I PURITANI
Personajes
GUALTIERO VALTON JORGE ARTURO TALBOT RICARDO FORTH BRUNO ROBERTON ENRIQUETA ELVIRA |
Gobernador General, Puritano Su hermano, Coronel retirado, Puritano Caballero, partidario de los Estuardo. Coronel Puritano Oficial Puritano Viuda de Carlos I (Dama di Villa Forte) Hija de Lord Valton |
Bajo Bajo Tenor Barítono Tenor Soprano Soprano |
La acción de los actos primero y
segundo, se desarrolla en una fortaleza de Plymouth,
y el tercero en una pradera cercana a la fortaleza.
ATTO PRIMO Scena Prima (Spazioso terrapleno nella Fortezza di Plymouth. Si vedono alcune cinte, torri ed altre specie di fortificazioni, con ponti levatori, ecc. Da lontano si scorgono montagne, che fanno bellissima veduta, mentre il sole che nasce va gradotamente illuminandole, siccome poi rischiara tutta la scena. Sopra de'baluardi si veggono scambiare i Sentinelle. Sentinelle fuori e dentna la fortezza. Bruno e Coro di Soldati che escono con attrezzi militari e puliscono le armi) SENTINELLA I All'erta! SENTINELLA 2 All'erta! BRUNO E CORO All'erta! All'erta! L'alba appari, la tromba rimbomba nunzia del di. (Il tamburo e le trombe suonano la sveglia) SENTINELLA I La tromba... SENTINELLA II Rimbomba TUTTE Nunzia del di. Scena Seconda (I soldati si mischiano coi Castellani) CORO DI SOLDATI Quando la tromba squilla ratto il guerrier si desta: l'arme tremende appresta, alla vittoria va! Pari del ferro al lampo, se l'ira in cor sfavilla, degli Stuardi il campo in cenere cadrà. (Odesi un preludio di armonia religiosa entro la Fortezza) BRUNO O di Cromwell guerrieri, pieghiam la mente e il cor ai mattutini cantici sacri al divin Fattor. (I soldati s'inginocchino) CORO Dl PURITANI (Dentro la fortezza. La campana suona la preghiera) La luna, il sol, le stelle, le tenebre, il fulgor dan gloria al Creator. In lor favelle la terra e i firmamenti esaltano il Signor. A lui dien laudi e onor tutte le genti! BRUNO Udisti? CORO Dl SOLDATI Udii. BRUNO, CORO Fini. Al re che fece il di l'inno de' puri cor sali su' venti. CORO Dl CASTELLANE (Di dentro) A festa! (Tutti sortono) TUTTI A festa! A festa! A tutti rida il cor: Cantate un santo amor, A festa! Garzon che mira Elvira, si bella verginella, l'appella la sua stella, regina dell'amor. Ah! é il riso e il caro viso beltà di paradiso; e rosa sul suo stel, e un angelo del ciel. A festa! A festa! A festa! A tutti rida il cor se a nozze invita amor. Cantiam un santo amor. (Tutti partono; il solo Bruno, vedendo Riccardo che esce afflitto, si ,ferma in disparte) Scena Terza (Riccardo e Bruno) RICARDO Or dove fuggo io mai...? Dove mai celo gli orrendi affanni miei? Come quei canti mi risuonano all'alma amari pianti! O Elvira, o Elvira, o mio sospir soave, per sempre io ti perdei!... Senza speme ed amor... In questa vita or che rimane a me? BRUNO La patria e il cielo. RICARDO Qual voce?... che dicesti... è vero, è vero! BRUNO Apri il tuo core intero all'amistà. N'avrai conforto... RICARDO É vano. Ma pur t'appagherò. Sai che d'Elvira il genitor m'acconsentia la mano, quando al campo volai. Leri, alla tarda sera. qui giunto con mia schiera, pien d'amoroso idea vo al padre... BRUNO Ed ei dicea? RICARDO "Sospira Elvira a Talbo Cavaliero, e sovra il cor non v'ha paterno impero". BRUNO Ti calma, amico... RICARDO Il duol che al cor mi piomba sol calma avrà nel sonno della tomba. Ah! per sempre io ti perdei. Fior d'amore, o mia speranza; Ah! la vita che m'avanza sarà piena di dolor... Quando errai per anni ed anni al poter della ventura, io fidai sciagura e affanni nella speme del tuo amor. (Breve marcia; i soldati trapassano la scena per andare alla rosseggia) BRUNO T'appellan le schiere a lor condottier. RICARDO Di gloria il sentiere m'è chiuso al pensier. BRUNO A patria e ad onore non arde il tuo cor? RICARDO Io ardo, e il mio ardore è amore, è furor. BRUNO Deh, poni in oblio l'età che fioriva di speme e d'amar. RICARDO Bel sogno beato, d'amore e contento, o cangia il mio fato, o cangia il mio cor. Oh! come è tormento nel di del dolore la dolce memoria d'un tenero amor. (Partono) Scena Quarta (Stanze di Elvira. Le finestre gotiche sono aparte. Si vedono le fortificazioni ecc) (Elvira e Sir Giorgio.) ELVIRA O amato zio, o mio secondo padre! GIORGIO Perché mesta cosi? M'abbraccia, Elvira. ELVIRA Ah, chiamami tua figlia! GIORGIO O figlia. o nome che la vecchiezza mia consola e alletta pel dolce tempo che ti veglio accanto, poi palpitar del mio paterno core e pel soave pianto che in questo giorno d'allegrezza pieno piove dal ciglio ad inondarmi il seno... O figlia mia diletta, oggi sposa sarai! ELVIRA (Con forza) Sposa...? No: mai! Sai com'arde in petto mio bella fiamma onnipossente; sai ch'è puro il mio desio, che innocente è questo cor. Se tremante... all'ara innante strascinata, un di sarò forsennata in quell'istante di dolore io morirò! GIORGIO Scaccia ormai pensier sì nero. ELVIRA Morir si... sposa, non mai! GIORGIO Che dirai se il cavaliero qui vedrai, se taro sarà? ELVIRA Ciel, ripeti, chi verrà? GIORGIO Egli stesso. ELVIRA Egli... Chi? GIORGIO Arturo! ELVIRA E fia vero? GIORGIO Oh figlia! Il giuro! ELVIRA E fia vero? GIORGIO Oh, si, t'allegra! mia