hijos! Al rito, a las pomposas fiestas 
vayan todos. Las nupciales ropas ve, 
dilecta, a vestirte. Id con ella.
 
(A Bruno) 
 
Fuera de las vallas, que mis caballos 
estén preparados,
 
(A Enriqueta) 
 
Nuestro viaje 
hemos de apresurar,
 
(A los hijos) 
 
Como yo, 
os una el cielo, oh pareja amada,
 
Escena Séptima
 
(Valton une de nuevo, las manos derechas
de Elvira y de Arturo y se va con la guardia,
Jorge y Elvira salen con las doncellas,
Arturo simula irse pero mira
atentamente a su alrededor, casi para
asegurarse de que todos se han ido)
 
ENRIQUETA
(Para sí, mirando atentamente a Arturo) 
Piedad y dolor tiene en la frente 
 
(A Arturo)
 
¡Caballero!
 
ARTURO 
Si precisas un consejo, 
de socorro y de ayuda, confía en mí.
 
ENRIQUETA
(Con misterio y confianza) 
¿Y si sobre mi cabeza 
pendiera un gran peligro?
 
ARTURO
¡Ah! Habla,,, ¡Dios mío! ¿A qué temes?
 
ENRIQUETA
¡En breve hora seré muerta!
Pero, ¡estás temblando....!
 
ARTURO
Por ti, por mí, por el padre mío que muerto,
cayó fiel a los Estuardo. Y, tú, ¿quién eres?
¡Oh...!
¡Seas quien fueres. quiero salvarte!
 
ENRIQUETA 
¡Es tarde! 
Hija de Enrique, de Carlos esposa, 
como la suya será mi suerte 
 
ARTURO
(Se arrodilla) 
¡Ah! ¡Tú, la Reina!
 
ENRIQUETA 
Sí; espero la muerte.
 
ARTURO
(Levantándose) 
¡Calla! ¡Calla, por piedad!
 
(Con misterio)
Fuera de estos muros, de todos oculta, 
te llevaré por camino seguro... 
Te irás de aquí .. te irás...
 
ENRIQUETA 
¡De aquí al patíbulo! 
Salvación y esperanza... Arturo: no hay 
 
ARTURO 
No, Reina; aún hay esperanza: 
o te salvas o moriremos juntos.
 
ENRIQUETA
Cambia, ah, cambia Arturo, de idea, 
piensa, Arturo, en tu peligro, 
piensa en Elvira, tu tesoro, 
que te espera ante el sagrado altar. ¡Ve..! 
 
ARTURO 
¡Ah! ¡Calla, por piedad! 
¡No hables de ella, a quien adoro! 
¡No me despojes de mi valor! 
Estarás a salvo, oh, desventurada, 
o la muerte encontraré 
y a la virgen mía adorada 
al morir invocaré.
 
Escena Octava
 
(Acompañada de Jorge, entra Elvira, con la
cabeza coronada de rosas, lleva un bellísimo
tocado de perlas en el cuello. En las manos, 
sostiene el velo nupcial regalo de Arturo)
 
ELVIRA
¡Ah!
Soy una doncella graciosa
Vestida de novia.
Soy blanca y humilde
cual lirio de abril.
Olorosos cabellos en donde ceñir tus rosas,
Mi pecho gentil adorno con tu collar.
 
ENRIQUETA, ARTURO, JORGE 
Si observo su candor, 
me parece la luna 
que, entre las nubes se aparece,
para consuelo de la noche.
¡Sí...! ¡Sí...! ¡Sí...!
Si escucho su canto, 
un ruiseñor me parece,
que enseña a la alborada
a suspirar de amor.
 
ELVIRA
Dime si es verdad que me quieres...
 
ENRIQUETA
Dime, querida, ¿qué deseas?
 
ELVIRA
Cual matutina estrella
bella quiero yo brillar.
Los bucles de mis cabellos
ayúdame a peinar.
 
ENRIQUETA
Sí; estoy dispuesta a tu ruego.
 