buona Elvira... A DUE Oh Arturo!... Non è un sogno... Oh! Amor! Oh, Elvira!... (Elvira si abbandona fra le braccia dello zio) GIORGIO Piangi, o figlia, sul mio seno; piangi, ah! piangi di contento. Ti cancelli ogni tormento questa lagrima d'amor. E tu mira, o Dio pietoso l'innocenza in unan velo: benedici tu dal cielo questo giglio di candor ELVIRA (Con abbandono) Quest'alma, al duolo avvezza, sil vinta è dal gioir, che ormai non può capir sì gran dolcezza. Chi mosse a miei desir il genitor? GIORGIO Ascolta. Sorgea la notte folta, tacea la terra e il ciel, parea natura avvolta, avvolta in mesto vel. L'ora propizia ai miseri il tuo pregar, tue lagrime, m'avvalorar si l'anima che volo al genitor. ELVIRA Oh! mio consolator! GIORGIO Io cominciai: "Germano" nè più potei parlar; allor bagnai sua mano d'un mute lagrimar. Por ripigliai tra i gemiti; L'angelica tua Elvira pel prode Arturo sospira; se ad altre nozze andrà... misera, perirà! ELVIRA O angiol di pietà sceso dal ciel per me! e il padre? GIORGIO Ognor tacea... ELVIRA E poi? GIORGIO Dicea: "Riccardo chiese, e ottenea mia fede... Ei la mia figlia avrà!" ELVIRA Ciel! solo a udirti io palpito! E tu!... GIORGIO "La figlia misera" io ripetea," morrà". "Ah, viva!" Ei mi dice, e stringemi al cor "Sia Elvira felice sia lieta d'amar". (Mentre Elvira nuovamente corre fra le braccia dello zio, e vuol parlare, odesi fuori della fortezza un suono di corni di caccia) ELVIRA Odi... Oh ciel! qual suon si desta? GIORGIO Ascoltiam! é il segnal di gente d'arme. ARMIGERI (Fuori della fortezza) Viene i prode e nobil conte Arturo Talbo cavalier! GIORGIO Non te'l dissi? ELVIRA Ah, non resisto! GIORGIO Deh, ti calma! ELVIRA (Abbracciando Giorgio) Oh! padre mio! ARMIGERI (Dentro la fortezza) Cavalier! Lord Arturo varchi il ponte. Fate campo al pro' guerrier. A due GIORGIO A quel suono, al nome amato, al tuo core or presta fede! Questo giorno avventurato d'ogni gioia sia forier!... ELVIRA A quel nome, al mio contento, al mio core io credo appena. Tanta gioia, oh Dio, pavento, non ho lena a sostener! (Dentro le scene, dal lato ove si crede che Arturo faccia il suo ingresso nella fortezza, odessi il eseguente) CORO Ad Arturo, de' cavalier bel campione in giostra e amor, le donzelle ed i guerrier fanno festa e fanno onor. ELVIRA Senti? GIORGIO Sei paga? ELVIRA Appieno. GIORGIO Le grida ascolta di gioia e onor. (Partono) Scena Quinta (Sala d'arme. Il fondo della scena è aperto. Fra le colonne si veggono sempre alcune tracce di fortificazioni, ecc. Dal lato destro esce Lord Arturo con alcuni scudieri e paggi i quali recano vari doni nuziali, e fra questi si vedrà un magnifico velo bianco. Dal lato sinistro escono Elvira, Valton, Sir Giorgio, damigelle con Castellani e Castellane, che partono festoni di fiori, e li intrecciana alle colonne. Dal fondo della scena escono soldati guidati da Bruno, che fanno corteggio e danno complimento al decoro della festa) CORO Ad Arturo, a Elvira onore, coroni amor, beltà e valor! DAMIGELLE Rosa ell'è di verginelle bella al par di primavera; come l'astro della sera spira all'alma pace e amor! CORO Bello egli è tra cavalieri com'è il cedro alla foresta: in battaglia egli è tempesta, è campione in giostra e amor. ARTURO A te, o cara, amor talora mi guidò furtivo e in pianto; or mi guida a te d'accanto tra la gioia e l'esultar Al brillar di sì bell'ora, se rammento il mio tormento si raddoppia il mio contento, m'è più caro il palpitar. CORO Cielo, arridi a' voti miei, benedici a tanto amor. ELVIRA Oh contento! ARTURO Ah! mio bene! ELVIRA Ah! mio Arturo! ARTURO Ah! Elvira mia! ELVIRA Or son tua! ARTURO Si, mia tu sei! A DUE Cielo, arridi a' voti miei, benedici a tanto amor. GIORGIO, VALTON Senza occaso questa aurora mai null'ombra o duol vi dia: santa in voi la fiamma sia, pace ognor v'allieti il cor. Scena Sesta (Detti, poi Enrichetta.) VALTON Si compia senza me l'augusto rito. (Ad Arturo) Merce' di questo foglio voi sino al tempio libero passo avrete. (A Giorgio) Tu li accompagnerai. (Ad Enrichetta che giunge guidata da Bruno) Oh, nobil dama, l'alto Anglican sovrano Parlamento ti chiama al suo cospetto: io ti son scora. ENRICHETTA (Fra sè) Ahimè, che sento! Mia speme è morta (a Valton) E che si vuol da me? VALTON A me s'addice obbedir e tacer. Altro non lice. ARTURO (A Giorgio in disparte) È dei Stuardi amica? GIORGIO È prigioniera da molte lune, e fu da ognun creduta amica de' Stuardi e messaggera sotto mentito nome, ARTURO (Fra sè, ma guardando pietosamente Enrichetta) O Dio! Che ascolto! Deciso è il suo fatto; essa è perduta. Oh sventurata! ENRICHETTA (Accorgendosi d'Arturo) Quale pietade in quel volto! VALTON (Ad Elvira, poi alle damigelle) Oh Figli! Al rito, alle pompose feste s'appresti ognun. La nuziale veste va, o diletta, a indossar. Ite voi seco. (A Bruno) Fuori del vallo i miei destrier sian presti. (A Enrichetta) La nostra andata c'è forza d'affrettar, (Ai figli) Com'io, vi unisca il Cielo, o coppia amata, Scena Settima (Valton unisce nuovamente le destre d'Elvira e d'Arturo, e parte colle guardia, Giorgio ed Elvira partono colle damigelle, Arturo fa sembiante di partire, ma