(Elvira se acerca a Enriqueta 
invitándole a que le enseñe a llevar el velo)
 
ELVIRA
Para embellecer la prueba,
vamos, no desdeñes
llevar el velo así, de esta manera,
sobre tu cabeza gentil.
¡Sí!
 
ENRIQUETA
Jovencita querida,
estoy dispuesta a tu ruego.
¡Oh Diosa de abril!
¡Sí!
 
ARTURO
Sobre las alas de la vida
comienza ahora a volar.
Préstale pues tu ayuda,
a su inocencia.
 
ARTURO, JORGE
Chiquilla inocente
que ahora quiere jugar.
Excusar de ti se espera
su demasiado bromear.
 
(Elvira quiere poner el velo sobre la cabeza
de Enriqueta; Arturo no quisiera pero, la
reina le indica, con un gesto, que se aleje,
y responde, bromeando, a Elvira)
 
ENRIQUETA
La gracia tuya me alegra;
me divierte secundar.
 
ELVIRA
¡Oh bella! Te oculto
el bucle del cabello
como yo dentro de mi velo
el mío quiero ocultar.
Oculta, mimosa,
en el velo divino...
ahora, pareces la esposa.
 
(Arturo hace un gesta de reparo, 
casi de idea que le corre por la mente) 
 
que va hacia el altar.
 
ENRIQUETA 
(Para sí)
¡Oculta dentro del velo 
ahora puedo, al menos, ocultar
mi ansiedad, mi anhelo,
la angustia de mi corazón! 
¡Ay! ¡Piadoso cielo, 
recoge con favor 
la oración de dolor
que me atrevo a elevar!
 
ARTURO 
(Para sí)
¡Oh! cómo en ese velo 
que le esconde el cabello, 
veo un resplandor divino, 
destello de esperanza. 
¡Oh! ¡Tú, piadoso cielo, 
templa tu favor!
¡Déjame, con furia de reo, 
a la víctima salvar!
 
JORGE 
(Para sí)
Elvira con su velo 
un angelito parece, 
un arco iris sobre el mar, 
un silfo en el regazo de una flor. 
Que el cielo te sonría, querida, 
con su tierno favor, 
tal que yo te vea, siempre, 
gozar de ternura y cariño.
 
(Valton dentro de la escena y coro de 
doncellas bajo el umbral de los apartamentos,
repitiendo les palabras de Valton) 
 
VALTON, CORO 
¡Mía 
Elvira, Elvira! 
¡Vamos! 
¡Se acerca la hora!
 
JORGE 
¡Vamos! Corre a tu habitación: 
Será tu amado 
quien te adorne el velo.
 
ELVIRA 
Si el padre se enoja, 
yo vuelo a mi cámara;
 
(Con mimo a Arturo)
 
Ah, más tarde, amado mío, 
tú me adornarás el velo. 
 
ARTURO, JORGE, ENRIQUETA
Si el padre se enoja, 
vuela a mi cámara; 
será tu amado 
quien te adorne el velo.
 
(Elvira se va con las doncellas y con Jorge)
 
Escena Novena
 
(Enriqueta y Arturo.
Arturo mira a su alrededor y saca de su 
cinturón el documento obtenido de Valton)
 
ENRIQUETA
(Para sí, mientras se quita el velo) 
Sobre la virginal cabeza 
de ella, feliz, un blanco velo se posa. 
A mí, ya no...
 
ARTURO
(Corriendo hacia ella y reteniéndola) 
¡Deténte...! 
¡Es claro don del cielo! ¡Disfrazada así, 
engañarás la vigilancia de los centinelas!
 
(Con resolución) 
 
Tú, parecerás mi esposa. 
Ven.
 
ENRIQUETA
¿Qué estás diciendo? 
¡Corres hacia tu propia ruina, 
a una suerte infame!
 
ARTURO
(Le aferra la mano, 
forzándola a partir) 
Ven...Te rescato de una muerte cierta.
 
Escena Décima
 
(Ricardo, desesperado y con la 
espada desnuda. Los anteriores.)
 