guarda attentamente all'intorno, quasi per assicurasse che tutti sono andati) ENRICHETTA (Fra sè. Guardando attentamente Arturo) Pietà e dolore ha in fronte (Ad Arturo) Cavalier! ARTURO Se t'è d'uopo di consiglio, di soccorso e d'aita, in me t'affida! ENRICHETTA (Con mistero e fiducia) Se mi stesse sul capo alto periglio? ARTURO Ah! Parla... oh Dio!... che temi? ENRICHETTA Breve ora, e sarò spenta! ...Ma tu fremi!... ARTURO Per te, per me, pel padre mio che spento cadea fido ai Stuardi. Ma tu chi sei? Oh!... Chi tu sii, ti vo' salvar! ENRICHETTA É tardi! Figlia a Enrico, a Carlo sposa, Pari ad essi avrò la sorte... ARTURO (S'inginocchia) Ah! Tu, Regina! ENRICHETTA Si, attendo morte! ARTURO (Alzandosi) Taci! Taci, per pietà! (Con mistero) Fuor le mura a tutti ascosa ti trarrò per vie sicure... Tu n'andrai di qui... n'andrai... ENRICHETTA Di qui alla scure! Scampo e speme...Arturo, non v'ha. ARTURO No, Regina, ancor v'è speme; O te salva... O spenti insieme. ENRICHETTA Cangia, ah cangia o Arturo, di consiglio, pensa, Arturo, al tuo periglio, pensa a Elvira, il tuo tesoro che ti attende al sacro altar, va!... ARTURO Ah!... cessa per pietà! Non parlar di lei che adoro; di valor non mi spogliar. Sarai salva, o sventurata, o la morte incontrerò e la vergin mia adorata nel morir invocherò. Scena Ottava (Accompagnata di Giorgio, Elvira entra, il capo coronato di rose, ha un bellissimo monile di perle al collo. Nelle mani ha il magnifico velo nuziale regalato da Arturo) ELVIRA Ah! Son vergin vezzosa in vesta di sposa, Son bianca ed umile qual giglio d'april, Ho chiome odorose cui cinser tue rose, ho il seno gentil del bel monil ENRICHETTA, ARTURO, GIORGIO Se miro il suo candore mi par la luna allor che tra le nubi appare la notte a consolar! Si!... Si!... Si!... Se ascolto il suo cantar un rosignuol mi par che insegni al primo albor a sospirar d'amor. ELVIRA Dimmi, s'è ver che m'ami... ENRICHETTA Dimmi, o gentil, che brami? ELVIRA Qual mattutina stella bella vogl'io brillar; del crin le molli anella mi giova ad aggraziar. ENRICHETTA Si, son presta al tuo pregar. (Elvira si accosta ad Enrichetta invitandola ad insegnarle ad acconciare il velo) ELVIRA A illeggiadrir la prova, deh! non aver a vil, il velo in foggia nuova sul capo tuo gentil. 5i! ENRICHETTA Diletta fanciulletta, son presta al tuo pregar. O vera Dea d'april! Si! ARTURO Sull'ali della vita comincia or a volar. Deh! Scusa e tu l'aita nel semplice aleggiar. ARTURO E GIORGIO Fanciulla e semplicetta ognor desia scherzar. Scusare a te s'aspetta suo troppo vezzeggiar. (Elvira vuol porre il velo sul capo d'Enrichetta; Arturo non vorrebbe, ma la regina gli fa cenno di allontanarsi, e risponde scherzando ad Elvira) ENRICHETTA Il vezzo taro m'alletta; mi è caro secondar. ELVIRA O bella, ti celo le anella del crin, com'io nel bel velo mi voglio celar. Ascosa, vezzosa, nel velo divin, or sembri la sposa (Arturo fa un gesto rimarchevole, quasi d'idea che gli corre per la mente) che vassi all'altar. ENRICHETTA (Fra sè) Ascosa dentro il vel, or posso, almen celar l'affanno, il palpitar, l'angoscia del mio cor! Deh! Tu, pietoso ciel, raccogli con favor la prece di dolor che oso a te levar! ARTURO (Fra sè) Oh! come da quel vel, che le nasconde il crin, veggio un splendor divin di speme a balenar Deh! Tu pietoso ciel, m'accorda il tuo favor! Mi fa da reo furor La vittima salvar! GIORGIO (Fra sè) Elvira col suo vel un zeffiretto appar, un'iride sul mar, un silfo in grembo ai fior. T'arrida, o cara, il ciel col roseo suo favor, tal ch'io ti vegga ognor tra i vezzi a giubilar. (Valton dentro le scene e caro di damigelle che compariscano sulle soglie degli appartamenti, ripetendo le parole di Valton) VALTON E CORO Mia Elvira, Elvira! Deh! Il di l'ora avanza! GIORGIO Deh! Riedi a tara stanza: Sarà il tuo fedel che t'orni del vel. ELVIRA Se il padre s'adira, lo volo a mia stanza; (Con vezzo semplice ad Arturo) Ah, poscia, o fedel, tu posami il vel. ARTURO, GIORGIO, ENRICHETTA Se il padre s'adira, ah! Riedi a tua stanza; sarà il tuo fedel che t'orni del vel. (Elvira parte con le damigelle e con Giorgio) Scena Nona (Enrichetta ed Arturo. Arturo guarda all'intorno, e trae della cintura il foglio avuto da Valton) ENRICHETTA (Da se stessa, in atto di deporre il velo) Sulla verginea testa d'una felice un bianco vel s'addice. A me non già... ARTURO (Correndo a lei e trattenendola) T'arresta!... È chiaro don del ciel! cosi ravvolta deluderai la vigilante scolta! (Con risolutezza) Tu mia sposa parrai. Vieni. ENRICHETTA Che dici mai? Tu corri a tua ruina, a infame sorte! ARTURO (Le afferra la mano in atto dl forzarla a partire) Vien, per pietà... t'involo a certa morte. Scena Decima (Riccardo, disperato e con spada nuda, e detti) RICARDO Ferma. Invan rapir pretendi ogni ben ch'io aveva in terra: qui ti sfido a mortal guerra. Trema... ah! Trema del mio acciar! ARTURO (Con forza) Sprezzo, o audace, il tuo furore; la mortal disfida accetto: questo ferro nel tuo petto sino all'elsa io va' piantar. (Per battersi, Enrichetta si frappone, il velo si scompone e il suo volto si scopre) ENRICHETTA Pace... pace... ah! V'arrestate, per me sangue non versate. ARTURO Ah! Che fai? RICARDO (Con stupore e appoggiandosi alla spada) La prigioniera! ENRICHETTA (Con grandezza) Dessa io son. ARTURO Tua voce altera or col ferro sosterrai. Vien... RICARDO (Freddamente) Con lei tu illeso andrai. ARTURO Con lei? E fia ver? ENRICHETTA (Fra sè) Qual favellar! RICARDO Più non vieto a voi l'andar. ENRICHETTA (Fra sè) Sogno? ARTURO Andiam. RICARDO Parti. (Fra sè) O stolto ARTURO (Fra sè) Addio, o Elvira, addio mio ben... CORO (Da fuori ) Genti a festa! Al tempio andiamo! ARTURO, ENRICHETTA Gente appressa... o ciel, fuggiamo! RICARDO Si, fuggite... il vuole Iddio. ARTURO (Per partire) Pria che siamo oltre le mura, parlerai? RICARDO No; t'assicura. ARTURO Tu lo giura. RICARDO Il giuro. A TRE Addio. ENRICHETTA Ah, si, n'andrò al figlio accanto! ARTURO Ah, Elvira mia, io lungi e in guai si, t'amerò, com'io t'amai. RICARDO (Fra sè) Si, patria mia, amor, tu perderai; sarà tua vita, un mar di guai (Arturo ed Enrichetta partono) Scena Undecima (Riccardo, poi Valton, Bruno, Elvira con damigelle in pompa di nozze, indi soldati, puritani, castellani e castellane. Riccardo con estrema ansietà guarda dalle logge, e quasi segue cogli occhi i passi dei due fuggiaschi) RICARDO É già al ponte, passa il forte, é alle porte, già n'andò. CORO (Uscendo) Al tempio, al tempio, a festa! ELVIRA Dov'è Arturo? RICARDO Egli era qui... ELVIRA Arturo, ove sei?... BRUNO Parti da qui. (Suono di tamburo nella fortezza, tutti guardano fuori dalle logge) ELVIRA, RICARDO, GIORGIO Già fuor dalle mura; laggiù alla pianura... CORO I (A Valton) La tua prigioniera, la rea messaggera col vil cavaliero. CORO II Ciascun su un destriero Spronando... volando... TUTTI Mirate colà! (Quadro generale. Elvira getta un grido) VALTON Soldati, correte, coi bronzi tuonate, all'armi appellate, correte... volate, pel crin trascinate i due traditor! ELVIRA Ahimè! (Si vede gran movimento di soldati e di gente. Poi, dopo il grido all'arma che si ripete dentro le scene, si sente battere la generale. La campana del forte suona a stormo, il cannone spara a lenti intervalli. Elvira fa alcuni passi meccanicamente, poi resta immota dopo qualche doloroso grido) TUTTI All'armi! VALTON (A Bruno) T'affretta! TUTTI (Di dentro) All'armi! TUTTI Vendetta! (Valton, gridando vendetta, snuda la spade, e alla testa d'un drappello di soldati, parte) RICARDO Oh, come nel seno, si mesce il veleno di sdegno e d'amor! ELVIRA (Con dolore ed occhi fissi) La dama d'Arturo è a bianco velata, la guarda e sospira, sua sposa la chiama; Elvira è la dama? Non sono più Elvira? GIORGIO Elvira! Che dici? ELVIRA lo Elvira! Ah! No...no! (Elvira è immobile cogli orchi fissi e spalancati. Si tocca la testa quasi per verificare se ha il velo. Tutto in lei indica una subitanea follia. Grida no con voce disperata, poi resta immobile e mesta come prima) CORO La misera è pallida... è immobile e squallida... Ti scuoti, o Elvira... demente vivrà, dolente morrà. (Elvira, nel suo delirio, crede vedere Arturo, e dice questi versi colla più gran mestizia e delirante passione. Poi, torna immobile come prima) ELVIRA Arturo, tu ritorni? T'appressa ancor! Oh! vieni al tempio, fedel Arturo, eterna fede, mio ben ti giuro! Com'oggi è puro, sempre avrò il core, vivrò d'amore... morrò d'amor. DONNE Si crede all'ara... UOMINI Giura ad Arturo! DONNE Ella si fida! UOMINI Ei si spergiuro! TUTTI Misera figlia, morrà d'amor! RICARDO E CORO Oh! come ho l'anima, triste e dolente udendo i pianti dell'innocente! Sia sempre infame il traditor che in tante pene lasciò quel cor! GIORGIO Dio di clemenza, t'offro mia vita se all'innocenza giovi d'aita. Deh! Sii clemente a un puro cor... Deh! Sii possente sul traditor! RICARDO Più la miro ho più doglia profonda e più l'alma s'accende in amore... Ma più avvampa tremendo il furore contro chi tanto ben m'involò. GIORGIO La mia prece pietosa e profonda, che a te vien sui sospir del dolore, tu clemente consola, o Signore, per la vergin cui l'empio immolò. (Elvira fa un moto quasi tornando a vedere Arturo che fugge) ELVIRA Ma tu già mi fuggi? Crudele, abbandoni chi tanto t'amò?...Arturo... oh Dio!... no... CORO Ah! dura sciagura, ah! Lutto e dolor! Si bella, si pura del ciel creatura, Nel dì del diletto schernita, tradita! Andrà maledetto il vil traditor! ELVIRA Qual febbre vorace m'uccide, mi sface, qual fiamma, qual'ira m'avvampa e martira! Fantasmi perversi, fuggite dispersi!... O in tanto furor sbranatemi il cor. PURITANI, TUTTI Maledizione. CORO Non casa, non spiaggia, raccolga i fuggenti! In odio del cielo, in odio ai viventi, battuti dai venti, da orrende tempeste, le odiate lor teste non possan posar. Erranti, piangenti, in orrida guerra, col cielo, la terra, il mar, gli elementi: ognor maledetti in vita ed in morte sia eterna lor sorte, eterno il penar. |