RICARDO
¡Detente! En vano robar pretendes
todo el bien mío en esta tierra
aquí te desafío a mortal guerra.
Tiembla..., ¡ah! ¡Tiembla ante mi acero!
 
ARTURO
(Con fuerza) 
Desprecio, oh audaz, tu furia; 
tu mortal desafío acepto: 
este hierro en tu pecho 
en tu corazón voy a plantar.
 
(A punto de batirse, Enriqueta se interpone, 
el velo se descompone y se descubre su rostro)
 
ENRIQUETA 
Paz... paz... ¡ah! Deteneos; 
por mí no vertáis vuestra sangre.
 
ARTURO 
¡Ah! ¿Qué haces?
 
RICARDO
(Con estupor y apoyándose en su espada) 
¡La prisionera!
 
ENRIQUETA
(Con grandeza) 
Yo Soy.
 
ARTURO 
Tu altiva voz 
con el hierro sostendrás. 
Ven...
 
RICARDO
(Con frialdad) 
Con ella, ileso te irás.
 
ARTURO 
¿Con ella? ¿Es cierto eso?
 
ENRIQUETA 
(Para sí)
¡Qué verborrea!
 
RICARDO 
No os vetaré el paso.
 
ENRIQUETA 
(Para sí)
¿Estoy soñando?
 
ARTURO 
Vamos.
 
RICARDO
Vete. 
 
(Para sí)
 
¡Oh, estúpido!
 
ARTURO
(Para sí)
Adiós, Elvira. Adiós, mi bien
 
CORO
(Desde fuera)
¡Gentes, a la fiesta! ¡Al templo vamos!
 
ARTURO,  ENRIQUETA
La gente se acerca... ¡oh cielo, huyamos!
 
RICARDO
Sí, huid...Así lo quiere Dios.
 
ARTURO
(A punto de partir)
Antes de que atravesemos la muralla,
¿hablarás?
 
RICARDO
No; te lo aseguro.
 
ARTURO
Júralo.
 
RICARDO
Lo juro.
 
TRIO
Adiós.
 
ENRIQUETA
¡Ah, sí! ¡Me iré junto a mi hijo!
 
ARTURO
Ah, Elvira mía, yo, lejos y atormentado,
seguiré amándote, como siempre te he amado.
 
RICARDO
(Para sí )
Sí, patria mía, amor tú perderás;
será tu vida un mar de lágrimas
 
(Arturo y Enriqueta se van)
 
Escena Undécima
 
(Ricardo; luego, Valton, Bruno, Elvira con
las doncellas listas para la boda. Después, 
los soldados, los puritanos, castellanos y 
castellanas. Ricardo con extrema ansiedad, 
mira por los vanos, y casi sigue con los ojos
los pasos de los dos fugados.)
 
RICARDO
Llegan al puente, pasan el fuerte,
están a las puertas; ya se han ido.
 
CORO
(Saliendo)
¡Al templo! ¡Al templo! ¡A la fiesta!
 
ELVIRA
¿Dónde está Arturo?
 
RICARDO
Estaba aquí...
 
ELVIRA
Arturo, ¿dónde estás...?
 
BRUNO
Se ha ido de aquí.
 
(Suenan los tambores en la fortaleza.
Todos miran por las ventanas)
 
ELVIRA, RICARDO, JORGE
Ya, fuera de las murallas; 
a lo lejos, en el llano...
 
CORO I
(A Valton)
Tu prisionera, la rea mensajera
con el vil caballero.
 
CORO II 
Cada uno en un caballo 
espoleando... volando...
 
TODOS 
¡Mirad allá!
 
(Cuadro general. Elvira grita)
 
VALTON 
Soldados, corred, tronad los cañones, 
llamad a las armas, corred... volad, 
¡del pelo traed a los dos traidores!
 
ELVIRA 
¡Ay de mí!
 
(Se ve gran movimiento de soldados y de gente.
Inmediatamente después del grito ¡A las armas!
que se repite fuera de escena, se oye batir a
llamada general. La campana de la fortaleza
suena a arrebato, el cañón dispara a lentos
intervalos. Elvira da algunos pasos, luego
se queda inmóvil tras lanzar un grito.)
 