ACTO PRIMERO Escena Primera (Vasta explanada dentro de la fortaleza de Plymouth. Se ven algunas cintas, torres y otras especie de fortificaciones con puentes elevados, etc. De lejos, se ven las montañas que embellecen la vista, mientras el sol que nace va, gradualmente iluminándolas, hasta llenar de luz toda la escena. Sobre los baluartes, se ve el cambio de guardia de los centinelas. Centinelas fuera y dentro de la fortaleza Bruno y el coro de soldados que salen con uniformes militares y limpian las armas.) CENTINELA 1 ¡Alerta! CENTINELA 2 ¡Alerta! BRUNO, CORO ¡Alerta! ¡Alerta! Ha llegado la mañana, ya resuena la trompa anunciando el nuevo día. (El tambor y las trompetas tocan a diana) CENTINELA 1 La trompeta... CENTINELA 2 ...resuena... TODOS ...anunciando el nuevo día. Escena Segunda (Los soldados se mezclan con los castellanos.) CORO Cuando la trompeta suena el soldado rápido despierta: y las terribles armas apresta ¡a la victoria va! Como el brillo relumbra del acero la ira de su corazón enciende y de los Estuardo el campamento en cenizas quedará. (Se oye un preludio de armonía religiosa dentro de la fortaleza) BRUNO Oh, guerreros de Cromwell, plegad la mente y el corazón a los cantos matutinos consagrados al divino Hacedor. (Los soldados se arrodillan) CORO DE PURITANOS (Dentro de la fortaleza. La campana toca a rezos) La luna, el sol, las estrellas las tinieblas, el fulgor dan gloria al Creador. En su lenguaje, la tierra y el firmamento exaltan al Señor. ¡A Él alaben y honren todas las gentes! BRUNO ¿Lo habéis oído? CORO DE SOLDADOS Lo hemos oído. BRUNO, CORO Terminó. Al Rey que hizo el día El himno de los corazones puros Se eleve sobre los vientos. CORO DE CASTELLANAS (Desde dentro) ¡A la fiesta! (Todos salen) TODOS ¡A la fiesta! ¡A la fiesta! Alegre el corazón Cantad a un santo amor... ¡A la fiesta! El muchacho que mira a Elvira, tan bella virgencita, la llama su estrella, la reina de su amor. ¡Ah! Son su risa y su cándido semblante beldad del paraíso; es una rosa su tallo, es un ángel del cielo. ¡A la fiesta! ¡A la fiesta! ¡A la fiesta! Que el corazón de todos se alegre a bodas invita el Amor. Cantemos a un santo amor. (Se van todos; sólo Bruno, viendo a Ricardo que sale afligido, se detiene en un aparte junto a él) Escena Tercera (Ricardo y Bruno.) RICARDO Ahora, ¿adónde huiré? ¿Dónde podré ocultar mi horrible sufrimiento? ¡Cuán amargos resuenan en mi alma esos cantos! ¡Oh Elvira! ¡Oh Elvira! ¡Oh suspiro suave, para siempre, te he perdido! Sin esperanza ni amor... en esta vida, ¿qué me queda ya? BRUNO La patria y el cielo. RICARDO ¿Esa voz? Lo que has dicho...¡Es verdad! BRUNO Abre tu corazón enteramente a la amistad. Encontrarás consuelo... RICARDO Es inútil aunque, voy a satisfacerte. Sabes que de Elvira el padre me consintió la mano cuando partí a la guerra. Ayer, en la noche, aquí, cuando llegaba junto a mis tropas, acariciando esa idea, fui al padre... BRUNO Y, ¿qué te dijo? RICARDO "Suspira Elvira por Talbo el Caballero, y en el corazón no manda imperativo paterno" BRUNO Cálmate, amigo... RICARDO El dolor que me cayó en el corazón sólo encontrará la paz en la tumba. ¡Ah! ¡Te he perdido para siempre! Flor de amor, ¡oh, esperanza mía! ¡Ah! La vida que me espera estará llena de dolor... Cuando he vagado años y años en poder de la ventura, afronté amargura y afanes en la esperanza de tu amor. (Breve marcha. Los soldados cruzan la escena para ir a ser revistados) BRUNO Te llaman tus tropas, comandante. RICARDO El sendero de la gloria está cerrado a mis pensamientos. BRUNO ¿Por la patria y el honor no arde tu corazón? RICARDO Yo ardo, y mi ardor es amor, es furor. BRUNO ¡Vamos! Olvida el tiempo en que florecía la esperanza y el amor. RICARDO Bello y dulce sueño de amor y de contento, o cambia mi destino o cambia mi corazón. ¡Oh! Qué tormento, en el día del dolor, el dulce recuerdo de un tierno amor. (Se van) Escena Cuarta (Habitaciones de Elvira. Las ventanas góticas están abiertas. Se ven las fortificaciones, etc.) (Elvira y Sir Jorge) ELVIRA ¡Oh amado tío! ¡Oh mi segundo padre! JORGE ¿Por qué tan triste? ELVIRA ¡Ah! ¡Llámame tu hija! JORGE ¡Oh hija! ¡Oh nombre que a mi vejez consuela y alegra mientras velo por ti, por el palpitar de mi paterno corazón y por el llanto suave que esta mañana llena de alegría cae desde mis pestañas, para inundar mi corazón... ¡Oh! hija mía querida. ¡hoy serás esposa! ELVIRA (Con fuerza) ¿Esposa? No; ¡nunca! Sabes cómo arde en mi pecho esa llama omnipotente... Sabes que es puro mi deseo, inocente mi corazón. Si temblando... ante el altar enajenada, ese día iré enloquecida y, en ese instante, ¡de dolor yo moriré! JORGE Descarta ya un pensamiento tan negro. ELVIRA Morir, sí... esposa, no, ¡nunca! JORGE ¿Qué dirías si el caballero que va a venir fuese el tuyo? ELVIRA Dios mío, repite eso, ¿quién vendrá? JORGE Él mismo. ELVIRA Él... ¿Quién? JORGE ¡Arturo! ELVIRA ¿Es verdad eso? JORGE ¡Hija! ¡Te lo juro! ELVIRA ¿De verdad? JORGE ¡Oh, sí! ¡Alégrate, mi buena Elvira! A DÚO ¡Oh, Arturo! No es un sueño... ¡Oh Amor! ¡Oh Elvira...! (Elvira se abandona entre los brazos de su tío) JORGE Llora, hija mía, sobre mi pecho; Llora, ¡ah! Llora de alegría. Que cancele todo tormento esta lágrima de amor. Y tú, mira, oh Dios piadoso, la inocencia encarnada. Bendice tú, desde el cielo este lirio de candor. ELVIRA (Con abandono) Esta alma, acostumbrada a penar, hoy, tan vencida es por la dicha que ya no puede entender tan inmensa dulzura. ¿Quién inclinó hacia mis deseos a mi padre? JORGE Escucha. Caía una noche oscura, callaban el cielo y la tierra, la Naturaleza parecía envuelta en un trágico velo. La hora propicia para los desgraciados, tus rezos, tus lágrimas, le dieron tanta fuerza a mi alma que volé hacia tu padre. ELVIRA ¡Oh, mi consuelo! JORGE Comencé diciéndole: "Hermano" pero no podía hablar, bañé su mano de lágrimas enmudecidas. Luego, recomencé entre sollozos. "Tu angelical Elvira por el valiente Arturo suspira; si a otras bodas ha de andar... de tristeza, ¡morirá!" ELVIRA ¡Oh, ángel de piedad enviado del cielo para mí! Y, ¿mi padre? JORGE Aún callaba... ELVIRA Y ¿entonces? JORGE Dijo: "Ricardo pidió y obtuvo mi promesa; él tendrá a mi hija". ELVIRA ¡Sólo de oírte, tiemblo! Y tú... JORGE "La pobre hija", repetía yo, "morirá". "¡Ah, que viva!" me dijo él, estrechándome en su pecho. "Sea Elvira feliz, sea dichosa de amor". (Mientras Elvira, de nuevo, corre a los brazos de su tío, y quiere hablar, se oye, desde fuera de la fortaleza, un sonido de cuernos de caza) ELVIRA Oye... ¡Oh cielos! ¿Qué sonido es ése? JORGE ¡Escuchemos! Es señal de gente de armas. SOLDADOS (Fuera de la fortaleza) ¡Llega el valiente y noble conde Arturo Talbo, caballero! JORGE ¿No te lo dije? ELVIRA ¡Ah, no resisto! JORGE Vamos, cálmate... ELVIRA (Abrazando a Jorge) ¡Oh! ¡Padre mío! SOLDADOS (Dentro de la fortaleza) ¡Caballero! Lord Arturo cruza el puente, ¡abrid paso al valiente guerrero! A dúo JORGE En ese sonido, en el nombre amado, en tu corazón cree ahora... Este día venturoso sea antesala de toda dicha... ELVIRA En ese nombre, en mi alegría, en mi corazón creo apenas. Tanta dicha, ¡oh Dios! me asusta, no tengo fuerza para sostener. (Dentro de la escena, del lado por donde se cree que Arturo ha entrado en la fortaleza, se oye lo siguiente) CORO ¡A Arturo, caballero, flamante campeón en justas y en amor, festejan y honran! ELVIRA ¿Oyes? JORGE ¿Estás satisfecha? ELVIRA Completamente. JORGE Los gritos escucha de alegría y de honor. (Se van) Escena Quinta (Sala de armas. El fondo de la escena está abierto. Entre las columnas se ven algunos detalles de las fortificaciones, etc. Del lado derecho sale Lord Arturo con escuderos y pajes que llevan varios presentes nupciales; entre ellos se ve un magnífico velo blanco. Del lado izquierdo, salen Elvira, Valton, sir Jorge, doncellas con castellanos y castellanas que llevan festones de flores que van entrelazando a las columnas. Del fondo de la escena salen los soldados guiados por Bruno, que forman el cortejo y dan brillantez a la fiesta.) CORO ¡Honor a Arturo, a Elvira! ¡Que corone Amor, a la virtud y al valor! DONCELLAS ¡Rosa ella es, de entre las vírgenes, tan bella como la primavera, como el lucero vespertino inspira al alma paz y amor! CORO Virtuoso él, apuesto entre los caballeros como el cedro en la foresta; en la batalla es tempestad campeón en justas y amor. ARTURO A ti, oh querida, Amor entonces me guió furtivo y triste. Hoy me guía junto a ti exultante de alegría. Al brillar la dulce hora de este día si recuerdo mi tormento, se duplica mi contento, y me es más preciada mi vida. CORO Cielo, sonríe a nuestros votos, Bendice tanto amor. ELVIRA ¡Oh contento! ARTURO ¡Ah! ¡Mi bien! ELVIRA ¡Ah! ¡Arturo mío! ARTURO ¡Ah!; Elvira mía! ELVIRA ¡Ahora soy tuya! ARTURO ¡Sí, eres mía! A DÚO Cielo, sonríe a nuestros votos, bendice tanto amor. JORGE, VALTON Sin ocaso, esta aurora, jamás os traiga sombra ni dolor; santa en vosotros la llama sea, paz y honor os alegre el corazón. Escena Sexta (Los anteriores y Enriqueta) VALTON Se cumpla sin mí el augusto rito. (a Arturo) Merced a este documento, vos hasta el templo libre paso tenéis. (A Jorge) Tú les acompañarás. (A Enriqueta, que se acerca guiada por Bruno) Oh, noble dama. el alto Anglicano Soberano Parlamento te llama ante sí: yo te he de escoltar. ENRIQUETA (Para sí) ¡Ay de mí! ¡Qué estoy oyendo! ¡Mi esperanza está muera! (A Valton) ¿Y qué se quiere de mí? VALTON A mí se me exige obedecer y callar; nada más, ARTURO (A Jorge, aparte) ¿Es amiga de los Estuardo? JORGE Es prisionera desde hace varios meses, y todos la creen amiga de los Estuardo y mensajera bajo un nombre falso, ARTURO (Para sí, aunque mirando piadosamente a Enriqueta) ¡Dios mío! ¡Qué estoy escuchando! Decidido está su destino; ella está perdida, ¡Oh, desventurada! ENRIQUETA (Percibiendo a Arturo) ¡Qué piedad en su rostro! VALTON (A Elvira; luego, a las doncellas) ¡Oh Hijos! Al rito, a las pomposas fiestas vayan todos. Las nupciales ropas ve, dilecta, a vestirte. Id con ella. (A Bruno) Fuera de las vallas, que mis caballos estén preparados, (A Enriqueta) Nuestro viaje hemos de apresurar, (A los hijos) Como yo, os una el cielo, oh pareja amada, Escena Séptima (Valton une de nuevo, las manos derechas de Elvira y de Arturo y se va con la guardia, Jorge y Elvira salen con las doncellas, Arturo simula irse pero mira atentamente a su alrededor, casi para asegurarse de que todos se han ido) ENRIQUETA (Para sí, mirando atentamente a Arturo) Piedad y dolor tiene en la frente (A Arturo) ¡Caballero! ARTURO Si precisas un consejo, de socorro y de ayuda, confía en mí. ENRIQUETA (Con misterio y