TODOS 
¡A las armas!
 
VALTON
(A Bruno) 
¡Apresúrate!
 
TODOS
(Dentro)
¡A las armas!
 
TODOS 
¡Venganza!
 
(Valton, gritando venganza, desnuda la espada,
y, a la cabeza de un puñado de soldados, sale)
 
RICARDO
¡Oh! ¡Como en su pecho se mezclan el veneno
del odio y del amor!
 
ELVIRA
(Con dolor y la mirada fija)
La dama de Arturo, de blanco velada.
La mira y suspira; su esposa la llama...
¿Elvira es la dama? ¿No soy yo Elvira.?
 
JORGE
¡Elvira! ¿Qué estás diciendo?
 
ELVIRA 
¡Yo, Elvira! ¡Ah! ¡No! ¡No!
 
(Elvira está inmóvil, con los ojos fijos y 
abiertos de par en par. Se toca la cabeza, 
casi para verificar si tiene el velo. 
Todo en ella indica una súbita locura. 
Grita, no con voz desesperada; luego 
se queda inmóvil y triste, como antes) 
 
CORO 
La pobre está pálida... inmóvil, lívida,.. 
Muévete, Elvira... 
Demente vivirá, 
morirá de dolor.
 
(Elvira, en su delirio, cree ver a Arturo,
y dice estos versos, con lo mayor tristeza
y la más delirante pasión. Luego, vuelve a 
quedarse inmóvil como antes)
 
ELVIRA
Arturo, ¿vuelves? ¡Date prisa!
¡Oh, ven al templo, amado Arturo,
fidelidad eterna mi bien, te juro!
Como hoy es puro, siempre será mi corazón,
viviré de amor... de amor moriré.
 
MUJERES 
Se cree en el altar...
 
HOMBRES 
¡Le jura a Arturo!
 
MUJERES 
¡Ella tan ingenua!
 
HOMBRES 
¡Él tan perjuro!
 
TODOS 
¡Pobre hija! ¡Morirá de amor!
 
RICARDO, CORO 
¡Oh! ¡Cómo tengo el alma, triste y doliente 
oyendo el llanto de la inocente! 
¡Sea siempre infame el traidor 
que, en tanta pena, dejó a ese corazón!
 
JORGE
Dios de clemencia, te ofrezco mi vida
si a la inocente llevas tu ayuda.
¡Vamos! Sé clemente con un corazón puro!
¡Vamos! ¡Sé poderoso sobre el traidor!
 
RICARDO
Cuanto más la miro, más profundo es mi pena
y más se enciende el alma de amor....
Sin embargo, más tremendo se enardece mi furor
contra quien tanto bien me arrebató.
 
JORGE 
Mi oración piadosa y profunda 
que a ti llega sobre suspiros de dolor, 
Tú Clemente consuela, oh Señor, 
por la virgen a quien el impío inmoló.
 
(Elvira hace un movimiento, casi volviendo
a ver a Arturo, huyendo)
 
ELVIRA
Pero, ¿ya me huyes? Cruel, ¿abandonas
a quien tanto te amó?
 
CORO 
¡Ay! ¡Mala fortuna! ¡Luto y dolor! 
Tan bella, tan pura, del cielo criatura, 
¡En el día dilecto, escarnecida, traicionada! 
¡Sea maldito el vil traidor!
 
ELVIRA 
¡Qué fiebre voraz me mata, me deshace, 
qué llama, qué ira me quema y martiriza!
Fantasmas perversos, ¡huid dispersos! 
o, en tanto furor, despedazad mi corazón.
 
PURITANOS, TODOS 
Maldición.
 
CORO  
¡Ni casa, ni playa recoja a los huidos! 
En odio del cielo, en odio a los vivos, 
abatidos por el viento, en horrenda tempestad,
sus odiadas cabezas no puedan posar. 
Errantes, llorando, en terrible guerra, 
con el cielo, con la tierra, con el mar, 
con los elementos: 
siempre malditos en la vida y en la muerte, 
sea eterna su suerte, eterno el penar.

Acto II