confianza) ¿Y si sobre mi cabeza pendiera un gran peligro? ARTURO ¡Ah! Habla,,, ¡Dios mío! ¿A qué temes? ENRIQUETA ¡En breve hora seré muerta! Pero, ¡estás temblando....! ARTURO Por ti, por mí, por el padre mío que muerto, cayó fiel a los Estuardo. Y, tú, ¿quién eres? ¡Oh...! ¡Seas quien fueres. quiero salvarte! ENRIQUETA ¡Es tarde! Hija de Enrique, de Carlos esposa, como la suya será mi suerte ARTURO (Se arrodilla) ¡Ah! ¡Tú, la Reina! ENRIQUETA Sí; espero la muerte. ARTURO (Levantándose) ¡Calla! ¡Calla, por piedad! (Con misterio) Fuera de estos muros, de todos oculta, te llevaré por camino seguro... Te irás de aquí .. te irás... ENRIQUETA ¡De aquí al patíbulo! Salvación y esperanza... Arturo: no hay ARTURO No, Reina; aún hay esperanza: o te salvas o moriremos juntos. ENRIQUETA Cambia, ah, cambia Arturo, de idea, piensa, Arturo, en tu peligro, piensa en Elvira, tu tesoro, que te espera ante el sagrado altar. ¡Ve..! ARTURO ¡Ah! ¡Calla, por piedad! ¡No hables de ella, a quien adoro! ¡No me despojes de mi valor! Estarás a salvo, oh, desventurada, o la muerte encontraré y a la virgen mía adorada al morir invocaré. Escena Octava (Acompañada de Jorge, entra Elvira, con la cabeza coronada de rosas, lleva un bellísimo tocado de perlas en el cuello. En las manos, sostiene el velo nupcial regalo de Arturo) ELVIRA ¡Ah! Soy una doncella graciosa Vestida de novia. Soy blanca y humilde cual lirio de abril. Olorosos cabellos en donde ceñir tus rosas, Mi pecho gentil adorno con tu collar. ENRIQUETA, ARTURO, JORGE Si observo su candor, me parece la luna que, entre las nubes se aparece, para consuelo de la noche. ¡Sí...! ¡Sí...! ¡Sí...! Si escucho su canto, un ruiseñor me parece, que enseña a la alborada a suspirar de amor. ELVIRA Dime si es verdad que me quieres... ENRIQUETA Dime, querida, ¿qué deseas? ELVIRA Cual matutina estrella bella quiero yo brillar. Los bucles de mis cabellos ayúdame a peinar. ENRIQUETA Sí; estoy dispuesta a tu ruego. (Elvira se acerca a Enriqueta invitándole a que le enseñe a llevar el velo) ELVIRA Para embellecer la prueba, vamos, no desdeñes llevar el velo así, de esta manera, sobre tu cabeza gentil. ¡Sí! ENRIQUETA Jovencita querida, estoy dispuesta a tu ruego. ¡Oh Diosa de abril! ¡Sí! ARTURO Sobre las alas de la vida comienza ahora a volar. Préstale pues tu ayuda, a su inocencia. ARTURO, JORGE Chiquilla inocente que ahora quiere jugar. Excusar de ti se espera su demasiado bromear. (Elvira quiere poner el velo sobre la cabeza de Enriqueta; Arturo no quisiera pero, la reina le indica, con un gesto, que se aleje, y responde, bromeando, a Elvira) ENRIQUETA La gracia tuya me alegra; me divierte secundar. ELVIRA ¡Oh bella! Te oculto el bucle del cabello como yo dentro de mi velo el mío quiero ocultar. Oculta, mimosa, en el velo divino... ahora, pareces la esposa. (Arturo hace un gesta de reparo, casi de idea que le corre por la mente) que va hacia el altar. ENRIQUETA (Para sí) ¡Oculta dentro del velo ahora puedo, al menos, ocultar mi ansiedad, mi anhelo, la angustia de mi corazón! ¡Ay! ¡Piadoso cielo, recoge con favor la oración de dolor que me atrevo a elevar! ARTURO (Para sí) ¡Oh! cómo en ese velo que le esconde el cabello, veo un resplandor divino, destello de esperanza. ¡Oh! ¡Tú, piadoso cielo, templa tu favor! ¡Déjame, con furia de reo, a la víctima salvar! JORGE (Para sí) Elvira con su velo un angelito parece, un arco iris sobre el mar, un silfo en el regazo de una flor. Que el cielo te sonría, querida, con su tierno favor, tal que yo te vea, siempre, gozar de ternura y cariño. (Valton dentro de la escena y coro de doncellas bajo el umbral de los apartamentos, repitiendo les palabras de Valton) VALTON, CORO ¡Mía Elvira, Elvira! ¡Vamos! ¡Se acerca la hora! JORGE ¡Vamos! Corre a tu habitación: Será tu amado quien te adorne el velo. ELVIRA Si el padre se enoja, yo vuelo a mi cámara; (Con mimo a Arturo) Ah, más tarde, amado mío, tú me adornarás el velo. ARTURO, JORGE, ENRIQUETA Si el padre se enoja, vuela a mi cámara; será tu amado quien te adorne el velo. (Elvira se va con las doncellas y con Jorge) Escena Novena (Enriqueta y Arturo. Arturo mira a su alrededor y saca de su cinturón el documento obtenido de Valton) ENRIQUETA (Para sí, mientras se quita el velo) Sobre la virginal cabeza de ella, feliz, un blanco velo se posa. A mí, ya no... ARTURO (Corriendo hacia ella y reteniéndola) ¡Deténte...! ¡Es claro don del cielo! ¡Disfrazada así, engañarás la vigilancia de los centinelas! (Con resolución) Tú, parecerás mi esposa. Ven. ENRIQUETA ¿Qué estás diciendo? ¡Corres hacia tu propia ruina, a una suerte infame! ARTURO (Le aferra la mano, forzándola a partir) Ven...Te rescato de una muerte cierta. Escena Décima (Ricardo, desesperado y con la espada desnuda. Los anteriores.) RICARDO ¡Detente! En vano robar pretendes todo el bien mío en esta tierra aquí te desafío a mortal guerra. Tiembla..., ¡ah! ¡Tiembla ante mi acero! ARTURO (Con fuerza) Desprecio, oh audaz, tu furia; tu mortal desafío acepto: este hierro en tu pecho en tu corazón voy a plantar. (A punto de batirse, Enriqueta se interpone, el velo se descompone y se descubre su rostro) ENRIQUETA Paz... paz... ¡ah! Deteneos; por mí no vertáis vuestra sangre. ARTURO ¡Ah! ¿Qué haces? RICARDO (Con estupor y apoyándose en su espada) ¡La prisionera! ENRIQUETA (Con grandeza) Yo Soy. ARTURO Tu altiva voz con el hierro sostendrás. Ven... RICARDO (Con frialdad) Con ella, ileso te irás. ARTURO ¿Con ella? ¿Es cierto eso? ENRIQUETA (Para sí) ¡Qué verborrea! RICARDO No os vetaré el paso. ENRIQUETA (Para sí) ¿Estoy soñando? ARTURO Vamos. RICARDO Vete. (Para sí) ¡Oh, estúpido! ARTURO (Para sí) Adiós, Elvira. Adiós, mi bien CORO (Desde fuera) ¡Gentes, a la fiesta! ¡Al templo vamos! ARTURO, ENRIQUETA La gente se acerca... ¡oh cielo, huyamos! RICARDO Sí, huid...Así lo quiere Dios. ARTURO (A punto de partir) Antes de que atravesemos la muralla, ¿hablarás? RICARDO No; te lo aseguro. ARTURO Júralo. RICARDO Lo juro. TRIO Adiós. ENRIQUETA ¡Ah, sí! ¡Me iré junto a mi hijo! ARTURO Ah, Elvira mía, yo, lejos y atormentado, seguiré amándote, como siempre te he amado. RICARDO (Para sí ) Sí, patria mía, amor tú perderás; será tu vida un mar de lágrimas (Arturo y Enriqueta se van) Escena Undécima (Ricardo; luego, Valton, Bruno, Elvira con las doncellas listas para la boda. Después, los soldados, los puritanos, castellanos y castellanas. Ricardo con extrema ansiedad, mira por los vanos, y casi sigue con los ojos los pasos de los dos fugados.) RICARDO Llegan al puente, pasan el fuerte, están a las puertas; ya se han ido. CORO (Saliendo) ¡Al templo! ¡Al templo! ¡A la fiesta! ELVIRA ¿Dónde está Arturo? RICARDO Estaba aquí... ELVIRA Arturo, ¿dónde estás...? BRUNO Se ha ido de aquí. (Suenan los tambores en la fortaleza. Todos miran por las ventanas) ELVIRA, RICARDO, JORGE Ya, fuera de las murallas; a lo lejos, en el llano... CORO I (A Valton) Tu prisionera, la rea mensajera con el vil caballero. CORO II Cada uno en un caballo espoleando... volando... TODOS ¡Mirad allá! (Cuadro general. Elvira grita) VALTON Soldados, corred, tronad los cañones, llamad a las armas, corred... volad, ¡del pelo traed a los dos traidores! ELVIRA ¡Ay de mí! (Se ve gran movimiento de soldados y de gente. Inmediatamente después del grito ¡A las armas! que se repite fuera de escena, se oye batir a llamada general. La campana de la fortaleza suena a arrebato, el cañón dispara a lentos intervalos. Elvira da algunos pasos, luego se queda inmóvil tras lanzar un grito.) TODOS ¡A las armas! VALTON (A Bruno) ¡Apresúrate! TODOS (Dentro) ¡A las armas! TODOS ¡Venganza! (Valton, gritando venganza, desnuda la espada, y, a la cabeza de un puñado de soldados, sale) RICARDO ¡Oh! ¡Como en su pecho se mezclan el veneno del odio y del amor! ELVIRA (Con dolor y la mirada fija) La dama de Arturo, de blanco velada. La mira y suspira; su esposa la llama... ¿Elvira es la dama? ¿No soy yo Elvira.? JORGE ¡Elvira! ¿Qué estás diciendo? ELVIRA ¡Yo, Elvira! ¡Ah! ¡No! ¡No! (Elvira está inmóvil, con los ojos fijos y abiertos de par en par. Se toca la cabeza, casi para verificar si tiene el velo. Todo en ella indica una súbita locura. Grita, no con voz desesperada; luego se queda inmóvil y triste, como antes) CORO La pobre está pálida... inmóvil, lívida,.. Muévete, Elvira... Demente vivirá, morirá de dolor. (Elvira, en su delirio, cree ver a Arturo, y dice estos versos, con lo mayor tristeza y la más delirante pasión. Luego, vuelve a quedarse inmóvil como antes) ELVIRA Arturo, ¿vuelves? ¡Date prisa! ¡Oh, ven al templo, amado Arturo, fidelidad eterna mi bien, te juro! Como hoy es puro, siempre será mi corazón, viviré de amor... de amor moriré. MUJERES Se cree en el altar... HOMBRES ¡Le jura a Arturo! MUJERES ¡Ella tan ingenua! HOMBRES ¡Él tan perjuro! TODOS ¡Pobre hija! ¡Morirá de amor! RICARDO, CORO ¡Oh! ¡Cómo tengo el alma, triste y doliente oyendo el llanto de la inocente! ¡Sea siempre infame el traidor que, en tanta pena, dejó a ese corazón! JORGE Dios de clemencia, te ofrezco mi vida si a la inocente llevas tu ayuda. ¡Vamos! Sé clemente con un corazón puro! ¡Vamos! ¡Sé poderoso sobre el traidor! RICARDO Cuanto más la miro, más profundo es mi pena y más se enciende el alma de amor.... Sin embargo, más tremendo se enardece mi furor contra quien tanto bien me arrebató. JORGE Mi oración piadosa y profunda que a ti llega sobre suspiros de dolor, Tú Clemente consuela, oh Señor, por la virgen a quien el impío inmoló. (Elvira hace un movimiento, casi volviendo a ver a Arturo, huyendo) ELVIRA Pero, ¿ya me huyes? Cruel, ¿abandonas a quien tanto te amó? CORO ¡Ay! ¡Mala fortuna! ¡Luto y dolor! Tan bella, tan pura, del cielo criatura, ¡En el día dilecto, escarnecida, traicionada! ¡Sea maldito el vil traidor! ELVIRA ¡Qué fiebre voraz me mata, me deshace, qué llama, qué ira me quema y martiriza! Fantasmas perversos, ¡huid dispersos! o, en tanto furor, despedazad mi corazón. PURITANOS, TODOS Maldición. CORO ¡Ni casa, ni playa recoja a los huidos! En odio del cielo, en odio a los vivos, abatidos por el viento, en horrenda tempestad, sus odiadas cabezas no puedan posar. Errantes, llorando, en terrible guerra, con el cielo, con la tierra, con el mar, con los elementos: siempre malditos en la vida y en la muerte, sea eterna su suerte, eterno el penar. |